Considerazioni su INTERNET e 
l’approccio al sapere

9 giugno 1998

  • Internet per l’informazione od il sapere?
  • Internet ed il curioso dilettante del sapere
  • Le due fasi - divergente e convergente - dell’approccio al sapere
  • Internet per gli studenti e gli studiosi
  • Un approccio parallelo al sapere?
  • Appendice: Proposta per un concorso per studenti di Scuola Media   
                           Superiore per stimolare la sperimentazione di Internet
  • Internet per l’informazione od il sapere?

    La diffusione di Internet con la possibilità – già facile ora ma ancora di più nel futuro - di esplorare rapidamente il contenuto di sapere immagazzinato in migliaia di grandi computer collegati come una ragnatela (il Web appunto), potrebbe indurre cambiamenti sia nel nostro approccio all’informazione, che nell’approccio al sapere.

    Non vi sono dubbi che la rete Internet o meglio il World Wide Web - la connessione in ragnatela di tanti calcolatori "contenitori" di informazioni e di sapere - rappresenti un formidabile servizio per l’accesso all’informazione. Se desidero sapere se posso andare da Villanova d’Asti a Calusco d’Adda in treno e quali gli orari, ottengo un’informazione dettagliata in tempi molto rapidi dopo essermi connesso in rete. Analogamente per conoscere orari, luoghi e contenuti per la mostra in corso a Bergamo su Lorenzo Lotto.

    Ma per quanto riguarda l’approccio al sapere? Qui l’impressione è che non si tratti solo di una maggiore efficienza. L’impressione, di chi abbia cercato di avvicinarsi ai nuovi strumenti con tale spirito, è che il cambiamento possa essere più radicale. E ciò ci spinge a riflettere più in generale al modo come ciascuno di noi si comporta in tale approccio anche quando utilizza strumenti abituali: scuola, corsi, libri, riviste, giornali, TV.

    Tali comportamenti cambiano a seconda che ci si rivolga ai contenitori del sapere in modo organizzato e con obiettivi ben definiti (come chi segue corsi scolastici o il professionista che intenda approfondire e specializzare il suo sapere) o che si sia spinti da curiosità e desiderio di allargare il proprio orizzonte culturale. Ma i comportamenti cambiano anche da persona a persona. In generale c’è chi ha un approccio apparentemente più dispersivo e chi invece più finalizzato. C’è chi sa già cosa cercare e chi invece esplora sperando poi di trovare qualcosa di interessante.

    Quale giudizio quindi dare sul Web come strumento per l’approccio al sapere? Fino a che punto l’intervento sulla scena di Internet rischia di modificare i comportamenti di ciascuno, tendendo ad aumentarne la dispersività? Diventerà uno strumento adatto soprattutto all’esplorazione senza obiettivi prefissi del curioso od anche un importante ausilio per chi va a scuola o persegue un progetto di specializzazione delle le sue conoscenze professionali?

    Internet ed il curioso, dilettante del sapere

    Cominciamo dal caso del curioso dilettante. Attualmente ha a sua disposizione giornali, libri, riviste, biblioteche, conferenze. Che cosa dà di più o di diverso l’uso della rete? La cosa più appariscente - e quindi anche immediatamente sottolineata da tutti gli opuscoli, manuali, articoli di divulgazione - è la multimedialità, la ipertestualità del Web. Nessuno degli strumenti usuali è completamente multimediale (testo, immagini, suono). Anche se può esserlo una conferenza. Potrebbe invece essere considerato ipertestuale una libreria od una biblioteca, nel senso che il visitatore può saltare da un libro ad un altro sullo stesso argomento. Lo è in senso proprio un’enciclopedia con il rimando alle voci di approfondimento particolare incluse in una data voce. Ma per quanto sforzo si faccia per rintracciare la ipertestualità o la multimedialità nelle forme correnti di approccio al sapere, il confronto con le potenzialità della rete da questo stretto punto di vista sarebbe sicuramente perdente.

