remarque
Erich Maria Remarque All'ovest Niente di nuovo Im Westen Nichts Neues

ERICH MARIA REMARQUE

Im Westen nichts Neues, all'ovest niente di nuovo!...

   Er fiel im Oktober 1918, an einem Tage, der so ruig und still war an der ganzen Front, dass der Heeresbericht sich nur auf den Satz beschrãnkte, im Westen sei nichts neues zu melden.

  Egli cadde nell' ottobre del 1918, in un giorno cosí calmo e tranquillo su tutto il fronte che il bollettino di guerra si limitò alla affermazione che all'ovest non c'era nulla di nuovo da segnalare


   Er war vornübergesunken und lag wie schlafend an der Erde. Als man ihn umdrehte, sah man, dass er nicht lange gequält haben konnte;sein Gesicht hatte einen so gefassten Ausdruk, als wäre er beinahe zufrieden damit, dass es so gekommen war.

  Egli era caduto a faccia avanti e giaceva come dormisse nella terra. Quando lo girarono si vide che non poteva aver sofferto a lungo;-il suo volto aveva una espressione , come di chi fosse quasi contento di come era andata .

 Cosî, forzando prepotentemente la porta dell'anima, termina il romanzo di Remarque. Ogni volta che prendo in mano il libro,rimango colpito da queste frasi tragiche e serene nella loro icasticità .

  Meditiamo —e come si potrebbe dire diversamente— ora, su qualche altro brano scelto a caso

(la numerazione delle pagine indicata è quella della seguente edizione tedesca del libro: Propyläen-Verlag / Berlin, 1929 di cui si riproduce la prima pagina di copertina)


   Wir werden abgelöst. Die räder rollen unter uns weg, wir stehen dumpf, und wenn der Ruf:"Achtung—Draht!" kommt, gehen wir in die Kniebeuge. Es war Sommer, als wir hier vorüberfuhren, die Bäume waren noch grün, jetzt sehen sie schon herbstlich aus, und die Nacht ist grau und feucht. Die Wagen halten, wir klettern hinunter, ein durcheinandergewürfelter Haufe, ein Rest von vielen Namen. An den Seiten, dunkel, stehen Leute und rufen die Nummern von Regimenten, von Kompagnien aus. Und bei jeden Ruf sondert sich ein Häuflein ab, ein karges, geringes Häuflein schmutziger, fhaler Soldaten, ein furchtbar kleines Häuflein und ein furchtbar kleiner Rest.
  Nun ruft jemand die Nummer unserer Kompagnie, es ist, man hört es, der Kompagnieführer, er ist also davon gekommen, sein Arm liegt in der Binde. Wir treten zu ihm hin, und ich erkenne Kat und Albert, wir stellen uns zusammen, lehnen uns aneinander und sehen uns an.
  Und noch einmal und noch einmal hören wir unsere Nummer rufen. Er kann lange rufen, man hört ihn nicht in den Lazaretten und den Trichtern.
  Noch einmal: "Zweite Kompagnie hierher!"
  Und dann leiser:"Niemand mehr zweite Kompagnie?"
Er schweigt und ist etwas heiser, als er fragt:"Das sind alle?" und befiehlt:"Abzählen!"
  Der Morgen ist grau, es war noch Sommer, als wir hinausgingen, und wir waren 150 Mann. Jetzt friert uns, es ist Herbst, die Blätter rascheln, die Stimmen flattern müde auf:"Eins—zwei—drei— vier—", und bei zwieunddreißig schweigen sie. Und es schweigt lange, ehe die Stimme fragt: "Noch jemand?" —und warte und dann leise sagt: "In Gruppen—", und doch abbricht und nur vollenden kann: "Zweite Kompagnie —", mühselig: "Zweite Kompagnie—ohne Tritt marsch!"
  Eine Reihe, eine kurze Reihe tappt in den Morgen hinaus.
  Zweiunddreissig Mann.(ss.138-139)

  Ci hanno dato il cambio. Le ruote girano sotto di noi, siamo taciturni e quando giunge il grido "attenzione—filo" ci mettiamo in ginocchio. Era estate quando siamo passati qui davanti, gli alberi erano ancora verdi, ora appaiono già autunnali e la notte è grigia ed umida. I camion si fermano, saltiamo giù, un mucchio gettato alla rinfusa, ciò che resta di molti nomi. Ai lati, al buio, c'è qualcuno che grida i numeri dei reggimenti, delle compagnie. E ad ogni grido si separa un mucchietto, uno scarso , piccolo mucchietto di soldati pallidi e sporchi, un paurosamente piccolo mucchietto ed un paurosamente piccolo rimasuglio.
  Ora qualcuno grida il numero della nostra compagnia, è, si sente, il comandante, dunque si è salvato, il suo braccio è tenuto nella fasciatura: Ci avviciniamo a lui, e riconosco Kat e Albert, ci mettiamo insieme, ci protendiamo l'uno verso l'altro e ci guardiamo.
 E ancora una volta ancora una volta sentiamo gridare il nostro numero. Può gridare a lungo, non lo si sente negli opedali e nei crateri delle granate.
 Ancora:"Seconda compagnia qui!"
 Tace ed è un po' roco quando chiede:"Tutti qui?" ed ordina:"Contare!".
 Il mattino è grigio, era ancora estate, quando uscimmo, ed eravamo 150 uomini.Ora abbiamo freddo, è autunno, le foglie frusciano, le voci si levano stanche:"uno—due—tre—quattro—", e a trentadue tacciono. E si tace a lungo prima che la voce chieda:"ancora qualcuno?"—ed aspetti e poi sottovoce dica:"in gruppo—",e si interrompa e solo può completare: "seconda compagnia —", stancamente: "seconda compagnia—senza passo marsc!"
 Una fila, una breve fila esce nel mattino con passo pesante.
 Trentadue uomini. (pagg.138-139)
(Trad.Fausto Gori)

 Non una parola di troppo: il concetto si esprime in tutta la sua forza.

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