Articolo
apparso
su
AAM
Terranuova
-
giugno’97
“
L’ARTE
DI
TOCCARE”
Lavorare
sul
proprio
corpo
significa
imparare
un
linguaggio
per
conoscere
sé
stessi
e
gli
altri
di
Shunyam
R.
Deretta
*
Normalmente
non
siamo
abituati
a
descrivere
la
bellezza
ed
il
valore
dell’essere
toccati
con
grazia
e
attenzione.
E’
come
se
ci
mancassero
le
parole.
Sto
parlando
qui
dei
linguaggio
del
tocco:
un
modo
non
verbale
di
comunicare
con
i
nostri
simili...
in
altre
parole,
il
massaggio,
ovvero
quel
mezzo
che
ci
dà
un
senso
di
vitalità
e
di
interezza
dimenticati.
Nella
nostra
vita
siamo
costantemente
sotto
stress:
per
far
carriera,
per
essere
e
per
vivere
all’altezza,
per
ricavarci
il
nostro
posto
nel
mondo...
è
una
corsa
frenetica,
incessante,
spietata
dove
non
v’è
spazio
né
tempo
per
prestare
attenzione
alle
esigenze
del
nostro
corpo,
alle
sue
necessità
più
intime.
Eppure,
è
il
corpo
che
ci
identifica
e
che
ci
permette
di
agire:
è
la
nostra
casa
in
questo
mondo.
L’abbiamo
dalla
nascita,
ci
viviamo
dentro
giorno
dopo
giorno
e
alla
nostra
morte
ce
ne
separiamo.
Ma
quanto
lo
conosciamo?
Quanto
tempo
gli
dedichiamo?
Poco,
pochissimo...
per
molti
di
noi
è
come
se
fosse
un
mero
estraneo.
Milioni
di
persone
usano
oggi
il
proprio
corpo
esclusivamente
come
un
semplice
veicolo
che
li
porta
da
un
luogo
all’altro
e
che
compie
le
azioni
che
gli
vengono
richieste.
Così,
lo
nutrono
regolarmente
(fin
troppo
regolarmente!),
gli
fanno
la
doccia,
il
bagno,
lo
mettono
a
letto
la
sera
nella
speranza
che
un
buon
riposo
(spesso
neppure
così
buono)
lo
renda
capace
di
ripetere
all’indomani
le
stesse
prodezze
del
giorno
precedente...
e
così,
giorno
dopo
giorno,
in
un
interminabile
alienante
logorio.
Purtroppo,
un
simile
comportamento
di
uso
puramente
strumentale
ed
inconsapevole
del
proprio
corpo
finisce,
prima
o
poi,
per
presentare
il
conto.
Tre
adulti
su
cinque
soffrono,
a
svariati
livelli,
di
dolori
alla
schiena
o
al
collo
(la
famosa
cervicale
...
);
aggiungeteci
coloro
che
sono
assillati
da
mal
di
testa,
emicranie,
disturbi
articolari
di
varia
natura
(artriti,
tendiniti,
sciatiche,
ecc.)
o
al
sistema
nervoso
e
avrete
un’idea
di
come,
in
definitiva,
stiamo
parlando
praticamente
di
tutti,
te
lettore
o
io
scrivente
compresi.
Per
farsi
un’idea
della
loro
diffusione
basta
pensare
che,
negli
soli
Stati
Uniti,
si
spendono
annualmente
qualcosa
come
30.000
miliardi
di
lire
per
il
trattamento
di
questi
disturbi!
UN’ARTE
ANTICA
Eppure
sarebbe
così
semplice
risolvere
il
problema.
Per
secoli
il
dolore
è
stato
alleviato
con
il
tocco:
l’arte
del
toccare
è
infatti
una
delle
più
antiche
arti
di
guarigione.
Purtroppo,
oggi
l’uomo
si
è
così
allontanato
dal
corpo
che
gli
risulta
incomprensibile
capirne
il
linguaggio
e
i
richiami.