    Consideriamo i due tipici approcci del curioso usando gli strumenti tradizionali, per poi cercare un confronto con l’approccio attraverso Internet, in particolare la libreria e la biblioteca. C’è chi va in libreria di fretta per comperare un ben determinato libro e chi ci va senza un obiettivo preciso a curiosare tra le novità per poi uscirne magari senza aver comperato nulla, o va in una biblioteca pubblica per cercare un libro determinato. C’è chi va in biblioteca solo se è possibile l’accesso diretto agli scaffali con i libri ordinati per argomento e può liberamente posarne più di uno sul tavolo da scorrere più o meno rapidamente. Costui forse ama anche andare in una biblioteca specializzata in riviste dove vi è una sala in cui sono esposti per una visione diretta gli ultimi numeri di tutte riviste a catalogo.

    Se ora il nostro curioso vuole tentare l’esplorazione della rete come approccio al sapere che tipo di comportamento svilupperà? Possiamo tentare una classificazione analoga a quella sopra indicata?

    Certamente si può accedere ad Internet con l’approccio di chi sa bene cosa vuole, su cosa concentrare l’attenzione. Se cerca libri, ci sono dei siti specializzati che offrono un catalogo di decine di migliaia di libri o dischi o CD-rom con strumenti di ricerca, tipo parole chiave, almeno altrettanto efficienti delle moderne librerie dotate di un computer (e magari con una gentile commessa che ti aiuta a rintracciare il libro anche se ti ricordi solo l’iniziale del nome dell’autore). In questi siti ci si può anche comportare come chi va di fretta in libreria e si limita a guardare l’indice o le terze di copertina. Si può ordinare un libro ed aspettare che la posta italiana con comodo te lo recapiti, oppure prendere nota e poi andare in una libreria ad acquistarlo. In questo caso Internet rappresenta certo un utile strumento complementare per aumentare l’efficienza del primo tipo di comportamento.

    E’ possibile anche un comportamento del secondo tipo, di chi, senza fretta e senza idee precise di cosa ricercare, entri in Internet per sfogliare libri e mettersi al corrente delle novità? In parte sì. Vi sono siti organizzati per argomenti, per novità, in vari settori del sapere. Non è tuttavia facile riscontrare l’equivalente di aprire un libro e sfogliarlo. Piuttosto, se si arriva ad avere individuato un testo di un certo autore si potrà accedere ad interventi di critica o di illustrazione o di commento. Con il pericolo che la qualità degli scritti non è assicurata da nessuno. In linea di principio, infatti, è facile - a chiunque abbia voglia di farlo - presentare il suo parere e trovare ospitalità su un qualche sito che poi emergerà all’evidenza del curioso "navigante" (dopo interrogazione mediante parole chiave immesse in uno dei tanti motori di ricerca). La differenza fondamentale con il caso del curiosare in libreria è tuttavia quella che è difficile mantenere un comportamento strettamente legato al curiosare su libri. Si viene facilmente trascinati, in un percorso pieno di alternative, in un saltare di palo in frasca - magari anche interessante - ma che alla fine ti lascia stordito. E che cosa ne fa il curioso delle varie pagine che ha aperto e magari scorso rapidamente sulla rete? In libreria lui sa che dopo aver sfogliato il libro o se lo porta a casa per riprendere la lettura o gli rimarrà solo il ricordo di quanto ha sfogliato. In rete invece vi è la tentazione di sfogliare ancora più rapidamente e mettere da parte per una successiva lettura. La pagina lì rimane, nascosta nella memoria cache del computer, disponibile per una successiva riapertura anche senza doversi di nuovo collegarsi in rete. E’ una differenza non da poco, ma che può facilmente mostrarsi più dannosa che utile. Almeno, se il comportamento voleva essere quello del curioso che sfoglia vari libri per poi concentrarsi su qualche testo che si porta a casa. Dall’esplorazione della rete ti rimane invece una valanga di fogli, foglietti, appunti che o non guarderai più o, se li riprendi, tenderanno a farti ripartire per ulteriori esplorazioni dispersive.

