ArtePhoros  pagine azzurre 

GUIDO  PULETTI

 

 

n o t e   b i o g r a f i c h e

 

 

 

Quando vienen los recuerdos

 

Sueño que interminablemente

cambio de trenes en la niebla

decía y apenas se te oía agitabas

las manos el corazón gritabas

nuevamente he presentido estaciones

en donde no se detiene nadie

porque en ese mismo momentos partías

entre chirridos ruidos de la piel

que en realidad eran una especie

de silencio de extravío hacia adentro

y ya comenzabas a ser esta imagen

que constantemente se escabulle detrás de cristales

de abrazos impacientes

fantasías de vos mucho antes

de que se iniciara esta historia

o que ya habia comenzado

a juzgar por las formas en que te buscaba

esa manera de sentir la soledad

de presentir mis viajes que serían los tuyos

sueño que finalmente encuentro

un lugar murmurabas casi

y cerrabas los ojos en mi pecho

en todo aquello que se piensa es una mujer

cierta ternura un estremecimiento particular

al hacer y deshacer la vida

pero se nos haría tarde

ahora tu mirada cansada

se pierde entre uno y otro rendez-vous

a los que nos llegarías jamás

por ciudades definitivamente extrañas

demasiada historia ha corrido

y aún no sabemos donde se halla nuestro lugar

 

 

Quando tornano i ricordi

sogno che interminabilmente / cambio treni nella nebbia / diceva e appena ti si udiva agitavi / le mani il cuore gridavi / di nuovo ho presentito stazioni / dove non si ferma nessuno / perché in questo stesso momento partivi / tra cigolii rumori della pelle / che in realtà erano una specie / di silenzio di smarrimento fin dentro / e già cominciavi ad essere questa immagine / che costantemente fugge dietro i finestrini / abbracci impazienti / fantasie di te molto prima / che iniziasse questa storia / o che era già cominciata / a giudicare dai modi in cui ti cercavo / questa maniera di sentire la solitudine / di presentire i miei viaggi che sarebbero stati i tuoi / sogno che finalmente trovo / un luogo mormoravi quasi / e chiudevi gli occhi sul mio petto / su tutto quello che si pensa sia una donna / una certa tenerezza un brivido particolare / nel fare e disfare la vita / ma non si farebbe in tempo / adesso il tuo sguardo stanco / si perde tra un rendez-vous e l’altro / quelli a cui non arriveresti mai / in città definitivamente estranee / troppa storia è passata / e ancora non sappiamo dove si trova il nostro luogo

 

