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Atene
(14 Aprile - 17 Aprile 2007) |
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Il mio quattordicesimo viaggio nell'Unione Europea.
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Il mio quattordicesimo
viaggio effettuato nella straordinaria capitale della Grecia ha avuto luogo
nei tre giorni che vanno da sabato 14 aprile 2007 a martedì 17 aprile dello stesso anno. Tre
sole notti ma una intera vita di desiderio di vivere questa esperienza. Un viaggio fortemente voluto da
sempre, desiderato e atteso fin da quando ero uno studente
dodicenne interessato alle letture di Omero. L''Iliade e l'Odissea,
Achille e Ulisse, i filosofi e i matematici, Atene e Sparta, il Partenone
e Alessandro Magno, l'epica e la lirica, l'oratoria e il teatro, l'architettura e tutte le "Grecie"
di questo mondo, dalla preistorica, attraverso l'arcaica, la classica,
l'ellenistica, la romana, la bizantina, la ottomana, fino a quella
moderna e contemporanea, tutte hanno rappresentato, nel mio immaginario, la
massima espressione della cultura dell'Occidente fin da tenera età.
Queste in sintesi le premesse e gli ideali del viaggio. E poi, alle superiori
nell'adolescenza, con lo studio della storia, della geografia e con i
frequenti richiami alla cultura greca nelle altre discipline
scolastiche letterarie e non letterarie, per me che ho fatto studi
scientifici, ha rappresentato ciò che ho sempre cercato e voluto
toccare con mano. |
Le
Olimpiadi di
Atene del 2004 poi mi hanno fortemente spinto a programmare subito
questo viaggio. Ma la scelta delle capitali europee dell'UE da
visitare e un ordine naturale per aree geografiche mi avevano finora
impedito di realizzarlo subito. Fatto sta che nella primavera del 2007
ho potuto imprimere nella mia mente i ricordi e la memoria di un
"viaggio del desiderio" che è sempre stato un mio vecchio sogno. Atene
l'ho sempre immaginata come una città molto vicina al meridione
d'Italia. Non per niente il mondo meridionale italiano si chiamò, a
suo tempo, la "Magna Grecia". Dunque, sapevo in partenza che mi sarei
trovato bene perchè conoscevo il modo di vivere dei popoli dei paesi
che si trovano alla latitudine di 38°
nord e dintorni. Orbene, ad Atene dovevo esserci e ci sono stato. Eccomi sul
suolo di Achille e di Aristotele a raccontarvi il "mio"
viaggio. Non posso, purtroppo, documentare questo quattordicesimo
tour con immagini e fotografie adeguate perchè
non ho portato la mia macchina fotografica. Per favore non ditemi che sono stato
sciocco perchè è vero. Mi ritrovo soltanto qualche foto scattata in
modo infelice e poco credibile con il mio palmare a bassa risoluzione.
Questo resoconto, pertanto, sarà incompleto, almeno nella dimensione
visiva. Il viaggio, perdonatemi l'apparente contraddizione, è stato
contemporaneamente unico e doppio. Unico perchè Atene è unica al
mondo. Doppio perchè ad Atene si parla il greco e dal punto di
vista linguistico fra non molto farò il bis con il viaggio a
Nicosia, nell'isola di Cipro, dove si parla e si scrive in greco.
Dunque, ad Atene come iniziazione ai viaggi del sud est d'Europa.
Finora ho concentrato i miei viaggi nel nord-ovest dell'Europa. E'
arrivato il momento di spostarmi nel sud-est. Il trasferimento da Roma
non ha comportato nulla di interessante da rilevare. Intanto, perchè
il periodo scelto è stato quello primaverile. Dunque, un normale clima
da mese di aprile e delle temperature equilibrate. Niente caldo e
niente freddo è proprio quello che si desidera in questi casi. Un
abbigliamento altrettanto normale e comune, una valigia piccola e
leggera e tanta voglia di vedere, capire, sperimentare. Ecco, Atene è
stata, da questo punto di vista, un laboratorio per sperimentare
sensazioni e un caleidoscopio di impressioni e di curiosità da mettere
a fuoco. Avevo chiari in mente alcuni obiettivi di viaggio precisi: i
luoghi mitizzati dell'antica Grecia come l'Acropoli, l'Agorà,
la Stoà, il
Foro romano, il teatro greco sull'Acropoli, la visita
diretta al culto della religione ortodossa nella bella e interessante
Cattedrale di Atene, il Parlamento greco con i suoi caratteristici
évzones, cibi e piatti greci da gustare con le tanto decantate e
gustose olive greche, e tanta ma tanta voglia di camminare nelle
strade ateniesi per confondermi con gli abitanti di questa superba
città e immergermi nella realtà greca. Questo per sommi capi il
programma del viaggio. Soddisfatto per averlo realizzato, con qualche
eccezione e una sorpresa. Ma eccomi al racconto del viaggio. Sarò
breve perchè è passato un po' di tempo da quando ho fatto il viaggio.