Fortunatamente
grazie
ad
alcuni
maestri
indiani
illuminati,
ad
un
processo
di
riavvicinamento
tra
Oriente
e
Occidente
e
ad
una
riscoperta
dei
rapporti
tra
mente
e
corpo,
diverse
scuole
di
guarigione
si
sono
riproposte
con
vigore
in
questi
ultimi
decenni.
Tra
queste,
quella
sviluppatasi
attorno
al
maestro
Osho
ha
avuto
un
notevole
successo
e
un’ampia
diffusione,
permettendo
all’arte
di
comunicare
con
il
corpo
attraverso
il
tatto
di
propagarsi
nel
mondo.
Ed
è
proprio
a
quest’arte
che
ci
riferiremo
qui
(per
mio
esplicito
percorso
personale),
senza
tuttavia
togliere
alcunché
al
merito
di
altre
scuole.
Il
tatto,
dunque,
o
tocco
consapevole,
crea
relax,
eliminazione
del
dolore
e,
cosa
più
essenziale,
porta
a
quella
dimensione
qualitativa
di
silenzio
che
costituisce
la
premessa
al
contatto
meditativo
interiore.
Le
nostre
vite
sono
così
occupate,
le
nostre
menti
così
attive
che,
quando
ci
capita
l’occasione
di
sdraiarci
su
di
un
tavolo
da
massaggio,
scopriamo
una
dimensione
insospettata
delle
nostre
potenzialità.
Di
fatto,
i
bodyworkers
(terapisti
del
corpo)
della
scuola
di
Osho
hanno
una
qualità
in
comune,
indipendente
da
tipo
di
approccio:
un’abilità
a
toccare
che
proviene
dall’essere
“qui
ed
ora”
e
non
da
una
formula
o
una
ricetta
standard.
Sono
capaci
di
vedere
e
sentire
il
corpo
di
un
altro,
di
permettere
alle
risposte
di
emergere
spontaneamente
da
dentro
di
loro
e
di
lasciarsi
trasportare
dalla
loro
spontaneità.
Questo
è
un
aspetto,
importantissimo:
molti
terapisti,
per
esempio,
giunti
da
Osho
dopo
aver
praticato
altre
tecniche
corporee,
dopo
un
periodo
opportuno
di
training,
perdono
quella
rigidità
imposta
loro
dalle
scuole
precedenti,
sostituendola
con
una
reale
abilità
a
rispondere.
Ciò
ha
a
che
vedere
con
la
capacità
di
entrare
in
contatto
con
gli
altri
in
modo
responsabile.
Solitamente,
si
attribuisce
al
termine
responsabilità
un
significato
serioso
e
pesante.
Un’accezione
piuttosto
distante
dal
significato
originale
di
questa
parola:
ossia
abilità
a
rispondere
(responsabilità).
Così,
generalmente,
non
rispondiamo,
ma
reagiamo
all’atto.
Il
reagire
è
una
risposta
superficiale,
automatica,
un
meccanismo
di
difesa.
Rispondere
comporta
l’agire
dopo
aver
ponderato,
cioè
dopo
aver
lasciato
entrare
dentro
di
noi
le
parole
o
l’azione
dell’altro,
averne
sentito
l’effetto
e
fatto
salire
da
dentro
la
nostra
risposta.
La
tecnica,
pur
se
eccellente,
deve
essere
vista
come
l’Abc
di
un
linguaggio
di
comunicazione
e
non
come
un
fine
a
sé
stesso.
Da
questo
atteggiamento
d’apertura
deriva
la
possibilità
di
vedere,
sentire
e
rispondere
con
pienezza.
La
tecnica
è
la
radice,
ma
la
risposta
al
momento
è
il
vero
sbocciare,
il
fiorire
dell’arte.
Ogni
persona
ha
la
sua
propria
fragranza,
il
proprio
umore
(sapore).
E’
impossibile
così
ricevere
o
dare
la
stessa
sessione
(seduta
di
massaggio)
due
volte
di
seguito.
