ArtePhoros pagine azzurre
Quando
vienen los recuerdos
Sueño
que interminablemente
cambio
de trenes en la niebla
decía
y apenas se te oía agitabas
las
manos el corazón gritabas
nuevamente
he presentido estaciones
en
donde no se detiene nadie
porque
en ese mismo momentos partías
entre
chirridos ruidos de la piel
que
en realidad eran una especie
de
silencio de extravío hacia adentro
y
ya comenzabas a ser esta imagen
que
constantemente se escabulle detrás de cristales
de
abrazos impacientes
fantasías
de vos mucho antes
de
que se iniciara esta historia
o
que ya habia comenzado
a
juzgar por las formas en que te buscaba
esa
manera de sentir la soledad
de
presentir mis viajes que serían los tuyos
sueño
que finalmente encuentro
un
lugar murmurabas casi
y
cerrabas los ojos en mi pecho
en
todo aquello que se piensa es una mujer
cierta
ternura un estremecimiento particular
al
hacer y deshacer la vida
pero
se nos haría tarde
ahora
tu mirada cansada
se
pierde entre uno y otro rendez-vous
a
los que nos llegarías jamás
por
ciudades definitivamente extrañas
demasiada
historia ha corrido
y
aún no sabemos donde se halla nuestro lugar
Quando
tornano i ricordi
sogno che interminabilmente / cambio treni nella nebbia / diceva e appena ti si udiva agitavi / le mani il cuore gridavi / di nuovo ho presentito stazioni / dove non si ferma nessuno / perché in questo stesso momento partivi / tra cigolii rumori della pelle / che in realtà erano una specie / di silenzio di smarrimento fin dentro / e già cominciavi ad essere questa immagine / che costantemente fugge dietro i finestrini / abbracci impazienti / fantasie di te molto prima / che iniziasse questa storia / o che era già cominciata / a giudicare dai modi in cui ti cercavo / questa maniera di sentire la solitudine / di presentire i miei viaggi che sarebbero stati i tuoi / sogno che finalmente trovo / un luogo mormoravi quasi / e chiudevi gli occhi sul mio petto / su tutto quello che si pensa sia una donna / una certa tenerezza un brivido particolare / nel fare e disfare la vita / ma non si farebbe in tempo / adesso il tuo sguardo stanco / si perde tra un rendez-vous e l’altro / quelli a cui non arriveresti mai / in città definitivamente estranee / troppa storia è passata / e ancora non sappiamo dove si trova il nostro luogo
una
pena cada vez más fuerte
aunque
no sabría decir
si
es por vos que caminás a mi lado
y
me miràs y no llegás a comprender
si
quien te habla y se esfuerza en hacerse entender
añadiendo
a cada palabra
movimientos
de brazos cielos azules ojos muy abiertos
monóloga
sobre el amor la nostalgia
de
un tiempo perdido de una ciudad
que
él llama semidestruida
ahora
que juega el arqueólogo
y
en cada esquina descubre ruinas sedimentos de tristeza
y
con amplios movimientos abarca
lo
que vos no llegás a distinguir
si
son plazas avenidas arboledas o tal vez
paisajes
que decididamente pertenecen a otra ciudad
a
otros escondites de la memoria del corazón
o
maneras de huir de aferrarse a una inasible libertad
porque
tanto desconcierto tanto desamor te das cuentas
no
puede ser otra cosa que
y
una pena cada vez más grande
te
hace temblar de los ojos hacia dentro me doy cuenta
y
es inútil que te esfuerces
que
abras los ojos y te mires en mis ojos
terriblemente
claros por el agua de la desesperación
la
caminata está llegando a su fin
ya
hablaremos una próxima vez
una
pena sempre più forte / anche se non saprei dire / se è per te che cammini al
mio fianco / e mi guardi e non riesci a capire / se chi ti parla e si sforza di
farsi capire / aggiungendo a ogni parola / movimenti di braccia cieli azzurri
occhi molto aperti / monologa sull’amore la nostalgia / di un tempo perduto di
una città / che lui chiama semidistrutta / ora che gioca all’archeologo / e
ad ogni angolo scopre rovine sedimenti di tristezza / e con ampi movimenti
abbraccia / quello che tu non riesci a distinguere / se sono piazze viali alberi