Spero di non aver dimenticato qualche particolare importante. |
Come al solito, ancor prima di fare il viaggio, ho letto un po' di
materiale sulla capitale. Alle solite guide di viaggio e allo studio
delle mappe della città ho cercato, per quanto possibile, di leggere
qualcosa a proposito di Atene anche usando internet. Ormai la rete è
inondata di informazioni, molte delle quali inutili o addirittura
dannose, perchè fuorvianti. Ma con un po' di acume critico tutti sono
in grado di scremare ciò che è importante da ciò che non lo è. Dunque,
avevo molte idee e tanta voglia di vedere. Partenza sabato 14 Aprile
2007 dal Terminal B di Roma Fiumicino per Atene e ritorno il 17 Aprile
2007, in tarda serata. Tre notti e quattro giorni pieni, trascorsi
all'insegna della conferma empirica di conoscenze teoriche e
scolastiche acquisite in gioventù e mai messe alla
prova. Come avevo detto prima il tempo atmosferico è stato generalmente buono. Non ha
piovuto, ma c'è stato un po' di vento fastidioso e qualche pomeriggio di
aria fredda sgradevole e meno prevedibile. Partenza da Roma
Fiumicino alle ore 8.55 con il volo Alitalia AZ 720. Arrivo all'aeroporto
Elefthérios Venizelos situato a 33 km dal centro di
Atene, in località Spata, quasi un'ora oltre l'orario
previsto dal quadro orario ufficiale, dovuto al solito ritardo
della partenza da Roma Fiumicino. Il ritorno per Roma è previsto
per martedì prossimo alle 19.15 con il volo Alitalia AZ 721.
In aereo ci sono alcuni posti vuoti. A me tocca una fila in cui sono
solo. Viaggerò così per più di due ore guardando ininterrottamente
attraverso il finestrino lo straordinario e incantevole tratto di mare
che separa le coste del meridione d'Italia dalla Grecia ripassando,
come uno scolaretto, la mappa di Atene sulla mia guida di viaggio.
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Dall'alto vedo tante isole. Una delle ultime è rappresentata nella
foto accanto. Sul piazzale esterno al terminal di
arrivo c'è un comodo autobus che fa capolinea ad Atene. Si tratta
dell'autobus X95 Syntagma -
Aerol. Athinon che parte dall'aeroporto con destinazione
Atene, nella centralissima piazza del Parlamento e
viceversa. L'autobus parte quasi subito dopo essere salito a
bordo. La corsa semplice è stata economica, appena 2,90 euro, un
prezzo veramente modico.
Il bus si inoltra subito in una autostrada che attraversa
terreni incolti pieni di sassi. Da una parte e dall'altra
dell'asfalto ogni tanto apparivano delle case a un solo piano, a
volte invece dei semplici capanni o solo tettoie. La vista era
caratterizzata da piccole colline ondulate, fatte di roccia e
bassi cespugli, probabilmente spinosi. |
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Un paesaggio che ho visto tante volte
nel profondo sud della Sicilia, soprattutto nella provincia di
Siracusa. Ora che ci
penso bene le similitudini paesaggistiche ed orografiche tra i due
paesaggi sono rilevanti. Stesse colline pietrose, stesse
sterpaglie e arbusti tra i sassi, stessi cocuzzoli disseminati con
uniformità su tutto il terreno, medesimi caratteri del paesaggio.
Poco verde ma molto terriccio con sassi. Ci sono in comune anche
degli alberelli bassi, irregolari, distribuiti con uniformità nel territorio che mi ricordano fortemente il
paesaggio siculo. Una identità che mi meraviglia e mi colpisce non
poco. Non per niente i greci della madrepatria, molti secoli prima
della nascita di Cristo, fondarono Siracusa, la città siciliana
nella quale cresce il papiro. Una somiglianza che conferma una
forte identità tra i tratti caratteristici dei due territori,
quello ateniese e quello siracusano. Se siete stati a Siracusa
potete capire molto bene cosa intendo quando dico che i due
paesaggi mostrano una notevole congruenza. Chi si è aggirato, da
turista interessato a vedere e conoscere la parte di città
vecchia, cioè Ortigia,
e la collina vicino al teatro greco, tra le stradine strette e
antiche della vecchia città della dea Aretusa ed ha letto i
nomi delle strade, sicuramente avrà provato l'emozione che ho
provato io in tempi lontani prima a Siracusa e adesso ad Atene. Trovare
a Siracusa delle
strade chiamate Via Eschilo, Via Pindaro, Via
Agatocle, Via Rodi, Corso Timoleonte, etc. mi ha
fatto sempre un
certo effetto. Immaginate qui ad Atene. L'emozione del
paesaggio visto dal finestrino dell'autobus che si muoveva a
bassa velocità è fortissima.
Diventerà commozione quando aggirandomi tra le rovine dell'Agorà
ho sfiorato con le mani una vecchia colonna greca che
probabilmente ha visto i grandi della filosofia ateniesi passeggiare sui
ciotoli delle strade che in quel momento io calpestavo con animo
commosso. E' difficile ritrovare nei miei ricordi analoghi momenti
di così intensa emozione. E mentre in autobus facevo pensieri analoghi
scorrevano davanti ai miei occhi i paesaggi del territorio
ateniese con le insegne pubblicitarie di aziende greche e della italianissima compagnia telefonica Tim,
con il suo logo. L'autobus sebbene lentamente macinava i 33 km
della distanza fra l'aeroporto e il centro città con regolarità.