Non
esiste
una
sessione
tipo
da
ripetersi
in
continuazione!
Perfino
lo
stesso
cliente
è
ogni
volta
diverso
ASCOLTARE
IL
CORPO
Oltre
alle
tecniche
con
le
mani,
nelle
terapie
corporee
vi
sono
anche
delle
tecniche
di
consapevolezza
che
non
usano
tavoli
da
massaggio.
Una
volta
nata
la
curiosità
per
il
proprio
corpo,
le
possibilità
offerte
a
chi
voglia
approfondire
e
conoscere
meglio
sé
stesso
sono
infinite.
E’
un
viaggio
dalle
infinite
opportunità.
Improvvisamente,
si
diventa
più
consapevoli
del
proprio
corpo,
ricordandosi
finalmente
di
averne
uno.
Si
osserva
come
si
cammina,
si
percepiscono
le
sensazioni
che
i
piedi
trasmettono...
insomma
si
comincia
realmente
ad
ascoltare
il
corpo,
invece
di
prestare
attenzione
solo
a
ciò
che
giunge
dalla
mente.
Può
accadere
così
che
uno
cominci
a
far
caso
alle
piccole
abitudini
cristallizzate
a
cui
non
aveva
mai
badato
prima:
la
mascella
serrata
quando
prende
una
decisione,
le
sopracciglia
aggrottate
quando
pensa
o
cerca
di
risolvere
un
problema,
e
così
via.
Sono
espressioni
automatiche;
involontarie.
Ma
ciò
che
è
vero
in
un
senso
lo
è
pure
nell’altro:
certe
espressioni
e
azioni
suscitano
in
noi
determinati
umori
e
atteggiamenti.
Provate,
ad
esempio,
ad
aggrottare
le
sopracciglia
per
alcuni
momenti,
senza
necessariamente
pensare
a
qualcosa
di
serio:
in
poco
tempo
inizierete
a
sentirvi
effettivamente
seri,
perfino
irritati!
Se
il
telefono
squilla
in
quel
momento,
vi
infastidite;
se
qualcuno
chiede
di
usare
la
vostra
automobile,
forse
vi
rifiutereste.
NELL’ERBA
CON
CALMA
Una
prova
interessante
da
fare
è
quella
delle
spalle.
Se
ricordate,
esiste
una
legge
di
gravità...
verificate
se
le
vostre
spalle
sono
in
accordo
con
essa!
Vi
accorgerete
probabilmente
che
non
lo
sono
affatto:
potreste
rilassarle
di
più,
farle
scendere
addirittura
di
un
paio
di
centimetri...
sentendovi
molto
meglio.
Magari,
a
quel
punto,
il
vostro
corpo
desidera
fare
un
bel
respiro
profondo,
come
per
liberarsi
di
quell’inutile
sforzo
di
mantenere
le
spalle
erette
in
posizione
innaturale.
Il
nostro
corpo
è
un
magazzino
di
memorie.
Ogni
evento,
sia
fisico
che
emozionale,
viene
conservato
nella
muscolatura,
nelle
articolazioni
e
nelle
ossa.
Queste
passate
emozioni,
paure
o
traumi,
creano
tensioni
e,
conseguentemente,
anche
cambiamenti
pronunciati
della
struttura
fisica
(o
postura).
Avete
mai
messo,
da
bambini,
il
piede
su
un
pezzo
di
vetro
o
su
di
un
chiodo?
Se
sì,
allora
avrete
notato
che,
ancora
oggi,
quando
camminate
a
piedi
nudi
in
qualche
luogo
particolarmente
buio,
magari
sulla
sabbia
o
nell’erba,
prima
di
posare
il
piede
qualcosa
in
voi
va
in
allarme
rosso?
Diventate
cauti,
guardinghi
e
qualcosa
vi
trattiene
mentre
fate
i
vostri
passi!
