Il pollice infuocatoErano le tre di notte in Calabria, Francesco stava infornando il pane. Dentro la sua panetteria c'era uno di quei forni coi camino, ma quei giorno pioveva eallora il suo forno si era spento. lui era senza fiammiferi o accendini e allora pensava che nessuno sarebbe passato a quell'ora per aiutarlo. Ma ad un tratto sente: "Oh, Oh, Oh, Oh!" e vede una processione di frati tutti incappucciati con il saio ma non riesce a vedere i loro volti. Sono tutti con un lumino in mano e lui si chiede: "Perché, se piove, i lumini non si spengono." Inoltre i frati non toccavano terra, la sorvolavano. E allora all'ultimo frate che è passato lui gli chiede: "Mi può prestare quei lumino perché devo accendere il mio forno?" L'ultimo frate glie l'ha dato senza voltarsi. Francesco accende il forno, quando va per ridarglielo, non c'è più nessuno. Se la strada è lunga e dritta, dove sono andati? Spegne questo lumino, ma mentre io spegne si accorge che non è un lumino ma l'osso di un pollice umano. Il giorno dopo va a raccontare tutto al prete che gli dice: "Questa notte passeranno di nuovo e tu devi dare loro quei pollice acceso, perché altrimenti togli un'anima dal cimitero, e ricordati: devi darglielo tu personalmente" Alle tre i frati passano di nuovo, puntuali. Francesco trema tutto, mentre accende il pollice sente: "Oh, Oh, Oh, Oh!" vede gli stessi frati tutti coi lumini tranne l'ultimo senza. Francesco gli va vicino e glielo restituisce. Il frate si gira verso di lui e dice: "Hai fatto bene!" Si scappuccia e quando lo fa, si vede che è un teschio umano. Francesco grida e mentre grida i frati scompaiono, e dalla paura Francesco si prende una febbre a quaranta. Ma da quei giorno, quei frati non si sono visti mai più. |
Nicola
Il pollice infuocato Un fornaio, dei frati fantasmi, un lumino, la paura. Una miscela poco
consueta di personaggi. E’ una metafora o è solo una favola senza
particolari riferimenti?
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