27 maggio 1999
Alle nove nipotine ed ai dodici
nipoti nonché alla direttrice d’orchestra della Vb
Ricevo e prontamente eseguo.
Ho seguito le istruzioni
alla lettera. Ho letto solo la missiva (la parola lettera l’ho già
usata poco fa e con significato diverso) della direttrice. Ho letto il
biglietto dei nipoti con l’ingiunzione a non leggere le memorie dei singoli.
Così mi sono accinto a scrivere la mia. Naturalmente ho guardato
tutti quei begli omini in bianco e nero che cercano disperata-mente di
rimanere in piedi su un autobus evidentemente traballante.
Ho letto anche lo schema
redatto in ottima grafia corsiva dall’amanuense Anita.
Riflessioni profonde, degne
di un filosofo greco, o magari anche più moderno. Heidegger, forse.
Cos’è la memoria? Come ci ricordiamo? Perché tendiamo ad
infiorare i ricordi con motti di spirito? (questo vale per me) Magari non
diciamo bugie, ma gettiamo dei ponti sugli sparsi ricordi per tracciare
un panorama credibile.
Forse, per essere più
veritieri dovremmo fare come quegli accaniti restauratori di Assisi che
hanno catalogato tutti i calcinacci caduti dal cielo, fin i più
piccoli. Poi li hanno messi insieme, e dove mancano pezzi non li sostituiranno
con colori inventati. Sarà chi guarda il restauro finale a riempire
il quadro sostituendo la sua fantasia ai pezzi mancanti.
Ma io no, io non farò
così. Io inventerò quello che non mi ricordo per dare un
quadro spiritoso al tutto. Anzi, inventerò persino i pensieri che
non ho mai avuto, per far vibrare la voce del destino sull’incontro casuale.
Tutto è avvenuto, perché tutto stava scritto…. Oppure no.
Tutto è avvenuto, ma poteva anche non avvenire. E la vita di ognuno
di noi si sarebbe lo stesso sviluppata nel migliore dei modi. Anzi, magari…
In un primo tempo pensavo
di cavarmela allegando una favoletta che avevo scritto proprio in quei
giorni per partecipare ad un concorso per favole, che non ho vinto non
perché la favola non sia la più bella di tutte (giudicate
voi), ma perché la commissione di lettura è fatta da vecchi
barbogi e non dai vivaci e simpatici ragazzi della Vb. E poi a Sara è
piaciuta molto. Glie lo dovuta riraccontare parecchie volte. La favola
s’intitola “Il mago metropolitano”
e parla proprio di un incontro sul tram n.10. Non è l’autobus 58,
ma anche il 10 passa davanti a casa mia.
E così vi sorbite
il mago metropolitano ed i ricordi inventati, cui ho dato il titolo “Tutti
a bordo”.
Ciao ragazze e ragazzi e
direttrice d’orchestra.
Zio Lucio
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