o forse / paesaggi che decisamente appartengono a un’altra città / ad altri
nascondigli della memoria del cuore / o modi di fuggire di afferrarsi a
un’inafferrabile libertà / perché tanto sconcerto tanto disamore ti rendi
conto / non può essere altro che / e una pena sempre più grande / ti fa
tremare dagli occhi fin dentro mi rendo conto / ed è inutile che ti sforzi /
che tu apra gli occhi e ti guardi
nei miei occhi / terribilmente chiari per l’acqua della disperazione / la
camminata sta giungendo alla fine /
ormai parleremo una prossima volta
un
hilo de voz
llueve
sobre los cables telefónicos sobre
el
atardecer que reverbera en los tejados
y
después poco después
regresa
Hikmet
otra
voz
un
mismo tono de tristeza
de
conatos de lágrimas
anochecerá
en silencio el día
tal
vez sí tal vez no
es
terrible la historia
el
pasado adquiere peso en el presente
duele
este susurro
este
casi adiós
me
dormiré con tu acento y tu estupor
con
la leve incerteza de si las cuentas de la memoria
concuerdan
o no con la corriente de los acontecimientos
un
filo di voce / piove sui cavi telefonici sulla / notte che riverbera nei tetti /
e dopo poco dopo / ritorna Hikmet / un’altra voce / uno stesso tono di
tristezza / di conati di lacrime / farà notte in silenzio il giorno / forse sì
forse no / è terribile la storia / il passato assume peso nel presente / fa
male questo sussurro / questo quasi addio / mi addormenterò con il tuo accento
e il tuo stupore / con la lieve incertezza se i conti della memoria / concordano
o no con la corrente degli avvenimenti
no
es un poema
es
demasiado tarde para escribir
o
para afirmar ciegamente
sin
embargo te digo es decir sugiero
mi
leve tristeza mi temor
de
saber o no saber
qué
diablos sucede qué extraño destino
cierra
todas las puertas extravía las cartas
que
para imaginar el futuro
debo
recurrir a una vieja fotografia
y
desentrañar el cansancio de los reflejos de sól
el
tiempo parece un hombre solo caminando
noche
abajo noche abajo noche
non
è un poema / è troppo tardi per scrivere / o per affermare ciecamente /
comunque ti dico cioè suggerisco / la mia lieve tristezza il mio timore / di
sapere o non sapere / che diavolo succede che strano destino / chiude tutte le
porte smarrisce le lettere / che per immaginare il futuro / devo ricorrere a una
vecchia fotografia / e sviscerare la stanchezza dei riflessi di sole / il tempo
sembra un uomo solo che cammina / notte sotto notte sotto notte
Bois
de Vincennes
a
pasos lentos
de
hierbas de árboles
en
medio del silencio
de
la lluvia interrumpida apenas
o
a voces sordas
temblor
de tierras
otoños
imprevistos
te
alejas te acercas
en
tus ojos de cielos
galopes
al alba
un
pequeño corazón
de
vueltas sobre sus confines
te
enredarás en los caminos
que
se pierden en el bosque
Bois
de Vincennes
a
passi lenti / di erbe di alberi / in mezzo al silenzio / dalla pioggia
interrotta appena / o a voci sorde / tremore di terre / autunni imprevisti / ti
allontani ti avvicini / nei tuoi occhi di cieli / galoppi all’alba / un
piccolo cuore / di ritorno sui suoi confini / ti impiglierai nei sentieri / che
si perdono nel bosco
al
alba saldrías ahí comenzarías
tus
andadas por el follaje amarillo
de
la tristeza adentrándote cada vez más
en
el fragor de las circustancias
en
esto que llamarías la historia
la
historia grande con caracteres mayúsculos
y
que más tarde rodaría por ríeles
aún
empapados de esperanzas solitarias
hundiéndose
en la memoria de lluvias diferentes
el
el humo de las ciudades enredándote
mezclando
tu mirada
con
una especie de cansancio de extrañeza
de
no sabés qué pero que se confunde
con
la miseria la desesperación
que
se fue acumulando como los deshechos del tiempo
y
que ahora te hace trepidar
aferrar
con los puños el corazón
sollozar
sobre el cuerpo duro del amor
apenas
conteniendo apenas aguantando
la
vida mierda la vida
que
en esta nueva mañana de otoño
se
empecina bajo la lluvia se desliza
por
la historia la historia simplemente.
