Il diario segreto della nonna del conte di Cavour
, di Amedeo PettenatiQuesto è il diario intimo di una nobildonna savoiarda che a diciannove anni decise di annotare i fatti salienti della sua vita. Filippina de Sales non fu solo la dama di compagnia preferita da Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone, moglie del principe Borghese governatore di Torino, ma soprattutto la nonna di Camillo Benso conte di Cavour.
La camaleontica Filippina sposò Giuseppe Filippo marchese di Cavour, si trasferì a vivere nell'omonimo palazzo di Torino, per poi accompagnare la principessa Paolina nei suoi sempre più frequenti soggiorni parigini, dovuti prima alla noia della regal Torino e poi al divorzio con il principe.
La marchesa imparò a conoscere le abitudini di Paolina alla corte di Parigi: "Nel pieno di una conversazione salottiera con le persone di corte, ma anche con ospiti - racconta la comprensiva marchesa di Cavour - quando giunge l'ora del bagno di latte, il suo domestico personale, un negro erculeo che l'ha seguita da Santo Domingo, viene ad annunciare che tutto è pronto. Paolina allora con grande naturalezza lascia cadere la veste e, statuetta d'avorio che risalta sul nero ebano della pelle di lui, si reca al bagno tra le sue braccia. Ne ritorna un'ora dopo, veicolata allo stesso modo, ma avvolta in una vestaglia di pizzo trasparente, e le cure di bellezza continuano in pubblico, con i massaggi ai piedi e alle gambe". La marchesa è molto attenta alla moda che registra, anch'essa, i cambiamenti storici: prima di lasciare la Savoia per sposarsi aveva una grande paura di sfigurare nella società torinese. Il suo guardaroba cambia continuamente a seconda che si trovi a Torino o a Parigi: "I vestiti di tessuto leggero e trasparente di mussola stanno cedendo il posto a quelli di seta e di broccato; quelle stoffe che a Parigi, solo l'anno scorso, si definivano con un certo disprezzo ancien régime, qui a Torino si trovano a miglior prezzo. Ho anche bisogno di un soprabito leggermente ovattato e di uno scialle di cachemire. Quello che mi preoccupa sono soprattutto i vestiti da ballo, che devono essere molto eleganti e diversi, perché nessuna dama oserebbe comparire due volte con la stessa toilette a un ballo dell'imperatore, che tiene moltissimo all'eleganza di chi lo circonda, perché, dice, il mondo guarda alla Francia e la Francia deve essere di esempio, anche nella moda".
Nel libro pubblicato dall'Angolo Manzoni, tra una lettera di Filippina ai parenti savoiardi e la successiva risposta, scorrono gli eventi salienti che hanno preceduto il Risorgimento.
La Rivoluzione Francese, prima di tutto, ovviamente vista con gli occhi della nobiltà che si sente in pericolo: "Ormai si chiamano tutti cittadini, non esistono più titoli, non esistono più sudditi. E che cosa significano "i diritti dell'uomo"? - si legge nel diario - Quale diritto ha l'uomo se non quello di essere fedele al suo sovrano a cui Dio ha dato la Sua autorità, perché la incarni sulla terra?". Sulla minaccia giacobina che incombe la marchesa ondeggia, non prende posizione, tanto che Camillo Benso la soprannominerà la "nonna giacobina".
Quando Napoleone chiamò il generale Menou a governare Torino, Filippina si dimostrò molto abile a inserirsi nel suo entourage, perché ciò che, in definitiva, contava per lei, era proteggere il già vacillante patrimonio dei Cavour.
L'autrice di questo brillante romanzo epistolare, Piera Rossotti Pogliano, rivive con affettuosa partecipazione la sensibilità e l'intelligenza del personaggio femminile: i suoi dolori e le sue gioie, le preoccupazioni per il figlio Michele in guerra, la sofferenza per la morte della madre, del marito e del pronipote, ma anche la felicità per la nascita dei nipoti Gustavo e Camillo. Allo stesso modo sembra di vivere insieme con la famiglia Cavour l'atmosfera dei giorni trascorsi nel castello di Santena, all'ombra dei platani del suo parco.
Filippina racconta che il generale Menou voleva demolire Palazzo Madama, in quanto "una vecchia baracca". E, per fortuna, Napoleone in visita alla città gli rispose che se c'era una baracca a Torino, questa era proprio il generale governatore.
Nel diario Filippina confessa anche i suoi dubbi sulla religione cattolica, su Bossuet e su Chateaubriand. Si chiede, invecchiando, quale sia l'effettiva speranza di risorgere se si prega per l'eterno riposo.
Nelle pagine conclusive emergono le vicende dell'infanzia del vivace Camillo, il futuro "grande tessitore" dell'unità d'Italia, recalcitrante già quando Filippina, la madrina o, come la chiamava lui la "marina" gli insegnava a scrivere: una vera e propria "peste" o un "bricconcello", scrive la nonna. Ed è alla sua "marinota" che Camillo confessa di non essere entusiasta della carriera militare a cui la sua condizione di cadetto lo ha destinato.
Da parte sua, la nonna ritiene che, mentre il primogenito Gustavo, più studioso e educato, non abbia alla fine gli strumenti e il coraggio per affrontare le difficoltà, "più sana è l'educazione di Camillo, che si deve confrontare ogni giorno con ostacoli che richiedono la capacità di saper guardare lontano, per non lasciarsi scoraggiare".
E come Napoleone da lei sempre ammirato, più o meno velatamente, aveva il temperamento dell'imperatore, così Camillo lascerà ben presto le stellette da ufficiale e diventerà sindaco di Grinzane. Una nuova generazione nasce sulle ceneri della precedente.
Il Giornale del Piemonte, 4 gennaio 2001