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La Valletta
(9 Marzo - 11 Marzo
2009) |
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Il mio ventunesimo
viaggio nell’UE: La Valletta.
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Sono andato a La Valletta a
visitare l’antica città, fortezza dei Cavalieri di Malta, delimitata dalle famose
mura e dai formidabili bastioni per difendersi dall’invasione ottomana tentata e non riuscita nel
1565 dai turchi. Il viaggio, il ventunesimo, mi ha portato dal 9 al 11
marzo 2009 a La Valletta, capitale della Repubblica di Malta. Qualche riflessione sulla mia breve ma
intensa vacanza la devo agli amici che mi seguono in questa avventura.
Una piccola città
che è una vera meraviglia. La Valletta è un caso più unico che raro di
capitale di uno Stato che sembra uscita da un libro di storia
rinascimentale. Fonde
dentro di se la mediterraneità più significativa di isola al centro del
mare nostrum con la capacità di
aggregare, di fondere e di fare propri i caratteri più positivi dei
popoli viciniori. Oserei dire che tutti i maltesi che vivono a La Valletta
costituiscono un unicum in grado di rappresentare, in modo palese
ed efficace, l’intero universo del mediterraneo, in modo autentico e
positivo tra pace e ospitalità come tra le antiche idee di "spada e
fede". L'unicità di questa piccola isola sta proprio nella semplicità
con la quale è riuscita a produrre questo piccolo capolavoro di comunità
ospitale e desiderosa di vivere in pace la propria esperienza di vita
sociale e nello stesso tempo di coesistenza tra popoli vicini e
profondamente diversi. |
Non
mi risulta che dal punto di vista storico e militare Malta abbia mai
aggredito militarmente qualche paese, né che abbia mai avuto mire
espansionistiche e colonialistiche. E dire che di spazio Malta ne ha
veramente di bisogno. Beirut forse aveva realizzato, più in grande, il
sogno di vivere una esperienza di civiltà indigena, pacifica, vitale,
culturale, libera e
tollerante. Purtroppo, lo ha potuto fare per poco tempo perchè fattori esterni alla cultura
e alle tradizioni glielo hanno impedito. Alla fine, nella capitale dei
cedri, la politica e, soprattutto, l'estremismo religioso le hanno negato il
successo. La Valletta, invece, in silenzio, con semplicità, piano
piano, senza clamori ed esibizionismi, lo ha messo in pratica
concretamente senza
chiassi e fragori ma con virtù, pazienza, pragmatismo ed efficacia. Si nota subito che qui c'è
un popolo che vive in pace la sua esperienza di gente mediterranea. Certo non ci sono gli spazi
adeguati perchè l'isola è piccola. La sua superficie è di circa 300 km2.
In pratica, semplificando al massimo, è come se fosse un’isola a forma
di quadrato, di lato circa 17 km.
A rigore, non si potrebbe parlare di
integrazione visti i relativi piccoli numeri. Ma a mio giudizio sta qui
la forza di questo successo. Questa premessa costituisce a pieno titolo
l’elemento antropologico che più mi ha colpito della capitale della
minuscola repubblica mediterranea. Naturalmente, nella mia vacanza, in
gioco c’erano tanti aspetti e tanti desideri che avrei voluto soddisfare molto
tempo fa ma che non mi è stato possibile fare prima. Dunque, questo mio
ventunesimo viaggio nell’Unione Europea si apre con una nota positiva
molto piacevole che mi ha portato ad affrontare questa esplorazione con spirito di grande
commozione e di grande riconoscenza per il piccolo paese mediterraneo. Sappiamo tutti quanto sia stato importante per la civiltà
europea il simbolo della resistenza all’aggressione, prima turca e poi nazi-fascista. Entrambi volevano assoggettarla
perchè considerata una preda, un oggetto da fare proprio per farla diventare una
base avanzata del proprio colonialismo espansionistico verso
l’entroterra
africano. La piccola isola, con la sua piccola comunità, resistette
eroicamente e alla
fine riuscì a salvare la propria libertà e indipendenza. I Cavalieri di
Malta ne sono stati gli antesignani che hanno caratterizzato la storia
di questa piccola comunità. Il mio viaggio a La Valletta ha pertanto
radici storiche antiche e desideri provati tante volte nelle letture di
storia e di geografia. Volevo vedere e toccare con mano i bastioni delle
mura delle fortificazioni e nello stesso tempo osservare le meraviglie
del panorama che si può osservare dai giardini degli Upper Barakka Gardens. Una
finestra aperta sull’universo: di questo si tratta, se si osserva il
panorama di sera con le luci che sfavillano sulle "tre città" di
Senglea, Vittoriosa e Cospicua. Bella, veramente bella
da far accapponare la pelle. |
Il mio ventunesimo
viaggio nell'UE inizia con la partenza da Roma Ostiense il giorno 9
marzo 2009, alle ore 9.00. Eccomi nella foto a fare il biglietto per Fiumicino Aeroporto nella
stazione Ostiense delle Ferrovie dello Stato di Piazza dei Partigiani a Roma.
