Nicosia

(10 Maggio - 13 maggio 2008)

 

Il mio diciottesimo viaggio nell’UE: Nicosia.

Sono andato a Nicosia a visitare l’antica città a forma di endecagono delimitata dai famosi undici bastioni costruiti dai veneziani per difendersi, inutilmente, dall’invasione turca ottomana avvenuta nel 1570 comandata da Mustafà Lala Pascià per conto del Sultano Selim II. Piccola premessa. Otto anni fa decisi un complesso e lungo progetto di viaggi, consistente nell’impegno che prendevo con me stesso a visitare tutte e ventisette le capitali degli Stati dell’Unione Europea, in omaggio alla straordinaria avventura politica che è l'Europa Unita da Istituzioni federali. Personalmente considero l'Unione Europea la costruzione politica più mirabile che gli europei siano riusciti a produrre nell’intera loro storia. L’ultimo viaggio finora effettuato, il diciottesimo, mi ha portato, dal 10 al 13 maggio 2008, a Nicosia (il nome è in inglese, mentre in greco si dice Lefkosia (o meglio Λευκωσία) e in turco Lefkoşa).Qualche riflessione sulla mia breve ma intensa vacanza la devo agli amici che mi seguono in questa avventura.

Iniziamo dalla partenza. Sono le 9.00 quando a Roma Ostiense prendo il treno per Fiumicino. Una ragazza vicino a me legge un libro. Riesco a carpirne le coordinate bibliografiche. Si tratta del libro di Umberto Eco, Come si fa una tesi di laurea. E' una studentessa universitaria lombarda. Quel libro lo conosco benissimo. L'ho adoperato a scuola per molti anni nell'insegnamento. Ho sempre preteso dagli studenti la lettura attenta e ragionata del suo contenuto prima ancora di poter parlare di "tesine" agli esami di maturità. Senza la sua conoscenza non si fa molta strada nel produrre scritti di un certo valore. Ne sono convinto più che mai. La studentessa mi fa presente che continuerà a leggerlo anche la sera. Scende a una piccola stazione. Mi saluta e va via. Ore 10.00, arrivo alla stazione dell’aeroporto di Fiumicino. Scendo dal treno e imbocco il tunnel per andare al Terminal B. Mi aspetta un aereo della Cyprus Airways, il CY 0317, delle 12.30 per Larnaka. Rapide formalità al chek-in e alle 12.25 sono sull’aereo seduto vicino al finestrino. Ho chiesto alla signorina del desk un posto panoramico, lontano dall’ala per vedere meglio dall'alto il mar Mediterraneo e le sue stupende isole.

Ultimi saluti telefonici con la famiglia dalla carlinga dell'aereo e subito dopo cellulare spento come da prassi obbligatoria imposta dal comandante. I piccoli schermi della compagnia di bandiera greco-cipriota presenti sull'aereo ci fanno vedere un’anteprima dei monumenti di Cipro.

A un certo punto i motori cominciano a fare più rumore e la velocità dell’aereo sulla pista aumenta. Una manciata di secondi dopo siamo in aria. Partiti. Adesso nessuno ci può più fermare. Arrivo previsto all’aeroporto di Larnaka alle 16.35, con un’ora "perduta" per il fuso orario che, naturalmente, riguadagnerò al ritorno. Ottimo viaggio aereo, con un assaggio della cucina greco-cipriota a bordo del velivolo durante la colazione. Il mio vicino di posto, contrariamente agli altri, da vero furbacchione di viaggi aerei, aveva prenotato un menù vegetariano con pesce e verdure, molto meglio del nostro. Qualche battuta sul cibo tra di noi e poi ci immergiamo nella lettura del giornale. Atterriamo con molta sicurezza lungo la pista di Larnaka che sfiora il mare. Scendiamo dall'aereo quasi subito. Non faccio in tempo a entrare nella sala vicino al rullo dei bagagli che ecco vedo la mia valigia. La sala arrivi è piccola e modesta. Sembra un grande hangar. Mi dirigo verso l’Ufficio turistico perché mi servono due informazioni. Ho un limitato lessico greco che dovrebbe aiutarmi. Si tratta delle poche parole di sopravvivenza, quali Ne, Òchi, Yiàsu, efharistò, signòmi, parakalò, kalimèra, kalispèra, to toghariazmò. Per primo mi serve una mappa dettagliata di Nicosia e in secondo luogo dove si trovano i taxi. Di domenica, purtroppo, non esistono bus dall’aeroporto di Larnaka per Nicosia. Mi ero già informato telefonando all'ambasciata di Cipro a Roma. Faccio sempre questa telefonata ogni volta che debbo andare in un paese straniero e mi informo dei mezzi di trasporto per raggiungere la destinazione. In genere migliorano la mia conoscenza delle possibilità che si offrono al turista. Altra fonte di informazione che ricerco sempre sono i siti web degli autoctoni. Ecco un sito web che mi ha aiutato molto. Così, con un simpatico italiano compagno di viaggio, decidiamo di spartirci la tariffa e prendiamo un taxi viaggiando insieme. Prima novità, il tassista della vecchia mercedes era un turco-cipriota e non un greco-cipriota come era da aspettarsi. Tra l'altro non conosceva bene neanche le strade di Nicosia. Seconda novità, guida a sinistra e sterzo a destra. Come dire la stranezza per eccellenza, ovvero il retaggio del colonialismo inglese. Velocità notevole lungo l’autostrada Larnaka-Nicosia. Un po’ di preoccupazione per la tenuta del mezzo ma nulla da obiettare per la guida del nostro sornione e grassottello tassista turco-cipriota. Arrivo all’albergo alle 18.00. L’hotel si chiama Holiday Inn e si trova in Odos Riganis 70, davanti al bastione veneziano Tripoli. E' un hotel posto a 100 m dall’inizio di Via Ledra in Laïki Geitonia.

