Torino, 12 aprile 1996
Caro Dr. Di Pietro,
mi permetto disturbarla pur non conoscendola di persona per sottoporLe un'idea che risponde ad una domanda che mi sto ponendo da un pò di tempo e che molti altri ritengo si pongano, di fronte alla disastrata situazione del nostro Paese: cosa posso fare io, ora e qui? È una domanda tanto più coinvolgente quanto più uno ritenga che i tempi siano tali da non potersi mettere a posto la coscienza alzando le spalle (con la scusa che l'inerzia e la vischiosità del sistema politico non permette ai "non addetti ai lavori" di agire con qualche possibilità di successo).
Nella breve nota allegata viene illustrata l'idea di una possibile azione civica verso cui concentrare l'impegno di un certo numero di volontari. Qualora Lei consideri che valga la pena di approfondirla sono a Sua disposizione. Il problema di un impegno civico si pone certamente per Lei ad un livello ben più ampio ed impegnativo del mio, dato il patrimonio di popolarità e carisma di cui Lei gode. L'idea illustrata nella nota, benché modesta, potrebbe tuttavia rappresentare un contributo concreto e ben delimitato.
Un Suo supporto all'iniziativa non escluderebbe certo altre Sue iniziative più ampie ed impegnative contemporanee o successive. Per parte mia posso dedicare tempo ed esperienza (sono un dirigente industriale in pensione che ha avuto nella vita professionale responsabilità piuttosto elevate nella ricerca industriale) sulla base di volontariato.
Avevo qualche tempo fa cercato di lanciare l'idea tramite i direttori dei principali quotidiani, ma con scarso successo. Mi rivolgo a Lei sperando che possa farla propria e lanciare la creazione di una Fondazione che la realizzi.
Con i più cordiali saluti