una pena cada vez más fuerte

aunque no sabría decir

si es por vos que caminás a mi lado

y me miràs y no llegás a comprender

si quien te habla y se esfuerza en hacerse entender

añadiendo a cada palabra

movimientos de brazos cielos azules ojos muy abiertos

monóloga sobre el amor la nostalgia

de un tiempo perdido de una ciudad

que él llama semidestruida

ahora que juega el arqueólogo

y en cada esquina descubre ruinas sedimentos de tristeza

y con amplios movimientos abarca

lo que vos no llegás a distinguir

si son plazas avenidas arboledas o tal vez

paisajes que decididamente pertenecen a otra ciudad

a otros escondites de la memoria del corazón

o maneras de huir de aferrarse a una inasible libertad

porque tanto desconcierto tanto desamor te das cuentas

no puede ser otra cosa que

y una pena cada vez más grande

te hace temblar de los ojos hacia dentro me doy cuenta

y es inútil que te esfuerces

que abras los ojos y te mires en mis ojos

terriblemente claros por el agua de la desesperación

la caminata está llegando a su fin

ya hablaremos una próxima vez


una pena sempre più forte / anche se non saprei dire / se è per te che cammini al mio fianco / e mi guardi e non riesci a capire / se chi ti parla e si sforza di farsi capire / aggiungendo a ogni parola / movimenti di braccia cieli azzurri occhi molto aperti / monologa sull’amore la nostalgia / di un tempo perduto di una città / che lui chiama semidistrutta / ora che gioca all’archeologo / e ad ogni angolo scopre rovine sedimenti di tristezza / e con ampi movimenti abbraccia / quello che tu non riesci a distinguere / se sono piazze viali alberi o forse / paesaggi che decisamente appartengono a un’altra città / ad altri nascondigli della memoria del cuore / o modi di fuggire di afferrarsi a un’inafferrabile libertà / perché tanto sconcerto tanto disamore ti rendi conto / non può essere altro che / e una pena sempre più grande / ti fa tremare dagli occhi fin dentro mi rendo conto / ed è inutile che ti sforzi / che  tu apra gli occhi e ti guardi nei miei occhi / terribilmente chiari per l’acqua della disperazione / la camminata sta giungendo alla  fine / ormai parleremo una prossima volta


un hilo de voz

llueve sobre los cables telefónicos sobre

el atardecer que reverbera en los tejados

y después poco después

regresa Hikmet

otra voz

un mismo tono de tristeza

de conatos de lágrimas

anochecerá en silencio el día

tal vez sí tal vez no

es terrible la historia

el pasado adquiere peso en el presente

duele este susurro

este casi adiós

me dormiré con tu acento y tu estupor

con la leve incerteza de si las cuentas de la memoria

concuerdan o no con la corriente de los acontecimientos

 

 

un filo di voce / piove sui cavi telefonici sulla / notte che riverbera nei tetti / e dopo poco dopo / ritorna Hikmet / un’altra voce / uno stesso tono di tristezza / di conati di lacrime / farà notte in silenzio il giorno / forse sì forse no / è terribile la storia / il passato assume peso nel presente / fa male questo sussurro / questo quasi addio / mi addormenterò con il tuo accento e il tuo stupore / con la lieve incertezza se i conti della memoria / concordano o no con la corrente degli avvenimenti


no es un poema

es demasiado tarde para escribir

o para afirmar ciegamente

sin embargo te digo es decir  sugiero

mi leve tristeza mi temor

de saber o no saber

qué diablos sucede qué extraño destino

cierra todas las puertas extravía las cartas

que para imaginar el futuro

debo recurrir a una vieja fotografia

y desentrañar el cansancio de los reflejos de sól

el tiempo parece un hombre solo caminando

noche abajo noche abajo noche.

 

 

non è un poema / è troppo tardi per scrivere / o per affermare ciecamente / comunque ti dico cioè suggerisco / la mia lieve tristezza il mio timore / di sapere o non sapere / che diavolo succede che strano destino / chiude tutte le porte smarrisce le lettere / che per immaginare il futuro / devo ricorrere a una vecchia fotografia / e sviscerare la stanchezza dei riflessi di sole / il tempo sembra un uomo solo che cammina / notte sotto notte sotto notte.


Bois de Vincennes

 

a pasos lentos

de hierbas de árboles

en medio del silencio

de la lluvia interrumpida apenas

o a voces sordas

temblor de tierras

otoños imprevistos

te alejas te acercas

en tus ojos de cielos

galopes al alba

un pequeño corazón

de vueltas sobre sus confines

te enredarás en los caminos

que se pierden en el bosque

 

 

Bois de Vincennes

a passi lenti / di erbe di alberi / in mezzo al silenzio / dalla pioggia interrotta appena / o a voci sorde / tremore di terre / autunni imprevisti / ti allontani ti avvicini / nei tuoi occhi di cieli / galoppi all’alba / un piccolo cuore / di ritorno sui suoi confini / ti impiglierai nei sentieri / che si perdono nel bosco


al alba saldrías ahí comenzarías

tus andadas por el follaje amarillo

de la tristeza adentrándote cada vez más

en el fragor de las circustancias

en esto que llamarías la historia

la historia grande con caracteres mayúsculos

y que más tarde rodaría por ríeles

aún empapados de esperanzas solitarias

hundiéndose en la memoria de lluvias diferentes

el el humo de las ciudades enredándote

mezclando tu mirada

con una especie de cansancio de extrañeza

de no sabés qué pero que se confunde

con la miseria la desesperación

que se fue acumulando como los deshechos del tiempo

y que ahora te hace trepidar

aferrar con los puños el corazón

sollozar sobre el cuerpo duro del amor

apenas conteniendo apenas aguantando

la vida mierda la vida

que en esta nueva mañana de otoño

se empecina bajo la lluvia se desliza

por la historia la historia simplemente.