Il prezzo del biglietto è di 5,50 €. Si tratta di una tariffa molto
conveniente perchè il treno, unico mezzo di trasporto romano che
rispetta i tempi di percorrenza all'interno della città, permette di evitare
di prendere i taxi romani che
costituiscono, a detta unanime, uno dei pochi pericoli per chi vive a Roma. Mi dispiace
far entrare in un resoconto turistico questa polemica, ma vi garantisco
per esperienza che se si può è meglio evitare di prendere un taxi
romano. Naturalmente, una certa percentuale di tassisti (pochi in verità)
lavorano e agiscono in modo corretto e onesto, ma la stragrande maggioranza è
arrogante e maleducata per non aggiungere altro. Dunque, sono particolarmente compiaciuto del
fatto che così facendo evito eventuali arrabbiature. Sono le 9.18 quando a Roma Ostiense prendo il treno per Fiumicino.
Come al solito è affollato e pieno di gente che va al lavoro. Alle ore
dieci in punto, arrivo
alla stazione dell’aeroporto di Fiumicino. Scendo dal treno e imbocco il
tunnel per andare al Terminal A dell'aerostazione. Il percorso è lungo
ma sono piacevolmente in anticipo. Mi aspetta un aereo Alitalia,
volo AZ886, prenotato in internet con biglietto elettronico MBXEDR,
con partenza alle 12.30 per
Malta Luqa. Il volo di ritorno l'ho prenotato con lo stesso
sistema, ed è da Malta per Roma Fiumicino
l'11 marzo 2009, alle ore 14.50 nel volo AZ887 con arrivo a Roma
alle ore 16.15. Il viaggio di andata e ritorno costa 98,48 €, che è una
tariffa molto conveniente. |
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Rapide formalità al chek-in
e alle 12.40 l'aereo si libera in volo con me seduto vicino al finestrino
per vedere meglio dall'alto l'isola all'arrivo. A fianco c'è una foto
scattata dall'aereo in prossimità dell'isola dei Cavalieri. Il viaggio è breve.
Anzi brevissimo. Il tempo di leggere un quotidiano e bere un caffè che
siamo in atterraggio all'aeroporto di Luqa. Dall'alto l'isola appare ancora più piccola di come è nella realtà. Il pilota
deve fare un'ampia virata per poter atterrare secondo la direzione sud-nord.
In questo modo si ha la possibilità di osservare bene la parte
nord dell'isola con una buona visione del Grand Harbour. |
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In realtà si
vede benissimo anche la parte centrale dell'isola che evidenzia una elevatissima concentrazione di
abitazioni le quali si estendono, quasi senza soluzione di continuità,
in tutte le parti dell'isola. Arrivo
all'aeroporto di Malta in anticipo. Già questo fatto la dice lunga su
come è stata piacevole questa vacanza. Il viaggio aereo con Alitalia è
stato semplicemente perfetto. Volo tranquillo, e nonostante siamo
partiti con dieci minuti di ritardo da Fiumicino, siamo arrivati a
La Valletta in anticipo di alcuni minuti. Il che mi ha fatto enormemente
piacere perchè ho potuto recuperare del tempo in più. L'uscita dell'aeroporto è
anonima e non si ha modo di vedere quasi nulla. Sul piazzale mi aspetta
il minubus che mi porterà in dieci minuti circa in albergo. Mi
metto a chiacchierare in italiano con l'autista (si chiama George) col
quale ci troviamo in sintonia su molti aspetti caratteristici dell'isola
e dei suoi successi turistici. Il mio limitato lessico maltese però mi
permette di accattivarmi la sua simpatia con le poche parole che ho
imparato come bongu, grazzi, kif inti, x'ismek, il-lukanda e
jekk joghgbok. In genere imparo una decina di parole nella lingua
del posto che mi
permettono di instaurare una corrente di simpatia con l'interlocutore indigeno
di turno. Se aggiungiamo che alcuni termini sono uguali al
siciliano si può tranquillamente dire che il ghiaccio della
comunicabilità si rompe facilmente. Mi ha colpito il fatto che in
siciliano l'aggettivo "poverello" si dice "mischinu" che è la stessa
parola detta in maltese, cioè "miskinu". La discussione va a cadere
inevitabilmente sulla cucina maltese che richiama alcune caratteristiche
di quella siciliana. Avrò modo in seguito di verificare concretamente la
qualità e l'analogia della cucina maltese con quella siciliana, a
cominciare dagli arancini di riso e a finire con un tortino di un pesce
particolare chiamato in Sicilia "lambuca" e a malta "lambuka". L'abbondante uso della ricotta nella pasticceria
siciliana e maltese accomuna ancor di più le due pasticcerie isolane. Prometto
a George che verificherò con attenzione il suo prezioso suggerimento di
