e-mail: noctua@supereva.it

vendite per corrispondenza

vendite per corrispondenza

Fax 1782233883

06 233226245

Noctua Edizioni

RIVOLTA CONTRO IL MONDIALISMO MODERNO

di Carlo Terracciano (ultima parte)

 

RITORNO ALLA GRANDE POLI TICA

 

Si parla molto del ritorno della Politica, del suo riprendere il posto che le compete sopra l’economia.

Ma solo se si comprenderà la vera natura del Mondialismo, che non è soltanto (e nenche soprattutto) un fenomeno di natura economica, si potrà opporre una valida alternativa e politica e socio-economica al progetto di dominio di una ristretta, “eletta”, oligarchia plutocratica, ma anche portatrice di una ben specifica “contro-tradizione” religiosa e culturale: una “visione del mondo” globale e globalmente antagonista a quella dei popoli.

Circa il tipo di lotta da intraprendere ci permettiamo di rimandare il lettore ai precedenti scritti, ed in particolare alla “Dottrina delle Tre Liberazioni” (Liberazione Nazionale/ Liberazione Sociale / Liberazione Culturale, nel quadro geopolitico europeo e in una prospettiva di guerra totale mondiale dei popoli contro l’imperialismo americano).

 

Ma prima di ogni azione nel campo pratico sarà necessario chiarire iequivocabilmente i termini del problema, gli attori reali sulla scena nazionale e mondiale e quelli fittizzi, gli uomini e le istituzioni, i partiti e i movimenti che sono al servizio del progetto moindialista.

Per queste analisi le vecchie abusate terminologie non hanno più senso, non servono allo scopo se mai servirono: “destra”, “sinistra”, fascismo/antifascismo, comunismo/anticomunismo, democrazia e/o totalitarismo, nazionalismo-internazionalismo, tutte parole che appartengono ad un’epoca della politica oramai vecchia di un secolo.

E che se vengono ancora utilizzate a fine polemico e/o apologetico, è solo perché servono agli imbonitori di turno a deviare l’attenzione dalle realtà dell’oggi, dalle prospettive di aggregazione e di lotta del domani.

 

 

 IL QUADRO DELLO SCONTRO E I SUOI PROTAGONISTI

 

Evola perlomeno ci ha insegnato come, al contrario, anche i termini esatti appartenenti alla Tradizione Una, in quanto svincolati dalle contingenze del temporale, del passeggero, del provvisorio, dell’inessenziale, possano tramutarsi di epoca in epoca in “parole d’ordine” per la lotta, in “Miti di riferimento capacitanti”, in prospettive reali e realistiche di lotta, per chi voglia essere protagonista nel proprio tempo, anche nell’epoca della dissoluzione e della fine ciclica; la cui durata peraltro non possiamo determinare.

Siamo del resto sempre stati convinti che non esistano i “miti incapacitanti”, bensì solo uomini incapaci di attualizzare una Realtà per sua natura a-temporale, metapolitica.

 Attardarsi a cercare di recuperare giovani o meno giovani, a qualunque ideologia appartengano, il cui limitato orizzonte mentale e spirituale li destina per natura o per scelta a battaglie di retroguardia, a sterile nostalgismo, all’impotenza politica, quando non addirittura alla difesa delle vuote istituzioni del passato, è oltre che vano, controproducente.

Sarà semmai questa limatura di ferro che seguirà la calamita, se questa saprà esercitare la sua forza naturale attrattiva.

Ma assolutamente da evitare è ogni commistione, ideologica, ideale, politica o pratica, o persino dettata dal sentimentalismo su un passato in comune, verso tutti quegli elementi che militano in formazioni legate alle istituzioni attualmente al potere. Che lo facciano per arrivismo, per furbizia, per avidità, per malafede o per buonafede e/o convinti di scegliere il “meno peggio”, tutti costoro sono OGGETTIVAMENTE al servizio del progetto mondialista, dei suoi esecutori nazionali ed in ultima istanza dell’occupante imperialista e dei padroni del nostro e degli altrui destini.

Camerieri dei banchieri, per usare il felice titolo del Santoro.

 SONO AGENTI DEL NEMICO, e come tali vanno trattati e combattuti. La pretesa “buonafede” dopo anni di riprove al contrario è solo stupidità allo stato puro, quando non peggio. Le “destre” di Regime e di Sistema non hanno scusanti.

Anzi , al contrario, sono assai più responsabili e quindi colpevoli, in quanto avendo da sempre a portata di mano gli strumenti ideali, culturali e politici, i punti di riferimento fissi e veritieri per un’analisi della società nazionale ed internazionale, non ne hanno mai fatto uso, preda ogni volta degli istinti più animaleschi e delle reazioni più incontrollate, come gli sbavanti cani di Pavlov davanti ad un osso.

