Il signore del 58
recepisce l'invito a scrivere dell'incontro  

27 maggio 1999
Alle nove nipotine ed ai dodici nipoti nonché alla direttrice d’orchestra della Vb

Ricevo e prontamente eseguo. 
Ho seguito le istruzioni alla lettera. Ho letto solo la missiva (la parola lettera l’ho già usata poco fa e con significato diverso) della direttrice. Ho letto il biglietto dei nipoti con l’ingiunzione a non leggere le memorie dei singoli. Così mi sono accinto a scrivere la mia. Naturalmente ho guardato tutti quei begli omini in bianco e nero che cercano disperata-mente di rimanere in piedi su un autobus evidentemente traballante. 

Ho letto anche lo schema redatto in ottima grafia corsiva dall’amanuense Anita. 
Riflessioni profonde, degne di un filosofo greco, o magari anche più moderno. Heidegger, forse. Cos’è la memoria? Come ci ricordiamo? Perché tendiamo ad infiorare i ricordi con motti di spirito? (questo vale per me) Magari non diciamo bugie, ma gettiamo dei ponti sugli sparsi ricordi per tracciare un panorama credibile. 
Forse, per essere più veritieri dovremmo fare come quegli accaniti restauratori di Assisi che hanno catalogato tutti i calcinacci caduti dal cielo, fin i più piccoli. Poi li hanno messi insieme, e dove mancano pezzi non li sostituiranno con colori inventati. Sarà chi guarda il restauro finale a riempire il quadro sostituendo la sua fantasia ai pezzi mancanti. 
Ma io no, io non farò così. Io inventerò quello che non mi ricordo per dare un quadro spiritoso al tutto. Anzi, inventerò persino i pensieri che non ho mai avuto, per far vibrare la voce del destino sull’incontro casuale. Tutto è avvenuto, perché tutto stava scritto…. Oppure no. Tutto è avvenuto, ma poteva anche non avvenire. E la vita di ognuno di noi si sarebbe lo stesso sviluppata nel migliore dei modi. Anzi, magari…

In un primo tempo pensavo di cavarmela allegando una favoletta che avevo scritto proprio in quei giorni per partecipare ad un concorso per favole, che non ho vinto non perché la favola non sia la più bella di tutte (giudicate voi), ma perché la commissione di lettura è fatta da vecchi barbogi e non dai vivaci e simpatici ragazzi della Vb. E poi a Sara è piaciuta molto. Glie lo dovuta riraccontare parecchie volte. La favola s’intitola “Il mago metropolitano” e parla proprio di un incontro sul tram n.10. Non è l’autobus 58, ma anche il 10 passa davanti a casa mia.
 E così vi sorbite il mago metropolitano ed i ricordi inventati, cui ho dato il titolo “Tutti a bordo”.

Ciao ragazze e ragazzi e direttrice d’orchestra.

  Zio Lucio