Quella
sensazione
di
trattenimento
energetico
è
la
memoria
del
dolore,
la
memoria
di
un
evento
che
è
ancora
lì,
depositato
in
voi,
appena
sotto
la
superficie
della
vostra
coscienza
e...
del
vostro
piede.
La
paura
che
vi
succeda
nuovamente
oggi
è
trattenuta
nel
corpo
e
spesso,
quando
camminate
in
circostanze
similari,
qualcosa
in
voi
si
sente
insicuro.
Il
lavoro
sul
corpo,
specialmente
il
massaggio
profondo,
può
aiutare
a
liberarvi
da
questo
passato
memorizzato,
e
permettere
al
vostro
corpo
di
rispondere
più
spontaneamente
al
presente,
senza
subire
i
condizionamenti
di
reazioni
inconsce
risalenti
ad
esperienze
dolorose
del
passato.
Potrete
così
adagiare
il
piede
nell’erba
con
calma,
sentire
il
terreno
sotto
la
pianta
con
totale
trasporto,
senza
alcun
bisogno
di
trattenere
l’energia
del
piede
anticipando
un
immaginario
dolore.
GUARDANDOCI
ALLO
SPECCHIO
Le
implicazioni
di
quanto
sopra
sono
rilevanti,
considerando
l’odierna
speranza
di
vita
occidentale:
aggirandosi
sui
75
anni
costringe
il
nostro
corpo,
anno
dopo
anno,
ad
accumulare
paure
e
ricordi
negativi.
Se
vi
chiedete
cosa
abbia
a
che
vedere
tutto
ciò
con
voi,
allora
effettuate
quest’esperimento:
Ponetevi
in
piedi
di
fronte
ad
uno
specchio
e
ascoltate
attentamente
ciò
che
vi
passa
per
la
mente
mentre
vi
guardate.
Non
ci
vorrà
molto
perché
abbiate
la
sensazione
di
aver
in
testa
un
televisore
a
pieno
volume;
un
chiacchiericcio
continuo
che,
anche
se
spostate
gli
occhi
su
un’altra
parte
del
corpo,
riprende
subito
come
se
cambiaste
canale
televisivo.
In
effetti,
abbiamo
tutti
una
sorta
di
programma
Tv
immagazzinato
nella
mente;
un
programma
che
salta
fuori,
automaticamente,
ogni
volta
ci
guardiamo
allo
specchio
o
che
vediamo
la
nostra
immagine
riflessa.
La
mente
seziona
il
corpo,
crea
divisioni
laddove
in
natura
esiste
solo
armonia
ed
equilibrio.
Il
giudizio
che
abbiamo
di
una
qualche
parte
del
nostro
corpo
non
abbastanza
bella,
lunga,
corta
o
carina,
può
generare
un’alienazione
di
quella
parte.
Vivendocela
negativamente,
quella
stessa
parte
finisce
per
sentirsi
staccata
dal
tutto,
rifiutata,
non
nutrita,
desiderosa
di
atrofizzarsi,
di
sparire.
Mediante
il
lavoro
sul
corpo
e
il
massaggio,
possiamo,
in
poche
sessioni,
ricominciare
a
rilassarci,
ad
accettarci
come
siamo
fatti.
Appena
la
mente
si
rilassa
e
si
í
riducono
i
suoi
giudizi,
le
gambe
(o
qualsiasi
altra
parte)
che
non
riconoscevamo
più
come
nostre
-
per
la
loro
linea
poco
piacevole
-
tornano
ad
essere
parte
integrante
di
noi.
E’
una
cosa
stupefacente
vedere
come
il
corpo
possa
cambiare
la
sua
forma
in
poco
tempo,
quando
riceve
un
po’
d’amore
e
d’apprezzamento!
Più
il
tocco
è
aggraziato
ed
attento,
più
la
nostra
attitudine
ai
contatti
si
trasformerà.
Oggi
tendiamo
a
ridurre
sempre
più
i
contatti
fisici.