 

 

all’alba usciresti lì cominceresti / il tuo andare per il fogliame giallo / della tristezza addentrandoti sempre più / nel fragore delle circostanze / in quello che chiameresti la storia / la storia grande con caratteri maiuscoli / e che più tardi girerebbe su rotaie / ancora inzuppate di speranze solitarie / affondandosi nella memoria di piogge differenti / nel fumo delle città avvolgendoti / mescolando il tuo sguardo / con una specie di stanchezza di stupore / di non sai cosa ma che si confonde / con la miseria la disperazione / che si venne accumulando come le rovine del tempo / e che ora ti fa trepidare / afferrare con i pugni il cuore / singhiozzare sopra il corpo duro dell’amore / appena contenendo appena sopportando / la vita merda la vita / che in questa nuova mattina d’autunno / si ostina sotto la pioggia scivola / attraverso la storia la storia semplicemente.

biografia

b i o g r a p h y

Guido Puletti nasce il 29 giugno 1953 a Buenos Aires, in Argentina. Alla fine degli anni sessanta, studente, si avvicina ai gruppi della sinistra peronista e dal 1973 svolge anche lavoro sindacale. Nello stesso anno pubblica una raccolta di poesie dal titolo Itinerarios.

Il 20 settembre 1977 viene sequestrato dall'esercito argentino, chiuso in un campo di concentramento e torturato. Dopo due settimane viene liberato e alla fine di ottobre esplulso dal paese. Arriva in Italia dove si ferma per un breve periodo. Nel 1981 inizia la sua carriera di giornalista scrivendo articoli per la pagina culturale del quotidiano Bresciaoggi. Nel 1988 va a New York per lavorare come redattore della pagina esteri de Il Progresso italoamericano. Il suo interesse si concentra sugli sconvolgimenti politici e sociali nell'Europa dell'Est e per questo si reca in Germania e in Cecoslovacchia alla fine del 1989. Su questi avvenimenti scrive molti articoli, reportages e saggi.

Nel 1990 va in Croazia dove è scoppiata la guerra; nel settembre 1991 partecipa alla Carovana della Pace Zagabria-Belgrado-Sarajevo. Negli anni successivi compie diversi viaggi in Bosnia centrale per portare aiuti umanitari. 

Il 29 maggio del 1993 il convoglio di cui faceva parte viene fermato e derubato. Guido Puletti, Sergio Lana e Fabio Moreni vengono uccisi a sangue freddo.

Nel 1996 la casa editrice "Datanews" ha pubblicato il libro Il mondo che non c'è, un'antologia di scritti di Guido Puletti curata da Cinzia Garolla e Francesco Germinario. Nel 2003, l'Arcilettore edizioni pubblica Il tempo cattivo della storia, a cura di Cinzia Garolla.

Questa terra sugli occhi, questo panno appiccicoso, nero di stelle impassibili,

questa notte continua, questa distanza. Ti amo, paese buttato via

più in basso del mare, pesce pancia all'aria, povera ombra di paese,

pieno di venti, di monumenti e di smanie, di orgogli senza oggetto,

soggetto per assalti ...

(Julio Cortàzar)

ArtePhoros ringrazia Cinzia Garolla e le Edizioni Arcilettore per la gentile concessione.   La musica di fondo è "Libertango" di Astor Piazzolla.

Indirizzi web su Guido Puletti:

* 29 maggio 1993: Racconto di gente comune.

* Giornalisti nella storia