all’alba
usciresti lì cominceresti / il tuo andare per il fogliame giallo / della
tristezza addentrandoti sempre più / nel fragore delle circostanze / in quello
che chiameresti la storia / la storia grande con caratteri maiuscoli / e che più
tardi girerebbe su rotaie / ancora inzuppate di speranze solitarie /
affondandosi nella memoria di piogge differenti / nel fumo delle città
avvolgendoti / mescolando il tuo sguardo / con una specie di stanchezza di
stupore / di non sai cosa ma che si confonde / con la miseria la disperazione /
che si venne accumulando come le rovine del tempo / e che ora ti fa trepidare /
afferrare con i pugni il cuore / singhiozzare sopra il corpo duro dell’amore /
appena contenendo appena sopportando / la vita merda la vita / che in questa
nuova mattina d’autunno / si ostina sotto la pioggia scivola / attraverso la
storia la storia semplicemente.
b i o g r a p h y
Guido Puletti nasce il 29 giugno 1953 a Buenos Aires, in Argentina. Alla fine degli anni sessanta, studente, si avvicina ai gruppi della sinistra peronista e dal 1973 svolge anche lavoro sindacale. Nello stesso anno pubblica una raccolta di poesie dal titolo Itinerarios.
Il 20 settembre 1977 viene sequestrato dall'esercito argentino, chiuso in un campo di concentramento e torturato. Dopo due settimane viene liberato e alla fine di ottobre esplulso dal paese. Arriva in Italia dove si ferma per un breve periodo. Nel 1981 inizia la sua carriera di giornalista scrivendo articoli per la pagina culturale del quotidiano Bresciaoggi. Nel 1988 va a New York per lavorare come redattore della pagina esteri de Il Progresso italoamericano. Il suo interesse si concentra sugli sconvolgimenti politici e sociali nell'Europa dell'Est e per questo si reca in Germania e in Cecoslovacchia alla fine del 1989. Su questi avvenimenti scrive molti articoli, reportages e saggi.
Nel 1990 va in Croazia dove è scoppiata la guerra; nel settembre 1991 partecipa alla Carovana della Pace Zagabria-Belgrado-Sarajevo. Negli anni successivi compie diversi viaggi in Bosnia centrale per portare aiuti umanitari.
Il 29 maggio del 1993 il convoglio di cui faceva parte viene fermato e derubato. Guido Puletti, Sergio Lana e Fabio Moreni vengono uccisi a sangue freddo.
Nel 1996 la casa editrice "Datanews" ha pubblicato il libro Il mondo che non c'è, un'antologia di scritti di Guido Puletti curata da Cinzia Garolla e Francesco Germinario. Nel 2003, l'Arcilettore edizioni pubblica Il tempo cattivo della storia, a cura di Cinzia Garolla.
Questa terra sugli occhi, questo panno appiccicoso, nero di stelle impassibili,
questa notte continua, questa distanza. Ti amo, paese buttato via
più in basso del mare, pesce pancia all'aria, povera ombra di paese,
pieno di venti, di monumenti e di smanie, di orgogli senza oggetto,
soggetto per assalti ...
(Julio Cortàzar)
Indirizzi web su Guido Puletti:
* 29 maggio 1993: Racconto di gente comune.