Lo dico subito a scanso di equivoci. Le pagine
web che seguono non sono e non possono essere considerate un blog sui
viaggi. Si tratta, viceversa, della sottosezione di un sito web professionale,
costruito da me, insegnante di matematica e fisica di un liceo scientifico,
interessato qui a parlare d'altro piuttosto che di secondo principio della
termodinamica, magari nella versione ittica e ironica la quale, in parole semplici, afferma che "se si fa bollire un acquario si ottiene una
zuppa di pesce, ma è molto difficile che raffreddando la zuppa di pesce si
ritorni ad avere l'acquario". In realtà, se si ha l'accortezza di risalire
all'URL della home page si nota immediatamente che le pagine di cui è
composto il sito sono di una noia mortale. Cosa ci può essere di più noioso,
nella rete, di un sito web che parla di didattica della fisica? Nulla. Mi
rendo conto, pertanto, che non potrei mai ambire ad essere glamour e
interessante come riescono a fare tanti altri. Queste pagine, che qui
propongo in versione naif, hanno un solo scopo: quello di
testimoniare, a chi è interessato, il mio amore per i viaggi e per tutto
quello che questi rappresentano nella sfera dei miei interessi personali e,
perchè no, anche spirituali. Lo sguardo utilizzato è quello del semplice
"turista sul mondo e su se stessi", come dice efficacemente Duccio
Canestrini nel suo piacevole volumetto
Non
sparate sul turista. Questo outlook è necessario per afferrare
più novità possibili nei paesi e nelle città visitate, prima che il mondo,
nella sua folle corsa verso l'aumento di entropia e l'irreversibile degrado
ambientale, si trovi senza diversità alcuna nei vari paesi, in particolare
nella nostra cara e vecchia Europa. Un mondo tutto uguale,
replicato molte volte
alla stessa maniera, in cui si mangiano gli spaghetti alla napoletana
in cima all'Everest o ci si sazia con uno spezzatino di alce di Rovaniemi a
Taormina, è l'ultimo castigo che ci aspetta nel vivere questa nostra
fallibile vita. Sarebbe la fine vivere in un mondo grigio, uniforme, uguale,
isotermico e con una forte propensione all'aumento incontrollato
dell'entropia. L'ansia del viaggiatore, nel mio caso, è quella di fare
presto. Il più presto possibile, prima che sia troppo tardi. Anche perchè
ancora mi rimane molto da vedere. Sono, infatti, interessato a visitare le
capitali dell'Unione Europea. Tutte le capitali dell'UE. Dico tutte e 27 le
capitali, nessuna esclusa. Ripeto ven-ti-set-te, che non sono poche.
Ventisette città, ventisette lingue che rappresentano non solo una comunità
continentale di persone e popoli con una loro storia e un loro destino
comune, ma anche una babele di segni e di modalità di
comunicazione straordinariamente variegate e ricche di originali possibilità
comunicative. Si tratta di ventisette universi, ognuno differente dall'altro
in mille aspetti ma tutti legati da comuni tradizioni e da culture tra loro
intrecciate in maniera solida, da millenni di scambi e di solidi intrecci.
Ecco cos'è l'UE. E non potrebbe essere diversamente visto che essa non è
etnicamente omogenea e, soprattutto, non ha una lingua comune. Insomma, si
tratta di un ricco bouquet di vitalità che si manifesta attraverso un
sistematico e profondo uso dell'arte, della musica, della letteratura, della
filosofia e delle altre mille discipline e forme espressive in cui si
articola la comunicazione segnica e “multimediale”. Da un punto di vista più
generale l'Unione Europea è,
a mio modesto parere, un esempio straordinario di
sistema democratico transnazionale funzionante che merita di essere
visitato e approfondito. L'Unione rappresenta
contemporaneamente un evento epocale e il vero
successo politico dell'ultimo secolo, il '900, purtroppo lacerato da guerre e
totalitarismi distruttivi. Le generazioni che si sono succedute in
questi ultimi cinquanta anni ne hanno, a mio giudizio, una percezione
netta, concreta, fisica, a partire da cose semplici come la libertà di
viaggiare, l'esistenza di una moneta comune, ecc... Sono dell'avviso che
la portata rivoluzionaria del sistema politico dell'Unione Europea è il
sogno europeo di un modello di convivenza, unico nel suo genere, da
quando esiste l'uomo sulla terra. Per questo voglio viaggiare e voglio
conoscere. Desidero lasciare nella mia mente i ricordi belli di
un'Europa che fa felici i suoi cittadini, indipendentemente dalle
nazionalità, dalle religioni, dalle etnie, che, per i giovani, sono solo
sovrastrutture. Desidero lasciare traccia nei miei ricordi di un'Europa
che può orgogliosamente mostrare arte e cultura. Anche se le cose non
miglioreranno, è già abbastanza. Mi sento cittadino d'Europa e ne sono
