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Dublino
(1 Febbraio - 5 Febbraio 2007) |
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Il mio tredicesimo viaggio nell'Unione Europea.
Il mio tredicesimo
viaggio nella capitale irlandese è stato molto speciale. In primo luogo perchè
Dublino è una capitale unica e straordinaria nel suo genere. Produce subito simpatia ed entusiasmo senza
che se ne conosca il motivo. In verità, ci sono ragioni a bizzeffe per
confermare questo suo status di simpatica, allegra e divertente città
europea. In secondo luogo perchè il mio viaggio, unico finora della
lista, è stato compiuto in pieno inverno. Per me che non posso
soffrire il freddo e che temo di prendere sempre un raffreddore alla
prima infreddatura, trovarmi alla latitudine di 56° 26' nord in pieno
inverno è stato di per se un trauma. Credetemi. Il solo fatto di trovarmi
nel mese forse più freddo dell'anno in una città del freddo nord
Europa ha rappresentato nella mia vita di viaggiatore europeo un caso quanto
meno singolare. In terzo
luogo perchè una delle ragioni del mio viaggio nel mese più corto
dell'anno è stata quella di andare a vedere anche una partita di rugby
del Six Nations. Da questo punto di vista il viaggio a
Dublino mi ha permesso di conseguire un duplice obiettivo: visita alla
città e visione della partita Irlanda-Italia. L'unicità di questo viaggio ha anche una ragione di
tipo linguistico. Dublino è unica, perchè ha come lingua ufficiale
l'inglese senza essere in Inghilterra. Vi sembra poco? E poi è la città di James Joyce, ovvero la città
descritta in tutte le salse nell'Ulisse il suo capolavoro. E'
anche la città di Oscar Wilde e
di George Bernard Shaw, del poeta
William
Butler Yeats e della tradizione celtica e, dulcis in fundo, è anche la città della
birra Guinness. Vi sembra ancora poco? Io invece direi che c'è
molto, forse troppo per chi vuole visitare la città sul fiume Liffey
all'insegna della scoperta delle sue bellezze in appena quattro giorni. Dunque,
rischiosamente a mie spese, a Dublino in pieno
inverno. Com'è andata? Benissimo. Adesso vi racconterò. Mi dispiace
soltanto non aver potuto fare delle foto da mostrare qui nel web, ma la mattina della partenza, per la premura
di perdere l'autobus per l'aeroporto, ho dimenticato
di mettere in valigia la macchina fotografica. Questo sarà pertanto un
resoconto più scritto che visivo, salvo qualche foto che ho scattato con
il mio cellulare e di cui non si vede granchè. Mi dispiace, ma non ci posso fare
nulla. |
Come dicevo, ho
programmato il viaggio con un eccesso di zelo che non ha precedenti
nella mia non più breve storia di viaggiatore per le capitali
d'Europa. La preparazione è stata meticolosa e ragionata. Niente a che
vedere con il last minute. Vi basti sapere che mai ero stato così puntiglioso come in
questo caso nel decidere l'abbigliamento. Credevate che sarei partito
in maniche di camicia con un golf sulle spalle e fare una passeggiata
serale in O 'Connell Street con zero gradi celsius e 80% di
umidità? No. Proprio no. Per la prima volta in vita mia sono
andato in una capitale dell'UE con i doppi pantaloni per
proteggermi dal freddo pungente di Grafton Street e del Croke
Park. Ho fatto bene e non me ne sono pentito. Ma non c'è stato
solo l'abbigliamento. Per certi versi questo è stato un dettaglio. Per
esempio, ho studiato a fondo la localizzazione di
alcune mete da visitare e ho preso informazioni sui luoghi più
importanti della cultura irlandese nella capitale.. |
Ogni volta che
faccio un viaggio cerco, per quanto possibile e in modo più o meno
approfondito, di leggere della narrativa indigena in lingua italiana
che mi possa aiutare a comprendere meglio e a sintonizzare il mio spirito e le
mie conoscenze
letterarie sulla specificità antropologica di quel popolo. Per
esempio, leggere l'Ulisse di Joyce per chi intende fare una
vacanza a Dublino è, a mio parere, indispensabile. Quel libro da solo
vale più di dieci manuali di viaggio messi insieme. Il libro, e non solo quello,
l'ho letto alcuni mesi prima della partenza. In verità ho riletto
l'Ulisse per cercare di soffermarmi sulla descrizione dei molti nomi
delle strade di Dublino così come le ha riportate a suo tempo Joyce nel libro. E' stato un
esercizio piacevole e una scoperta interessante. Non mi era mai
accaduto di leggere un'opera di narrativa così lunga (sono circa 800 pp) con
la mappa di una città in mano da consultare sistematicamente almeno
una volta durante ogni pagina di
lettura. Questo aspetto è
molto importante nell'economia della conoscenza degli stili di vita
dei cittadini di quella città, perchè permette di cogliere, secondo le
proprie possibilità e le proprie sensibilità, l'anima dublinense. E poi,
come dice benissimo Duccio Canestrini nel suo interessante libro
Andare a quel paese, non è una novità se dico che io mi riconosco
appartenere alla categoria del "turista aperto ai saperi e ai sapori del luogo".