assaggiare le specialità dell'isola. La prima cosa che appena arrivati salta
evidente agli occhi come novità è la guida a sinistra con lo sterzo
a destra. Lo avevo notato già a Larnaka, nell'isola di Cipro. Questo è
il biglietto da visita per dire che se non siamo proprio in Inghilterra
poco ci manca. Si tratta del retaggio del colonialismo inglese che a
Malta è verosimile e si incontra spesso. Arrivo all’albergo alle 14.30. |
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L’hotel si chiama
Hotel
Castille e si trova in
Triq San Pawl, davanti alla Piazza Castille. E' forse il
miglior albergo esistente all'interno delle mura di La Valletta. Appena
fuori c'è il Phoenicia ma a me interessa tutto ciò che sta dentro
le mura e non quello che sta fuori. Il mio intento è consumare
interamente tutto il tempo disponibile per il giro turistico all'interno di
La Valletta. Di fare una visita nei posti turistici di spiaggia o di
shopping non mi interessa proprio niente. Domani ho un appuntamento importante nella co-cattedrale di San
Giovanni. Mi attendono due tele speciali da osservare con
attenzione. Ne parleremo dopo. Adesso non vedo l'ora di arrivare in
camera per darmi una rinfrescatina e immediatamente uscire a spasso per
la città. Alla
Reception il Direttore dell’albergo è stato gentilissimo. Si
chiama Ronald. Mi ha
fatto avere la camera più bella disponibile in quel momento e me l'ha
messa a disposizione immediatamente. Si tratta della camera n.
44 al quarto piano da dove ho potuto godere di un ampio e gradevole
panorama orientato sul Grand Harbour. |
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La camera è una bella
stanza luminosa, ampia e spaziosa con una vista splendida sul porto,
ottenuta mediante la presenza di due ampie finestre centrali, mentre da quella
laterale si osserva il gradevole palazzo barocco nella foto. Semplicemente
perfetto. |
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Mi rinfresco in bagno,
provo l'adattatore di tipo inglese per caricare la batteria del mio
palmare e sistemo un po' di biancheria nell'armadio. Un rapido sguardo
nei cassetti per sistemare la camicia di scorta e dopo pochi minuti sono
nella hall per salutare il Direttore e farmi dare una cartina
della città.
Mr. Ronald
gentilmente mi fa una foto seduto sul divano nella hall. In pochi minuti sono in strada ad assaporare il piacere
della novità turistica alle basse latitudini. Appena 35,9° di latitudine
nord e 14,5 di longitudine est. Mica male come posizione mediterranea.
Ci siamo in pieno, dissi tra me. Esco sulla piazza ed ammiro le prime
strade che mi si presentano a una luce molto chiara.
Diciamo che sono talmente affamato di visitare la capitale maltese che
mi sono messo subito in moto a camminare per le strade di La Valletta senza pensare alle conseguenze della
stanchezza e dell’acido lattico che si andava accumulando progressivamente nelle
mie gambe. Piano piano, ho
percorso prima triq San Pawl verso Fort St.Elmo, poi triq il-mercanti
risalendo in senso inverso e successivamente triq ir-republika di nuovo
verso Fort St. Elmo. |
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Insomma, è come se avessi percorso a New York
tre strade parallele dispari consecutive, per esempio la 55a, la 57a e
la 59a strada. Un’idea bizzarra ma tutto sommato piacevole. Dopo un po’
ero alla ricerca di un posticino dove mangiare qualcosa. Ero
praticamente a digiuno dalla mattina presto. Se togliamo uno snack
dolce e un caffè molto diluito bevuto in aereo ero praticamente a
digiuno da troppo tempo. Urgeva mettere sotto i denti qualcosa di
gustoso e nello stesso tempo di indigeno. Entro in triq
ir-republika da Cordino (nella foto) il famoso caffè situato
in triq ir-republika al numero 244. Purtroppo erano già passate
le 15.00 che è l’orario limite oltre il quale il servizio ristorante
della casa chiude. Mi accontento di assaggiare la pasticceria, con due
pastizzi, uno alla ricotta e l’altro ai piselli e un "cannolone"
gigante, chiamato kannolo irkotta. Buonissimo. Un cappuccino
sorseggiato con molta lentezza per sopperire alla mancanza di
salivazione mi ha risintonizzato con l'ambiente, il tutto al prezzo di
7,75 € e sono pronto a ricominciare a camminare per le piacevoli strade di
La Valletta. |
A
pancia piena mi butto a percorrere alcune vie, questa volta
ortogonali alle precedenti
per fare poi il mezzo giro di circonvallazione delle mura sul Grand Harbour.
