Una piccola storia
raccontata da Fabio

Il pallone antipatico e dispettoso 

Un bel giorno un bambino, decise di andare a provare a giocare a pallacanestro. Negli allenamenti, ogni volta che tirava faceva sempre canestro, così come nelle partite. 
Purtroppo in un bel giorno d'èstate, la sfortuna comincio' a perseguitarlo. Ogni volta che tirava a canestro, la palla esclamava: « Gna, gna, gnagna gna! Non farai mai canestro! », e subito lui scoppiava in lacrime per il tiro storto. 
Quel pallone, era un po' strano,. aveva le braccia e le gambe, che gli servivano a far cambiare la traiettoria dei tiri dei ragazzo. 
Una decina d 'anni dopo, il ragazzo diventato ormai un uomo, decise d'incastrare il pallone antipatico e dispettoso: con un filo di lana gli cucì la bocca mentre dormiva, ( almeno così sarebbe stato un po' zitto, anziché parlare e parlare, per deconcentrare i giocatori! ) poi infilò dentro il cuoio le braccia e le gambe, cosicché non avrebbe più potuto muoversi o cambiare direzione, ad ogni suo tiro. 
Da quel giorno la sfortuna si dileguò, ed il ragazzo, iniziò ad infilare un canestro dopo l'altro, e diventò il secondo giocatore più forte nella storia della pallacanestro. 
Fabio Petrossì 

Fabio 
Il pallone antipatico e dispettoso

Di chi è la colpa se il pallone non va a canestro? Bella idea di dare la colpa al pallo-ne.
Non sei il primo che se la prende con il mezzo che usa per raggiungere un fine se non ci riesce. La sai la storiella del tenente che, sgridato dal capitano, chiama il sergente e lo sgrida, il sergente poi chiama il caporale e gli fa una partaccia ed infine tocca al povero militone subire le angherie del caporale che addossa a lui tutte le colpe. Chissà se il pove-ro pallone non se la sarà presa con il canestro ed il canestro con la corda che forma la re-te. 
Comunque buona l’idea di dare un’anima, anche se cattiva, ad un povero pallone. Sempre meglio avere un anima cattiva piuttosto che niente.