Perchè? Ma perchè gustare "saperi e sapori" del luogo significa dare senso al viaggio
e dare risposte al perchè di quel viaggio. Partire per le Maldive o
per la Thailandia senza sapere se si va là con spirito, come ci ricorda
Canestrini, "da godimondo o da vagabondo, da investigatore o da pirata,
da improvvisatore o da garantito, da elegante o da sbracati" non è
confacente con la mia indole di viaggiatore attento più al "come" e al
"perchè" che al "dove". Dunque, Dublino non solo come capitale di uno
Stato dell'Unione Europea ma Dublino come sede di scoperte e di
conferme, di verifiche o di invalidazioni di ipotesi che
ho sempre desiderato mettere alla prova ma che non ho mai potuto. Visto che in fondo in fondo a decidere nel mio caso il
"dove" andare a fare turismo non è il vicino di appartamento, nè il collega
di lavoro, nè - per l'amor di Dio - l'agente turistico del centro
commerciale sotto casa, allora tanto vale fare le cose per bene e
concentrarsi sulle buone letture del posto prima ancora di mettersi in
viaggio. E poi, dove la mettete la sensazione piacevole di autostima
quando per la prima volta in una strada della città di cui conoscete
un po' la storia e la letteratura dite a voi stessi: "cara Dublino, ti conosco
come le mie tasche. Dunque, non fare la furba, svelati serenamente e
fatti apprezzare al meglio. Tanto ti conosco, mascherina". Credete che non l'abbia pensato? Io al
vostro posto non avrei dubbi in proposito. Quando si viaggia da soli
anche i pensieri più infantili e ridicoli hanno diritto di
cittadinanza. Aiutano a prendere la vacanza con autoironia, tra
sorrisetti e sonore sghignazzate in strada.
La data del viaggio non l’ho scelta io, purtroppo, ma il comitato
organizzatore del torneo internazionale di rugby, l'RBS,
perchè, come vi avevo detto prima, è coincisa con una delle cinque
partite annuali fra le sei nazioni europee in gara nei mesi di
febbraio e marzo di ogni anno. In questo modo ho preso due
piccioni con una fava. Partenza venerdì 1 Febbraio 2007 dal Terminal B di
Roma Fiumicino e ritorno il 5 febbraio 2007. Quattro giorni pieni,
vissuti intensamente dalla mattina alla sera, con una giornata di
pioggia e con un pienone di freddo indimenticabile all'insegna del
turismo culturale e sportivo. |
Alla fine sono rimasto più che soddisfatto. Ho fatto un pieno di ricordi
che la mia
memoria, ancora oggi, non fa che ringraziarmi continuamente per averle
fatto questo gradito regalo. Un ricordo importante che si possa
portare da un viaggio piacevole dovrebbe essere capace, dice
Canestrini, di "ricordare a noi o a chi ci sta vicino un momento di
piacere o di crescita, vissuto in viaggio. Se l'esperienza di viaggio
non ci cambia, almeno un poco, è inutile viaggiare. Il miglior
souvenir è proprio il ricordo di questi cambiamenti, che hanno
suscitato in noi delle emozioni". Siamo d'accordo.
Iniziamo il racconto della vacanza nell'isola di S. Patrizio partendo dalla descrizione del
viaggio. Parlerò al presente per il piacere di ricordare la vacanza
come se fosse oggi. Andata per Dublino con un viaggio aereo su un vettore
tipicamente indigeno
Aer Lingus, volo EI 0403. Partenza da Roma Fiumicino
alle 12.05 e arrivo a Dublino alle 14.20 ora locale, in un tempo di 3
ore e 15 minuti. Tariffa economica di 151.16 euro, tasse incluse, con
un aereo Airbus industrie A320 Jet. Il viaggio è stato un po' lungo
per le mie abitudini e sull'aereo ho avuto bisogno di una coperta
che ho messo sulle gambe, avvisaglia questa di possibili fredde
giornate da trascorrere nella bella città in cui c'è la statua di
Molly Malone. Per il ritorno mi fu comunicato in precedenza
da Ryanair di presentarmi all'aeroporto di Dublino, dalle
ore 9.35 nell'area 8, al desk 808 il giorno della partenza.
