Annibal D'Animo {G. Imbalzano}
:Diario Lirico II:
II - ESPERIENZE CELESTI.
~1°~
Ad initium.
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Principiando, creò la Grande legge
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tratta dal vuoto in espansion la Terra,
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qual solo grande fuoco che sorregge
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nel seno suo le forme, che rinserra
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misterica in anelito la Vita
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e le future leggi all'Uomo addita.
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Vuota de' bianchi monti e fresche piante
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e d'ogni piede od umana erranza,
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non orba in Verità d'intenzion sante:
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osservane Tu il foco che maestranza
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da luce separò, se dalla notte
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al primo die furon l'acque rotte.
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Vertigini di stelle rincorreano,
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l'un l'altra, il proprio nucleo ancestrale
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e d'Elio nubi e zolle si spandeano,
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vertiginosa mente.. sì, fu tale
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il tempo agli astri dalla Terra dato
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che giorno al Firmamento fu fissato.
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Prima scintilla ancor spossò la terra
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di fuori e dentro al fine che le acque
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da terra prosciugassero la terra
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e, primo trame, alga nerbosa nacque:
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per essa noi miriamo in grande luce
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quale ristoro sia la terza luce!
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Poi, quando terso è il ciel dal nutrimento
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nero del forte legno, rossa fiamma
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del Sole apparve: in mezzo al Firmamento
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di stelle in cielo la seconda fiamma
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lunare al planetario fu forgiata
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e la stagion del giorno venne data..
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Ma l'unico Pensier Primo vivente
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creò Materia dalla bruta polvere
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in brulicanti insetti, per l'ente
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aereo attratti, con l'evolvere
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de' pesci nelle acque: ne conviene
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a nuova luce anfibio eppur balene
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ed i delfini vi faran ritorno.
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I rettili di terra ed ogni aspetto
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di cuccioli produsse il sesto giorno,
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siccome allor fu Luce all'intelletto
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che alle coppie Abili fu dato,
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d'erbivori signori sul creato..
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Il Settimo Giorno.
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Or ecco la Natura si riposa
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sopra le varie specie in ciel e in serra
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ché all'uomo l'arte sua divenga sposa.
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Ha infatti l'uomo Australe piede in terra
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già benedetta di radice e frutto,
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ed alla vita offerta sopra tutto.
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Finché Ragion d'Adamo anticamente
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non ravvisò la misteriosa scienza
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fu d'ossa saldo scudo sulla mente;
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sinché compagna ignota continenza
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forgiò li sogni suoi, rapito
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nel parto fu lo schermo al fero invito.
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Fra questi eletto il nome dei viventi
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vorace nacque d'Eva specie nova
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d'Abile homo ed i suoi parenti
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lontan cerchi ciascun che lungi trova:
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nudo, fu l'uomo alla famiglia sposo
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e luce in sette cieli ebbe riposo.
Il Serpente.
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È saldo l'uomo Eretto sul Creato,
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d'intorno serpeggiante e dentro esso
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del mal il Seme antico dal palato
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pericoloso qual inverso sesso,
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che i nati delle madri insidiasse
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e più vittime ed ampie consumasse.
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La donna sentenziava che quel ramo
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gustar potea non solamente all'estro..
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nel triplicar le forze il primo Adamo
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armò paurosamente il braccio destro,
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prendendo conoscenza su se stesso,
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tra Mal e Ben piantato e infine fesso..
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Eva, difesa certa da quel fico
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che divorasti alleata con il tuo..
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consorte non strappare, se l'Amico
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più caro voi perdeste: accusa il "tuo"
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volere e non il Serpe o pur Adamo
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esporrà te.. che discingesti il ramo!
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Così, fu largo il ventre delle Serpi
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punito a trascinarsi nel Deserto,
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in lotta strenua fuori dagli sterpi
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e sotto del tallone il capo inserto
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di Madre, come Vita lotta il Male
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da quando sulla guerra il Bene vale.
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Siccome Eva conscia di sé stessa
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divenne della prole insofferente,
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così il compagno separò da essa
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l'amore di natura provvidente,
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ma in dura lotta trasformò il richiamo
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d'Amor, e l'Amor non fu più "amo".
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Perdendo con la donna poi la pace,
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contenderà con il fratello l'erba
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sudando ed occultandosi la face:
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entro spelonche in fin di vita serba
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memore ancor la terra di quel ramo,
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con cui morì nato da Terra Adamo.
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Avrai difesa o uomo dal tuo gelo
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fra quel concime che la scienza uccise;
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sicché disceso è dalla Luce un velo
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sull'intelletto al quale pur sorrise
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l'eterna legge dell'Amor di vita:
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e il fuoco che scopristi non dà Vita.
L'Uomo Sapiente.
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Da gelo ad Eva l'uomo diè difesa
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e la conobbe nei Sapienti nati:
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primo Caino fu in sapiente attesa
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del grano; gli ovini catturati
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l'altro ai Sogni offriva, al Primo Adamo,
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ovvero a un Dio che non riconosciamo.
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Nomade e combattuta venne meno
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la fronte alta al primitivo, irato
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già dell'offerta e dentro il proprio seno
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dalla sua stessa scienza fu domato:
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così allo scontro aperto controviso
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l'antico cacciatore venne ucciso!
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Cain fuggiasco ebbe discendenza
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di musici e di armati combattenti
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fino alle tempie, ove fu evidenza
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dell'arte allor concessa pei viventi:
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così Cain corazze n'ebbe sette,
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poi Lame ne forgiò settantasette..