E nel momento stesso in cui esaltano un passato lontano del quale sono indegni, lo negano nei fatti portando acqua ed energie al mulino di un nemico secolare, lo stesso di ieri, di oggi e del prossimo domani.

 

Né si pone all’opposto il problema di rincorrere una contestazione umanitarista, riformista, cristiano o laico progressista, che già dai suoi esordi manifesta chiaramente i germi e le patologie del male che vorrebbe combattere.

Ad essa sarebbe quasi da preferire quella radicale e semplicemente distruttiva dei casseurs, degli anarchici e nihilisti d’ogni specie, il cui vero limite non è tanto nelle modalità d’azione (cosa saranno mai quattro vetrine rotte di banche o agenzie finanziarie in confronto al crimine della fondazione di banche e finanziarie?), bensì nella mancanza di prospettiva rivoluzionaria e nella fisiologica negazione di un’alternativa possibile.

Anche se, in questo caso, le convergenze tattiche, sono possibili e persino auspicabili; ferma restando però la propria identità politica e Culturale in senso lato.

Se le destre di sistema fanno parte del fronte nemico, quello del Mondialismo al potere, gli antiglobalizzatori, variegati quanto i colori dell’arcobaleno, rappresentano una contestazione interna al Sistema globalista, eppur tuttavia una contestazione…

 

Nello schema ideale dei “due Fronti e molte trincee”, mentre la destra reazionaria è palesemente schierata nel fronte opposto, tanti giovani contestatori sono su trincee vicine, anche se non hanno un quadro chiaro e generale delle forze in campo e delle strategie. Questo anche perché spesso sono proprio i loro dirigenti ad appartenere al nemico mondialista e quindi a deviarne le positive energie rivoluzionarie verso falsi obiettivi.

Da parte chi è cosciente di tutto ciò si tratterà allora di assumere una posizione quanto mai ferma e RADICALE contro tutte le espressioni, politiche, sociali, scientifiche, spirituali ecc…del moderno mondo globalizzato.

Un tradizionalista rivoluzionario, lo ripeteremo fino alla nausea, non ha niente da salvare del mondo moderno, ma tutto da distruggere: a cominciare dai rimasugli, dai rottami, dai resti di un passato che non apparteneva già al suo esordio al mondo della Tradizione, ma ad una fase precedente e oramai superata della decadenza.

Forti di una retta Dottrina e di una razionale analisi storica e geopolitica,  coscienti della consapevolezza di battersi per la giusta causa dei popoli, in una visione globale del mondo e della storia offerta dall’insegnamento tradizionale di maestri come Evola, Guenon, Béla Hamvas (l’autore di “Scientia Sacra”), e tanti altri, i giovani rivoluzionari antimondialisti del domani si devono porre all’avanguardia e non nelle retrovie della guerra contro la globalizzazione in tutte le sue forme e manifestazioni; che ovviamente non sono soltanto economiche e politiche, bensì esistenziali, spirituali, naturali.

Abbiamo risposte e proposte in ogni campo: dalla salute all’ambiente, dal lavoro all’immigrazione e al debito mondiale, dal cibo al commercio, dalla genetica alle nuove tecnologie; ecologia, etologia, animalismo e via elencando hanno sempre fatto parte del nostro bagaglio culturale, a differenza di tanti parvenues dell’ultim’ora.

Senza seguire nessun capopolo isterico, ducetto da strapazzo o farabutto politicante, le nuove leve che verranno devono prima di tutto selezionarsi, contersi, organizzarsi.

Comunque lo si voglia poi chiamare deve nascere un COORDINAMENTO ANTAGONISTA RIVOLUZIONARIO   fra tutti coloro che condividano una visione tradizionale, anagogica della vita e del mondo ed abbiano la volontà di applicarla nella lotta quotidiana; una quotidianità che sia vissuta sotto il segno dell’Assoluto. Non l’impegno di un giorno o di un anno, ma la determinazione di tutta una vita!

Chi saprà trovare in se stesso questa determinazione assoluta può star certo che sarà seguito da un numero sempre crescente di giovani e meno giovani, i quali attendono solo un segno, un impulso, una bandiera per lanciarsi nella pugna.

 

 

EVOLA COME MAESTRO DI LOTTA E VITTORIA

 

Evola non è mai stato l’ideologo della ritirata, della sconfitta, della resa, del gesto disperato seppur coraggioso fine a se stesso.  Tutta la sua vita e le sue opere, prima e dopo le Guerre Mondiali, sono una testimonianza di impegno, senza esaltazioni improvvise o scoramenti.

Evola fu un vero rivoluzionario, anche quando era immobile, paralizzato sulla sua sedia, al tavolo di lavoro. E ce lo dimostra il fatto che seppe vedere lontano e pre-vedere la realtà nella quale siamo oggi immersi. Prevedere e provvedere, offrendoci gli strumenti teoretici per combattere il mond(ialism)o moderno, i suoi inganni, le sue sirene ammaliatrici.