Accanto a me un signore irlandese che rientra a Dublino da Roma. Si è immerso a leggere un
giornale alla partenza e l'ha mollato solo all'arrivo. Non ho
capito se avesse veramente piacere di leggere le notizie oppure se era
interessato a non parlare con alcuno dei passeggeri. Non
ha detto una sola parola nell'intero viaggio. Praticamente un
orso, ma ognuno è libero di viaggiare come vuole. |
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All'aeroporto, che si
trova a 11 km a nord dal centro della città, c'è il conveniente
Aircoach Dublin Bus che espleta
la corsa di andata e ritorno tra l'aeroporto e alcuni alberghi di
Dublino. L'autobus parte dall'uscita del terminal di arrivo ogni
quarto d'ora, dalle 05:30 alle 23:30, di ogni giorno. Il prezzo della
corsa semplice è di 9 euro. Ferma a Merrion Square North
dove si trova l'albergo da me prenotato, che si chiama O'Callaghan
Davenport Hotel. Ho monitorato sul web il percorso e il tempo
impiegato dai vari autobus della linea, ottenendo conferma della
previsione di un trasporto sicuro nei tempi e nei luoghi attraversati.
Evidentemente Dublino non è Roma, e la Dublin Aircoach Bus non
è l'azienda dei trasporti romana Atac che invece non perde
occasione di variare a suo piacimento orari e percorsi in modo casuale,
disorientando gli utenti viaggiatori. Addirittura saltano delle intere
corse, con un allungamento dei tempi di percorso da far arrabbiare
anche le tartarughe.
All'uscita del Terminal ho atteso l'autobus per circa dieci minuti.
Faceva veramente freddo e soffiava un'aria rigidissima che faceva
rabbrividire in continuazione. Sono rimasto in fila facendo la coda al
freddo fino all'arrivo dell'autobus, una vera salvezza salutato dai passeggeri con una
manifestazione di sorrisi e di compiacimento. Il ritorno da Dublino
per Roma avverrà con il volo 9432
Ryanair di martedì 5
febbraio 2007, alle ore 12.35. Per il ritorno mi fu comunicato in
precedenza da Ryanair di presentarmi all'aeroporto di Dublino,
dalle ore 9.35 nell'area 8, al desk 808 il giorno della partenza. Ma
di questo ne parlerò alla fine. Penso
di essere stato completo e dettagliato nelle informazioni di viaggio.
Considero questa prima fase del viaggio molto importante perchè è la base di
qualunque successo vacanziero. Arrivare in un paese straniero per la prima
volta, senza informazioni adeguate su tempi e modalità dei
trasferimenti non mi sembra la soluzione migliore di iniziare una
vacanza. Naturalmente, tutto questo in my opinion. L'autobus è
arrivato a Dublino in perfetto orario, solo che io non sono sceso alla
fermata giusta. La successione delle fermate era O'Connelly Street
dove c'è il Gresham Hotel, Grafton Street ovvero Trinity
College e Merrion Square North presso l'American College.
Dovevo scendere a questa fermata e invece la leggera pioggerellina che bagnava l'asfalto,
l'affollamento del bus e la poca visibilità attraverso i vetri dell'autobus
bagnati dalla pioggia mi hanno impedito di individuarla per tempo.
Così sono stato costretto a scendere alla fermata successiva, cioè
alla School House Hotel che era un po' distante dalla
precedente. Ma un taxi che passava per la strada, fortunatamente per
me, vedendomi con la valigia, si ferma e mi porta direttamente
all'albergo. Ebbene da questa piccola disavventura ho imparato
qualcosa. Al ritorno mi metterò alla fermata n.5 in Dawson Street
vicino al Pink Shirt Shop e non sbaglierò fermata. Joyce a questo
proposito scrisse un aforisma che pressappoco suona così: «Gli errori
di un uomo sono l'anticamera della scoperta». Avevo scoperto che
distrarsi in viaggio non è consentito. Al mio paese si dice che «chi
non ha testa deve avere gambe». Ed è vero.
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Arrivo al
O'Callaghan
Davemport Hotel alle 16.30 circa e vado subito in camera a
riscaldarmi.
La camera che mi è stata riservata è la n. 608 ed è calda e accogliente.
La si può vedere in basso con il televisore acceso.
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A sinistra il pieghevole dentro il quale alloggiare la tessera
magnetica datami come chiave della camera. Settimo piano, room
six-hundred-eight intestata al sottoscritto. La moquette sul
pavimento mi fa sentire il suo soffice tessuto in modo piacevole e
confortevole. La camera è arredata con gusto ed è completa di
tutto. C'è anche il bricco dell'acqua con alla base una resistenza
elettrica per riscaldare l'acqua per fare il thè.
Ne approfitto subito e mi preparo una tazza calda di thè al latte
e mi seggo su una delle due poltrone accendendo il televisore.
Sorseggio la bevanda che è buona e, soprattutto, è bevuta al momento
giusto. Ne avevo proprio bisogno.