    Come si trova su Internet il curioso che ama frequentare biblioteche informali dove è possibile avere diretto accesso agli scaffali? Rispetto al curioso che passa un po’ di tempo in libreria, chi va in biblioteca di solito ha in mente un dato argomento e si siede vicino allo scaffale dove sono allineati i libri su tale argomento. Non che non sia possibile cambiare scaffale ed argomento, ma sarebbe comportamento un po’ strano. Costui dovrebbe trovare familiare l’approccio al sapere che gli permette Internet. Vi sono infatti siti specializzati che organizzano per argomenti l’enorme materiale esistente in rete. L’equivalente quindi degli scaffali della abituale biblioteca (anche se il contenuto di ogni sito non è l’equivalente di un libro, salvo eccezioni). Andare avanti ed indietro su pagine di siti già aperti, fermarsi per aprirne altri su cui curiosare. 
    Tuttavia, mentre in biblioteca se un qualche particolare libro sul tavolo lo interessa, può soffermarsi a lungo e lasciare perdere gli altri. In rete, mentre si è collegati, la coscienza che il tempo passa ed il contatore degli scatti gira, rende difficile soffermarsi su una pagina particolare. Si rimanderà a dopo, a connessione staccata. Intanto ci si affretta su altri siti, dove magari c’è qualcosa di più interessante, di più rilevante per quello che si cerca. Un’altra differenza fondamentale è ciò che avviene quando si lascia la biblioteca o si chiude la connessione. Quanti libri, tra quelli sfogliati o su cui ci si è soffermati con più interesse si possono avere in prestito? Un paio. Difficilmente di più. Il nostro amico è quindi costretto a fare una scelta, a concentrare i suoi interessi. Mentre in biblioteca poteva avere un approccio al sapere dispersivo (o forse meglio dire divergente), seguire in parallelo diverse tracce, a casa dovrà concentrare i suoi interessi sulla lettura dei libri che ha portato con sé, approfondire e rimandare ad un futura sessione in biblioteca le fughe parallele su varie sentieri di ricerca. 
    Al termine della connessione con la rete invece tutto il materiale raccolto è lì a disposizione. Anzi, finalmente potrà esaminarlo in dettaglio. Con quale procedimento? Con un procedimento sequenziale con approfondimento successivo dell’argomento che interessa oppure con un procedimento a tentoni, da una "pagina" che magari parla di generalità, ad un altro che affronta un tema molto di dettaglio? Solo una seconda lettura rapida - ma comunque più attenta di quella che si è fatta durante la connessione - permetterà di mettere in una qualche sequenza razionale il materiale raccolto. E mentre si fa questo, si scopriranno riferimenti ad altri siti che non sono stati visitati e scaricati. Da qui la tentazione di riallacciarsi alla rete e procedere con la ricerca di altro materiale.

    Le due fasi - divergente e convergente - dell’approccio al sapere

    Malgrado i diversi comportamenti, va tuttavia riconosciuto che in generale l’approccio al sapere - sia esso volto all’approfondimento di un ben determinato argomento, sia esso più generico e di più ampia (e magari superficiale) motivazione - prevede, che se ne sia coscienti o meno, una fase divergente seguita da una fase convergente. Nella prima fase, si rifugge da una troppo rapida focalizzazione su un tema o settore, su un libro particolare da leggere fino in fondo, ma si scorre rapidamente quanto ci viene alla mano (enciclopedie, riviste, giornali, libri sfogliati in biblioteca). E’ solo nella seconda fase che l’approccio converge su un obiettivo meglio specificato della ricerca, identifica una serie di oggetti (siano essi testi, corsi od altro) che contengono il sapere che cerchiamo, e l’approccio diventa più razionale e lineare, un passo programmato dopo un altro.

    Non deve meravigliare che la prima fase del processo di approccio al sapere appaia dispersiva e divergente. In fondo l’apprendere è analogo alla realizzazione di un progetto: vi è un obiettivo da raggiungere (un problema da risolvere) e si tratta di trovare la via migliore per realizzarlo. Nel portare avanti un progetto è fondamentale che vi sia una prima fase divergente. E’ solo esplorando varie strade che si delinea quella buona, su cui poi occorrerà concentrarsi per arrivare alla soluzione. Dalla prima fase divergente deve seguire una fase convergente. Ci si concentra su un cammino definito, il processo da parallelo diventa lineare, risponde ad un logica per cui un passo deve venire dopo un altro.