La
paura
dell’Aids
agisce
probabilmente
a
livello
inconscio
e,
quasi
soltanto
nei
Paesi
latini
si
possono
ancora
vedere
persone
abbracciarsi
tra
loro.
Toccarsi
genera
paura
dell’intimità
e
l’intimità
spaventa.
A
CUOR
LEGGERO
Chi
ha
ricevuto
delle
sessioni
di
lavoro
sul
corpo,
è
spesso
indotto
a
toccare
maggiormente
la
moglie,
il
marito,
i
figli
o
la
madre...
a
toccarli
con
più
facilità,
con
gioia
e
vitalità.
Toccare
l’altro
in
modo
rilassato
e
col
cuore
leggero
(che
non
è
a
cuor
leggero,
ovvero
inconsapevolmente,
ma
con
attenzione
e
premura)
è
toccare
con
tutta
la
nostra
attenzione
priva
d’inibizioni,
con
la
nostra
gentilezza
carica
d’umanità.
Il
massaggio,
specie
quello
profondo,
dà
piacere
e
gioia
al
corpo.
Recenti
studi
sul
cervello
hanno
appurato
come
esso
sia
una
ghiandola
e
non
soltanto
una
sorta
di
computer
biologico.
Il
nostro
cervello
(in
realtà
l’intero
organismo)
secerne
ormoni
che
influenzano
direttamente
le
nostre
emozioni,
attitudini
e
modalità
comportamentali.
Lo
scienziato
Norman
Cousins,
sul
NewEngland
Journal
of
Medicine,
ha
descritto
ad
esempio
la
sua
esperienza
riguardo
al
potere
ringiovanente
delle
risate,
e
sul
fatto
che
esse
sono
esperienze
di
piacere
dove
si
mescolano
umorismo,
soddisfazione
e
gioia,
che
liberano
ormoni
della
felicità
dall’elevato
potere
di
guarigione.
Lui.
stesso,
peraltro,
si
sta
curando
da
una
grave
malattia
con
una
tecnica
terapeutica
basata
sulle
risate.
AMA
IL
TUO
CORPO
Se
il
lavoro
sul
corpo
crea
gioia,
piacere
e
contentezza
è
presumibile
che
influenzi
pure
il
modo
con
cui
ci
relazioniamo
con
noi
stessi
e
con
gli
altri.
Ricevendo
regolarmente
lavoro
sul
corpo
si
innesca
un
effetto
cumulativo
che
contribuisce
ad
una
stabilità
mente/corpo.
Più
percepiremo
il
nostro
corpo,
più
lo
accetteremo
e
lo
potremo
amare:
è
un
processo
a
catena
che
si
amplifica
a
spirale.
Felicità
e
benessere
creano
felicità
e
benessere!
“Ama
il
tuo
corpo,
allora.
E’
il
tuo
corpo,
un
dono
di
Dio.
Godine
e
abbine
cura.
Ciò
significa
fare
esercizi
fisici,
nutrirsi
e
riposare
adeguatamente;
significa
ascoltarlo
e
prestarvi
attenzione
così
come
prestiamo
attenzione
all’auto
o
al
computer,
ascoltando
qualsiasi
piccolo
rumore
indice
di
malfunzionamento.
L’organismo
umano
è
un
meccanismo
perfetto
e
meraviglioso
che
merita
tutta
la
nostra
dedizione:
sia
che
dormiamo
o
che
agiamo,
che
siamo
consapevoli
o
inconsapevoli,
continua
a
funzionare
con
silenziosa
efficienza...
Perfino
se
non
ce
ne
prendiamo
cura
continua
a
servirci!
Allora
come
non
serbargli
tutta
la
nostra
gratitudine?”
(Osho).
*L’autore
si
occupa
da
oltre
15
anni
delle
metodologie
corpo-mente.
Insegnante
di
Osho
Rebalancing,
conduce
week-end
introduttivi
alle
tecniche
di
massaggio
profondo
e
dirige,
annualmente,
dei
Training
professionali
formativi
in
Toscana.
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