"The gratitude of every home in our lsland, in our Empire, and indeed throughout the world, except in the abodes of the guilty, goes out to the British airmen, who, undaunted by odds, unwearied in their constant challenge and mortal danger, are turning the tide of world war by thelr prowess and by their devotion. Never in the field of human conflict was so so much owed by so many to so few." W. Churchill
La Battaglia d’Inghilterra
Vi furono quattro grandi battaglie nella seconda guerra mondiale che determinarono una svolta della storia — le battaglie d’Inghilterra, di Midway, di El Alamein, di Stalingrado. Di queste, due furono autentiche rivoluzioni belliche, mentre le altre due un classico esempio di grandi battaglie terrestri di logoramento.
El Alamein e Stalingrado furono dell’ultimo tipo; enormi armate , l’esito deciso dal peso di uomini e metallo; centinaia di migliaia di soldati, migliaia di carri armati, cannoni, aerei. In entrambe queste battaglie, gli Alleati furono capaci di ammassare una potenza molto superiore a quella dei loro nemici in tutte le armi, e il tempo portò l’inevitabile vittoria. La potenza maggiore era invece dalla parte dell’Asse sia nella Battaglia d’Inghilterra che nel feroce duello oceanico di Midway; entrambe le battaglie furono rivoluzionarie e molto diverse tra loro.
Midway fu una breve, cruenta battaglia; lo scontro principale si risolse in soli tre giorni.
La Bat-taglia d’Inghilterra fu ben più lunga, cominciando in luglio con sporadici attacchi contro il traffico marittimo inglese nel Canale, crescendo improvvisamente quando l’obiettivo dei tedeschi diventa la distruzione della RAF, cambiando tenore con i bombardamenti di Londra e finalmente declinando alla fine di ottobre in una serie di raid notturni che entrambe le parti sapevano essere sempre più inutili, la difesa dell’Inghilterra gravò per tutto questo tempo sulle spalle di quei famosi «pochi» che Churchill avrebbe celebrato solo pochi mesi più tardi (ovviamente mi riferisco alla celebre frase riportata all'inizio di questo capitolo).
Le prospettive erano oscure. Le forze armate di Hitler avevano ottenuto i loro successi con operazioni minuziosamente preparate a tavolino ed eseguite con precisione e sicurezza. Il suo Stato Maggiore era formi-dabile ed i suoi servizi informativi erano considerati onnipresenti, sinistri, efficaci.
In netto contrasto la situazione inglese: la nazione era adesso affidata alla guida di Winston Churchill, un uomo di sessantasei anni che era stato ripudiato dai ruoli più importanti nella politica britannica per gran parte della sua vita in quanto primo responsabile del disastro di Gallipoli, nella prima guerra mondiale. L’Inghilterra possedeva ancora la più potente marina del mondo, ma il suo esercito era in sfacelo, e con la stragrande parte del suo equipaggiamento inventariata dal suo nuovo padrone, l’esercito tedesco.
Il rifiuto inglese alle proposte di pace tedesche confuse Hitler, che continuava a nutrire un sentimento di amore-odio verso il suo nemico anglosassone (che considerava razialmente simile ai suoi "ariani"). Con autentica riluttanza, egli ordinò ai suoi comandanti di avviare simultaneamente i piani per una campagna aerea per costringere l’Inghilterra in ginocchio e farle accettare la pace, solo se l’attacco aereo non fosse riuscito ad ottenere tutti i suoi scopi, allora l’Inghilterra avrebbe dovuto essere invasa mettendo in atto l’Operazione Leone Marino.
Hitler sapeva che era necessario ottenere la superiorità aerea prima di poter procedere ad un ‘invasione, ed il primo di agosto 1940 emanò una direttiva che diede priorità assoluta alla distruzione della Royal Air Infine, Hitler specificò che lui solo aveva facoltà di ordinare bombardamenti di rappresaglia.
Lo Stato Maggiore della Luftwaffe si proponeva di distruggere la RAF cominciando con lo sconfiggere le forze da caccia dislocate a sud; in seguito la guerra aerea sarebbe stata spostata gradatamente a nord per distruggere le restanti unità aeree inglesi. Questo sforzo principale doveva essere appoggiato da bombardamenti diurni e notturni sui centri di produzione aeronautica britannici.
Esaltati dai loro precedenti trionfi, i tedeschi diedero all’operazione una atmosfera wagneriana, denominandola Adlerangriff (Attacco delle aquile) ed indicando il primo giorno dell’attacco come l’Adlertag (il giorno delle aquile)
Ma i loro,ma al di là dei nomi altisonanti, piani fossero proprio quell’emergenza alla quale gli inglesi si erano andati preparando negli ultimi anni.
