14 Agosto

Partenza da Meknes in direzione di Chefchaouen. Guardiamo la cartina e leggiamo sulla Lonely cosa ci aspetterà: città tranquilla, gente pacifica e non esasperante e, letteralmente come riportato sulla guida, "con più Kif di quanto ve ne possiate immaginare". Dopo studi approfonditi e paziente ricerche sulle migliori cartine topografiche il Pez è in grado di affermare con sicurezza che Chefchouen si trova a 2050 m e che quindi il Goretex è indispensabile. Effettivamente il nome di questa città significa "guarda la vetta" e probabilmente si trova su un cucuzzolo, dominando le cime intorno ma non a 2000 m. Bando alle cazzate eccoci finalmente alle mura della medina. Subito immersi in un fantastico mix di colori e profumi, cerchiamo l'albergo, schivando i bambini di 7-8 anni con il loro "agdar"-sigarette e i quattordicenni che ci offrivano il campionario di Hashish e Kif e olio. La scelta, come al solito lo Chef fa centro, cade sull'albergo Zinka, gestito da "Vergogna": un simpatico siculo-lucano dedito da svariati anni all'arte di calamitare su di sé tutta la vergogna di Chefchouen. Pomeriggio: gazzelle e lustrata agli occhi, randellate di un vecchio incazzato contro il Fez che voleva fotografarlo e thè in terrazza da Totò: proprietario di una (per così dire) azienda agricola e dal fare molto accomodante. Alla sera "achetè" e …"cosa sale 'sto Kif!" E' proprio la città dei balocchi!!!


Il giorno dopoRitorna al Diario di BordoI personaggi del viaggio