Laïki Geitonia è la via pedonale per antonomasia nella quale la Nicosia greca passeggia piacevolmente la sera prendendo un gelato al fresco, almeno nel mese di maggio, non certo in estate, dove le temperature raggiungono valori sahariani. Starò tre notti e in camera sistemo i vestiti e gli oggetti personali appendendoli con cura nell'armadio. A Nicosia ci sono altri buoni alberghi. La scelta poteva cadere indifferentemente tra il Classic (94, Rigenis str), oppure il Centrum (15, Pasikratous str), oppure il Cleopatra (8, Florina str) altrimenti il Castelli (38, Ouzoumau str). Io ho scelto l'Holiday Inn per la posizione. Dopo mezz’ora sono in strada per vedere e "sentire" per la prima volta la città. Sapete, questo è per me il momento più bello del viaggio. Respirare l’aria della città per la prima volta, osservando il traffico nelle strade e nelle piazze che spaziano davanti a me mi dà una sensazione piacevole di libertà. C’è ancora luce in abbondanza e decido di fare una prima passeggiata. Macchina fotografica in mano e borsa del turista a tracolla mi incammino lungo una via stretta.

La sensazione è quella di una città del meridione d'Italia, con traffico disordinato e negozietti modesti sistemati uno dopo l'altro. Unica differenza che qui gli automobilisti osservano il codice della strada mentre nelle città meridionali e a Roma in particolare i cartelli sembrano essere un optional. Il programma prevede come primo impegno la visita della parte greca all’interno delle mura della città vecchia. A proposito, in tutte le città d’Europa c’è sempre una parte vecchia con i nomi più strani, a seconda della lingua usata, come per esempio old town, stare mesto, vanallin, vecriga, senamiestis, ecc... Mi incammino verso il luogo del passeggio serale nella via più importante. Mi trovo così all'imbocco della Via Ledra, dalla parte di Plateia Eleftherias. In fondo a questa strada pedonale si trova il nuovo passaggio di frontiera aperto da poco fra le due parti di Nicosia.L'ho letto sul sito web del giornale on-line di Nicosia, chiamato Cyprus Mail, (la pronuncia è "saiprusmeil" in perfetto inglese).

Decido di andare a dare uno sguardo. I posti di frontiera mi hanno sempre interessato. Ricordate il film in cui nella Germania dell’immediato dopoguerra, su un ponte, mi sembra l'Oberbaum Brücke, ci si scambiava le spie? Oppure, ricordate al Checkpoint Charlie, a Berlino, sempre in un film di spionaggio, il passaggio delle piccole auto che nascondevano una persona all’interno dell’angusto spazio e si rimaneva senza fiato nell’osservare i vopos della Germania Est a controllarle minuziosamente? Non siamo proprio a questi livelli ma la fantasia può spaziare, soprattutto se si ha il buon umore di fare dell’ironia. Sapete, quando viaggio da solo mi sorprendo a fare questi strani pensieri, spesso sciocchi ma tutto sommato piacevoli. Non dovrei dirlo ma alla fine che male c’è? Sono in vacanza no? Dunque, andiamo a vedere i "gendarmi di Ulbricht", mi dissi! All’inizio della Via Ledra c’è molta gente seduta fuori ai bar che prende un gelato o beve una bibita rinfrescante. Piacevole, e molto turistica è l'immagine dei tavolini sulla strada. Sembra di essere a Capri. 

Arrivo alla linea di demarcazione ma non si vede nulla della parte turca perché c’è un corridoio di circa trenta metri dal quale non traspare niente. Deluso mi metto alla ricerca di un ristorante. I morsi della fame cominciano a farsi sentire. Avevo visto nella guida turistica che lì vicino doveva esservi un posticino dove mangiare in modo autenticamente cipriota. Sapete quando vado all'estero non mangio mai all'italiana. Niente spaghetti o pizze. Niente lasagne. Al massimo una caprese con pomodori e mozzarella. Al contrario, mi piace conoscere la cucina locale, le sue specialità, le sue stranezze, i suoi sapori. Trovo questo posto, che è una taverna greco-cipriota in Via Ledra, sempre nel rione Laïki Geitona. All'interno si può vedere una parete piena zeppa di ritratti e foto di personalità che hanno lasciato una loro "impronta" nel locale.In verità, queste pareti con affisse foto di qualunque genere mi ricordano le vecchie trattorie romane, quelle che vengono chiamate, per motivi turistici, Hostaria romana, con la h iniziale.  A Roma ce ne sono tante con le locandine di film famosi, come quella di Alberto Sordi alle prese con un piatto di spaghetti con i quali dialoga dicendo loro: "mò te magno"..