Alla televisione, la BBC sta trasmettendo un servizio sulle abbondanti nevicate
nell'Inghilterra del sud e la protezione civile inglese deve darsi da
fare per aiutare le migliaia di automobilisti bloccati dalla neve
sulle varie autostrade. Ahi! Andiamo bene, mi dico. Speriamo che la
neve si fermi nel solo paese di Albione. Ci mancherebbe altro che
oltre al freddo ci si mettesse anche la neve.
L'albergo O'Callaghan Davenport è centralissimo ed è a
due passi dal Trinity College. Si trova nella Merrion North Square,
a pochi metri dalla Oscar Wilde House.
Percorrendo la Nassau Street verso ovest per andare in centro si arriva in
fondo a sinistra nella bella e pedonale
Grafton Street mentre a destra si va nella Westmoreland street
che continua, verso nord, fino al ponte sul Liffey River che dà
sulla O'Connelly Street. Come dire, nel vero centro di
Dublino. |
Questo sarà una parte di percorso che farò a piedi tra poco,
diciamo tra un'oretta circa, per andare al numero 20 di Temple Bar. Perchè in Temple Bar? Beh!
Ovvio: per cenare.
A pranzo ho mangiato maluccio in aereo, con un piccolo spuntino e
adesso avevo fame. Dunque, urge dare rifornimenti all'organismo.
La mia macchina biologica ne ha bisogno. |
Avevo prenotato un
tavolo per le 19.15 al Gallagher's Boxty House il
29 Gennaio scorso, per questa sera, con un messaggio di posta elettronica inviato dal
sito web del
ristorante. Poche ore dopo a Roma, due giorni prima di partire, ricevevo
nella mia casella di posta elettronica la conferma della prenotazione
con questo e-mail:"HI, I'm pleased to confirm your reservation for
1 at 7.15 on Friday. Regards, Ruth Cunningham". Quando l'ho
ricevuto ero soddisfatto del messaggio. "Così avrei trovato tutto
pronto per cena", mi dissi. E' già sera
quando mi incammino con l'ombrello per andare in Temple Bar. Mi sono
fatto l'idea che il quartiere deve essere una specie di Trastevere
di Roma, cioè una incantevole zona caratteristica, costituita da un
dedalo di stradine piene di giovani, negozi, cinema e centri
culturali, e naturalmente con un numero straordinariamente alto di ristorantini e pub irlandesi,
dove la Guinness scorre a fiumi, subito a sud del Liffey River vicino a
Dame street. All'uscita dall'albergo sento freddo e
prendo atto di non avere portato dei guanti. Nulla è perduto perchè in
Nassau street, sulla parte sinistra, c'è un negozietto di abbigliamento. La commessa è
una ragazza spagnola
e mi vende un paio di guanti di lana, neri, caldi a un prezzo
economicissimo che indosso subito.
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La saluto dicendole che
sono italiano e che capivo benissimo il suo spagnolo ma non il suo
inglese. Mi saluta ridendo, dicendomi ciao
in italiano. Imbocco Fleet Street e subito dopo, diritto
diritto, Temple Bar. Al n.20 c'è la reception del ristorante.
Arrivo con dieci minuti di
anticipo e la proprietaria mi invita a ripresentarmi all'ora
convenuta perchè non c'è posto. Perbacco, non scherzano mica questi
irlandesi. "Sono più teutonici dei tedeschi", mi dissi. Ho il tempo di
fare un giro intorno al palazzo per ripresentarmi al ristorante in
perfetto orario. La serata scorre via piacevolmente. Mi sono seduto a
un tavolo di fronte alla grande vetrata di una delle due stanze del
ristorante, dalla quale potevo osservare la strada che veniva
percorsa, in su e in giù, da frotte di italiani venuti
a Dublino per la partita di domani, i quali senza prenotazione non
hanno potuto gustare i piatti di 'casa Gallagher'. Il menù prevedeva
per primo una zuppa di patate e
porro, e per secondo un piatto tradizionale irlandese, chiamato Gallagher's
Traditional Irish Stew, che è un caldo stufato di carne di agnello cucinato con patate, carote e prezzemolo.
Ottimo. Per dessert un budino
chiamato Sticky Toffee Pudding con un bicchiere da 500 ml di
birra Guinness. Alla mia destra due signori anziani che cenano
con il mio stesso menù. A sinistra, due donne che parlano con
interesse tra di loro ma di cui non capisco una sola parola. E poi,
non mi interessa neanche capire. Sono fatti loro. Alle 20.15, dopo
un'ora all'interno del locale, ero in strada a percorrere a piedi la via
del ritorno in albergo per andare a dormire. Non pioveva più ma il
freddo era pungente. I miei orari non
prevedono mai uscite notturne, soprattutto con un freddo del genere.