Chiese, stradine, percorsi in discesa e in salita sono stati da me
affrontati con un impeto che mi ha sorpreso. "Straordinaria città questa"
mi dissi. Osservavo la pulizia delle strade, i visi dei pochi turisti e
degli indigeni con voracità come se fossi veramente affamato di turismo.
In parte lo ero perchè in tutto l'inverno non avevo fatto alcuna sortita
turistica in nessun posto. Pertanto l'«appetito» era più che giustificato. Tutto
il pomeriggio l’ho trascorso a camminare in su e in giù per le strade di
La Valletta. In triq ir-republika davanti a un negozio di souvenir
di foto marine
sono stato invitato a provare la specialità del negozio, che consisteva
nell'applicazione di una maschera di sale del Mar Morto da mettere sulla pelle
per ringiovanirla.
Naturalmente ho rifiutato. Non mi fido di novità esotiche o di proposte
rivoluzionarie che ti ringiovaniscono. All’estero mi mantengo sempre sulle mie.
E poi non voglio barattare la mia età di "giovane sessantenne" con una
improbabile neo-giovinezza della quale non mi importa un "fico secco". Così mi sono a messo a
discutere con i due ragazzi che erano i conduttori del negozio. Hanno
capito subito che ero italiano e hanno giocato a provare a individuare la
mia città di
provenienza: Milano, Roma, Napoli, Firenze e Perugia sono state le più
gettonate. Alla fine ho detto loro che ero siciliano. Non ci crederete
ma hanno fatto delle risate sonore e mi hanno detto: mafia! Abbiamo
chiacchierato un po' ed è uscito fuori che il conduttore del negozio era
israeliano. Ecco il motivo del sale del sale del Mar Morto gli dissi e lui annuì.
Alla fine ci siamo salutati cordialmente ed ho ripreso la strada per
una sortita al City Gate. Avevo visto nella guida turistica che
lì vicino doveva esservi un posticino dove mangiare in modo
autenticamente maltese. Vi informo che quando vado all'estero non mangio
mai all'italiana. Niente spaghetti o lasagne. Niente caprese con
pomodori e mozzarella. |
Al
massimo una pizza di sera con un bicchiere di birra locale per permettere allo
stomaco di riprendersi dopo abbondanti libagioni indigene non certo alla
stessa stregua delle minestrine all'acqua nostrane. Al contrario,
mi piace conoscere la cucina locale, le sue specialità, le sue
stranezze, i suoi sapori. Trovo questo posto. Si chiama
Caffè Jubilee.
Si trova vicino al Teatro Manoel.
All'interno si può vedere una parete piena di poster antichi. Una buona
parte sono pubblicità degli anni cinquanta del novecento, la maggior
parte italiane ma anche francesi, inglesi e anche spagnole. Le locandine
italiane erano molto antiche. Ritraevano figure dell'aperitivo Campari, delle ciprie Bertelli,
e addirittura dei grammofoni Columbia di Milano.
Rarità e bizzarrie.
Mi siedo e ordino la specialità della casa, ovvero un piatto di Nanna's Ravioli
con basilico e pomodoro e un
bicchiere di vino rosso Gls 1919.C'è anche il formaggio grattugiato che
mi permette di stemperare un po' l'ottima salsa di pomodoro. Gustosi e
abbondanti. |
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Si tratta di ravioli giganti, enormi, che saziano anche il più affamato
scaricatore di porto. Praticamente ne ho mangiato meno della metà. Il
tutto 10.75 €. Probabilmente vi sarete chiesti perchè il nome dei
ravioli è Nanna. Semplice. Proviene dal siciliano "nanna" che
significa nonna. Dunque, si tratta di ravioli prodotti in cucina secondo
una vecchia ricetta della nonna, pardòn, della nanna!