Il Sistema mondiale è molto più fragile di quanto ci faccia credere. Il suo crollo non si protrarrà nel tempo, non sarà una lunga decadenza, ma un crollo netto, quasi immediato; più veloce del crollo di un colosso dai piedi d’argilla, come fu l’URSS alla fine del millennio trascorso.

Si tratterà allora, dove possibile, di sfruttare le contraddizioni interne al Sistema, che sempre si presentano in ogni fenomeno storico di mutamento.

Fare esplodere le contraddizioni, portare la contrapposizione NEL Sistema a contrapposizione AL  Sistema. Mostrare ai popoli tutta la fragilità della costruzione e strappare la maschera ai burattinai che la muovono.

Primo imperativo: mutare di segno la mobilitazione Antiglobal; dal “—“ di una globalizzazione al negativo, dal basso, a quello “+” , positivo, di una lotta senza quartiere al Mondialismo comunque inteso PER la Liberazione Nazionale, Sociale, Culturale, europea e mondiale.

Non prima di aver fatto piazza pulita di tutto il passato e il presente.

Questo è vero “nihilismo attivo”.

Sempre Evola, a conclusione di “Rivolta contro il mondo moderno”, affermava:

“Si tratterebbe di assumere, presso ad uno speciale orientamento interiore, i processi più distruttivi dell’età moderna per usarli ai fini di una liberazione. Come in un ritorcere il veleno contro sé stesso o in un ‘cavalcare la tigre’ ”.

E chi può essere più radicale e totale nella lotta al mondialismo moderno di chi ha un punto fermo di riferimento, ben oltre le contingenze storiche del momento?

Chi sa guardare ben oltre i confini dello spazio e quelli del tempo, riallacciandosi con un altro anello alla catena ininterrotta di una concezione circolare della Storia : costui saprà essere l’AVANGUARDIA delle nuove generazioni che, proprio nel momento più buio dell’omologazione e dell’annichilimento, sentono ancora il fremito della “Rivolta…”, la necessità etica dell’impegno nella difesa dei più deboli, degli oppressi, dei perseguitati, la necessità fisica di vivere per lottare e lottare per vivere.

Ezra Pound definì il comunismo un’etica e il fascismo un’estetica, il capitalismo una pratica.

Si tratta ora di fondere etica ed estetica nella lotta al capitalismo che si è rivelato una “pratica” folle e suicida per tutti, anche per quelli che lo difendono, coscienti o meno che ne siano.

Come ebbe modo di dire un vero rivoluzionario del ventesimo secolo, Ernesto “Che” Guevara, “bisogna sentire come se fosse ricevuto sul proprio viso lo schiaffo dato ad ogni uomo”; ed agire di conseguenza.

Del resto, anche volendo, la generalità dei problemi e il pericolo sono oramai così globali appunto  che rinchiudersi nel proprio egoismo, ideologico o sociale che sia, sarebbe un suicidio.

Uomini come Julius Evola, come Nietzsche e tanti altri ci hanno lasciato strumenti di studio, di analisi del mondo attuale che, nelle mani giuste, possono trasformarsi in valide armi di lotta e vittoria.

Chi saprà impugnarle con impersonalità, con animo nobile e volontà ferrea, unendosi a tanti altri uomini e popoli che in ogni angolo del pianeta stanno sollevando la testa, ritrovando la voce, alzando i pugni al cielo?

La possibilità, anzi la necessità di un nuovo calarsi nel Politico, nell’impegno militante totale, nella guerra al mondialismo moderno, oltre ogni limite geografico e mentale, rappresenterà anche la riprova sul campo della tenuta interiore di ciascuno, della fermezza e del coraggio, della capacità di vincere il borghese che si annida in ciascuno e che si cerca di esorcizzare rimandando l’impegno ad un ipotetico futuro fatto di pose retoriche, di eroismi da operetta, di fantastici scenari da war games, il tutto per rinviare sine die le proprie responsabilità e camuffare la resa al quotidiano, da piccoli borghesi frustrati.

 

“Propiziare – scriveva Evola-  esperienze di una vita superiore, una superiore libertà…E’ una prova.

E, a che essa sia completa, risolutiva, si dica pure: i ponti sono tagliati, non vi sono appoggi, non vi sono ‘ritorni’, non v’è che da andare avanti.

E’ proprio di una vocazione eroica l’affrontare l’onda più vorticosa sapendo che due destini sono ad eguale distanza: quello di coloro che finiranno con la dissoluzione del mondo moderno, e quello di coloro che si ritroveranno nel filone centrale e regale della nuova corrente”.

 

 

Ed ora, la parola ai fatti.

 

 

CARLO TERRACCIANO  

 

 

 

pagina precedente

sommario

 

Pagina iniziale