Gli inglesi vinsero perché in ogni area vitale — progettazione aeronautica, armamenti, radar, corpo degli osservatori terrestri, addestramento, operazioni — si dimostrarono abili e lungimiranti, e più che pronti a cogliere i vantaggi offerti da un piano tedesco fatto su misura per essere sventato dalla preparazione britannica.
Ma si trattò di una corsa vinta al fotofinish, i tedeschi avrebbero anche potuto prevalere se solo avessero avuto appena qualcosa in più nella loro pianificazione, o nel loro equipaggiamento, o nei loro comandanti.
Gli equipaggi tedeschi, esausti dopo un anno intero di combattimenti, si comportarono con professionalità e coraggio. Fossero stati lasciati lavorare secondo il loro giudizio, liberi di insistere in una battaglia di logoramento da terminarsi solo con l’esaurimento di una delle due aviazioni, essi avrebbero alla fine sommerso la RAF.
Ma così non fu, per una quantità di ragioni, alcune delle quali originate dalle egotistiche personalità ai vertici quali Hitler e Gòring che, incapaci di sopportare la loro fame per una rapida vittoria, cambiarono la lista degli obiettivi in momenti cruciali.
Ciò che nessuno percepì nella parte tedesca fu che la guerra aerea sarebbe stata vinta dai caccia e non dai bombardieri. Se i caccia tedeschi non liberavano i cieli dall’aviazione britannica, i bombardieri non «sarebbero sempre passati»; peggio, sarebbero stati distrutti in quantità tali da rendere impossibile un’invasione.
All’Air Chief Marshal Hugh Dowding fu malvolentieri chiesto di restare a capo del Fighter Command, egli non era molto amato dai suoi superiori, oltre che per il suo carattere difficile (era soprannominato Stuffy, il corrucciato) anche per le sue concezioni in fatto di guerra aerea: tutti i suoi piani miravano unicamente a respingere un’invasione tedesca grazie al mantenimento di una efficiente forza caccia. Il suo scopo non era distruggere i caccia tedeschi, bensì conservare una forza sufficiente a decimare i bombardieri nemici prima che essi sganciassero le loro bombe su obiettivi inglesi. Si trattava di una fondamentale distinzione, che sarebbe stata più tardi criticata all’interno della stessa Royal Air Force, dove infine prevalse l’idea secondo cui la cosa più importante era di abbattere il maggior numero possibile di aerei nemici, senza preoccuparsi se riuscissero o meno a bombardare l’obiettivo.
Gli avvistamenti erano comunicati sia dalla rete dei radar che dagli osservatori alle sale operazioni, dove spesso solo stesso Dowding presiedeva, prendendo personalmente cruciali decisioni circa il numero di aerei da lanciare in battaglia.
Documentari e film hanno reso familiari le scene di grande tensione nelle quali giovani soldati, uomini e donne, dotati di cuffie e armati di lunghe aste magnetiche simili alla barra di un croupier, spingono indicatori numerati che simboleggiano le formazioni attaccanti o gli stormi inglesi. Si trattava di una organizzazione complessa, che funzionò con grande efficienza.
Ma non tutti in Inghilterra erano d'accordo con Dowding, altri infatti avversavano la sua prudente tattica, basata su attachi mordi e fuggi di piccole squadriglie, piccole perchè il concetto di base era: chi arriva sui bombardieri attacca il più presto possibile, anche in inferiorità numerica, senza attendere rinforzi.
«Grandi stormi contro grandi stormi», era invece la proposta di altri comandanti inglesi, secondo la quale la tattica corretta era: prima ammassare un gran numero di aerei, dopo colpire le formazioni nemiche, e pazienza se così facendo i bombardieri nemici avevano la possibilità di raggiungere indisturbati i loro obiettivi.
LE FORZE IN CAMPO
I tedeschi
Nelle precedenti campagne, la forza aerea tedesca era perfettamente bilanciata; i caccia a corto raggio d’azione operavano da piste improvvisate a ridosso del fronte, in appoggio ai bombardieri medi ed ai terrificanti Stuka. Ma le miglia di mare, che separano l’Inghilterra dal continente rendevano inadeguata una forza aerea così composta. I tedeschi avevano un disperato bisogno di caccia a lungo raggio e di bombardieri pesanti capaci di trasportare elevati carichi di bombe, ma non disponevano di tali aerei.