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Vicino a me coppie di pensionati e pensionate inglesi che trascorrono
l'inverno a Malta. In effetti, la città è rispetto agli standard
londinesi molto economica. Pertanto è perfettamente giustificata la
presenza di molti pensionati nordeuropei che oltre al risparmio trovano
anche il clima eccellente. Nonostante un vento di tramontana la
temperatura si è mantenuta su limiti accettabili. E se non fosse stato
per il vento fastidioso e teso sarebbe stata una vera vacanza
primaverile. Anche nel mio albergo ho visto molte coppie anziane. Penso
che le vacanze primaverili soddisfino in pieno l'esigenza dello svernare
in climi abbordabili come quelli mediterranei. |
E adesso una serie di foto che ho scattato
nel pomeriggio del primo giorno di arrivo a Valletta. |
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Secondo giorno. La giornata è assolata ma
fredda. Faccio colazione nella sala ristorante dell'albergo. Ho una
lunga discussione con il cameriere su come si dice buongiorno in
maltese. Mi fa capire che il vero maltese non dice bongiu con il
puntino diacritico sulla g, come suggerito dalle guide di viaggio, ma una lunga
parola che faccio fatica a tenere a mente. Il vero buongiorno a
suo parere si
dice L-ghodwa T-tajba. So per certo che taiba in arabo
significa buono. Deduco che potrebbe derivare dall'arabo l'intera
parola, anche perchè questa forma di saluto è molto antica, quindi è
probabile che l'influenza linguistica dell'arabo sia alla base della
parola dialettale buongiorno. Non chiedetemi di approfondire la
questione perchè, non saprei
rispondere meglio. Non sono mica il Wolfe, famoso professore
tedesco di
linguistica comparata, che nei primi anni sessanta arrivò in un piccolo paesino
siciliano del Nebrodi,
posto a mille metri su livello del mare, e si mise a parlare in
perfetto dialetto locale che solo i vecchi del
paese riuscivano a comprendere perchè era la lingua dei loro padri. |
Dalla finestra della camera scatto una bella
foto sul Grand Harbour. E' inutile mi dico:
La Valletta è proprio bella. Garantisco che più di una volta mi è venuto in
mente di dirmi che se avessi dovuto nascere in un posto diverso da
quello dove sono nato, penso che La Valletta sarebbe stata una
delle mie risposte preferite. La trovo familiare, come se avessi abitato
qui durante l'infanzia. La mattina del giorno dopo l'arrivo a La
Valletta è una bella mattinata. E' il giorno 10 marzo e nonostante
la stanchezza del viaggio ho dormito bene. Mi sono svegliato alle sette,
giusto il tempo per mettermi in ordine e fare colazione. Nonostante io
avessi impegnato diversi pomeriggi prima di venire a Malta per imparare
qualche parola di maltese ho sbagliato di nuovo nel dire buongiorno in
maltese al cameriere. Nonostante lo sforzo effettuato di usare
l'alfabeto più lungo di tutte le lingue occidentali, formato da ben
ventinove lettere, una di più dell'arabo, non sono riuscito a farmi
capire quasi da nessuno. |
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La bellissma sala ristorante dell'Hotel
Castille con alle spalle lo spettacolare panorama del Grand
Harbour. Nella foto, al tavolo della prima colazione, sono stato
ripreso dal cameriere la prima mattina di permanenza in città. Ai
tavoli vicini al mio da entrambi i lati ci sono alcune coppie di vecchi
pensionati inglesi e scandinavi. |
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In fondo alle due foto c'è il Grand Harbour,
ovvero lo spettacolare porto di La Valletta ripreso dalla
finestra della camera d'albergo. |
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In entrambe le foto ci troviamo in triq ir
repubblika, la via principale di La Valletta. La via è quella che
taglia a metà in senso trasversale l'intera città fortezza. E' la strada
dello shopping, dei negozi e delle principali vetrine. |
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Sprazzi di cattolicità maltese e un frontone
barocco dalle dimensioni gigantesche. |
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E adesso qualche riflessione personale. Oggi
mi viene in mente che domani dovrò ripartire e penso che questa vacanza
è la vacanza più breve e intensa della mia vita. In pratica è la prima
volta che abbrevio intenzionalmente la visita a una capitale dell'Unione
Europea ad appena due notti. Mi è costata molta fatica accettare questo
accorciamento temporale che non mi permette di fare come al solito le
cose con più calma . Appena due notti e quasi tre giorni di permanenza
mi inducono a correre, a sveltire il passo e a ridurre al minimo le
pause di riposo, quelle sieste tanto care a me che ho sempre trovato
essenziali nella comodità di una camera di albergo per riposarmi tra il
crogiolarmi nelle lenzuola e il piacere del silenzio.