Con quel tempaccio non c'era nulla di meglio, credetemi, che una buona
dormita al calduccio nel letto e per il resto che i giovani si
divertano. Il mondo è loro. |
L'indomani è sabato 2 febbraio. E' la
classica giornata grigia di un qualunque giorno invernale delle isole
britanniche. Non piove e
non pioverà fino a sera. Oggi è la giornata della partita di rugby tra
la nazionale azzurra italiana e quella verde irlandese. Il campo di
gioco si trova nella parte nord di Dublino vicino a
Drumcondra
e si chiama Croke Park. Dicono che è un pezzo di storia patria,
in cui una delle due curve è stata ricavata dalle macerie che gli
inglesi produssero sparando cannonate contro gli insorti irlandesi nel
1919, che è poi l'anno successivo alla conclusione della prima guerra
mondiale, ma è anche l'anno della conferma sperimentale per la prima
volta della relatività generale di Albert Einstein avvenuta da parte di
un giovane fisico inglese, Sir Arthur Eddington. Ho sempre trovato
interessanti le coincidenze nelle date di eventi importanti. Come per
esempio il 1642 che è l'anno in cui muore Galileo e nasce Newton.
Curioso no? Ce ne sono tante altre ma oggi parliamo di Dublino e di
rugby e non di altro. La partita inizia alla 15.00 ma si può accedere
allo stadio fin dalle 14.00. Così alle 11.00 prendo un autobus nella
vicina Merrion Street upper che mi porta sulla Drumcondra Road
Lower a due passi dalla Clonliffe Road che è la strada di
accesso per arrivare allo stadio per le persone che avevano il mio
stesso numero di serie del biglietto. Ma per eccesso di confidenza
sbaglio fermata e per la seconda volta in due giorni consecutivi sono costretto a
scendere alla fermata successiva e ritornale alla precedente a piedi.
Devo dire che la passeggiata fuori programma alla fine è stata
piacevole, perchè ho percorso una viale alberato che era un gioiello di
verde e un'esplosione di fiori alle finestre delle case. Alle 12.00, in anticipo sui tempi della
giornata, sono entrato in un pub in Drumcondra Road Lower. Ricordo
che ero vestito apparentemente normale ma sotto avevo preziosi tessuti
in grado di proteggermi anche dal freddo polare artico. Ordino un
cappuccino e mi seggo su un comodo divano sorseggiando e osservando il
viavai delle persone. Belle sensazioni. E ricordi straordinari di una bella giornata
di sport.
La faccio breve. Allo stadio entro tra i
primi e trascorro un'ora di attesa osservando gli ottantamila spettatori
che piano piano si infittiscono sugli spalti sempre di più a vista d'occhio.
Lo stadio è un colpo d'occhio di colori prevalentemente verde ma ci sono
anche i colori italiani dell'azzurro. Ed è un vero piacere stare là in
mezzo a loro. A un punto di ristoro trovo una ragazza polacca che parla un po' di italiano
che mi serve un thè caldo senza latte, nè limone, ma
con quel freddo è piacevolissimo. Ecco il biglietto per entrare nello
stadio. Il mio posto è sul lato ovest chiamato Hogan Stand, in fondo,
alla terzultima sezione, la 734, nella parte superiore, fila U, posto n.7
dal quale si vede il panorama fotografato col mio cellulare della
cerimonia degli inni nazionali delle due squadre. |
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Vedo la partita dall'alto degli spalti con l'Italia che tiene testa
alla forte squadra irlandese, ma alla fine perde per pochi punti di
scarto. Devo dire la verità. Nonostante mi piaccia il rugby vedo
distrattamente la partita. La mia attenzione è rivolta alla folla, agli
spettatori della fila davanti a me, alle manifestazioni di interesse
delle varie tifoserie e da altri particolari che con la partita vera e
propria non hanno alcuna relazione. Perchè, in fondo in fondo, ciò che mi
interessa è la novità, è la singolarità dell'evento, è il piacere di
essere in un mondo completamente differente da quello che sono costretto
a vivere quotidianamente a Roma. In una sola parola, ciò che mi interessa
veramente è la realtà del mondo fuori dall'Italia che trovo interessante
e che mi incuriosisce. Pochi minuti prima che la partita finisce sono già in strada
per evitare la confusione del dopo partita a prendere un autobus con
calma e senza ressa nella
Drumcondra Road Lower per
O'Connelly Street. |
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Scendo davanti al
General Post Office e cammino a piedi facendomi una piacevole
passeggiata per rientrare in albergo. Mi faccio una doccia e riesco. Una
pioggerella fastidiosa inizia a bagnare le strade. E' l'ora della cena.
Questa volta vado a cenare in un ristorantino nell'Aston Quay,
ovvero sul
lungofiume Liffey. Il ristorante si chiama "Fitzgeralds Aston
Quay". Fish & Chips, pinta di Guinness e per
dessert una porzione di torta alle mele prima di ritornare in albergo a
riposarmi. L'indomani sarà interamente dedicato a visitare la città con
approfondimenti specifici su temi inerenti a musei e chiese.