    Nel paragonare il comportamento dell’approccio al sapere per ciascuna delle due fasi, vi è il rischio che l’uso di Internet non riesca a far uscire dalla fase divergente. Tanto più quanto più ampia sia la disponibilità di siti in cui si può trovare, o si pensa di trovare, qualcosa rilevante per il nostro desiderio di approfondire un argomento. Se poi la curiosità è di tipo generale, non ben focalizzata su un dato argomento, è fin troppo facile esplorando il Web trovare strada facendo altri argomenti di interesse, perdere il filo iniziale, allargare via via il fronte d’indagine a scapito dell’approfondimento di un qualche filone di pensiero. L’approccio al sapere non è più l’equivalente di un progetto, perde di obiettivo. Naturalmente ciò condannerà a rimanere superficiali, a capire o pensare di aver capito un po’ di tutto. E’ un male oppure no per il nostro curioso che vuole sapere di più di quello che sa, senza tuttavia volere diventare un esperto?

    E come tutto ciò può cambiare il comportamento di chi si trova nella delicata fase di apprendimento formativo sia esso durante il periodo scolastico o per una successiva specializzazione, approfondimento od aggiornamento?

    Internet per gli studenti e gli studiosi

    L’insegnamento scolastico dà poco spazio alla fase divergente, volto com’è a trasferire un sapere programmato e standardizzato. E’ lasciato allo studente che ne abbia voglia, di percorrere per conto suo strade parallele o divergenti stimolato da curiosità e desiderio di approfondimento. Tuttavia potrebbe essere poco evidente allo studente - preso dal programma di studio che definisce in dettaglio il contenuto dei vari corsi scolastici – l’importanza di una fase divergente. Se l’approccio al sapere non é finalizzato all’ acquisizione od all’approfondimento di una professione, ma diventa soddisfacimento di pura curiosità e necessità di ampliamento del proprio orizzonte intellettuale, allora diventa più evidente che esiste una fase divergente. In questo caso, a volte è addirittura difficile superare i limiti di tale fase e convergere su una fase di approfondimento di ciò che si è intravisto nel vagare divergente tra libri riviste, ecc.

    Se l’apparire sulla scena dello strumento Internet tende a privilegiare la fase divergente nel nostro approccio al sapere, ciò potrebbe quindi rappresentare un importante complemento nel periodo scolastico per supplire all’eccessiva razionalizzazione e linearità dello studio. D’altra parte, il processo divergente su Internet rischia di trasformarsi in una sindrome: poiché è facile sfogliare e mettere da parte per successivo esame del materiale che contiene del sapere che ci interessa, se ne cerca continuamente dell’altro, stimolati come si è dall’apparente infinita serie di siti Web da visitare che potrebbero contenere altro materiale interessante. Per evitare la sindrome "divergente" occorre sapere ad un certo punto fermarsi e riorganizzare il materiale raccolto per poi procedere ad un esame più approfondito magari con strumenti più tradizionali (libri, ecc.). Potrebbe non essere facile. L’esplorazione sempre più allargata di Internet come una droga?

    Il discorso diventa particolarmente importante per chi segue un corso di studi regolare. E’ importante in tal caso che lo studente riesca alla fine a riorganizzare il materiale raccolto su Internet in modo che l’esplorazione di tanti siti e di materiali così diversi - il particolare mescolato con il generale, l’informazione seria con quella dubbia - venga poi organizzata in un "viaggio" che possa venire ripercorso tappa dopo tappa.

    La similitudine che si può fare è quella dell’organizzazione di un viaggio turistico culturale. Ci si può rivolgere ad un’agenzia turistica e comperare un pacchetto completo, che non lascerà libero un momento della giornata. E’ un approccio del tutto convergente e lineare. E’ l’equivalente dell’iscriversi ad un corso per apprendere una data materia. L’alternativa è di esaminare in proprio le varie possibilità ed attrattive (magari anche con l’uso di Internet) per poi organizzare passo per passo quello che si farà. Se si va a Venezia per la prima volta e solo per tre giorni, forse non è indifferente decidere la sequenza dei siti da visitare. Alla fine si potrà anche raccomandare agli amici che vorranno andare a Venezia per la prima volta, quale giro fare, passo passo. Il sapere così accumulato viene organizzato in un pacchetto.