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Alle 9.00 sono nella Co-Cattedrale di
St.John. C'è una funzione religiosa che ascolto con rispettoso silenzio.
Il celebrante è anziano, parla
lentamente ma invita l'Assemblea ad alzarsi e a sedersi con risolutezza. Devo ancora aspettare mezz'ora per l'apertura del Museo per
vedere le due tele del Caravaggio. Mi siedo e osservo la volta della
cattedrale. Bella, non c'è che dire. Alcuni pensieri mi frullano in mente. Sono i soliti
dubbi che mi prendono quando medito in una chiesa di cose spirituali. Il
più impegnativo è il tentare di conciliare la capacità critica dell'uomo
di scienza con la necessità di credere in Dio. E' difficile, molto difficile trovare la sintesi tra queste due
posizioni. Ma non dispero. Non può non esserci una soluzione.
La vista della bellissima scultura sull'altare maggiore della cattedrale
e le meraviglie artistiche in essa presenti fanno provare i brividi.
Chissà quante funzioni religiose sono state effettuate qui alla presenza
di chi sa quali personaggi. E' straordinario come il mediterraneo possa
far provare una miriade di sensazioni al turista consapevole dei grandi
fatti storici che ivi si sono realizzati. |
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Alle
9.30 entro nel museo con un'audio-guida in italiano. Ascolto e percorro
le varie stanze del museo con molta attenzione fino ad arrivare a quella che contiene le due
tele del Caravaggio. Entro e guardando davanti a me il tema della
decollazione di S. Giovanni Battista mi seggo sulla lunghissima panca di
destra in maniera tale da osservare il quadro voltando il viso verso di
essa. Sono solo perchè ho preceduto due coppie di visitatori anziani,
pensionati non più giovani che forse hanno inteso trascorrere la
mattinata al museo. Sono in rispettoso silenzio. |
Mi immergo nella contemplazione dell'azione omicida
del bruto assassino che ha già tagliato la testa a Giovanni Battista con
la spada e, adesso, tenendo il coltello dietro la schiena, si appresta a
tagliare la pelle che tiene ancora legato al corpo il capo. Che scena
terrificante. Ho letto molto su questo quadro di Caravaggio. L'uso della
luce in questa tela è ancora più esaltato. L'unicità del quadro sta
anche nel fatto che questa tela si trova su questa parete da sempre e
questo è l'unico quadro che Merisi firmò. La sua firma è vicino al
sangue che cola dalla testa del Battista. Le figure disposte a
semicerchio con quella luce laterale vengono esaltate rispetto al resto
all'ombra, rendendo più tragica e drammatica la vicenda. Colpisce tutto in questo quadro. Ma ciò che
mi prende di più è la drammaticità della scena che qui, in silenzio, da
solo, vedo e osservo come se fossi l'unico proprietario della tela. ll
custode mi ha guardato all'inizio con curiosità e vedendomi immerso
nella contemplazione della tela ha capito forse che meritavo più privacy
e mi ha lasciato solo. In quel momento ho pensato che forse la spesa
dell'intero viaggio a La Valletta valeva per il solo motivo che
quella visione la ripagava in pieno. |
Sono stati intensi minuti di vera contemplazione
vissuti da me con grande rispetto e tragica riflessione sulla morte.
L'altra tela, di fronte alla prima, che tratta S. Girolamo la guardo
quasi con superficialità perchè non riesce a colpirmi nell'animo come mi
colpisce la prima. Esco dall'Oratorio in grande raccoglimento e mi
dirigo nella co-cattedrale. Le luci all'interno delle intarsiatissime
volte luccicano d'oro e fanno contrasto tra lo sfarzo del metallo
pregiato presente sulle pareti e la
semplicità delle sedie di legno offerte ai fedeli nella cattedrale. Contraddizioni
tra l'antico e il moderno, tra quello che fu e quello che è.