L’aereo più importante della Luftwaffe poi, il Messerschmitt Bf lO9E, aveva un raggio d’azione di 660 chilometri in condizioni ideali., il 109E poteva andare poco oltre la costa inglese. In altre parole, un 109 disponeva di venti minuti per il combattimento e di altri trenta minuti per il volo di ritorno, che si svolgeva sul gelido Canale della Manica mentre la spia del-l’indicatore di carburante lampeggiava, tutte cose che portavano i piloti tedeschi a scherzare amaramente su quello che essi chiamavano il Kanal-krank, la malattia del Canale.
Il raggio d’azione limitato dei Messerschmitt è esemplare della negligenza con la quale i tedeschi prepararono la Battaglia d’Inghilterra. Già nella guerra civile spagnola, la Legione Condor aveva utilizzato i serbatoi supplementari. Prima che iniziasse l’offensiva in occidente era stata pro-dotta una grande quantità di serbatoi , ma, costruiti in compensato, avevano la tendenza a perdere copiosamente combustibile e per questo erano considerati molto pericolosi dai piloti. Il risultato finale fu che i caccia tedeschi non utilizzarono i serbatoi supplementari nella Battaglia d’Inghilterra; nessuno si preoccupò di procurarne di più affidabili dopo il suo inizio, nonostante il fatto che venissero comunque impiegati dai reparti di Stuka.
Fu un fallimento anche lo Zerstòrer: Il bimotore Messerschmitt Bf 110 si dimostrò un completo fallimento come caccia a lungo raggio. Non solo i Bf 110 non potevano scortare i bombardieri e sopravvivere, ma essi stessi dovevano essere scortati dai 109. Anche il Ju 87, già terrore dei cieli europei, si rivelò una delusione; gli Stuka continuarono ad avere un breve periodo di successi negli attacchi ai convogli nel Canale e nei primi giorni della Battaglia d’Inghilterra, ma si capì ben presto che non potevano sopravvivere nei cieli inglesi: la loro bassa velocità li rendeva difficili da scortare, ed era impossibile proteggerli nelle picchiate.
Gli inglesi
Grazie al radar, assieme alla disciplinata risposta dei reparti da caccia e agli sforzi degli osservatori a terra vinsero per la Gran Bretagna la Battaglia d’Inghilterra, il sistema creato da Dowding poteva assegnare l’esatto numero di caccia ritenuto adatto a contrastare ogni singola incursione tedesca. , la RAF decise di non far decollare i suoi aerei per intercettare i caccia nemici; ciò che interessava era distruggere i bombardieri.
Sebbene la composizione degli squadron della RAF fosse essenzialmente la stessa dei tempi della Battaglia di Francia adesso la situazione era significativamente diversa: i caccia erano sempre gli Huricane, un caccia moderno (anovrabile, robusto e ben armato ma inferiore per velocità al me109 con un rateo di salita patetico rispetto agli avversari monomotori) e un numero minore di Spitfire, un caccia alla pari se non migliore del 109. Ma ora invece di operare da improvvisati campi di volo francesi, o di volare attraverso il Canale prima di arrivare a Dunkerque, gli squadron da caccia partivano da basi sul suolo nazionale per difendere il loro paese. Se un pilota inglese doveva lanciarsi col paracadute, poteva spesso raggiungere la sua base in tempo per la missione successiva. Per un pilota della Luftwaffe, lanciarsi voleva dire prigionia. Oltretutto lo Spitfire mk1 della Battaglia di Inghilterra era diverso e migliore da quello della Battaglia di Francia: l'elica era stata cambiata, sotto suggerimento dei piloti poi si erano modificate le formazioni e le tattiche, la convergenza delle armi alari era stata accorciata a 250 yards (risultando molto piu' efficacie). Restavano tuttavia i vecchi problemi dello Spit, che pur ottimo nello stringere le virate aveva enormi problemi nello stare dietro ai 109, dotati di un maggiore velocita' ed accelerazione, ma soprattutto i cui piloti, a conoscenza dei gravi difetti del Merlin dovuti al suo carburatore a galleggiante, conoscevano una semplice manovra(basatsa su bruschi ondeggiamenti sull'asse di beccheggio durante una picchiata) con la quale costringevano gli spit a sganciarsi, per evitare drastici cali di giri o addiritttura lo spegnimento del motore. Ma questa picchiata dei 109 era gia' spesso una vittoria, perche una volta allontanatasi la scorta gli Hurricanes erano pronti a calare sui bombardieri, informati su tutto dalle efficienti radio di bordo e ottimamente coordinati da terra erano spesso al posto giusto (e alla quota giusta) al momento giusto.
