Una piccola storia
raccontata da Elena

Che spavento!!! 

Un fortissimo tuono mi svegliò. 
Non sapevo dove mi trovavo, ma non ero a casa. 
Vidi accanto a me molte bambine che dormivano raggomitolate una vicino all'altra, e allora capii subito che mi trovavo nella stiva di una nave nella quale ci avevano messo a dormire la sera prima. 
La nave mi portava in uno specie di collegio situato in Puglia. 
La mia casa ora in Egitto, e avevo usanze molto diverse da quelle pugliesi, o meglio italiane. 
Avevo i capelli neri, che mi scivolavano lungo le spalle, due labbra brillanti e camose. due enormi occhi scuri, e una carnagione da mulatta. 
Al mattino mi ricordai di un'avventura che avevo vissuto nel mio Paese lontano. Provai a richiamare l'attenzione delle altre bwnbine per raccontargliela, ma loro non mi diedero ascolto; (forse perché ero una bambina povera, vestita con stracci?) 
Una ragazzina di nome Gabe, la maggiore, parlò: < Perché non l'ascoltiamo? 'E una bimba come noi, pensate se foste voi al suo posto? Vi arrabbiereste certamente, sa,reste molto tristi, e vi sentireste molto sole !> 
Le altre le risero in faccia,, e presero in giro lei, che mi voleva ascoltare, e poi anche me. 
Dopo dieci minuti però, si misero a bisbigliare qualcosa fra di loro e a guardammo con aria pentita. 
lo diventai "ross&' dalla vergogna. 
Una di loro con gli occhi marroni, e i capelli intrecciati, disse con voce sincera: <Racconta! Ascolteremo come vere amiche, con gioia e felicità la tua avventura> Mi commossi, e due lacrúne mi scivolarono lungo le guance ancora "rosse". 
Si sedettero tutte accanto a me, e iniziai a raccontare: <Quando avevo quattro anni, mio papà era partito per andare a combattere in Abissinia. Poi non è più tornato. 
La mamma per la disperazione si uccise. 
Andai a vivere con la zia rimasta vedova. Un giorno mi avventurai in una piramide. 
Non mi accorsi del tempo che passava, e quando venne l'ora di chiusura, io non me ne accorsi e rú-nasi chiusa dentro. 
Sentii dei passi, poi alcune voci e una risata. 
Subito dopo mi ritrovai circondata da mummie che si alzavano e venivano verso di me ed io svenni dalla paura. 
Al mattino mi trovarono e, quando mi svegliai, mi trovai in un orfanotrofio: la zia era morta per un infarto.> 
Tutte le bambine avevano gli occhi rossi, e dissero che non avevano mai sentito un racconto cosi. 

Elena Livigni 

Elena
Che spavento!

La tua storia è piuttosto macabra. Il padre ucciso, la madre suicida, la zia che muore d’infarto. Solo la bambina si salva, anche se deve prendere una bella paura per via delle mummie nella piramide. Una vera tragedia greca. C’è anche il coro rappresentato dalle altre bambine sulla nave che stanno a sentire la terribile storia. 
Nella tragedia greca il coro non sui limita a diventare rosso per la partecipazione ai guai del personaggio, ma dice anche la sua, conforta il malcapitato. 
Consiglierei quindi di cambiare un po' la storia e di fare dire qualcosa alle bambine che sono state a sentire. Io direi: “vedrai che i guai sono finiti. Troverai un principe azzurro e lo sposerai.”  Un po' di lieto fine non guasta.
Ho scherzato. In fondo una storia è una storia. Basta che sia ben raccontata. Non è necessario che abbia una morale.