Al solo pensiero che stavo in pieno territorio greco, sperduto su
un vecchio autobus che si approssimava alla più straordinaria
delle città del sud Europa mi afferrò un nodo alla gola come poche
volte mi era successo in vita mia. Inenarrabili sensazioni di
commozione che si possono provare alla sola idea di appartenere,
anche se dopo alcuni millenni, a quel mondo che diede
all'occidente cultura, conoscenza, benessere e tanta, ma tanta,
stima nelle sue capacità di costruire il mondo nelle forme
più alte della cultura e dell'arte. Nel frattempo entrammo in
Atene e dopo una decina di minuti arrivammo al capolinea, cioè
nella larga e
bianchissima Plateia Syntàgmatos, ovvero in greco Πλατεία
Συντάγματος, dove scesi con
immensa gioia. Il percorso è durato circa un'ora ma la mia mente
l'ha gradito tanto e l'ho così intensamente gustato come se il
tempo fosse stato dilatato per tre, triplicandolo. L'autobus è, come ho già
detto prima, l'X95 ed io ho preso nota dalla tabella degli orari
che lo stesso mezzo mi permetterà di ritornare all'aeroporto per
imbarcarmi sul volo per Roma fra tre giorni. Sopra, avete visto,
c'è l'immagine di un biglietto da me adoperato ad Atene. Rinfrancato dalla prospettiva di
avere certezza nel collegamento tra la capitale greca e
l'aeroporto di Atene al ritorno ho imboccato una serie di passaggi pedonali
della grande piazza per arrivare a destinazione, nella vicinissima
Via Stadiou, nel mio albergo. |
L'hotel si chiama Best Western
Esperia Palace
Hotel. Si trova in centro, vicino alla piazza del Parlamento, in Via Stadiou,
22 e mentre cammino con la mia piccola valigia con le rotelle
osservo le strade, la gente ai semafori, le edicole che vendono i
giornali, i colori delle case e l'azzurro del cielo. E' una bella giornata primaverile, un
po' freddina ma assolata. Io indosso un comodo giaccone e una sciarpa
che mi tengono al
riparo dal vento e cammino con piacere. L'idea che mi viene in mente è
quella di una città non certo di tipo scandinavo. Al
contrario, sembra una città, come avevo previsto, tipicamente del meridione d'Italia, poco dinamica, un po'
al rallentatore, con tante persone in giro che non mostrano fretta.
I palazzi sono comuni a quelli di una qualunque città del sud d'Italia, senza
grattacieli, con pochi piani, dai colori
chiari e luminosi e con strade poco larghe. "Si, mi dissi, mi sento a
mio agio come se fossi a casa. Vedremo tra pochi giorni se tutto verrà confermato".
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Arrivo alla
reception dell'albergo, mi registro e salgo subito in camera.
La stanza è la n. 815 ed è calda e accogliente. La si può vedere
sulla destra in una immagine pubblicitaria. Ci
sto poco, il tempo di disfare la valigia, di tirare fuori il pigiama,
le pantofole e il pantalone di ricambio con le tre camicie che
appendo nell'armadio. Il tempo di guardare i particolari della camera,
vedere il televisore in funzione con i caratteri dell'alfabeto
greco che subito mi muovo per andare in strada ed ammirare
subito un pezzetto di città.
A sinistra il biglietto da visita dell'albergo dato a tutti i suoi
clienti nel quale tenere la tessera magnetica come
chiave della camera. Ottavo piano, room
eight-hundred-fifteen. camera più che confortevole. Dovrò fare
attenzione a non dimenticare la posizione perchè c'è il rischio di
confondermi. |
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Con una guida turistica in mano scendo in fretta ed esco per
strada. Farò una bella passeggiata e
penso che la mia vacanza ateniese sarà una vacanza con frequenti
camminate. C'è da muoversi molto per vedere le bellezze della città.