Prima fase Dal 10 luglio al 7 agosto
Battaglia sul canale
Primo obbiettivo della Luftwaffe era ottenere la superiorità aerea sul mare e chiudere il Canale ad ogni operazione navale diurna degli inglesi. Queste due unità disponevano approssimati-vamente di 75 bombardieri Dornier Do 17, di 60 Stuka e di 200 caccia. Aumentando gradatamente la loro attività, i tedeschi arrivarono ad affondare 40.000 tonnellate di naviglio inglese nei trenta giorni che seguirono il 10 luglio, finchè gli inglesi non rinunciarono ad ogni tipo di navigazione diurna nel canale. La protezione dei convogli era un compito difficile per la RAF, perché Dowding impiegava le sue forze con economia, distaccando pattuglie di copertura poco numerose, e perché il preavviso fornito dai radar era molto breve.
Molte unità inglesi continuavano a volare nella formazione a freccia detta «Vic» (risalente ai cavalieri del cielo della prima guerra mondiale) , ovvero l’equivalente aeronautico di comportarsi secondo le regole di duello del marchese di Queensberry in una rissa da bar. Gradualmente, rendendosi conto a costo di molti caduti della inferiorità delle proprie tattiche, stormo per stormo, anche la RAF adottò la formazione standard tedesca di quattro aerei, lo Schwarm, che gli inglesi chiamarono formazione «a quattro dita», divisa in due coppie.
Emerse un importante elemento durante questo periodo, il fatto che la Luftwaffe possedeva un servizio di soccorso in mare molto più efficiente di quello della RAF. I bianchi idrovolanti Heinkel contrassegnati da croci rosse svolsero un eccellente lavoro ripescando dalle acque del Canale molti piloti tedeschi e inglesi (e catturando i secondi!). Così, con il cinismo tipicamente attribuito agli inglesi, itilizzando la scusache questi aerei fornivano alla Luftwaffe informazioni sul traffico marittimo inglese, la Gran Bretagna annunciò che anche gli aerei ambulanza sarebbero stati attaccati . Nel frattempo, la RAF si mise freneticamente al lavoro per dotarsi di un comparabile servizio di soccorso in mare.
Seconda fase.
Dall’8 al 23 agosto
L’Adlertag, fu fissato per il 13 agosto avrebbe dovuto essere il più importante attacco della Luftwaffe di tutta la guerra, con incursioni sugli aeroporti inglesi e sulle stazioni radar. Se il loro servizio informazioni fosse stato adeguato, i tedeschi avrebbero saputo quanto questi obiettivi erano importanti per la difesa inglese, e avrebbero insistito nel bombardarli.
Gli equipaggi della Luftwaffe si comportarono da quei professionisti che erano, coordinando efficacemente i loro attacchi; gli aeroporti del sud dell'isola furono resi inservibili o seriamente danneggiati da stormi di bombardieri in quota e in tuffo pesantemente scortati. I raid sulle stazioni radar furono da un’unità sperimentale di cacciabombar-dieri composta da due Staffeln (squadriglie) di Messerschmitt Bf 110 con attacchi in tuffo ad un angolo fino a 45 gradi nei quali raggiungevano velocità comprese tra i 550 ed i 700 km/h, diventando bersagli veramente difficili. Tre di esse furono gravemente danneggiate, quella di Pevensey era più solidamente costruita delle sue sorelle e sopravvisse quasi intatta all’attacco.
I Ju 88, , spianarono la stazione radar nell’Isola di Wight con un bombardamento di eccezionale precisione. Allontanandosi dal bersaglio, furono intercettati ed abbattuti da due squadron di Spitfire, ma per un critico momento essi avevano aperto una falla nel sistema radar inglese.
A causa di questo e di successivi attacchi, la stazione Chain Home di Ventnor restò fuori servizio per alcuni giorni. Gli inglesi tentarono di porre rimedio a questi danni lavorando alacremente alla ricostruzione delle stazioni radar danneggiate, affiancando ad esse unità radar mobili e affidandosi una volta di più all’Observer Corps.
Terza fase.
