"Non temere, amor mio" (1996) - olio su tela, cm. 100 x 150

La poesia è più alta ancora dell'amore

perchè canta e loda

l'amore stesso.

Carmelo Sammartino

 

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L'architettura aperta di una stanza fa da sfondo e contiene la piramide dei corpi di un uomo e di una donna in primo piano, avvolti in un abbraccio che suggerisce un movimento a spirale. Una finestra a sinistra, aperta all'infinito, lascia intravedere la sagoma bianco-azzurra di una colonna; la struttura di una sedia a destra, ribadisce la piramide dei corpi di cui contiene i toni rosa-azzurro e si incardina con il vano porta che apre all'esterno su un paesaggio solare privo di figura umana. Natura e cultura precedono la stanza degli "studi".

La luce fredda, proveniente da sinistra, attraversa il paesaggio caldo, si riempie ed entra carica di aria e calore, incontra i corpi e si condensa sul punto più alto della tela, sul viso della donna, che si colora di toni caldi e si plasma in un ovale che è terra e frutto maturi, uovo fecondo.

Qui il flusso vitale giunto dall'esterno si raccoglie: lo sguardo tenero e attento della donna si posa ad accompagnare i pensieri dell'uomo e li calma. Il flusso di luce solare raffreddandosi scorre sul braccio della donna e si comunica all'uomo che lo tiene fermamente nel gesto della mano a irrorare di giallo-rosa la sua spalla. La diagonale delle due braccia segna il limite della zona fredda in cui l'azzurro manifesta pienamente i pensieri che lo sguardo dell'uomo sembra attraversare e muovere dinanzi a sé. Siamo dinanzi alla "Melencolia" del filosofo. Ci sovviene l'immagine della "Melencolia I" di Durer con la figura di donna pensosa che si allarga in primo piano da sinistra a destra accompagnandosi con gli strumenti del sapere, così il corpo dell'uomo-filosofo si allarga in primo piano in una diagonale che da sinistra a destra attraversa la tela, mentre appena dietro la sedia sembra alludere al luogo degli studi, forse lo studio del pittore. Nella struttura della sedia si focalizza il travaglio dell'artista: la spalliera ci appare come costruzione, prodotto; il piano, in cui il colore si addensa e si illumina di azzurro, ci appare come parete-affresco, probabile tela.

Questa elegia mediterranea si pone come una tappa fondamentale nel cammino artistico di Sammartino, la possibilità di proporre a se stesso e al mondo il suo impegno intellettuale e artistico.

Mattia Accardi

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