Sebbene le strade non siano molto pulite percorro un po' di strada
sugli stretti marciapiedi della parte vecchia della città e nelle
larghe banchine di quella nuova. Avevo fame e, soprattutto, non vedevo
l'ora di mangiare qualcosa in un ristorante autenticamente greco, per
il gusto di ordinare una pietanza tipicamente greca. Detto così
sembrerebbe un piccolo desiderio da soddisfare, come se si trattasse
di un capriccio da turista viziato che a tutti i costi vuole
soddisfare un proprio
desiderio. In verità, il tema del primo pranzo in
terra ateniese è una cosa troppo importante per essere sminuita a
volgare capriccio turistico. In primo luogo, perchè ero a digiuno da molte ore. Avevo fatto colazione il mattino presto, a casa, alle 5.00
quando mi sono alzato. Alle 9.30 ero partito da Roma ed ero arrivato ad
Atene tre ore dopo, ora locale. E adesso erano le 14.30. Avevo diritto
o no a un sano pasto ristoratore? In secondo luogo, poi, dove mettiamo il piacere
di ordinare una pietanza a base di agnello ai ferri, olive
autenticamente greche e una insalatona verde di quelle che si
può sognare di
mangiare solo e soltanto in un paese mediterraneo? Dunque,
comprendetemi. Sono uscito in strada in Leoforos Stadiou e lì vicino
nella Leoforos Ermou ho visto un ristorante che esponeva un menu a
base di agnello ai ferri. Non ho perduto tempo e mi sono seduto
emozionato per trovarmi per la prima volta direttamente ad
interagire con la comunità indigena in un posto gradevole che tratta
temi culinari. La cameriera che si avvicina al mio tavolo è molto
brava e parla qualche parola di italiano. Riconoscendomi come tale
dalla guida turistica che avevo appoggiato sul tavolo comprende al
volo la mia richiesta e dopo circa dieci minuti spunta fuori con un
enorme piatto in ceramica contenente costine di agnello alla brace,
una insalata verde gigante con molte olive verdi e del buonissimo pane
greco che rassomigliava tanto al pane arabo, come se si trattasse di piccole "guastelle"
di pane morbido. Sarà stata la fame, sarà stato il piacere di
ritrovare il gusto della carne di agnello cucinata come la faceva mio
padre alla brace quando ero ragazzo, saranno state le olive che hanno richiamato alla mia memoria
antiche tradizioni culinarie di molte pietanze dai sapori
mediterranei, sarà stato il vino greco o il pane, fatto sta che ho divorato tutto con grande soddisfazione mia e
della giovane cameriera. Scusate la mia grossolana esposizione ma ho
voluto essere autentico. Soddisfatto del pranzo sono
ritornato in albergo a riposare. Posso dire con certezza che si è
trattato di un autentico riposo del guerriero. |
L'indomani è domenica 15 Aprile. E' festa e
c'è la messa da ascoltare in una chiesa ortodossa, meglio se si tratta
della cattedrale ortodossa di Atene. Non ne posso fare a meno, visto il
mio interesse turistico e la mia naturale curiosità verso tutte le
religioni praticate in Europa. Bene. |
Uno dei massimi piaceri di chi viaggia è la
possibilità di vedere cose nuove, palazzi mai visti prima, strade e vita
all'aperto differente da quella che si conduce normalmente durante
l'intero anno, aspetti della vita che colpiscono la nostra curiosità e
invitano a cercare risposte. Insomma, si tratta di migliorare la
nostra conoscenza del mondo che ci circonda con l'osservazione e anche con l'interazione,
se possibile. Che nel viaggiatore ci sia un profondo bisogno di conoscere,
diciamo che nasce dall'idea che gli altri hanno sicuramente qualcosa di
importante da mostrarci. Pertanto, questa mattina, inizio del secondo
giorno di permanenza nella città di Pericle, nonchè giorno di festa
religiosa, ho l'animo giusto
per ammirare la funzione religiosa che si svolge nella
sontuosa cattedrale di Atene. L'edificio mi fa gola perchè è la sede del
patriarcato ortodosso ed io sono curioso di vedere direttamente in loco
la funzione religiosa. Arrivo verso le dieci del mattino davanti al
bellissimo ingresso della chiesa arcivescovile greco-ortodossa,
costruita a metà dell'Ottocento. Tutti sono dentro e sul sagrato non si vede nessuno. La funzione è già iniziata ed io scopro che
all'interno c'è la televisione greca che riprende la cerimonia. Alle
luci normali della cattedrale si sono aggiunte quelle dei riflettori
della televisione, così la luminosità sotto la cupola è molto intensa. La
cattedrale non è grande, nulla a che vedere con S. Paolo fuori le mura a
Roma. La navata non è neanche più profonda in lunghezza che in
larghezza, sembra più un quadrato che un rettangolo. Dal fondo della
sala osservo le persone che riesco a vedere davanti a me. Sono
tutte vestite a festa, con abiti neri da cerimonia e camicie bianchissime
inamidate gli uomini e con
abbigliamento super-ricercato le donne, nel quale predomina il color oro
di camicette e scialli.
La funzione è solenne e le musiche e i canti che risuonano nella
cattedrale sono bellissimi, in certi momenti strazianti, che commuovono.
Sicuramente fanno un effetto di religiosità diffusa considerevole. Diciamo che non c'è paragone tra una messa ortodossa e una cattolica. Al confronto quest'ultima è di una noia mortale.
E poi vogliamo mettere i paramenti e la gestualità dei preti ortodossi
con quelli cattolici? Ripeto, non c'è confronto. E il segno della croce al
contrario nel penultimo movimento dello spostamento orizzontale della
mano destra, dove lo mettiamo? Mondi differenti che si raccontano in modo
diverso a suon di riti, di colori, di sfarzi che giocano sicuramente a
favore del rito ortodosso piuttosto che di quello cattolico. Mi dispiace,
ma da questo punto di vista chiesa ortodossa batte chiesa cattolica 1-0.
La messa tira per le lunghe e io non posso aspettare. Mica sono venuto
ad Atene per spendere tutto il tempo di una preziosa e difficilmente
ripetibile mattinata ateniese per vedere e sentire solo una messa! Così, dopo più di un'ora che sono dentro,
decido di uscire dalla Cattedrale "a riveder .... il sole". Mi aspetta un giro molto
impegnativo. Il mio secondo obiettivo è andare a vedere
l'Acropoli con il Partenone. Troppo importante è vedere
direttamente con i miei occhi e senza filtri televisivi e
cinematografici questa famosissima icona della cultura greca. E poi è una delle
ventisette meraviglie europee che non
posso assolutamente perdere. Dunque, gambe in spalla e via all'ascesa.