    Con riferimento agli studenti ad esempio delle Scuole Medie Superiori potrebbe quindi essere interessante stimolare in loro l’approccio ad Internet come strumento complementare in particolare per lo studio delle materie scientifiche. In Appendice è descritta brevemente una proposta che tende a stimolare l’uso da parte degli studenti di Internet come strumento complementare al corso di studi.

    Un approccio parallelo al sapere?

    A parte la difficoltà di mantenersi all’interno di un determinato campo del sapere per cercare di approfondire le nostre conoscenze, c’è comunque da riflettere se l’approccio della rete WWW al sapere non finisca per cambiare il nostro modo di apprendere. E’ certo possibile ipotizzare che anche esplorando il Web si possa, dopo una prima fase divergente, concentrarsi su un filone, passare ad un approccio più lineare. Ma se invece vi fosse un cambiamento radicale di approccio?

    Con riferimento alla metafora del viaggio, esiste anche un approccio, non sistematico, non pre-programmato. Si va all’avventura e si lascia che gli eventi succedano nel tempo, secondo gli stimoli locali che verranno dalla visita stessa. Si alterna il generale al particolare, il programmato all’imprevisto. Alla fine nel raccontare il viaggio non si potrà tuttavia fare a meno di razionalizzare a posteriori quanto si è appreso, dare un panorama coerente del viaggio. La metafora ci porta a pensare ad un approccio che potremmo definire parallelo in cui non si distinguono le fasi divergenti e convergenti come due fasi separate e consecutive, ma in cui il percorso di apprendimento non passa dal generale al particolare, ma alterna senza una logica precisa momenti di approfondimento particolare a momenti di generalità, in parallelo appunto. I vari tasselli verrebbero poi composti solo alla fine del processo di apprendimento per dare un mosaico completo.

    C’è da chiedersi quindi se dalle esplorazioni non programmate, aleatorie, come quelle che Internet tende a favorire, non emergerà alla fine comunque un sapere organizzato. Se questo avviene, se alla fine si è riusciti in qualche modo a costruire dai singoli pezzi un panorama del paesaggio visitato, allora si potrebbe dire che si è seguito un approccio al sapere del tutto diverso da quello cui siamo abituati – quello che passa da una fase divergente ad una convergente - che si potrebbe chiamare approccio parallelo, in analogia con quanto è avvenuto nel processo di calcolo con computer di nuovo tipo (paralleli e non seriali).

    In sintesi, il tentativo di utilizzare lo strumento Internet nel nostro approccio al sapere ci porta a domandarci: se esso sia adatto soprattutto ad esplorare rapidamente le potenzialità del sapere da ricercare poi con strumenti più convenzionali (libri, corsi specialistici, ecc.) e seguendo una fase programmata e sequenziale, oppure se con tutte le limitazioni attuali non ci porterà ad un approccio diverso, del tutto nuovo, un approccio parallelo al sapere.

    Appendice:
    Proposta per un concorso per studenti di Scuola Media Superiore per stimolare la sperimentazione di Internet

    La quantità di informazioni legate ad argomenti scientifici e tecnologici oggi disponibili attraverso interrogazioni nella rete Internet sono enormi, almeno in termine di pagine scritte e di kbytes per immagini, video e suoni. Naturalmente non sempre la qualità dell’informazione è garantita. Inoltre, la dimensione quantitativa stessa dell’informazione e la sua dispersione su numerosi siti non rende semplice la sua utilizzazione, malgrado l’aiuto dei motori di ricerca disponibili in rete. Pertanto, tentativi per cogliere le opportunità esistenti come ausilio per l’apprendimento delle scienze da parte di studenti di scuole medie superiori possono essere defatiganti e dispersivi. Tuttavia la sperimentazione diretta in rete con l’esperienza che così si accumula è il necessario presupposto per poter approfittare a fondo delle potenzialità sopraddette, purché alla fine lo studente riesca a trasformare l’esplorazione divergente in un racconto sistematico. Ad organizzare I vari siti – dopo averne fatto una scelta anche qualitativa - in una sequenza significativa, in un pacchetto di un "viaggio" di esplorazione di Internet ad un dato fine: ad es. cercare di capire cosa si può imparare esplorando la rete partendo con la parola "giroscopio" o "clonazione" o Cartesio.