orgoglioso. Elevando il discorso penso che sia necessario affrontare la
domanda relativa al perchè dei miei viaggi o se si vuole qual'è "il senso"
da dare ai miei viaggi. Forse dirò delle cose banali, scontate, già lette o
ascoltate da qualche altra parte, ma sempre utili e necessarie per far
capire che chi viaggia ha una marcia in più da chi rimane sempre nello
stesso luogo. La ragione è che chi viaggia acquisisce un tesoro di
esperienza e di conoscenza che lo arricchiscono, migliorandolo. Dicono che
viaggiare è una scuola di vita. Dicono che chi viaggia ha la possibilità di
guardare il mondo da molteplici punti di vista. Dicono che chi si mette in
viaggio con idee giuste, orientate a comprendere gli altri, riesce a
comprendere un fatto elementare e al tempo stesso fondamentale: così come
nell'universo fisico della natura anche nel mondo antropologico dei popoli e
della gente "tutto è relativo": religioni, culture, tradizioni, costumi,
lingue. L'ancorarsi e l'intestardirsi a rimanere legato a monoculture
localistiche, in cui ci si abbandona a una identità esasperata e limitata,
non aiuta a conoscere gli altri, non sviluppa capacità di comprensione;
anzi, toglie agli indigeni possibilità e sensibilità a comprendere il mondo
e coloro che sono diversi. Il viaggio aiuta a liberarsi più facilmente dalle
catene del localismo, dai pregiudizi, dalle limitazioni dell'isolamento
perchè viaggiare è, in fondo in fondo, strumento di vita in grado di
migliorare la nostra capacità a vedere il mondo per quello che è, e non per
quello che noi pensiamo che sia. Il viaggio aiuta meglio a conoscere il
mondo e gli altri. Certo, c'è modo e modo di viaggiare e di scoprire. Sta a
ciascuno di noi sviluppare la direttrice che più lo realizza, ciascuno a
modo proprio senza ricette prestabilite. E, soprattutto, senza vincoli
di destinazione: ognuno deve essere libero di trovare le ragioni del proprio
modo di viaggiare. Tuttavia, una piccola osservazione a questo proposito è
necessaria farla. Non voglio fare polemiche, per
carità. Ma ho una domanda che desidererei fare a molte persone che si
interessano di "trip and travel". Entrando nelle librerie e leggendo riviste
e blog che si interessano di viaggi si ha l'impressione che se si vuole
essere a la page ci si deve interessare quasi esclusivamente di viaggi
intercontinentali, che riguardano posti sperduti, lontani, insomma i più
isolati possibili. Il rischio è che se ci si interessa di Europa, come
faccio io, si viene
considerati piccoli "provinciali". Mi si scuserà, ma io non sono d'accordo.
Questo è uno dei pochi motivi perchè mi trattengo dall'intervenire in siti che
manifestano la tendenza che ho illustrato prima. D'altronde, dico subito la
verità: a me non piace il viaggio come avventura. Voglio dire che non farei
mai, come avrà sicuramente fatto qualcuno, di visitare un quartiere
malfamato di una città poco raccomandabile. Non appartengo alla categoria
che considera il viaggio come mezzo di produzione di adrenalina e non vado a
trasformare una piacevole gita turistica in un pericoloso safari o in una
altrettanto temeraria e rischiosa escursione tra i predoni nelle dune di un posto
isolato. E in più, dico che provo piacere ad arrivare molto in anticipo in
aeroporto, proprio perchè mi piace osservare i volti comuni e "poco eccitanti"
dei viaggiatori in transito. Canestrini, per esempio, non accetta il
consiglio del conducente di un taxi e si tuffa nelle stradine della
pericolosa città di Panama, venendo derubato. Ebbene si, come dice
Canestrini, fra le due tipologie di viaggiatore mi sento appartenere a
quella che viene chiamata la tipologia del turista "militarizzato",
protetto, al sicuro nell'hotel o nel villaggio turistico, come in un museo o
al bar della piazza principale della città visitata. In effetti, di casualità e di avventura nei miei viaggi
non c'è nemmeno l'ombra perchè sono da me temuti ed accuratamente evitati.
Non mi vergogno per questo, anzi rivendico polemicamente il merito di non
avere mai "disturbato" il Ministero degli Esteri per attivare la procedura
del pagamento di un riscatto ai predoni di turno per essere liberato dopo
essere stato ingenuamente rapito. Dunque, la piazza del Duomo, la via principale, gli edifici
dall'architettura inimitabile, i monumenti, le pinacoteche, qualche centro
commerciale per riposarmi, un ristorantino per gustare il menù tradizionale
"della casa", come per esempio quelli del tipo di un piccolo
paesino dell'Alta Valtellina o di una modesta trattoria sui monti Nebrodi, lo confesso, senza complessi di
inferiorità, fanno sempre parte dei miei interessi di viaggio. E adesso ritorniamo
ai miei itinerari di viaggio europei. |