Mi siedo e ordino la classica serie di sette pietanze, chiamate "mezè". I nomi dei componenti il menù? Eccoli: xoriatikh salada, anamikth, feta psiti, patates thganite, xoirino xsilaki, kommatia palseta, kommatia sis kembab giartoulou. Il nome del locale è KATH’ODON e si trova in Odos Ledras.In realtà io ho ordinato la forma meno impegnativa e minima di mezè. Da solo non potevo andare oltre. Non ce l’avrei fatta a ingurgitare tutta quella roba. Ci sono mezè per turisti con la pancia enorme, che consistono in dieci portate, una più pesante e abbondante delle altre. Si comincia con piccole pietanze vegetali come insalata, pomodorini al forno con feta greca, e si va a finire con spiedini misti di carne veramente impegnativi e indigeribili per stomaci leggeri e poco disponibili come il mio. Questa storia mi ricorda le nozze di Cana, quando dopo il miracolo del vino fatto da Gesù qualcuno si accorge dello straordinario nettare che sta bevendo e fa notare che di solito il vino buono lo si dà all'inizio e non alla fine del pasto.

Il giorno successivo, forte del mio primo approccio con le mura della città, mi sono inoltrato nella parte greca vicino alla linea divisoria tra le due comunità. Mi verrebbe da dire linea divisoria della "stessa città" ma penso che questa lettura sia fuorviante di “unica” città alla luce del rapporto storico e politico odierno tra la parte greca a sud e quella turca a nord. In realtà si tratta di due città diverse, con lingue differenti, cultura e tradizioni agli antipodi, che difficilmente ritorneranno, a mio parere, a stare insieme. E questo mi dispiace profondamente. Io sono amante delle buone relazioni tra i popoli. La contrapposizione mi mette a disagio, mi fa capire che ci sono problemi relazionali, cose cattive insomma. Ma cambiamo discorso. Nonostante fossimo nel mese di maggio faceva molto caldo ed ho fatto fatica a visitare gli edifici e i musei più importanti riparandomi dal sole. A Nicosia piove raramente e il clima, più che mediterraneo mi è sembrato nordafricano. Il problema di Nicosia sembra essere quello del rifornimento idrico. Manca l’acqua e devono portarla dalla Grecia con navi cisterne. Non credo che i turco-ciprioti sarebbero disposti a spartirsi le risorse con i greco-ciprioti. D’altronde, senza fiumi e laghi l’isola non può fare diversamente.

La mattina del giorno successivo, dunque, mi sono incamminato verso il museo più importante di Nicosia. Alla porta di Pafos c'è l'unica Chiesa Cattolica che a quell'ora era strapiena di fedeli filippini che ascoltavano la messa. Vicino l'imbocco della porta nelle mura, un gruppetto di donne filippine era indaffarato a migliorare l'estetica del viso di alcune di loro.

In particolare mi ha colpito la maestria di una del gruppo che lavorava con grande velocità a rendere più gradevole le sopracciglia dell'altra. Alla mia curiosità mi hanno proposto di sedermi sul muro che avrebbero reso lisce e rilassate le mie sopracciglia. Ho cortesemente rifiutato, dopo averle ringraziato con una foto che le ritrae "al lavoro".

Anche ad Atene è così. La chiesa cattolica centrale della capitale della Grecia, Atene, chiamata Agios Dionissios, in El. Venizelou, è praticamente presa d'assalto dalla comunità filippina che la frequenta con attenzione e partecipazione. E ora che mi ricordo, anche a Roma c'è una chiesa analoga, in via Urbana, vicino a Piazza dell'Esquilino. La chiesa è frequentata da filippini che vi trovano un punto di riferimento nella città a testimonianza del fatto che ci sono prassi e tradizioni religiose che costituiscono una caratteristica peculiare di una comunità immigrata.

La mattinata continua con la visita del museo di Cipro. Tra il bastione Tripoli sul lato occidentale della parte greca della Nicosia antica e quello turco, detto Kaitazağa, c’è il museo più importante di tutta Cipro. Per arrivarci ho imboccato prima la odos Omirou e subito dopo, svoltando a destra, ho percorso circa cento metri nella odos Mouseiou. Esattamente di fronte al Teatro municipale c’è l’entrata ufficiale del Museo.

Alle ore 10.00 non un minuto prima, io e altri tre turisti abbiamo pagato il biglietto d'entrata per ammirare i bellissimi reperti archeologici antichi. Cipro è una tappa importante in questo settore. C'è di che stupirsi per la bellezza della straordinaria collezione di antichità indigene, come la splendida statua dell’Imperatore romano Settimio Severo e di Afrodite (se non ricordo male nelle sale V o VI).