Contraddizioni maltesi o presupposti di verità che riescono, nella
visione pragmatica della società maltese, di conciliare le cose
grandi dell'uomo come nell'arte, nella pittura, nella letteratura, nella
scienza, etc. con le cose piccole della vita quotidiana. E poi siamo proprio
sicuri che tra i due opposti alla fine le grandi cose
sono più importanti di quelle piccole? Non ne sono sicuro per niente. Forse, la soluzione
sta
a metà, in una miscela di cose grandi e piccole, di cultura ma anche di
artigianato, di cose spirituali e di cose materiali, tra dettagli e
grandi orizzonti. |
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Malta e i maltesi rappresentano uno degli
esempi più significativi di sviluppo civile di una società mediterranea.
Si tratta di un felice connubio tra importazione di un modello di stile
di vita inglese da una parte e rispetto delle tradizioni del paese. Per
esempio a Malta coesistono due aspetti dirompenti al di fuori della
comunità maltese che sono la "cattolicità" e la "anglofilia" della sua
popolazione, che si esprimono nell'uso della lingua inglese come lingua
ufficiale e dei simboli inglesi in tutti i servizi. Strano no? Se
pensate a quello che è successo in Irlanda del Nord tra irlandesi
cattolici e inglesi anglicani potete capire perchè affermo che Malta è
un esempio da imitare. E il dialogo tra maltesi e arabi dove lo
mettiamo? In un certo senso il rapporto tra arabi e maltesi mi ricorda,
in modo positivo, l'analogo rapporto tra finlandesi e russi. |
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Un altro esempio di felice sintesi è che i
maltesi riescono a coniugare in modo egregio l'essere mediterranei con
l'essere riservati, l'essere isolani a un passo dalla Sicilia e il non
essere delinquenti mafiosi come molti siciliani, l'essere uguali nelle caratteristiche fisiognomiche ai siculi e l'essere completamente
diversi dagli "uomini d'onore" che sconoscono il senso civile del
vivere in comunità. E poi, la città è pulita, con un alto senso del
rispetto per le cose comuni. Vi pare poco? Insomma, sono tanti gli
elementi di stima che provo per gli autoctoni, tanto da farmi venire in mente
l'idea che gli isolani
possono essere etichettati come "i più" anglosassoni abitatori del mar
mediterraneo. Si è fatto tardi e decido di fare una visita
in un locale che possiede la connessione internet per sedermi un tantino
e riposarmi un po', facendo una navigatina sui giornali on-line italiani. Vado nell'unico Internet Cafè che ho
visto in precedenza. Si trova in triq il-merkanti 172. Ho da
vedere se la mia posta elettronica ha raggiunto un numero ragguardevole
di messaggi inevasi in questi giorni di mia inattività nella rete. |
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Dopo più di un'ora di internet decido di
rientrare. L'obiettivo è quello di cenare andando a mangiare una pizza.
L'ultima sera non mi permetto mai di esagerare a tavola, con pietanze
locali forti e impegnative dal punto di vista della digestione. Mi
dispiacerebbe non poter evitare una nottata insonne. Un pasto semplice e
leggero dovrebbe mettermi nelle condizioni ideali di concludere la
serata. Avevo visto in precedenza, sottostante all'albergo, un piccolo
ristorante che aveva le qualità necessarie per una visitina. Verso le
venti, attraverso una porticina segreta che spunta fuori dopo essere
scesi nel sottoscala dell'hotel percorrendo una infinità di gradini
interminabili, venivo immesso nella sala sotterranea del ristorante in
cui un bravo ristoratore mi ha servito una pizza con ingredienti locali.
Si chiama "pizza maltija" ed è una specie di pizza margherita con
pomodoro, formaggio e rotelline di salsiccia locale. Effettivamente la
salsiccia è gustosa ma a quell'ora ne lascio abbondantemente più di metà
nel piatto per eviate possibili indigestioni. Eccomi nella foto alle
prese con la piacevole specialità maltese. |
Terzo e ultimo giorno. Oggi si ritorna a
casa. Dunque, desidero sfruttare al meglio le poche ore che mi rimangono
a La Valletta per visitare le poche strade ancora non percorse.
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Non sarà un lungo giro, perchè lo dedico
quasi tutto nella parte sud della città vecchia. Ho da lasciare ricordi
indelebili dei bastioni che ancora sono visibili all'entrata del City
Gate. Penso che valga la pena soffermarmi un po' davanti a questa antica
porta d'ingresso della città. C'è un po' di vento e dedico alcune ore a
oziare nelle vicinanze della piazza di entrata e al terminal degli
autobus. L'impressione è che questa zona della città è quella dalla
quale si vedono molte facce di indigeni interessati a sbrigare
faccende amministrative nei vari uffici comunali. Colpisce la sensazione
di serenità (o di rassegnazione) che traspare sui volti della gente. Non
vedo nessuno correre e per altro verso non vedo nessuno oziare come sto
facendo io in questi momenti. Indubbiamente c'è consapevolezza di vivere
in un mondo che ha le sue regole, spesso dettate da una tradizione
plurisecolare, che infonde fiducia nelle autorità e nella capacità dei
politici locali di svolgere al meglio la loro funzione. Se ciò che
deduco è vero la conclusione è una sola: si tratta di un buon modello di
società!