"Per vedere cose belle bisogna salire e mai scendere", dice un vecchio
proverbio cinese che io ripeto nella mia mente per giustificare la
salita che mi aspetta. Anche al mio paese da ragazzo, quando c'era la
cerimonia del Venerdì Santo al Calvario, bisognava salire a piedi il
monte delle tre croci che presentava una pendenza veramente
impegnativa. In relazione all'ascesa di una salita mi ricordai delle
molte sensazioni perdute nel tempo da giovane quando se una strada
accennava a salire prima non ci facevo caso, mentre ora me ne accorgo e
come! Adesso alla mia età scopro giorno dopo giorno di doverla studiarla
in modo scientifico, per fare meno fatica, magari percorrendola lungo
traiettorie a gomito come fanno i tornanti lungo le salite ripide di un
monte, per smorzare la pendenza. Insomma, pensando queste cose sono sul
chi va là, attento a ogni minimo cenno di stanchezza. Vagando con la
mente nei miei
ricordi giovanili il pensiero va a due episodi accaduti in tempi
lontani, quando ritornando da una gita sul fiume Elicona, in località "Chiappazza",
dovetti affrontare la lunga e ripida salita del ritorno come quando a
piedi, la mattina della domenica, dovevo andare ad ascoltare la messa nella
Chiesa della Matrice su in alto, vicino al Castello. Un mondo che
non c'è più perchè adesso con le nuove strade e le automobili che si
inerpicano come asini da trasporto su una mulattiera non si fa più. Tempi andati, mi dissi
e mi metto a pensare alla scuola, quando alle elementari il mio maestro
ci faceva leggere e ripetere alcuni brani presenti nell'antologia
relativi alle rovine greche e romane. Bene. Abbandoniamo i pensieri e
badiamo all'oggi. Diciamo che durante lo spostamento dalla Cattedrale
all'Acropoli la mia mente è sede di questi pensieri che mi obbligano a richiamare
le mille immagini viste nei libri di scuola, dove le vestigia
del passato fanno pendant con le località archeologiche. Mi piace
respirare durante il percorso quell'aria da osservatore turistico
interessato perchè penso che in quel momento sto
facendo una cosa che dire straordinaria è poco. Avere la possibilità di
gustare in modo personalissimo la scelta dei luoghi da vistare nella
città di Atene è di per se un eccezionale momento di gioia e di piacere.
Abbiamo mitizzato tanto questi luoghi che non riesco a vedere in loro
alcun elemento di normalità. Viceversa, li trovo straordinari. Perdonate
queste sciocche riflessioni retoriche ma credetemi sono i veri pensieri
che ho fatto in quei momenti. Percorrendo la strada pedonale Dionysiou
Aeorpagitou raggiungo l’ultimo tratto di strada che porta all'Acropoli,
simbolo della città e immagino suo orgoglio nazionale. |
In cima alla salita c'è il botteghino per
pagare il biglietto. Mi costa 12.00 €, che mi permette però di visitare
anche l'antica Agorà, il teatro di Dioniso, l'Agorà romana e il Tempio
di Zeus. Pago ed esco dalla coda che si stava ingrossando per respirare un po'. |
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Vedo alcuni turisti che hanno una
bottiglietta di acqua minerale da mezzo litro in mano e ne compro una anch'io. L'addetto al bar
prima ancora che io dicessi una sola parola mi dice in un perfetto italiano
senza accento se la
voglio gassata o naturale. Rimango di stucco sia per la domanda sia per
la sua pronuncia perfetta e faccio una piccola
chiacchierata con questo impiegato e scopro che non è italiano come mi
aspettavo, ma greco. Alla mia meraviglia mi risponde che in Grecia
l'italiano è conosciuto e parlato da molti della generazione di anziani.
Dico a me stesso che non finisco mai di
stupirmi in questi viaggi e che ogni volta è una sorpresa sentire
parlare italiano quando non te l'aspetti. Lo saluto e continuo per l'ultimo tratto di
salita fino alla sommità dove c'è il cancello di entrata alla porta di
Beulè. La foto che ho scattato con il mio palmare mostra una parte della spianata dell'Acropoli con altri turisti che mi
passano vicino sullo sfondo di una immensa Atene che ricorda un po'
Città del Messico. |
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Velocizzo l'entrata perchè sono eccitato.