La tappa successiva riguarda la chiesa Agia Faneromeni una bella chiesa ortodossa. Si chiama Agia Faneromeni o chiesa dell'"apparizione". Bellissima chiesa con molti stili. Si notano suggestioni bizantine, romaniche e neoclassiche. L'interno è ricco di icone e di simboli in oro. Bellissimi i lampadari.

Sono arrivato nel momento in cui era terminata una funzione religiosa relativa a un matrimonio. Ho individuato il prete nel momento in cui effettuava le registrazioni dei nomi dei due neo-sposi sul librone matrimoniale. Un po' come si fa col rito cattolico. Ma il rito ortodosso, si sa, è più ricco e rigoroso a causa della tradizione che è molto più forte di quella cattolica. Ho chiesto se potevo immortalare la scena e mi hanno risposto con un largo sorriso, annuendo. Piccoli piaceri del turista che riesce a trasformare momenti importanti della vita degli altri in un piacevole e soddisfatto sguardo di intesa.

All'uscita dalla chiesa mi sono imbattuto in un piccolo locale, una specie di bar-locanda, in cui si informava la clientela che ci si trovava a meno di cinquanta metri dalla linea di demarcazione tra la parte settentrionale e quella meridionale di Nicosia. Il cartello è chiaro. L'allusione a Berlino come ex città col muro è evidente. Naturalmente la pubblicità non è stata indovinata se come è vero non ho visto alcun avventore nel bar. Tuttavia le ragioni commerciali e turistiche sono evidenti. In verità, si tratta di un piccolo bar, all'italiana, con banco di mescita e alcuni tavolini per sorseggiare qualche bibita fresca, La calura si fa sentire in questa parte della città. Vuoi perchè manca il verde, vuoi perchè lo spazio a disposizione è limitato.

L'altro interessante museo da visitare è stato quello bizantino, all’interno del Palazzo dell’Arcivescovado, dove troneggia all’entrata l’enorme statua dell’Arcivescovo Makarios stra-fotografata da tutti i turisti, me compreso. Ho fatto il biglietto e sono entrato. Una classe di liceo di una città italiana mi ha superato all'ingresso. All'interno l'insegnante di Storia dell'Arte spiegava il senso di molti quadri presenti nelle sale.All'interno c'è una interessantisima e completa serie di quadri bizantini che meritano la visita. All'uscita troneggia di nuovo, con poca modestia, la statua di Makarios sempre bersaglio di foto dei turisti. Dicono che vogliono sostituirla, questa brutta statua. Ma forse sono solo dicerie

A pochi metri dal palazzo si incontra il Ginnasio pancipriota. Scuola d'èlite questa ai tempi del periodo coloniale. C'è un particolare che lo riguarda nel famoso e più conosciuto libro cipriota di tutti i tempi che è una specie di romanzo. Il titolo è Gli amari limoni di Cipro ed è stato scritto dal romanziere inglese Lawrence Durrell. Nel suo romanzo lo scrittore ricorda l'innamoramento generalizzato di tutte le studentesse del liceo nei suoi confronti quando nella sua ora insegnava inglese.

La Piccola moschea  Araplar Cami.

In una stradina vicino odos Asklipiou, su Plateia Ikostigdois Oktovriou, ho notato una piccola moschea, ben curata, che mi ha particolarmente interessato perchè costruita adattando le antiche forme di una chiesa preesistente. La moschea si chiama Araplar Cami, e offre ai visitatori un bel giardino privato con numerosi fiori presenti su un lato. Ecco nella foto la parte superiore del minareto. Per non perdere continuità con l'arte islamica e perchè considero i luoghi religiosi una importante caratteristica della cultura dei luoghi che osservo nei miei viaggi, mi sono diretto all'altra moschea, quella più grande, sempre nella parte greca. Sapete, in questi luoghi religiosi regna un silenzio riposante e al tempo stesso grandioso, che permette a tutti di meditare e riflettere sui problemi della vita. Queste riflessioni costituiscono, nei miei viaggi, uno dei momenti più interessanti di scoperta e studio non foss'altro che per il rispetto che nutro verso tutto quello che è religioso. Intendiamoci, io sono una persona profondamente laica e come tale vivo la mia vita. Ma la dimensione religiosa mi ha sempre colpito, non solo per la straordinaria vitalità che essa possiede nel colpire folle oceaniche nel mondo (basti ricordare il funerale di Papa Woityla a Roma) ma anche per lo straordinario mistero che essa possiede e che si porta dietro. Io sono molto critico con i fenomeni soprannaturali e trascendenti. Credo che nessuno di essi abbia alcuna base scientifica per essere considerato tale. Ma il mondo delle religioni sfugge alla razionalità umana e queste manifestazioni devono essere visti come esigenza interiore che merita rispetto. Null'altro.