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Mi fermo qui perchè gli
impegni che precedono la partenza incalzano e passo senz'altro alle conclusioni di
questo mio ventunesimo viaggio, il più a sud della mia vita se non fosse
stato per Cipro che per "meridionalità" batte Malta per poco meno di 42',
un'inezia geografica, come dire un piccolissimo arco di meridiano di una decina di km
circa. Infatti La
Valletta si trova a
circa 35° 54’ latitudine nord e a poco meno di 14° 30’ di longitudine est. Ricordo che
Roma si trova a 41° 53' nord e 12° 29' est. Dunque, ci sono ben 21° 04' di
differenza di latitudine verso sud, mentre la longitudine è praticamente
la stessa di quella di Roma, cioè circa 2° di differenza tra le due città.
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Come sempre, a conclusione di un viaggio mi rimane da dire che mi
sarebbe piaciuto approfondire molti temi della mia permanenza a La
Valletta. Parodiando Protagora, che disse che non poteva rispondere a
una domanda sugli dèi per due motivi, e cioè per l'oscurità del problema e per la
brevità della vita, anch'io mi sento di affermare che mi sarei
soffermato con piacere su alcuni aspetti della vita maltese ma non
posso, perchè due sono anche qui due i motivi che me lo impediscono, e cioè per le
difficoltà della lingua nel comunicare con gli indigeni e per la brevità della vacanza. Per il resto mi
sento di affermare che La Valletta mi è rimasta nel cuore. Il
momento del ritorno a casa è arrivato.
La partenza per il ritorno da La Valletta o Valletta (ancora oggi non ho capito bene se
la dizione ufficiale del nome della capitale della Repubblica di Malta è
"Valletta" oppure "La Valletta") è imminente. Il tempo di
salutare alla Reception il gentilissimo Sig. Ronald, splendido
albergatore isolano che mi ha reso comodissima e piacevole questa vacanza ed
eccomi in strada con la piccola valigia per arrivare in tempo all'aeroporto di
Luqa. |
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Mi accompagna lo stesso autista del minibus dell'arrivo, il sig. George, col quale intrattengo una amichevole discussione sulle conferme empiriche delle bellezze straordinarie di La Valletta
messe in atto con criteri oggettivi in questi tre giorni. Mi dispiace partire
dalla bella capitale maltese e la sensazione più
spiccata è quella di una profonda malinconia. Non poteva non essere che
così. "Partire è come morire" dice il solito vecchio proverbio che ho
già sfruttato in un mio precedente viaggio, ma è così. Non faccio in
tempo di finire la conversazione con l'autista che sono già
all'aeroporto. L'aeroporto è piccolo ma efficiente e pulito. Il volo è
un volo Alitalia AZ 887 delle 14.50 per Roma Fiumicino. |
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Le poche ore che mi rimangono da trascorrere all'aeroporto volano tra un
cappuccino al bar, la lettura di un quotidiano italiano e l'acquisto di
qualche dolce caratteristico del luogo. La Figolla maltese è un
ottimo dolce. La porto a casa con piacere.
Mi rimane il desiderio di lasciare traccia di questo tour, con lo
scopo dichiarato di essere d'aiuto a qualcuno che visitando il sito
web nel quale pubblicherò il mio diario di viaggio maltese potrà
beneficiare delle mie informazioni. La lettura di resoconti di
viaggio permette spesso di avere una idea più precisa di come si possa svolgere una
piacevole e indimenticabile vacanza nella bella isola dei Cavalieri
magari prendendo il meglio di quello che ho fatto io. La
pubblicazione in rete di questo piccolo diario la devo anche ad alcuni amici che
mi seguono in questi itinerari europei. Come ho già detto in precedenza
tante volte: "eccomi all'aeroporto di La Valletta,
pronto per affrontare pericoli più gravi di quelli maltesi. Dove e
quali? A Roma,
purtroppo e con i romani, ovviamente: che Dio mi aiuti. Ciao. Al prossimo viaggio! |
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Manuali
e guide di viaggio adoperate. |
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