    Per realizzare l’obiettivo di accelerare l’utilizzazione delle potenzialità di Internet da parte di studenti di Scuola Media Superiore si potrebbe pensare ad incentivare - attraverso dei concorsi con premi - la sperimentazione delle potenzialità della rete mediante dei percorsi di ricerca su argomenti definiti dai singoli partecipanti. Un esempio può chiarire meglio l’idea.

    Una classe (l’intera classe od un gruppo di studenti) - ad esempio di seconda liceo classico - che intenda partecipare al concorso inizia scegliendo un argomento (generale o particolare). L’argomento stesso, se generale verrà poi meglio specificato o reso più generale se era troppo particolare, man mano che la ricerca viene svolta. 
    Si prenda ad esempio il problema della composizione delle forze ed i fenomeni che esso provoca in presenza di campi di forza rotazionali. Il percorso di ricerca comincia con l’esplorazione della rete usando parole chiave. Si può tentare con "forze centrifughe" o con "effetti giroscopici" o con "vortice" od altro. A seconda della generalità o della peculiarità eccessive ci si può trovare sommersi di riferimenti a siti od il contrario. Occorre quindi imparare a meglio precisare la richiesta anche grazie all’esplorazione delle informazioni contenute in alcuni dei siti indicati. Il percorso di ricerca viene così via via meglio precisato. Se emerge il nome degli scienziati che hanno contribuito allo sviluppo delle conoscenze relative, ad esempio di Coriolis, si può essere tentati di saperne di più sul personaggio, sulle sue ricerche ed i contributi che lui ha dato alla fisica. La ricerca potrebbe quindi svilupparsi su un versante non pensato all’inizio e cioè di approfondimento di storia della fisica. Può invece darsi che si incappi durante la ricerca in un sito che elenca e presenta gli strani effetti che le forze di Coriolis producono grazie al fatto che siamo immersi nella rotazione terrestre. Il percorso di ricerca potrebbe quindi svilupparsi verso l’elencazione di effetti particolari e strani, la loro descrizione e spiegazione. Le scoperte ottenute dalla lettura possono quindi indurre a cambiare anche di molto l’idea iniziale della ricerca. I percorsi interessanti esplorati dovranno via via venire identificati e memorizzati assieme alle informazioni giudicate utili per il seguito. L’esplorazione di un sito potrà portare a comunicare direttamente con chi lo ha realizzato per ottenere ulteriori indicazioni su come meglio proseguire. La ricerca avrà termine quando venga giudicato sufficientemente precisato il quesito ed esauriente la risposta ottenuta. Al termine, il gruppo dovrà presentare un documento ipertestuale che raccolga la documentazione ottenuta, riorganizzi in modo ragionato i siti visitati, espliciti l’intero percorso di ricerca e le sue tappe in modo che esso possa venire ripercorso da chiunque esamini l’ipertesto, senza le incertezze e deviazioni di percorsi alternativi che il gruppo ha dovuto affrontare per arrivare al risultato finale.

    Poiché la maggior parte delle informazioni S&T esistenti in rete è in lingua inglese, la partecipazione al concorso rappresenterà anche un’opportunità per gli studenti di mettere a prova le conoscenze di inglese imparate nel corso degli studi.

    Il concorso dovrebbe prevedere un premio per gli ipertesti migliori che potrebbero poi venire inclusi in un CD-rom da divulgare agli studenti di Scuola Media Superiore per un'ulteriore diffusione dell’uso di Internet come complemento al corso scolastico.