I mio programma prevedeva adesso di visitare la più grande moschea di Nicosia sud. Si trova vicino all’Arcivescovado ed è chiamata Omeriye Cami Taht-el-Kala (ex Chiesa agostiniana) in Plateia Tilliris. Qui per il caldo (non erano ancora neanche le 12 del mattino, sono dovuto entrare in un piccolo e angusto locale di ristorazione nel quale alcuni avventori stavano mangiando mezè, per chiedere loro se avessero dell'acqua per dissetarmi. Subito di fronte all'osteria la moschea mostrava il suo minareto alto e irrangiungibile come un punto di riferimento. Sono entrato nella moschea attraverso il cortile. Ho tolto le scarpe e ho visitato l’interno. Ho poi parlato con l’Imam che aveva una bella tunica bianca ricamata e stava riposando all'ombra di un fico nel cortile. Abbiamo fatto in inglese una piacevole chiacchierata su alcuni aspetti della vita religiosa della moschea e sulle analogie della cucina araba e siciliana. Il couscous per esempio è uno dei miei preferiti e lo mangio volentieri. La pietanza è nord-africana, con varianti tra quella marocchina e tunisina ma si usa da sempre nella Sicilia occidentale, soprattutto nel trapanese. A me piace la versione marocchina, con sette ingredienti vegetali: carote, zucchine, melanzane, pomodori, peperoncino rosso, sedano e cavolo verza.

Avevo intenzione di fare una piccola e veloce visita alla parte turca solo il pomeriggio del giorno precedente la mia partenza per Larnaka. Non titenevo questa parte della città importante. Così, senza dare molta importanza al fatto ho pensato di visitarla. Come ho avuto modo di dire in precedenza, il motivo del mio viaggio a Nicosia non riguardava la parte turca ma quella greca. La capitale dello Stato dell'Unione Europea è Lefkosia, non Lefkoşa. Tuttavia, trovandomi vicino al posto di frontiera nel pomeriggio precedente alla mia programmazione ne ho approfittato e sono passato dall’altra parte non prima però di avere fatto una foto con i caschi blu di guardia tra i due settori. Avevo timore che la procedura burocratica fosse lunga, facendomi perdere del tempo prezioso. Avevo sentito parlare di ripicche che si fanno i doganieri da una parte vero l’altra. Invece hanno controllato il mio passaporto velocemente, hanno inserito nella loro banca dati il mio nominativo e messo un timbro all’andata (l’altro lo hanno messo al ritorno) su un foglio bianco.

A dire il vero durante la procedura di riconoscimento ho avuto conferma delle mie perplessità sulla poca disponibilità fra le parti, quando un turista, con la carta d’identità della Repubblica di Cipro, si è sentito dire che se voleva passare all’altro lato doveva pagare una contravvenzione che lo riguardava. Dalle discussioni che sono sorte in tre lingue, il greco, il turco e l’inglese, ho capito che il turista, qualche mese prima, era andato con la sua auto nella parte turca e qualche “attento” vigile lo aveva multato senza avvisarlo. Ma a parte questo piccolo incidente “internazionale” tutto è finito con le sole lamentele del turista che dovette pagare l’equivalente di più di 70 euro. La mia sorpresa nel vedere per la prima volta Nicosia nord è stata enorme perché da quel momento in poi sono stato quasi sempre nella parte turca.

Ho cenato e pranzato in due ristoranti vicino Piazza Atatürk (Atatürk Meydany) mangiando molto meglio che nella parte greca e pagando pochissimo.

La prima osteria è da SIMIT DÜNYASI KUÇUKUNCULAR, nella Girne Caddesi, appena 50 m dopo Piazza Atatürk. L'altra osteria non ricordo più il nome. Con appena sei euro ho fatto dei pasti eccezionali. Il primo: un piatto di olive con peperoncini, una scodella enorme di passato di lenticchie, una focaccia di pane morbido turco, un contorno di patate e zucchine e una birra da mezzo litro. Il pranzo successivo del giorno dopo è consistito in un ottimo e abbondante secondo piatto, comprensivo di salsicce (non di maiale ma di ottimo manzo), polletto e agnello in casseruola, due piatti di fagiolini di due formati (stretti e larghi) uno all’olio e l’altro al pomodoro, cavoletti di Bruxelles, zucchine e melanzane, uno squisito dolce al pistacchio, oltre naturalmente la solita birra locale di mezzo litro. Il cameriere è rimasto contento quando gli ho esplicitamente chiesto la birra turca.

Ottimi anche i gelati e un’altra specialità di una torta alla ricotta impregnata di un liquore come il rhum ma non alcolico, che ho mangiato in una pasticceria vicino al posto di guardia semplicemente straordinaria. Non chiedetemi i nomi perché non li ricordo. Sapete, per ricordare i nomi è necessario appartenere a una categoria di turisti che non mi appartiene. Quella che fa del turista uno "studioso". Prende appunti minuziosi, annota con pignoleria osservazioni, critiche, note di viaggio. Io sono più semplice, e meno rigoroso perchè desidero "vivere" il viaggio. Già portare la macchina fotografica è un fastidioso impegno in più. Infatti alcuni miei viaggi sono stati fatti senza scatti fotografici. Semplicemente perchè in quei viaggi non mi andava. E poi c'è la difficoltà di comprendere il nome. In una lingua straniera i nomi sono per lo più strani, mai sentiti prima e dunque più difficili da ricordare.

