Zio Lucio ricorda l'incontro sull'autobus 

Tutti a bordo

    Era il 12 gennaio 1999. Quella mattina un signore attempato, con un cappello stiracchiato sopra i pochi e  grigi capelli che gli rimanevano, salì sull’autobus 58 sotto casa. Lo prese per andare in Centro. Ma a che fare? Non se lo ricorda. Di solito la mattina rimaneva in casa davanti al computer a scrivere. Cosa avesse poi da scrivere non si sa bene. Le sue memorie, pare. Di quando lui era un ragazzo. Cosa ci fosse d’importante da scrivere non lo sapeva. Però voleva che suo nipote Pietro e la nipotina Sara potesse un giorno sapere come era il nonno quando aveva la loro età.
    Se non aveva niente di importante che lo tenesse a casa quel giorno, non aveva neanche niente d’importante per andare in Centro. Tanto valeva starsene a casa. Ma si vede che qualcosa l’aveva spinto ad uscire. Per quanto si sforzasse poi di ricordare, non gli veniva in mente niente. Non doveva andare a pagare le tasse sui rifiuti, non doveva andare a pagare una multa per divieto di sosta. Forse voleva passare in libreria, così tanto per fa qualcosa di diverso. Sembra una ragionevole scusa per prendere il 58 ed andare in Centro. Quindi diciamo che questa fosse la ragione.
    In effetti quando si ritrovò per ritornare a casa al capolinea del 58 dietro la Galleria San Federico, un libro in mano l’aveva. Ma non era certo uscito di casa per comperare Sulla strada di Kerouac. L’aveva intravisto sulla bancarella degli sconti davanti alla Feltrinelli. Il libro che aveva letto e riletto suo figlio Andrea e che forse lo spinse ad andare in America. Un libro culto della gioventù di allora. Che strano modo di dire, pensò. Perché un libro deve essere “culto”? Aggettivazione all’americana: cult book. Un libro “di culto” quindi. Come il messale? Forse. Oltre ad averlo comperato, magari lo leggerà. Per curiosità. In ricordo di Andrea, della civiltà dei fiori. Si chiamavano ancora così i giramondo quando Andrea andò in America a fine anni ’70? Forse non più.
    Con questi vaghi pensieri in testa e con il libro tra le mani, salì sul 58, fermo al capolinea. Non c’era quasi nessuno e si sedette. Aprì il libro. Niente indice, naturalmente. Leggiamo almeno cosa dice la copertina sul retro. Storie varie di viaggio. Un viaggio nelle polverose strade degli USA, in moto. Anche lui c’era stato e aveva attraversato in auto le Montagne Rocciose.