Dunque, è necessario un riposo da guerriero. Cosa che faccio subito,
dormendo pacificamente per tutta la notte. |
Si dice che viaggiare e
vedere cose nuove elevi lo spirito. Vero. Verissimo. Qui viaggiare è da
me inteso come realizzazione di un profondo bisogno di conoscere che
nasce dalla consapevolezza che gli altri hanno sicuramente qualcosa di
importante da insegnarci. Dunque, questa mattina, inizio del terzo
giorno di permanenza nella città che vide Samuel Beckett studiare al
Trinity College, ho l'animo giusto
per conoscere, per scoprire e ammirare le cose belle di Dublino. Io non
credo di far parte di quello zoo di viaggiatori che dicono: "quest'anno
mi sono fatto la Thailandia; il prossimo anno mi farò l'India". Perchè?
Perchè non ho la presunzione di affermare che con un micro-viaggio di
quattro giorni potrò aver acquisito l'esperienza per poter giudicare con
competenza e profondità di analisi lo spirito di un intero popolo. Ci
mancherebbe altro. I miei viaggi nascono con l'intento di visitare solo
le capitali degli Stati dell'UE. Sono già limitati nelle intenzioni e
ancor di più lo sono nella realizzazione pratica della visita, perchè
oltre al tempo mi mancano anche gli strumenti tecnici per comprendere un
po' la filosofia di un popolo. Cioè, come si suol dire in questi
casi, io sono un non competente, che è leggermente diverso dall'essere
incompetente. Non so parlare le lingue, non ho basi adeguate di
geografia umana, di etnografia, di antropologia, etc. In poche parole,
sono impreparato a dare giudizi pertinenti su un popolo. Nè ho mai
inteso darli. Dunque, questa mattina ho da imparare molto. In primis
devo fare la visita della città a bordo di quegli strani autobus che ti
fanno fare il giro turistico delle città visitando le principali
attrazioni del luogo per avere, diciamo così, un po' il polso della
situazione e per avere contezza della complessità della città.
Successivamente, ho da visitare il famoso Trinity College e
qualche museo importante, magari lasciando un po' di spazio
all'improvvisazione che, in questi casi, non guasta. E poi si vedrà. |
Ore 11.30 inizio il Gran giro turistico
della città. Salgo sull'autobus davanti al Trinity College e mi
accomodo vicino al finestrino. Fa freddo e piove leggermente. Mi
attendono ventuno fermate perchè sono salito alla terza su ventiquattro
da effettuare in un'ora e mezza circa. Si tratta di una bellissima visita della città in
un'atmosfera rilassata con vicini di posto simpatici. C'è tempo per
vedere molto della città e poi c'è anche un'audioguida che mi informa in
italiano dei posti osservati. Con la mia guida di viaggio di Dublino e la cartina del
City Tour mi metto ad osservare fuori. Scorrono davanti a me la
National Gallery, il
Dublin Castle, la
Cattedrale di S.
Patrizio, il Guinness Storehouse, etc. Il giro turistico mi dà
delle coordinate interessanti che approfondirò oggi e domani con delle
visite mirate. Ci sono pochi turisti sul bus. Quasi tutti sono tedeschi.
Non c'è più un solo italiano in giro: sono partiti tutti, ieri sera con i
voli charter, tranne qualche ritardatario. Ieri per la partita c'erano
più di cinquemila supporter, oggi non si vede una sola maglia azzurra in
circolazione. Sono uno dei pochi italiani rimasti. Ne vedo altri
cinque al Trinity College durante la visita alla bellissima
cittadella universitaria. Sono intenti ad acquistare souvenir nel
negozio dell'Università. Rimango sbalordito dalla Old Library
con la sua Lunga Sala, i suoi vecchi e pregiatissimi testi antichi e
gli straordinari busti di marmo. Veramente notevole. Bello anche il
Libro di Kells che vedo nella
Biblioteca (biglietto di 8 euro)
e tutta l'atmosfera che si respira negli edifici dell'Università.
Anch'io mi fermo nel bookshop. |
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Fuori piove ed io non ho intenzione di
bagnarmi. Almeno in quel momento. Dopo si vedrà. Vedo molti turisti
tedeschi aggirarsi per gli scaffali. In particolare un signore mi colpisce per il suo ombrello.