So solo che la cucina e la pasticceria turco-cipriota battono la cucina greco-cipriota almeno 2-0. La pasticceria della parte sud della capitale abbonda di laukumia (specie di caramelle morbide di sapore e colore diverso con lo zucchero velato) e di mostarde cilindriche paesane con all’interno una lunga fila di mandorle disposte longitudinalmente. Mi ricorda un po' vagamente la mostarda siciliana prodotta col mosto e la farina. Non parlo poi degli altri dolci turchi che sono una vera specialità. Mi dispiace per gli amici greco-ciprioti ma preferisco i dolci dei loro "avversari" turco-ciprioti. Per pareggiare mi sento di affermare che almeno le olive greche e greco-cipriote sono migliori. La mia "mediterraneità" si manifesta in queste occasioni: prodotti alimentari veramente super, indistintamente greci o turchi.

Prima di arrivare al pezzo forte della parte turca, che è la grande moschea con due minareti, ho visitato Asma Alti Sokagi, ovvero la grande locanda Büyük Han, che è un'antica locanda orientale. Qui si fermavano le carovane per fare riposare gli animali e per rifocillarsi al fresco di un tetto adeguato.

La moschea di Selimiye nel settore turco è il massimo di tutta Nicosia. E’ molto più grande di quella presente nella parte greca. In realtà è l'ex Cattedrale S. Sofia. Grandi tappeti sul pavimento ma pochissime persone all’interno. Ho letto nella mia guida che la struttura somiglia molto a Notre Dame de Paris. Ha due torri campanarie mozzate dai turchi a cui sono state aggiunti due aguzzi minareti che si vedono nella foto. All'interno, oltre alla enorme distesa di tappeti larghissimi ci sono pareti, archi e volte dipinti di bianco senza arredi con il solito mihrab rivolto verso La Mecca. Le foto che mi ritraggono nella moschea Selimiye mi sono state scattate da un amabile italiano, che mi ha fatto anche da Cicerone. Sono rispettoso al 100% delle religioni. Di tutte le religioni. In particolare di quelle monoteiste; e fra queste, a parte quella cristiana, di quella musulmana, che considero ricca di cultura e di tradizioni. Non è possibile rimanere inerti al solo sentire i primi versetti della Sura I, Al fatiha (L'aprente), del Corano (versione salmodiante di Agamy):

Bi smi l-lahi r-Rahmani r-Rahimi

al hamdu lillahi rabbi Alamina. Al -rahmani r-rahimi, Maliki yawmi d-dini, Iyyaka na'budu wa iyyaka nasta'inu, Ihdina s-sirata l-mustaqima. Sirata lladhina an'amta alahim gayru l-magdubi 'alahim wa la d-daalina.

Una vera melodia per l'orecchio di chi la ascolta. Come sempre mi succede quando vedo trasformazioni di chiese in moschee (il viceversa non mi risulta) provo sempre una sensazione di scoramento, come se fosse stata violata la tradizione. In realtà, bisogna anche capire che queste trasformazioni sono state dettate dall'esigenza di mutare la struttura architettonica da cristiana a musulmana per ragioni "religiose" dovute all'occupazione. Sono dell'avviso che queste operazioni architettoniche, nel mentre hanno un senso dal punto di vista storico e artistico, rappresentano comunque un intervento chirurgico che disorienta. In un certo senso ne viene sminuita la loro rara bellezza. Per carità, non ho nulla contro i musulmani. La Storia non si giudica con metri nazionalistici. D'altronde, anche i cristiani, con la storia delle crociate, ne hanno combinato delle belle. Dunque, "chi è senza peccato scagli la prima pietra". La storia è fatta, purtroppo, anche di questi fatti. L'esercito che vince trasforma, a proprio piacimento, le cose. Coloro che perdono devono, nel migliore dei casi, uniformarsi. Certo, adesso, con il metro del secondo millennio, con il turismo, con i viaggi e gli scambi culturali, con la globalizzazione, con le televisioni satellitari che ci portano dentro tutto quello che non abbiamo mai visto di presenza, con le battaglie militari trasformate in "battaglie sportive", tutto ci sembra "normale". Ma a quei tempi non è stato piacevole per i vinti vivere sotto i vincitori. Ma cambiamo discorso perchè questo è un resoconto di viaggio in cui queste riflessioni possono apparire fuori tema. In realtà sono "il tema". Almeno per me che credo moltissimo nella storia e nella conoscenza reciproca dei popoli. Ecco un approfondimento della questione cipriota.

Mi sono spostato verso la parte più importante di Nicosia nord. Le cinque foto che seguono mostrano Piazza Ataturk
fotografata da tre punti diversi, la strada dell'Hotel Saray e la porta Kyrenia all'estremità nord della Nicosia turca. Volevo a questo punto dire qualcosa di più sulla Nicosia turca. La ragione non riguarda tanto l'aspetto turistico in se quanto, diciamo, la cultura turca a Cipro. Ho letto da qualche parte che i turco-ciprioti aderiscono alla corrente sunnita della religione musulmana. E' evidente che questo vuol dire poco per definire alcuni tratti del loro carattere. Certo, la convivenza con la parte più numerosa dei ciprioti e cioè con la parte greca e anche con la cultura inglese che è stata proprietaria dell'isola per più di un secolo hanno prodotto cambiamenti sul loro modo di essere musulmani. Sembra, per esempio, che le regole dell'Islam nella loro comunità non sono seguite con convinzione e la stessa partecipazione alla vita religiosa delle moschee è rara e poco manifesta. Non dico nulla di particolarmente offensivo se aggiungo che lo stesso Ramadan non viene osservato adeguatamente.
Entrambe le foto sono state fatte dalla stessa piazza.
A destra il Saray Hotel.