Non ce niente come i pensieri inutili che si affollano alla mente nei momenti in cui aspetti che il tram parta. Per fortuna a cambiare corso dei pensieri di quel signore attempato che si rintanava dietro al morbido cappello, salì una squadra rumorosa di ragazzotti. Una scuola, certamente. Sempre in giro, pensò. Invece di stare in classe a sentire attenti la lezione, se ne vanno a passeggio. Magari con la scusa di visitare i musei. Stessero almeno attenti. Passano spingendosi, ridendo, davanti ai quadri…  Eh, ai suoi tempi… pensava quel signore di una certa età… non era così. A scuola si studiava. E se non si studiava si veniva bocciati. Adesso anche i maestri ci marciano. Hanno magari poca voglia di tener testa a questi scalmanati in classe e così se li portano in giro per musei…
Ma ci sono ancora dei maestri? Solo donne, ormai. Una scuola di donne. Anche questa volta. Eccola là che conta le teste..  Ai miei tempi - così pensava con il Keroac chiuso sulle ginocchia - le maestre erano solo per le prime classi elementari. In quarta e quinta un bel maestro, severo. Come il suo.. Come si chiamava… E poi stessero almeno fermi…
    Ma cos’è questo fuggi fuggi. Tutti giù dall’autobus. E’ rotto… c’è una bomba... Ma no. Solo che è arrivato un altro 58 e l’autista ha detto che quello parte prima. Anche il vecchio signore, pure non avendo niente da fare, pur non avendo fretta, invece di starsene tranquillo seduto a sfogliare Keruac, come una pecora anche lui segue il gregge. E magari finirà per non trovare posto a sedere con tutta quell’orda di scalmanati, che si stravaccheranno sui sedili sgomitando per farsi largo, incuranti dei signori di età avanzata. Per fortuna la capomanipolo deve fare la conta. E così, cappello ancora più intestato, il vecchio signore riesce a raggiungere un posto ed a sedersi. Ma non riesce ad evitare che quel nugolo di ragazzotti e ragazzotte gli oscilli intorno, tutti appesi alle colonne d’alluminio. E l’autista è anche un poco accelerato. E così frena spesso. Oplà! I ragazzi ridono. Il vecchio signore non può fare a meno di sorridere anche lui. In fondo sono bravi ragazzi. Anche lui alla loro età faceva lo spiritoso, rideva per niente.
    Il suo sorriso deve aver mosso il cuore tenero di quel ragazzotto in carne che gli stava di fronte e che ora lo guarda. Guarda il libro che il signore aveva aperto, più per darsi un contegno che per leggere. Anche lui a quella età era in carne. Per di più siccome allora si portavano i calzoni corti, la ricchezza di carne risaltava maggiormente nelle cosce rosee per il freddo. Niente jeans allora. I suoi figli quando andava in America chiedevano di portargli i Levi. Quindici dollari costavano. Ma le commesse non capivano se dicevi Levi, “Ah, you mean livai.”
    I ragazzi attorno erano stranamente quieti. Che fosse la soggezione per quel vecchio signore rintanato sotto il cappello? Così fu lui a rompere il ghiaccio. “Che classe fate?” La quinta.” Adesso che il ghiaccio è rotto altri ragazzi si avvicinano.
“Cosa sta leggendo?” C’è anche una ragazza. Uno più piccolino sta seduto con le gambe tirate sul sedile. E’ assente? A cosa penserà?
“Io sto leggendo La voce segreta di Luisa Pitzorno. Lei l’ha letto?” E’ una ragazza che parla. Per fortuna un ragazzo toglie d’imbarazzo il vecchio signore che dovrebbe confessare che lui non sa neanche chi sia la Pitzorno. “Io sto leggendo…” e giù titolo ed autore. E’ un ragazzo che parla. Titolo ed autore perfettamente sconosciuti per lui.
Però, ‘sti ragazzi, pensa il signore. Conoscono titolo ed autore. Non come lui che quando va in una libreria a cercare un libro di cui ha letto su Tuttolibri, balbetta qualcosa del tipo: “Cerco il libro di quel francese di cui ha parlato Tuttolibri. No forse non è un francese.. aspetti… sa quello che parla della Cina… Cose del genere. Invece questi ragazzi, nome, cognome, titolo. Magari sanno anche la casa editrice…
    Per togliersi d’imbarazzo il vecchio signore chiede se hanno letto Salgari. Un dei ragazzi con entusiasmo dice che suo padre li ha tutti i libri di Salgari, da quando lui era giovane. E quelli di Motta? Uno a zero. Motta non lo conosce nessuno. Verne sì, qualcuno ha letto Ventimila leghe sotto il mare. Per mantenere il vantaggio il signore tira fuori l’arma segreta: “Ed i ragazzi di via Pal?” Coro di sì. Anzi uno entra nei dettagli. Dice che a lui è piaciuto molto Nemchek (si scriverà poi così’?). Il terreno è scivoloso. Il signore fa il saputello, ma se qualcuno gli chiedesse chi sia Nemchek.. bella figura! Sarà bene che a casa si rilegga I ragazzi di via Pal.
Così cambia discorso. “Dove siete stati?” “Al museo del Risorgimento. Ci serve per una ricerca che stiamo facendo sulla storia.” “Sapete che Cavour andava a mangiare al ristorante Cambio e quando c’era qualche votazione importante dalla finestra di Palazzo Carignano un commesso gli faceva segno con un fazzoletto. Lui era seduto ad un tavolo da cui vedeva la finestra. Allora si alzava e correva su?” No, non lo sapevano. Meno male, sospira il vecchio signore. E’ riuscito a mantenere le distanze. Ci sono cose che lui sa e loro no.
    Intanto il gruppo di ragazzi intorno è diventato più folto. La maestra che dirige la comitiva si avvicina. “Perchè non gli chiedete di scrivervi i ricordi del 10 giugno 1940 e quelli del 25 Apriile ’45?  Vi servirebbero per le vostre ricerche sul Novecento. Il signore a quel tempo aveva la vostra età.” E brava la maestra. Anche l’età ha indovinato.
Ma il signore si alza. La prossima fermata è la sua. “Qual è la vostra scuola?” L’autobus si ferma. Le porte si aprono. “ Scuola Mazzarello, in via Collino.” Il signore con un piede già sul marciapiedi, chiede il nome della maestra. “Vb, Maria Vittoria Frigero.”
    L’autobus riparte. Il signore si gira. Vede i ragazzi con grandi sorrisi e movimenti di mano. Fiduciosi nel vecchio signore.
Mentre sale le scale di casa, pensa che se la caverà facilmente, mandando loro il capitolo delle memorie che parla del 10 giugno ’40. Non potrà mandare quello sul 25 aprile perché non l’ha ancora scritto. Scuola Mazzucchello... o no.. Frigero è facile. Un suo amico si chiama Frigerio.
    Appena in casa cerca sulla guida telefonica. Nessuna scuola Mazzucchello. Ce n’è una che si chiama Mazzarello. E’ in via Collino. Allora è Mazzarello, non Mazzucchello. Fa un segno sulla guida. Che nomi per le scuole. Ai suoi tempi si chiamavano Carducci, Pascoli, Dante Alighieri. Nomi noti, facili da ricordare. Ma Mazzucchello. Chissà chi era.