Dal 24 agosto al 6 settembre
Che Hitler volesse effettivamente invadere l’Inghilterra una volta conquistata la superiorità aerea si evince dal cambio di tattica che si verificò nella terza fase. Gòring aveva predetto che sarebbero occorsi quattro giorni per avere ragione della RAF, adesso i tedeschi realizzarono che il tempo a loro disposizione stava scadendo: non sarebbe stato possibile effettuare un’invasione attraverso la Manica durante l’inverno. Era necessario accelerare il processo di distruzione del Fighter Command, a tal fine Gòring prese quella che fino ad allora era la sua decisione migliore:
ordinò pesanti attacchi sugli aeroporti dell’Inghilterra meridionale e sudorientale, costringendo la RAF a dar battaglia per non essere distrutta al suolo.
Quella che si svolse sull’Inghilterra fu una guerra dura, brutale, mol-to più vicina ai combattimenti casa per casa in una città assediata che ai «cavallereschi combattimenti nel blu» di cui alcuni scrittori andarono raccontando. I tedeschi inviavano scorte pesantissime
La RAF stava perdendo piloti, tra uccisi e feriti, ad un ritmo di 120 alla settimana, mentre non poteva rimpiazzare che la metà di tali perdite. La prassi, tanto cara a Dowding, di rotazione dei reparti non era più possibile, adesso tutte le unità erano sfinite, sfibrate da dieci giorni di combattimenti continui.
La Luftwaffe perse 361 aerei, ed il 6 settembre ci furono segnali che essa cominciava a spostare la sua attenzione su altri bersagli; attacchi ancora più pesanti contro le fabbriche di aerei da caccia.
Goring tuttavia non ebbe il sangue freddo per capire che, nonostante le pesantissime perdite tra i bombardieri, la battaglia si stava vincendo; egli accuso, ingiustamente, i suoi cacciatori di vigliaccheria, ma soprattutto fece un errore gravissimo ordinando loro di volare in formazione di scorta strettissima ai bombardieri, privandoli in tal modo dei grandi vantaggi offerti dall’altitudine e dalla velocità.
In ogni caso la RAF era stata duramente provata; alla fine della seconda fase della battaglia essa aveva perso 175 aerei, e, anche se una cinquantina di nuovi aviatori rimpolpassero le fila del Fighter Command ogni settimana, le riserve di piloti cominciavano ad assottigliarsi. Quando un nuovo pilota entrava nella mischia, era solitamente un handicap; solo dopo aver partecipato a quattro o cinque missioni cominciava a far sentire il suo peso. Le perdite della Luftwaffe furono maggiori: 403 aerei, circa la metà dei quali erano caccia.
Quarta fase.
Dal 7 al 30 settembre
La RAF si avviava verso la sconfitta; la sua giornata nera fu il 31 agosto, quando 39 aerei vennero distrutti in combattimento, e 14 piloti rimasero uccisi. Se i tedeschi avessero insistito con tale intensità per altre tre settimane, avrebbero conquistato la superiorità aerea.
Ma la Luftwaffe era egualmente provata; non c’era Staffeln che non avesse avuto la sua parte di perdite, e le feroci critiche di Gòring non aiutavano il morale dei piloti tedeschi.
In quel momento nessuno se ne accorse, ma l’esito della battaglia venne fortuitamente deciso nella notte del 24 agosto. Bombardieri tedeschi il cui obiettivo era Rochester si persero e per errore bombardarono Londra, aveva già stabilito che il Bomber Command avrebbe dovuto effettuare una rappresaglia entro dodici ore dal momento in cui bombe tedesche avessero colpito Londra. Quando ciò accadde, la RAF inviò i suoi bombardieri su Berlino.
Inferocito da questo affronto, il 2 settembre 1940 Hitler ordinò incursioni di rappresaglia su Londra, distogliendo l’attenzione della Luftwaffe dalla distruzione del Fighter Command.
Poco meno di 1.000 aerei, penetrarono nello spazio aereo inglese volan o a quote elevate. Come aveva predetto Douhet molti anni prima, i bombardieri passarono, uccidendo più di 300 persone . Quella notte, i tedeschi tornarono con 300 bombardieri per colpire di nuovo la città in fiamme. Luftwaffe passava così ai raid notturni, iniziando quello che i londinesi avrebbero chiamato «il blitz».
Nonostante il succedersi di dure battaglie, gli ottimistici rapporti del Servizio Informazioni della Luftwaffe continuavano a suggerire l’idea che la RAF fosse a soli quattro o cinque giorni dal collasso, e Hitler insisteva nel parlare dell’inizio dell’Operazione Leone Marino, ovvero l’invasione della Gran Bretagna. Eppure, alla stregua di un corridore stremato ormai prossimo al traguardo, la Luftwaffe ora rallentava i suoi attacchi; adesso ad una maggiore battaglia aerea seguivano diversi giorni di attività ridot-ta da parte tedesca, per dar tempo ai meccanici di rattoppare le macchine danneggiate e per fornire un po’ di riposo agli equipaggi.
