Partiamo alla volta di Erfoud attraverso la Valle del Dadès, con deviazione di 40 km in una fantastica gola di terra rossa costellata di Kasbe in un paesaggio da sogno.
Ore 12:30, la voglia ha il sopravvento: freno a mano tirato e abluzione dissacrante nell'Oued Dadès, in mutande e sandali, ululando ai "marokein" sulla strada!
Riprendiamo il viaggio non prima di sentire i richiami alla preghiera (tipo muezzin) del Fez, petulante per i suoi pantaloni ormai zuppi dopo essere scivolati dolcemente da un masso dritti dentro il fiume.
Dopo una sosta a Tinerhir con pranzo scandaloso al Des Amis a base di salades e frutta in compagnia degli animali di Maometto (gatti vari), via verso Erfoud.
Strada diritta in mezzo a una piana desertica a perdita d'occhio. La domanda è: "dove saranno le colonnine per il soccorso stradale?". "Meno male che quelli dell'agenzia ci hanno dato il numero verde dell'Avis!
Arrivo ad Erfoud, ore 17:00.
Incontro con ghisa per informazioni e con finto marocchino-algerino con turbante da pseudo-tuareg, le cui intenzioni non sono molto chiare, ma che in poche parole ci ha, da subito, scassato la minchia! Contributo del Fez: "Lo Chef HA riuscito a telefonare alla Mari".
Abbiamo trovato subito l'albergo Essada in cui è avvenuto l'incontro clou della vacanza: Mohammed Cous-Cous, un ragazzo sui 20 anni, baffetti da ricchione e classico sorriso marocchino pronto per incularti. Il suo compito sarebbe stato quello di guidarci fino a Merzouga, dove avremmo potuto dormire e avventurarci nel deserto, e il giorno dopo riportarci indietro. Inoltre sarebbe stato il nostro schiavo per le prossime ore!
"AFRICA", "Tenda Nomadè", "davvero !!": ecco le sue uniche espressioni di senso compiuto.
Notte d'inferno all'hotel Essada ad Erfoud: gradazione sulla pelle sui 50°, umidità circa 100%, stanze che si affacciano su una pompa di gasolio (poi cambiata con l'alloggio di un'amica dell'albergatore che aveva lasciato un po' di vestiti del mestiere nell'armadio). Totale minuti dormiti: 21.