Mi sono fatto un’idea approssimativa di come stanno veramente le cose fra le due comunità contrapposte. Ho concluso che le due metà di Nicosia difficilmente si ricongiungeranno. Tanti sono gli interessi in gioco e impossibile sembra la coesistenza tra i due popoli. Troppo diversi i progetti politici e fortissimi i rancori personali che affiorano subito al solo pensiero del passato che brucia ad entrambe le comunità. Sono convinto che quel poco di positivo che ho visto nelle due parti di Lefkosia-Lefkoşa lo si deve all’Unione Europea che ha finanziato un po' di soldi per rimettere a posto gli edifici presenti in vicinanza della linea di demarcazione e gli edifici culturalmente più significativi nelle altre parti della città, come case di pregio, chiese e moschee. Penso che nonostante la buona volontà del Presidente Demetris Christofias (chiaramente greco-cipriota) e di Mehmet Ali Talat (inconfondibilmente turco-cipriota) i problemi da superare sono tanti e maledettamente così complessi che non se ne farà nulla. Spero di sbagliarmi, ma sono pessimista. Un piccolo particolare alla luce del quale si può capire meglio la psicologia del rapporto tra le due comunità. All'aeroporto mi hanno dato la cartina di Nicosia nella quale la parte greca a sud contiene i nomi delle strade, mentre la parte turca a nord ne è completamente sprovvista. Evidentemente è una sottile guerra psicologica che le due parti si fanno per non riconoscere all'altra parte alcun diritto.

A sinistra la porta Kyrenia (turca)e a destra la porta Famagosta (greca).

La porta Famagosta i trova ad est nella transitata Leoforos Nikiforou Foka. Avevo anticipato che avrei detto qualcosa sulla porta di Famagosta. Per arrivarci ho percorso un po' di strada. Una stradina in particolare mi ha colpito, perchè nella mia memoria avevo un ricordo d'infanzia quasi uguale. Eccola nella foto. Quando ho visitato la porta est di Famagosta ho parlato con il custode del locale museo annesso all’interno della porta, il quale mi ha dato un opuscolo contenente tutte le trasformazioni che hanno subito i monumenti greci nella parte turca della città dopo il 1974. E’ desolante vedere delle foto nelle quali molte chiese e luoghi religiosi che si trovavano nella parte turca dell’isola sono state trasformate in stalle o luoghi contenenti mangimi per animali. L’interno della porta di Famagosta contiene una serie di foto appese alle pareti che sono un lunghissimo elenco di denuncia del progetto di scristianizzazione dei luoghi di religione ortodossa caduti in mano ai turco-ciprioti. Veramente deplorevole il modo in cui sono stati grattati via dalle pareti di queste ormai ex-chiese, mosaici e quadri contenenti oggetti sacri e poi rivenduti al mercato nero internazionale da turco-ciprioti senza scrupoli. Certo, la parte greca non è innocente, perché sappiamo benissimo dalla storia degli eventi cosa è successo nei dieci anni dal 1964 al 1974. Tutti hanno ragione, tutti hanno torto. Bisognerebbe far capire loro che non giova a nessuno continuare questa battaglia di retroguardia tra le due comunità. Ma spesso, in questi casi, la ragione viene messa sotto vetro per dare sfogo alle passioni e agli estremismi. L’aggiunta di elementi religiosi e linguistici produce una miscela esplosiva pericolosissima. E’ incredibile come quando nelle vicende entrano la religione e le lingue ci si azzuffa e si fanno guerre dolorosissime per un nonnulla. Basta pensare al passato per avere conferma e contezza di ciò. Uno schiaffo alla ragione ecco di cosa si tratta. Ma passiamo ad altro, altrimenti mi arrabbio.

Un altro ristorante da me visitato è stato la taverna Apxontiko nella parte greca, nel quartiere turistico di Laiki Geitona, dove ho mangiato molto semplicemente un semplice secondo chiamato Kleftiko lamb con un contorno e una piccola birra greco-cipriota KEO. Un buon secondo di carne (una specie di stufato di agnello) con insalata mista e olive ha concluso un pasto veloce. Per concludere la visita alla parte sud di Nicosia ho passeggiato nella parte vicino alle mura veneziane.

Ecco una bella fila di palme lungo la via Kostantinou Palaiologou e li vicino la piccola moschea costruita dai turchi in onore del primo caduto turco durante l'assedio della città nel 1570.

Vicino a questa piccola moschea, esattamente nell'area del bastione Podocataro c'è l'interessante Monumento alla Libertà, molto sentito dalla cittadinanza greco-cipriota. Non poteva poi mancare una via famosa della cultura greca: via Achille. Eccola!