Hitler rimandò indefinitamente l’Operazione Leone Marino, e la Luftwaffe cominciò a dedicarsi ai raid notturni su Londra. Ci fu ancora qualche attacco diurno, ma su scala limitata e solo da parte dei veloci Junkers Ju 88 e dei caccia.
Londra ebbe molto a soffrire durante il blitz, ma Churchill, Dowding e gli altri comandanti realizzarono che la Battaglia d’Inghilterra era stata vinta, e che la temuta invasione era ormai sventata.
Quinta fase.
Dal 1 al 31 ottobre
I tedeschi si volsero agli attacchi notturni per la salvezza dei loro bombardieri. .
La RAF non aveva alcun caccia notturno, e Londra era destinata a subire molte più distruzioni di notte di quante ne avesse subite di giorno. Ma la forza dell’Inghilterra cresceva costantemente, e l’isola che solo pochi mesi prima era facile terra di conquista non poteva più essere invasa.
Un bilancio
Nell’arco della battaglia, la Germania perse 1.733 aerei e quasi 3.000 aviatori, e non osò rischiare le sue armate o la sua flotta al di là del Canale. Il Fighter Command della RAF perse 1.017 aerei e 537 piloti.
La Gran Bretagna si guadagnò l’ammirazione del mondo; piloti di quattordici diverse nazionalità volarono nella RAF contro la Luftwaffe, tra di essi americani, Polacchi e francesi in esilio, e volontari da tutte le aereonautiche del Commonwealth.
Eppure, la differenza tra vittoria e sconfitta fu minima. La Germania avrebbe anche potuto vincere se non si fosse verificata una catena di circostanze che lavorò a vantaggio degli inglesi. Molte delle quali legate a decisioni prese anni prima da pensatori lungimiranti permise di avere la combinazione di caccia moderni, sufficienti piloti ed una rete radar, unitamente all’Observer Corps. I tedeschi commisero grossolani errori, tra i quali i continui cambiamenti degli obiettivi; se invece la Luftwaffe fosse stata lasciata a combattere fino alla fine nel tentativo di sradicare la RAF, probabilmente sarebbe riuscita nell’impresa.
Il Blitz notturno:
ottobre 1940-maggio 1941
Il Reichsmarschall Hermann Gòring non ammetteva — non poteva ammettere — che la Battaglia d’Inghilterra si fosse conclusa, nonostante l’innegabile evidenza delle perdite che lo forzarono prima a mutare, poi a sospendere le battaglie diurne. Egli aveva continuamente spostato il ful-cro dei suoi attacchi, ma un fattore rimase costante: le alte perdite della Luftwaffe. Quando il tempo peggiorò, a partire dai primi di ottobre, Gòring passò dalle operazioni diurne alle incursioni notturne su Londra.
Sebbene in quel momento sembrasse una cosa inaudita, l’entità dei bombardamenti tedeschi fu poca cosa se paragonata a ciò cui arrivarono gli Alleati più avanti nella guerra. In media, ogni notte attaccavano 200 bombardieri, un attacco condotto da 469 bombardieri sulla città di Coventrv, gli attacchi ebbero pieno "successo", a tal punto che il neologismo «coventrizzare» entrò nel lessico dei bombardamenti per significare distruzione totale.
Dopo di che, il blitz si concluse, ad eccezione di piccoli raid sporadi-ci, e la Luftwaffe si dileguò verso est come un ladro nella notte. Proba-bilmente l’effetto più importante che il blitz ottenne fu quello di ispirare negli inglesi un insaziabile desiderio di vendetta. Il Bomber Command iniziò la sua crescita inesorabile; entrarono in scena i grandi quadrimoto-ti da bombardamento: gli Short Stirling effettuarono la loro prima mis-sione nel febbraio del 1941. Sarebbero stati seguiti da una flotta impo-nente di Handley Page Halifax e di Avro Lancaster che avrebbe fatto piovere terrore su tutte le maggiori città tedesche, e su molte delle minori.
Me bf109 E, caccia di scorta:
Me bf110, bimotore di scorta a lungo raggio e cacciabombardiere:
Heinkel 111, bombardiere medio:
Hurricane MKI:
Spitfires:
I duellanti: Il Messerschmitt (sopra) e lo spitfire:
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