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Alfin di Adamo l'ultima natura
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dal nuovo Setto Eno fu nomato,
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ma ebbe alfine giusta sepoltura
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ed il Vivente allor fu rispettato:
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sì crebbe in vera fede la Scrittura
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dell'Unico creator della natura.
I Patriarchi.
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Dal Primo Adamo a somiglianza nato,
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uomo te stesso ognora riproduci
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e, se le strofe lette avrai contato,
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alla ragione il Ritmo conduci:
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degli otto tri-millenni del passato
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la quarta imago resta del creato.
Noè.
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Or quando fai ritorno a' giorni brevi
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di vita tua dagli anni universali
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ahimè l'amor profano attender devi:
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ora che persero gli angeli le ali,
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sì come il bene piange in terra il male,
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il canto di Caino è a te rivale.
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Eppur è senza veli sul creato
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il fior del naturale insegnamento:
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iride prima, quel vessillo ambrato
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della farfalla è dedizione al vento
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del maschio eppure velenosa ad altri
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destino è ch'essa appaia in panni scaltri.
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Le scimmie nude urlanti, giunte al passo
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del loro amico, nel veloce amplesso
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guadagnano il sorriso dolce e grasso
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sempre alla vita aperto così, spesso,
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i fusti alti accolgono la prole
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e loro libertà sorride al sole.
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L'antilope in sconfinati prati
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è libera e si fugge al maculato
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tesche del pardo, mentre smisurati
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recessi spazi al cervide muschiato
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tu uomo carpirai, ed il bisonte
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difende suo bivacco con la fronte.
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Forte e paziente a te l'equino è parso,
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ma quando la natura il suo garrese
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reclino scoprirà, al fieno sparso
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d'uman cupida mano che pretese
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levare sé al divino costruttore
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udremo il gallo piangerne le ore.
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Ed orsi ed elefanti e volpi e renne,
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veloci struzzi ed aquile rapaci
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e il verde basilisco dalle penne
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morire in stragi celebrate audaci..
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che l'uomo insegna al lupo ed al caimano,
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sterminator di bradipo e varano:
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il gran devastatore del cammello
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tetro canguri goffi sempre vince,
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or disgustoso piangitor del vello
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di deboli ermellini or della lince,
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di tigri cacciatore e formichieri,
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perfino inviso ai calmi trampolieri.
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Se questi con gli artigli danno esca
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mortale per la serpe velenosa,
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voi di narvali in apparente pesca,
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di rettili, d'uccelli e d'ogni cosa
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vivente sulla terra o ancor illesa
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vantate distruzion oltre difesa!
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Allor la fine d'ogni carne è giunta
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poiché costrinse Adamo alla violenza
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il gran ceronte dalla doppia punta
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e sui leoni è triste l'insolenza
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e sulle iene e su ciascun vivente
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che bruto il regno dell'homo acconsente.
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Di Lame figlio di Matusa lemme,
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Noè, memore ancor del temerato
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pio Eno, tu saprai Gerusalemme
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terrena conservare e dal passato
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col primo giusto giungano le rime
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di Vita che l'Iddio soltanto esprime!
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Uomo, cogli dal vento l'arte insigne
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di costruttor in salde rocce al sole
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dallo sgargiante foco e le tue vigne
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eleva conservandone la mole,
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nell'amor confortando la natura
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e l'ordine animato rassicura..
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Così Noè raccolse al vento il legno
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e, costruttor dell'arca al foco unita
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bituminoso, disegnò tal regno
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a coppie dome e le selvagge in vita
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e volatrici e rettili, compreso
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dei grandi capi l'oneroso peso..
Il Diluvio.
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Sull'uomo pioverà: e pioverà
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su pecore e cavalli e sul frumento,
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su miglio orzo e capre, pioverà
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su argilla e su le canne al grande vento,
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su l'urne e su capanne, pioverà
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per Gerico, e Susa allagherà!
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Le razze al patriarca converranno,
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con Sem Iafèt e Cam e donne entrati
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nell'arca santa e tutti gli animati
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dalle gran piogge e pioggia sarà madre
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che copre con dolor l'urla del padre..
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E piovve su ceramiche e sui cotti
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e piove sulle asce e sulla pietra
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su pali fitti e sopra i vetri rotti
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sul tumulo ancor piovve e non arretra
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la pioggia dalle steppe e dall'esperto
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dei carri, che nel mare fu deserto.
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Sui rami piove al microcèbo nano
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che appar di notte e piove sulle punte
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dell'umile giraffa, al panda strano,
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su dighe di castori e sulle smunte
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alate ossa del lieve vampiretto,
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sul bucero rugoso e sull'insetto,
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or piove sulle tigri e sulle rane
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che crepitan lamenti e sui giganti
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unghiati nelle cave e furon vane
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le corse allo sparviero e tristi canti
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innalza il cigno al cervide impazzito,
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né coprirà il pavon suo largo rito.
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E piovve il giorno e piove oltre la notte,
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l'abisso trema al fulmine spezzato,
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le porte dei vulcan ringhiose in lotte,
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e presso ai monti il verde è scolorato:
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tra fochi e ghiacci grigia la bufera
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al mare eterno splende, eterna sera..
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L'abisso sciolse i quattro Giustizieri
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frementi cavalcanti sulla serra:
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per ogni dito un giorno ai cavalieri
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di strage fu concessa e sulla terra
-
colmato fu per sette giorni il metro
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e morte rise alfin sotto quel vetro..
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sì piovve ed ogni carne fu disfatta
-
lontana dall'amore provvidente,
-
così ciascun uccello ed ogni chiatta,
-
i rettili e le bestie de la gente
-
dal tufo e dalla selva furon sparse
-
e il peso ingiusto al giusto già scomparse..
<-- S. Sindone -->