Trascorro poi alcuni minuti senza fiato a osservare il Partenone, in parte
ingabbiato per lavori di restauro come si vede sotto. Un profondo rispetto per
tutto ciò che è Hellas mi prende. Ricordo alcuni momenti della
cerimonia olimpica di Atene durante le Olimpiadi del 2004 e provo la
stessa sensazione di solennità e di maestosità al pensiero di ciò che
quelle colonne rappresentano nella storia della cultura europea. Anche
gli altri turisti guardano le rovine. Chissà se fanno i miei stessi
pensieri. Se li fanno non lasciano trasparire nulla, ma non credo. O forse sono
io che in quei momenti mi sento affascinato dal luogo e penso di essere
il solo mortale, titolare del diritto di pensare in grande, in grado di comprendere il senso di ciò che i miei occhi
stanno vedendo. Questo pensiero mi ossessiona e penso che le Autorità di
tutti i paesi che hanno simili gioielli dovrebbero fare più attenzione
per preservare questi capolavori di arte nel tempo. Ma forse sto veramente
esagerando. |
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Percorro un po' di strada per andare verso
il museo che si trova davanti a me, a circa cinquanta metri, e sulla sinistra
vedo la loggetta delle Cariatidi che fotografo alla buona. Dunque, queste sono le famose Cariatidi mi dissi che tanto mi
costrinsero a studiare a scuola per capirne un po' il senso. Ai miei
tempi non c'era Internet e, dunque, non c'erano foto per vederne la
figura. |
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Il museo dell'Acropoli è interessante
ma piccolo. Mi sposto sul lato del teatro greco che mi ricorda il più
grande e maestoso teatro greco di Siracusa e di Taormina. Si chiama
Teatro di Dioniso e visto che ci sono vado a vedere anche il Teatro di
Erode Attico e il Tempio di Athena. Faccio alcuni giri e poi
scendo da dove sono arrivato per la stessa strada che costeggia l'Acropoli
verso l'antica Agorà. Una decisa acquolina in bocca mi fa ricordare che
anche la domenica è giorno in cui si mangia e mi metto alla ricerca
di un ristorante che avevo visto nella guida essere da quelle parti. Il
menù previsto era a base di Souvlàkia o Mprizòles o
Arni me vòtana con una terrina di olive a scelta fra le Thrùmpes
o Ioniche o Nafpliou o Amfissas o anche
Kalamàtas. Giuro che non avrei fatto lo schizzinoso. Il tutto
innaffiato di vino tipicamente greco. Cominciava ad essere tardi e la
mia ricerca si conclude con un nulla di fatto perchè il ristorante che
cercavo era chiuso. Dunque, "a quel punto uno qualunque va bene", mi dissi. E così,
in un anonimo ristorantino greco, un'ampia scelta di mezedes portati su un vassoio di legno mi permettono
di sopravvivere per le altre mie avventure del pomeriggio. Una piccola
passeggiata e da Anafiotika vado verso Monastiraki per vedere i diversi
stili che affascinano i visitatori: la piccola e malandata moschea di Fethiye, la Torre dei
Venti, la Chiesa Pantanassa, e quello che io ho chiamato il
vecchio colonnato vicino alla via Polygno che mi fa commuovere e scopro
alcune mie lacrime di gioia a vedere tutto quel ben di Dio di arte. Potenza di
una vita che ha creduto nella funzione salvifica della cultura. Non ho
parole. Dopo una bella passeggiata per le strade di Monastiraki
mi avvio a visitare la parte nuova di Atene che si trova alle spalle del
mio albergo. Qui c'è il nuovissimo Panemistimiou Leof Venizelou
che è una specie di viale moderno lungo il quale si affacciano banche, musei ed
edifici nuovissimi o ben ristrutturati. Tra la Biblioteca Nazionale e
la Casa di Schliemann, vicino alla centralissima fermata della metro di
Panepistimio, c'è l'unica Chiesa cattolica della città. Superata
l'ampia cancellata di ferro salgo gli scalini, entro e
trovo una grande animazione. Dopo un po' di disorientamento
capisco come stanno le cose. La chiesa è frequentata dalla
comunità filippina di Atene al completo. In pratica il 99% dei fedeli che
frequentano la chiesa cattolica sono immigrati asiatici di religione
cattolica. La messa è finita da poco e la comunità è alle prese con
le varie attività organizzative della parrocchia. C'è un via vai gioioso di fedeli che
allegramente si incontrano, parlano, portano roba da mangiare,
gesticolano vivacemente e appaiono
felici. Al confronto della Cattedrale ortodossa di questa
mattina la chiesa cattolica è essenziale, senza alcun ornamento, quasi
spoglia, con la sola statua di S. Giovanni Bosco. Pochi quadri
senza pretese alle pareti e tanta, tanta
semplicità. L'estrema semplicità dell'ambiente mi rende fiero di
rappresentare all'estero una confessione religiosa che nei miei desideri
dovrebbe essere proprio così, senza sfarzi, senza stucchi dorati, che
dovrebbe badare solo a fatti spirituali, dovrebbe evitare di
interessarsi di politica, e non dovrebbe fare incetta di cinque per mille.
