Steiner dice che non esiste una verità che la critica o la interpretazione dei testi possa trovare. L’ermeneutica ha in realtà senso solo per i testi religiosi perché deve definire la versione "vera". Ma poi, una volta definita ed imposta attraverso dei dogmi, si deve chiudere ogni altra interpretazione. Ed è così che la chiesa si è comportata.
In realtà di un opera letteraria o di altro genere, si può dire tutto ed il contrario di tutto. Ad es. Tolstoi considerava banale il Re Lear di Shakespeare. Si può ovviamente non essere d’accordo con Tolstoi, ma non è possibile dimostrare che ha torto. A questa constatazione va aggiunto il fatto che la lingua è un sistema aperto, non finito. Le frasi ed i testi che si possono scrivere sono infiniti. E le proposizioni grammaticalmente e sintatticamente corrette sono indecidibili (non si può dire se siano vere o no). Non esiste possibilità di scartare una proposizione come non vera sulla base del solo suo contenuto linguistico e semantico.
Se si mettono insieme le due constatazioni - che non esiste una verità da scoprire nell’opera primaria (opera creativa) e che la potenzialità del linguaggio è infinita - si capisce come si scrivano testi secondari, secondari sui secondari e così via. Per un autore noto, come Shakespeare od altri, la bibliografia critica è impressionante, volumi e volumi di sola bibliografia. Quindi il saggio di Raimondi si inserisce in una lunga lista di saggi sulla critica della critica.
Il guaio della situazione accademica, secondo lo Steiner, è che non ci si limita più a fare critica su autori importanti, ma su tutti. Il lettore non ha così più una guida sicura che lo aiuti a concentrare il proprio interesse ed il tempo limitato su ciò che vale la pena di leggere.
Lo Steiner fa il confronto con il caso delle discipline scientifiche. Qui ha
senso parlare di teoria come di qualcosa che poi può essere soggetto a verifica
sperimentale (almeno al di fuori dell’infinitamente piccolo o delle concezioni
cosmologiche). Una teoria quando è falsificata viene sostituita da un altra.
Nelle discipline umanistiche, anche se qualcuno parla di teoria (vedi ad es. il
Luckas della Teoria del Romanzo), in realtà non è tale, non può essere
verificata o falsificata.