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Anno I n.2 Internet 12/01/2000

AOL Time Warner

Ho pensato bene di aspettare un giorno, per fare qualche riflessione sulla mega fusione AOL - Time Warner (che fusione non è), rinunciando a soddisfare il bisogno di scrivere di getto che avevo inizialmente.

Annunciata l'altroieri, lunedì 10, ha scatenato in Italia una serie imprecisata di articoli sui giornali che quasi mai sembrano aver colto il significato dell'accaduto. Questo dimostra come, ancora una volta, in Italia internet non sia stato ancora capito da molti (vedi articolo scorso).

Nei commenti e interviste sui vari quotidiani si è parlato solo di ciò che è evidente, ovvio, palese: l'integrazione tra media tradizionali e web. Molti si sono affannati a parlare di infotainment e di grande fratello. Altri hanno colorato il tutto di rosa narrando la favoletta di Steve Case che dalle pizze è arrivato al successo.e ai miliardi. Magari sbagliando clamorosamente sull'età che secondo alcuni "non ha ancora 40 anni", dimostrando quantomeno superficialità, quando non incompetenza. L'unico articolo che, per ora, mostra una certa comprensione delle reali conseguenze è comparso sul Sole24ore, anche se il tutto è espresso con tecnicismi che lo rendono di certo poco comprensibile a molti.

Tuttavia questa non vuol'essere una riflessione sulla condizione del giornalismo italiano, che riguardo a internet si è trovato tanto impreparato quanto la classe imprenditoriale, per non parlare del governo.

Tutto ciò dimostra, lo ripeto, lo stato in cui versa il nostro paese riguardo all'avvento di ciò che sta starvolgendo l'economia mondiale, vedendoci, per ora poco più che spettatori, passivi e spesso impreparati. Il web non è un accessorio, e il caso AOL Time-Warner dovrebbe dimostrarlo anche ai più reticenti.

Ecco comunque alcuni punti che vorrei sottolineare.

Non si tratta di fusione! Anche se questo è ciò che persino le due società dichiarano. AOL si è comprata Time-Warner. Infatti, gli azionisti AOL avranno il 55% circa della nascente AOL Time-Warner. Riflettere anche sul fatto che non si chiamerà Time-Warner AOL.

La chiave di tutto sta nel bisogno disperato, da parte di AOL della rete via cavo, per completare la sua strategia sull'accesso ad alta velocità. Settore questo vedeva AOL in netto svantaggio, con cause in corso con AT&T affinché quest'ultima rendesse possibile a tutti gli ISP l'accesso alle sue linee veloci. Time-Warner possiede invece la seconda più grande rete via cavo degli Stati Uniti, raggiungendo 20 milioni di case. Insomma AOL lo ha fatto sostanzialmente per questioni di sopravvivenza. So che può suonare strano, ma ritengo sia proprio così.

Time-Warner, altrettanto, se non più, disperatamente, aveva bisogno di una strategia internet. Finora si era sforzata, illudendosi, di trovarne una col portale Pathfinder. In realtà, anche il Presidente di Time-Warner Richard Parsons, ammette che "sul web è dannatamente dura". Aggiungendo che "avremmo potuto lavorarci dieci anni e senza arrivare ad essere competitivi".

Ecco le reali motivazioni del megamerger, niente più. In molti, per ora, sembrano non averlo capito. Perdendo l'occasione per imparare la lezione che la vicenda ci suggerisce: sul web non si improvvisa! TUTTI dovranno fare i conti con questa realtà, studiando e arrivando a conoscere internet al di là della superfice. Esattamente come nel caso AOL Time-Warner: non bisogna fermarsi a guardare solo ciò che è evidente, ovvio, palese.

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