Io la penso così. Non riesco a vedere il prete per
scambiare quattro chiacchiere e, dunque, lascio la chiesa e percorro per intero il viale che mi porta
in Piazza del Parlamento. Da qui imbocco la Via Ermou, una strada
molto frequentata per lo shopping dove c'è sempre gente. E qui mi
succede un fatto inquietante che vi avevo anticipato all'inizio e che
adesso vi racconterò. Per principio quando vado in una città che non
conosco sto sempre sulle mie. Metto sempre in atto una strategia di
attenzione, che consiste nel cercare di non essere notato e non dare
confidenza a nessuno. Questa strategia mi porta ad assumere
atteggiamenti di prudenza la cui caratteristica è quella di non dare
nell'occhio ed evitare i capannelli e le folle, soprattutto quelle che
manifestano per fatti politici e altro. Tranne un pericoloso precedente
accadutomi a Madrid qualche anno fa in estate, in cui un giovane
egiziano che parlava benissimo l'italiano tentò, con la complicità di
due suoi connazionali, di derubarmi senza riuscirci, perchè appena l'ho
capito me la diedi a gambe, finora non ero mai stato oggetto di
attenzioni da parte di malintenzionati. Qui ad Atene, invece, quella
sera, eravamo quasi al tramonto, nel mentre avevo imboccato la via
Ermou, sul lato sinistro della strada che si vede nella foto (licenza
creative commons) nei pressi dell'entrata di un negozio di moda,
vengo apostrofato da un signore che era seduto per terra. Nonostante io
facessi finta di niente mi dice in un buon italiano che a lui gli
italiani sono simpatici e che io ero un turista italiano. E subito dopo
mi incalza dicendomi che vuole offrirmi un caffè al bar. Di fronte alla
mia meraviglia per avermi riconosciuto come un abitante dello stivale
senza avere proferito alcuna parola cerca di prendermi sotto braccio con
fare amichevole per invitarmi ad entrare in un bar lì vicino per
offrirmi una tazzina di caffè. Sempre più sorpreso e confuso cerco di
capire il perchè di quello strano comportamento quando mi invita ad
entrare in una via laterale un po' buia e poco frequentata cercando di
convincermi che lì in fondo c'era un bar aperto. Nello stesso tempo mi
chiede in quale albergo io pernottassi. A questo punto capisco che era
scattata una trappola per derubarmi e in un baleno gridando ad alta voce
gli dico che stavo perdendo l'autobus per ritornare in hotel e scappo
via senza dargli il tempo di intervenire. Con il cuore in gola mi
precipito verso la piazza del Parlamento per entrare in un locale molto
frequentato dal quale sarei uscito dopo alcune ore, dopo aver cenato,
con calma e aver fatto sbollire la rabbia per l'accadimento poco
piacevole. Perbacco, me la sono vista
brutta. Si conferma ancora una volta la
norma che quando si viaggia da soli non bisogna mai dare confidenza a
nessuno. Rientrando in albergo ho messo in atto alcuni accorgimenti
visti in alcuni film di James Bond l'agente 007 in missione all'estero per evitare di essere
seguito e riconosciuto. Eccomi in camera davanti allo specchio dopo lo
scampato pericolo di Via Ermou. Naturalmente quella via non l'ho
più percorsa nei rimanenti giorni della mia permanenza ad Atene e il
livello di guardia e di attenzione passò dal verde al color rosso. |
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L'indomani mattina Lunedì 16 Aprile, penultimo giorno
di vacanza ateniese, lo trascorro all'Agorà antica che costituisce
il piatto forte di questa mattinata. Cosa dire di questo
"complesso museale" all'aperto da mozzare il fiato? Poche cose perchè le parole non
possono descrivere quello che si vede e si prova in questi momenti. L'Efaistieion
ovvero il Theseion, che è il tempio ancora ben conservato, posto
alla sommità di una collinetta a lato lo visito insieme a
una classe di liceali tedeschi che il loro professore fa sedere per
terra per una
lezione all'aperto. Stoa, tempi, altari, statue,
colonne, fontane, capitelli, un intero universo di bellezze
architettoniche da lasciare sbigottiti e senza fiato. Questa mattinata e la precedente
della domenica tra commozione e gioia per trovarmi là,
posso ammirare il più bel paesaggio che si possa immaginare.
"Era un teatro che non aveva nulla di teatrale. Era come un'opera
d'arte, equilibrata e ponderata a lungo nell'animo di un colorista
celestiale. Era la culla della civiltà europea". Queste belle parole
scritte circa ottantacinque anni fa da Robert Byron, si riferiscono a un
paesaggio greco da lui osservato che io ho estratto dal suo libro di letteratura di
viaggi dal titolo L'Europa vista dal parabrezza dove descrive un viaggio
interminabile da Londra ad Atene via Amburgo, Colonia, Innsbruck,
Firenze, Roma e Brindisi a bordo di un'autovettura nel 1925. Le sue
parole mi hanno colpito perchè mi ricordano esattamente quello che
ho provato io nell'ammirare l'analogo paesaggio ateniese. Fare una visita al
Foro Romano è un'estasi unica. Byron dice: "è il mistero della Grecia
antica che svela se stesso. Tutti quei fardelli scolastici, le guerre
combattute per ragioni futili, le città-stato". Se si esamina
attentamente l'intero Foro romano si perviene a una conclusione che è
normale ma straordinaria al tempo stesso in molti posti del
mediterraneo. Qui ad Atene ci sono i timbri che oggi potremmo chiamare
della multiculturalità, cioè della romanità, dei
bizantini, dei saraceni e financo dei veneziani. Tra capitelli greci,
moschea araba, arco di Costantino, architettura romana e fortificazioni
veneziane c'è l'intera storia della civiltà europea. Lo stesso dicasi in
Sicilia. Si trovano tracce fenicie, greche, romane, arabe, normanne,
spagnole, inglesi, francesi, piemontesi, etc. E' la solita storia. Più
si è stati grandi in passato, più si è avuta la forza e la capacità di produrre
capolavori e più si rimane oggi lontano dalle grandezze dei tempi
passati. Grecia e Sicilia, ovvero Grecia e "Magna Grecia", si equivalgono perchè
sono ormai diventate periferia del mondo. |
All'ora del pranzo scatta il meccanismo
della ricerca del ristorante giusto, con il suo piatto giusto da
conoscere a tutti i costi. Il pranzo questa volta è stato programmato con dovizia di particolari.
