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Sul Gange a Varanasi
Dal Gange, Varanasi

L'India è stata la meta del mio primo viaggio importante. Insomma, è stata la mia prima volta fuori dall'Europa. E la meta fu scelta con un po' di incoscienza, lo ammetto. L'India non è una meta facile. Per prima cosa, la si ama o la si odia. Più facile la prima delle due, ma è veramente come viaggiare su un altro pianeta. Sono tante e tali le cose che colpiscono che ti lasciano un segno, che non si può ricordarle tutte.
Se esiste al mondo un luogo dove l'ingiustizia sociale è resa più palese, questo è sicuramente l'India. Ci sono molto luoghi poveri al mondo, dove povertà ha un significato totalmente diverso da quello che può solo minimamente immaginare un italiano o un occidentale in generale, ma l'India credo che sia uno dei posti dove una condizione di totale indigenza può essere vista accanto ad alberghi sfavillanti, auto di grossa cilindrata e famiglie che si possono permettere dieci domestici. Quello che a me risultava (e risulta) difficile comprendere è la mentalità tutta indiana delle caste. E' incredibile come una parte della popolazione fortemente discriminata non si lamenti di ciò in quanto appartenente alla casta più bassa. Il fatto è accettato dai discriminati stessi.
Questo non significa che sia per tutti così e la situazione potrebbe essere cambiata dalla data del mio viaggio, che risale al 1990.

Una cosa che si ricorda dell'India è l'odore. Chiedete a quelli che ci sono stati se ne ricordano l'odore e vedrete che moltissimi concorderanno con me! L'odore di India lo si percepisce già sull'aereo (se volate Air India). Sembra incredibile, ma è così. E naturalmente non tenterò neppure di descrivervelo.
Per visitare l'India potete immaginare che non basta un viaggio. Forse non basta una vita. A parte la dimensione (3'287'590 Km2), quello che è incredibile è la diversità che potete trovare: climi, cucina, tratti somatici, religioni, architettura, paesaggi.
Io ho visitato solo la parte nord del paese, e mi ha entusiasmato. Nuova Delhi, Agra, Fatepur Sikri, Jaipur, Varanasi, Kajurao sono città che ti colpiscono. Per motivi diversi, ognuna con una sua forte identità. Khajurao è una meraviglia, si potrebbe paragonarla alla valle dei templi di Agrigento. Ci sono templi perfettamente conservati, tanto che sembrano appena costruiti, e sono in tale quantità da confondere. Agra ha il gioello dell'India, il Taj Mahal. Per me è stato un colpo di fulmine! Ci sono andato due volte, una alla mattina ed una alla sera, per godermi questo mausoleo di marmo bianco costruito da un marajà innamorato per la moglie morta, con due condizioni di luce differenti. La sera sembrava che le torri e la cupola sanguinassero, dato il colore rosso del sole al tramonto. Ci credete se vi dico che non lo dimenticherò mai?
Varanasi è un caso a sé. Sono contento di esserci stato, ma non credo che ci tornerei volentieri. Per me è stata un'esperienza scioccante. Ho visto gente che moriva per strada, cadaveri di bramini galleggiare sulle acque del Gange mentre tutti quelli intorno a me sembravano indifferenti, o meglio, rassegnati a quello che succedeva. Alla sera, in albergo, ho fatto fatica ad addormentarmi. Non riuscivo a togliermi da davanti agli occhi la sofferenza che avevo visto per le strade, la sporcizia, le condizioni di vita che pensavo esistessero solo nei film dell'orrore. Mi venivano in mente le persone che arrivano a Varanasi in attesa della morte. Varanasi è una città particolarmente santa per gli indù, e morirvi è un fatto molto positivo. Per questo ci sono persone che decidono di trascorrere l'ultima parte della loro vita in questa città, in attesa della morte. Ogni stato dell'India (che è una repubblica federale) ha degli ostelli che danno ospitalità a queste persone, che vivono comunque in condizioni terribili.
Qui ho anche rischiato di essere travolto da un toro che girava tranquillamente per la città. Le mucche sono sacre in India, ma quello che non si sa è che n giro si vede anche qualche toro. E questi non sono altrettanto mansueti, anche se abituati al contatto con la gente. Insomma, in una via larga al massimo due metri, mi sono trovato coinvolto nella carica, o forse nella fuga, di un toro, che comunque non ha ottenuto la mia simpatia. Anche perché io come un proiettile mi sono voltato e sono scappato, cercando un portone, un'apertura per togliermi dalla strada. Il problema è che non ero il solo ad averci pensato, quindi non è stato semplice. Ma sono qui a scrivere, quindi, quelli più arguti di voi avranno già capito come è finita la storia.

Prometto che scriverò altre cose all'interno delle pagine delle varie città. Qui la finisco, almeno per ora. Lasciami il tempo di mettere in ordine le foto e di scandirle!

 
Varanasi: Gath      
         
         
         

Ultimo aggiornamento  domenica 01 dicembre 2002 15.04.10 +0100