Nepal: paese mitico. Quando andavo alle elementari,
solo il suono Katmandu mi evocava avventure,
paesi esotici e qualcosa che non avrei mai raggiunto. E invece eccomi qui, in
Nepal.
Sono arrivato in questo magico paese dopo due settimane di viaggio in India e
vi confesso che la prima impressione è stata quella di essere in un posto
"normale". Ma non è vero! Il Nepal è un'India più tranquilla, ma non è normale
(per quello che questo aggettivo può significare). È magico, come dicevo, è
splendido, affascinante, ma non normale!
Il Nepal è un paese piccolo (147'181 Km2, metà circa dell'Italia),
per di più una gran parte è a quote altissime, e quindi praticamente disabitato.
A differenza dell'India, qui i buddisti sono molto più presenti, sebbene la
religione dominante sia sempre l'induista.
Per me, venendo dall'India, i templi buddisti sono stati quelli che ho visitato
con più interesse, data la loro novità (per me, tranquilli, per me... sono lì da
millenni).
Quelle loro torri con l'occhio del Budda che scruta i punti cardinali, le stupa
(in pratica, cupole) che non contengono nulla, ma intorno alle quali si deve
solo camminare, i mulini di preghiera, l'incenso... Come non rimanere
affascinati?
Per il Nepal ho girato un po'
(meno di quanto avrei voluto) in pullman e poi in aereo. Sia il pullman sia
l'aereo non erano assolutamente adatti a coloro che avessero paura della guida
un po' ardita o del volo. Il viaggio che ho fatto da Katmandu a
Pokhara non doveva essere più di 200 km, non ricordo benissimo, ma ricordo di
averci impiegato quasi undici ore: a parte il pullman, che non era un modello
nuovissimo, nel senso che era un catorcio, il problema era la strada. Io sono
stato là in settembre, quando le piogge dei monsoni sono finite, e quindi quando
le strade sono nelle condizioni peggiori. Anche perché l'asfalto è usato con
molta parsimonia. Quasi tutto il tragitto era sterrato. Può essere cambiato,
ora, il mio viaggio risale al 1990.
Katmandu
è una città splendida. Ma sapete quale ricordo mi viene in mente per primo? Gli
aquiloni. Tantissimi, di tutte le forme che i bambini facevano volare nel
cielo ventoso della capitale. Forse anche perché l'aquilone non è un giocattolo
costoso, ma ce n'erano tantissimi. E poi la città stessa. Non parlo dei templi,
ma delle strade, delle case, dell'aria che si respira, dell'anima della città.
Ci sono entrate di templi che fanno impallidire il barocco più barocco!
Non per la somiglianza dello stile, sia chiaro, ma per la quantità di figure
scolpite nel legno, di particolari quasi maniacali, di decorazioni delle
grondaie e delle travi che sorreggono le pareti. Si pensa subito che il tempo
deve avere un valore diverso dal nostro in un paese come questo.
Il viaggio a Pokhara è stato bellissimo e lunghissimo,
come vi spiegavo. Abbiamo percorso una parte del paese coperta da una foresta
splendida, con soste in paesini piccolissimi dove non c'era praticamente nulla.
Faceva un po' impressione essere guardati come marziani dai bambini. Questo è
stato il mio primo viaggio in un paese molto diverso dal mio (a dire il
vero, il secondo, perché il mio Nepal era abbinato all'India) e quindi
non ero per nulla abituato ad essere io il centro dell'attenzione. Ricordo che
avevo la telecamera e di averla fatta vedere ad un bimbo. L'ho fatto avvicinare,
gliel'ho appoggiata all'occhio (era un modello del 1990, non quello con il
piccolo schermo a colori di oggi!) e ho azionato un paio di volte lo zoom. Dopo
cinque minuti avevo una fila di bambini che volevano guardare nella telecamere
per vedere le cose che si allontanavano e si avvicinavano. In bianco e nero (il
mio mirino allora era così) ma in movimento! Mi ha salvato solo la partenza del
pullman!
E poi l'arrivo a Pokhara, in un albergo mitico: su un'isola in un lago, e per
arrivarci c'era solo una barca, o meglio una zattera, azionata a braccia,
tramite una corda che scorreva tra la sponda e l'isola. Quando volevi uscire
dovevi prendere la barca! Ma il posto era favoloso. Si poteva vedere il massiccio
dell'Annapurna, quello del Macchra Puchhre, il lago che al tramonto si colorava di tutti i toni di giallo e
di rosso e una foresta splendida. Ed un rumore, al tramonto, assolutamente
infernale, provocato da miliardi di insetti tipo cicale. Un baccano assordante,
che cessava, grazie a dio, di notte.
Pokhara è una città abbastanza grande, ma non ha il fascino di Katmandu. La
bellezza del posto sono i paesaggi, la foresta, le montagne che si vedono
profilarsi a poca distanza. Insomma, i dintorni, ma il viaggio vale
assolutamente il disagio affrontato. Ma all'andata! Al ritorno abbiamo preso un
piccolo aereo di linea, della Royal Nepal Airlines. Un Canadair di una decina
di posti. Un viaggio naïf.
L'aeroporto era un prato con una manica a vento. E basta. Torre di controllo? Neanche
l'ombra. Il check in è consistito nel guardare le valigie e farci passare.
Naturalmente dopo averci sequestrato i fiammiferi perché erano pericolosi (!). In
compenso avremmo potuto avere con noi due machete e una bomba a mano e saremmo
passati tranquillamente. Dulcis in fundo, dato che in aeroporto non c'era
nulla, siamo usciti a fare un giro per il paese. Al rientro in aeroporto, dato
che il check in l'avevamo già fatto, siamo passati senza problemi. Avremmo
potuto comprare migliaia di fiammiferi, ma si vede che le guardie
confidavano nella nostra onestà. Pensate che si a finita? E no! A un certo punto
arriva l'aereo, il nostro aereo. Il pilota scende e ci chiede se può portare a
casa un contadino del luogo, che era venuto a Pokhara a pescare, ed in effetti
aveva una carpa enorme infilata con un bastoncino nelle branchie. Noi, per non
far adirare il pilota, (non si sa mai...) abbiamo ovviamente acconsentito.
Morale, il pilota ha portato a casa questo signore con il pesce, poi è tornato,
ha fumato una sigaretta e siamo partiti. Su un volo di linea!!!
Lo spettacolo però è stato superbo: il piccolo aereo volava sui 3000 metri,
quindi il paesaggio era perfettamente distinguibile, non come quando si è su un
jet a 11.000 metri. In più si vedeva l'Himalaya, con le sue montagne incredibili
che facevano da sfondo. Un sogno...
Ok,
basta, ecco qualche foto.