Direi che non è un ombrello, ma un ombrellone enorme. E lui, con
noncuranza, fa finta di non dare nell'occhio. Ma non ci riesce. Ci sono
anche molti bambini che scorazzano per il
negozio. Riesco a comperare
una maglietta con il logo del
Trinity College e una sciarpa
chiamata "scarf green kells square" facendo una lunga fila. Ho
intenzione di fare un regalo a casa. Ma dopo mezz'ora non ce la faccio
più ed esco. |
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All'uscita continua
ancora a piovere e con il mio
ombrello tascabile e il mio pacchetto regalo mi dirigo a piedi alla
Cattedrale di S. Patrizio. Mi sembra
una tappa obbligata e non ne posso fare a meno. Il giro delle chiese più importanti di una città è una costante
nei miei viaggi all'estero. Mi piace vedere le differenze
architettoniche ed artistiche fra le chiese
cattoliche e quelle di altre religioni presenti nella città che visito.
E poi i quadri appesi alle pareti, le sculture che ritraggono personaggi
importanti, le volte, i soffitti, le cupole. Insomma c'è tanto da vedere
e da gustare. Anche le chiese hanno dei sapori, oltre agli odori.
L'importante è scovarli, sentirli, annusarli. E quattro chiacchiere con
il parroco dove li mettete? Nella mia vita ho parlato all'estero con
parroci cattolici, preti protestanti, ortodossi, muftì musulmani,
pastori calvinisti, preti donne e clerici luterani, financo monaci
buddisti. Un pout pourri di sacerdoti di tutte le salse. Un
piacere parlare con loro. Entro finalmente nella cattedrale cattolica e
nel lato sud trovo il responsabile che brontola contro alcuni turisti
tedeschi che non appaiono interessati adeguatamente alle bellezze della cattedrale. Mi presento come un
"pellegrino" italiano che viene da Roma. Apriti cielo. Si spalancano le porte del
paradiso. Mi dice subito, in un curioso italiano, che mi stima molto
perchè è sicuro che provenendo da Roma io sarò senz'altro interessato.
In effetti lo sono, ma devo rafforzare in lui quest'idea e gli faccio
tante domande che lo mandano in visibilio. Parla sottovoce, è
competentissimo e parlerebbe con me fino a sera tarda. Mi racconta
un sacco di particolari della Cattedrale legati alla città di Roma. Mi
dà una brochure in italiano (nella figura a lato) e mi dice di stare alla larga dalle chiese
anglicane. |
Non sono molto d'accordo con lui su questo
punto e, infatti, a poche centinaia di metri c'è l'anglicanicissima
Christ Church Cathedral Dublin che visito. E'
molto antica e bella. C'è un bel leggio medievale in ottone del XV
secolo che mi colpisce per la sua rara bellezza. Per il resto tutto
scontato. Non piove più e mi trovo a percorrere alcune strade che mi
portano vicino al mio albergo in Grafton Street che ancora non ho visitato.
La percorro in su e in giù dando uno sguardo alle vetrine. Alla fine
entro al St. Stephen's Green Shopping Centre all'angolo tra
S.King St e
N. St.Stephen's Green. Si tratta di un centro
commerciale con balconate ampie e cortile centrale. All'interno trovo di
tutto. Ci ritorno l'indomani mattina, Lunedì 4 febbraio, perchè mi sentivo i
capelli poco puliti e ieri avevo visto un barbiere. Entro e chiedo di fare
lo shampoo. L'addetto gentilissimo mi fa scegliere anche il tipo di
shampoo che preferivo, un kerastase profumato "antipelliculaire" che mi
ha rimesso a nuovo. Mi sono sentito per un attimo una vecchia zitella
inglese che va dal parrucchiere più per chiacchierare che per altro.
Raramente avevo trovato all'estero un barbiere così pronto e
disponibile. Ricordo una volta a Varsavia che stavo rischiando grosso
con un barbiere indigeno perchè se non l'avessi fermato in tempo aveva capito che invece di uno shampoo mi doveva fare una tintura ai capelli, di un
colore che solo lui avrebbe potuto immaginare. Alla fine, con un inglesissimo sorry, mi lasciò, fortuna per me, con i capelli
appena bagnati dal pericoloso intruglio alchimistico. Mamma mia che
paura per il mio scalpo! Da quel giorno niente shampoo all'estero. Oggi
è un'eccezione. Da Grafton Street alla Dublino georgiana il
passo è breve. C'era da vedere la National Library con la sua splendida
sala di lettura citata perfino da Joyce nell'Ulisse e subito dopo il
famoso Number 29 la piccola casa signorile visitata in meno di trenta minuti al
numero 29 Lower Fitzwilliam St. Basta, ero stanco e in Grafton
Street, all'angolo Con la Nassau Street vedo un Internet
Cafè. Mi ci infilo dentro e su una comoda poltrona navigo un
po' scrivendo qualche mail agli amici. Il pomeriggio e la sera li
trascorro per intero sulla O'Connelly street osservando prima il
famoso GPO e successivamente la
James Joyce Statue,
ovvero quella che io ho subito chiamato la "statua del rag. Filini". Con rispetto parlando per Joyce
devo dire che la statua
immortalata nella Earl Street North mi ricorda moltissimo
da vicino la figura del
ragioniere Filini, l'amico di Fantozzi, in tanti straordinari e comici
film di Paolo Villaggio. Vedendo la statua di Joyce, con gli occhialini alla
Filini mi è venuto in mente l'esilarante e breve dialogo avvenuto tra il
rag. Filini e il rag. Fantozzi durante la
partita a tennis tra i due: «Allora Ragioniere che fa, batti? Ma,
mi dà del tu? No no, dicevo, batti Lei?? Ah, congiuntivo....». Ricordo il dialogo
e mi metto a ridere per strada: c'è mancato poco
che non andassi a sbattere contro l'altissimo e appuntito
The Spire
of Dublin. Ultima passeggiata dopo il
Parnell Monument è una breve e veloce camminata in
Henry Street e in
Moore Street.