Si tratta di un ristorante a due passi da Piazza Omonia.
Per la precisione si trova in 2 Παροδος Θεμιστοκλεους cioè in Via
Temistocle, 2. Ecco l'interno, l'esterno e il logo del ristorante. |
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A quanto sembra si tratta di un
famoso ristorante che è
conosciuto per le sue pietanze tipiche e tradizionali. Io l'ho messo
alla prova ed ecco il risultato. Al tavolo 4 ho preso le seguenti
pietanze: Kρεατιkα,
Tυριά e
Xαλβάς,
Μακεδονικός
Τσάνταλη. Ottimo pranzo e buon cibo. E adesso in
Piazza Omonia,
per gustare un buon gelato nocciola e pistacchio. Niente di speciale ma
abbastanza piacevole dopo un pranzo abbondante e gustoso. Aiuterà
la digestione. Ottimo il vino macedone e veramente squisito il piatto di
carne, che mi ricorda un misto tra il bollito di carne di manzo e un
vero e proprio "falso magro". Valeva la pena venire in questo
ristorante. |
Il
pomeriggio lo trascorro per le vie di Atene ed ho come meta il Tempio di
Zeus. Vado a piedi anche, se è un po' lontano da Piazza Omonia. La lunga
camminata mi fa bene e trovo stupefacente questa zona archeologica della
capitale. Straordinarie sono le colonne che lo caratterizzano e molto
bello è l'arco che dà sulla strada, purtroppo molto frequentata dalle
auto che mi impedisce di osservarlo con attenzione e, soprattutto, con
la necessaria meditazione. Mi dispiace non averlo potuto riprendere con
una macchina fotografica. E' troppo bello per non osservarlo con
ammirazione. La stanchezza si impadronisce delle mie membra e capisco
che è l'ora di battere in ritirata nelle vicinanze dell'albergo per
trascorrere le ultime ore della serata che preannuncia la partenza.
L'indomani sarò indaffarato per preparare la strategia del viaggio di
rientro. Mi attende di nuovo l'autobus X95 che mi ha portato
dall'aeroporto ad Atene. I tre giorni sono letteralmente volati ed io mi
ritrovo a meditare come al solito che ad ogni partenza segue
implacabilmente un ritorno, questa volta un po' più triste delle altre
volte. Ma mi sento appagato da tanta gioiosa bellezza che ho potuto
vedere in questa breve vacanza. |
La mia vacanza ateniese
non si può paragonare a quelle precedenti, per il semplice motivo che il
periodo dell’anno in cui essa si è svolta è stato diverso dai precedenti
e cambiando stagione, si sa, cambiano anche le sensazioni. Il clima poi
non è una variabile indipendente che possa essere o diventare
irrilevante. Dunque, condiziona nel bene e nel male le emozioni della
visita nei luoghi meta di viaggio. Sembrerà strano ma cambiare stagione
di viaggio e abbigliamento mi hanno impedito di provare le solite
emozioni estive dei miei precedenti viaggi. Le stesse abitudini orarie,
che normalmente caratterizzano e scandiscono i tempi delle giornate dei
miei viaggi estivi sono state differenti dal solito. E questo cambia un
po' le cose. E, poi, tra folate di vento freddo nelle larghe strade e
nella ampia piazza del Parlamento e improvvisi sprazzi di caldo
sull'Acropoli ho trascorso più tempo a cambiare abbigliamento per
proteggermi dal “freddo-caldo” che a girare per Atene. Il mio giudizio
sulla visita è ottimo. Non credevo mai e poi mai che un uomo di scienza
come me, con la mia cultura scientifica e le mie certezze del mondo
della scienza, avrei potuto emozionarmi davanti ai luoghi della cultura
classica! Davanti alle colonne rimaste nell'Agorà dove passeggiarono i
Grandi filosofi greci mi sono commosso. Cosa si può vedere di più grande
dei resti della civiltà greca? Vedere poi a due passi dall'Agorà antica
quella romana, con il busto di Traiano, con una chiesetta bizantina del
nono secolo, una moschea (senza minareto) del 16mo secolo, la Torre
degli otto venti, cos'altro si desidera vedere di più? |
Il viaggio di ritorno
avviene in serata, al tramonto, con decollo e atterraggio senza luce
diurna. Vorrei concludere questo breve resoconto di viaggio, se mi è
consentito, citando di nuovo Robert Byron quando
egli, dopo il lungo viaggio in auto da Londra ad Atene alla fine rientra a casa
nel freddo inverno della campagna inglese, dice: "Mentre mi chinavo in
avanti per riscaldarmi le mani al calore del fuoco, provai un orgoglio
di razza, l'orgoglio di essere, oltre che inglese, europeo". Ebbene,
anch'io come Byron, soddisfatto del meraviglioso viaggio effettuato in
terra ellenica sono orgoglioso di essere oltre che italiano ed europeo,
anche un po' greco. E' il minimo che posso dire dopo le straordinarie
sensazioni e i piacevoli ricordi che Atene mi ha regalato. Ciao Atene, ciao
Grecia. La vacanza è finita. Vi penserò con piacere e con tanta
gratitudine. Al prossimo viaggio! |
Mappe e manuali di viaggio adoperati nella
mia vacanza ad Atene. |
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