Con il freddo che fa
mi sento poco propenso di immedesimarmi in Leopold Bloom e gironzolare
per le vie della nostra amatissima Dublino. La serata è bella ma fa
veramente freddo per i miei gusti e anche se non piove devo preparare la valigia perchè domani si
parte per ritornare a Roma. Così, dopo un piccolo bicchiere di Guinness in un pub vicino
Grafton Street me ne ritorno in albergo. La vacanza sta finendo e si rientra
alla base. |
Si sappia: il ritorno può essere traumatico.
Come dice Duccio Canestrini nel suo Andare a quel paese : "contrariamente a quanto recita l'adagio popolare, tornare, non partire,
è un po' morire. Così come la partenza richiede un rituale di distacco,
il rientro va un po' preparato, anche dal punto di vista psicologico". E
non c'è miglior cosa che prepararlo ritornando in albergo la sera
precedente al viaggio di ritorno per tempo e organizzare quest'ultima
fase del viaggio. Sulla via del ritorno all'hotel i pensieri mi frullano
nella testa con tanta forza centrifuga. Ritornerò a Dublino? E' la
stessa domanda che mi sono fatto tante volte l'ultimo giorno di vacanza
nelle capitali europee visitate. Sul piano delle probabilità dovrei rispondere no. Se penso di essere al tredicesimo viaggio e me ne rimangono ancora
altri quattordici non penso proprio di ritornare a Dublino, non ho tempo
per ritornarci ma non si sa
mai. Quante volte siamo stati sicuri di non fare una determinata cosa e
poi l'abbiamo fatta? Per esempio, io nella mia vita da giovane avevo
sempre detto a me stesso che non sarei mai venuto a vivere a Roma e poi
mi ci sono trovato impelagato per sempre mettendo su famiglia. Dunque, la
risposta è "prima devo completare il tour europeo e poi si vedrà".
Intanto, la mia testa formula un'altra domanda e cioè visto che
Dublino mi è piaciuta e che adesso mi mette tristezza l'idea di partire
e abbandonarla per sempre quale può essere un'altra maniera per
continuare questo viaggio e lasciare traccia e memoria di questa mia
esperienza? Ci sono due possibilità. O che dopo il rientro
continuerò a mantenermi informato su quanto accade nel paese e nella città
dove sono stato turista, oppure devo scrivere un resoconto di viaggio.
Ed è quello che farò al mio rientro. Intanto, domani mattina si torna a
casa. L'autobus è sempre lo stesso, la fermata però è diversa
perchè per andare all'aeroporto mi dovrò trovare alle 8.00 in Dawson
Street. Ma l'indomani a quell'ora il freddo è troppo pungente per
tentare di fare una passeggiata a piedi con la valigia verso la fermata che
dista almeno cinquecento metri. Così opto per un taxi dall'albergo che
mi porta comodamente all'aeroporto.
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Arrivo all'aeroporto con molto anticipo e prima di fare il check-in
intendo guardare bene l'aeroporto. Un buon viaggio di
ritorno prevede anche una sana curiosità di aggirarsi per gli
stand guardando la vita che si svolge e osservando il via vai
dei passeggeri. Guardo il biglietto
Il ritorno da Dublino per Roma. Si tratta del volo 9432
Ryanair di martedì 5
febbraio 2007, alle ore 12.35, con arrivo a Roma Ciampino alle
ore 16.35 per un corrispettivo di 87,73 euro ed "eur priority
board". Chi è a conoscenza di che cos'è questa "priorità" sa quindi
che c'è la possibilità di salire sull'aereo tra i primi viaggiatori
per prendere il posto che più si desidera. Mi viene in mente
l'assalto alla diligenza. Speriamo che non sarà così, mi dico. In
effetti non sarà così. |
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Ciao Dublino. Non dimenticherò mai questo
viaggio nel freddo di un inverno dei primi anni del terzo millennio.
Ciao Irlanda. Ciao amici.Al prossimo viaggio. |
Manuali di viaggio e mappe adoperati nella mia
vacanza a Dublino. |
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