E passo alle conclusioni di questo mio diciottesimo viaggio, il più ad est della mia vita, ovvero a circa 35° 10’ latitudine nord e a circa 33° 22’ longitudine est. Ricordo che Roma si trova a 41° 50' nord e 12° 28' est. Dunque, ci sono ben 6° 40' di differenza di latitudine verso l'equatore e quasi 25° di differenza di longitudine est tra le due città verso oriente. Non sono pochi.

Come sempre nelle migliori tradizione tra le cose belle c’è anche qualche vicenda meno bella. Ho avuto una piccolo imprevisto con un poliziotto greco-cipriota che alla vista del mio passaporto italiano mi ha apostrofato con maleducazione, dicendomi che il Presidente del Consiglio italiano Berlusconi è un delinquente e un mafioso. Naturalmente non ho accettato la provocazione e l’ho lasciato senza rispondere nulla, facendolo arrabbiare di più. Ho provato una sensazione sgradevole. Su questa questione voglio solo dire che da quando c’è stato il passaggio delle consegne da Prodi a Berlusconi il vento per gli italiani a Cipro Sud, è cambiato in peggio. Il perché è dovuto, a mio parere, al fatto che il Premier Berlusconi è amico del Primo Ministro turco Recep Tayyip Erdoğan. Intendiamoci, non è successo nulla. A parte le escandescenze del poliziotto la vacanza è stata piacevole.

Ecco di seguito due foto identiche del panorama di Nicosia prese dalla finestra della mia camera in albergo ad orari differenti.

Lo stesso panorama all'alba e a mezzogiorno.

Mi rimane poco da aggiungere. Il momento della partenza è arrivato. Come sempre, il cerchio di un viaggio si chiude con il ritorno a casa. La partenza da Nicosia per Larnaka è di mattina presto. Il tempo di salutare alla Reception i gentili incaricati delle comodità dei clienti ed eccomi in strada con la valigia per arrivare in tempo a Larnaka. Vi arrivo dopo un viaggio all'insegna della malinconia. "Partire è come morire" dice un vecchio adagio. In genere si aggiunge che è vero che la malinconia prende sempre quando si parte. Eugenio Scalfari, nel suo ultimo libro, L'uomo che non credeva in Dio, ha scritto che "la nostalgia è il rimpianto d'un passato che è stato e non può tornare, mentre la malinconia è il rimpianto di ciò che non è stato ma che sarebbe stato possibile, di un'altra vita non vissuta, d'un amore che ti ha sfiorato senza fermarsi". Ecco. Se fosse stato possibile fermarsi qui per sempre, probabilmente, avrei vissuto un'altra vita, migliore forse di quella che vivo attualmente. Noi non lo sappiamo perchè di questi desideri ne è ricco il mondo. Rimane tuttavia un fatto. Mi sento di dire che, comunque, sono soddisfatto della mia vacanza. Penso che l'isola di Cipro, famosa perchè vi morì effettivamente Lazzaro dopo essere stato resuscitato da Gesù, mi rimarrà nella memoria per molto tempo. Non faccio in tempo di decidere di pubblicare in rete una specie di diario di queste giornate intense e piacevoli che sono già all'aeroporto. La pubblicazione in rete di questo diario la devo ad alcuni amici che in un certo senso lo meritano e che mi hanno aiutato. A loro va il mio ringraziamento per alcuni momenti di lieta spensieratezza provati in questa ultima città europea del muro. Chissà, forse la prossima volta che ritornerò qui, se mai ritornerò, questo muro non ci sarà più. Lo spero per tutti gli amici ciprioti di lingua greca e di lingua turca. Eccomi all'aeroporto di Larnaka, pronto per affrontare pericoli più gravi di quelli ciprioti. Dove e quali? A Roma ovviamente.

Chi vive, come me, nella "città eterna" (a sinistra nella foto vespertina), in verità vive in una città molto pericolosa, non tanto per paura fisica di aggressioni, quanto per il cinismo e l'arroganza dei suoi abitanti. Uccidono di più i romani con queste perniciose armi che i delinquenti con i coltelli.

Ma godiamoci ancora il viaggio di ritorno. Anche questa è vacanza. Ciao. Al prossimo viaggio!

Manuali e guide di viaggio adoperate.

Prima di elencare i manuali e le guide che ho utilizzato per questo interessante e piacevole viaggio, desidererei far presente che ho letto un raro e bellissimo libro su Cipro, in lingua italiana, che vivamente raccomando a chi vuole conoscere storia e cultura della bella isola mediterranea. Ecco le coordinate bibliografiche: Rocco Aprile, Storia di Cipro, Lecce, ARGO, 2007. A seguire i dettagli del libro offerti dall'editore. «Nei manuali di storia, Cipro è di solito qualche distratto capitolo della storia antica, di Venezia, dell'impero ottomano o di quello britannico, e ancora oggi l'identità di quest'isola bella e sfortunata viene annullata nella sciagurata contrapposizione fra la comunità greca e quella turca, che finisce col negare l'assenza stessa della sua storia millenaria. Eppure Cipro ha una propria spiccata specificità, segnata se non altro dalla straordinaria collocazione geografica, che la vede da sempre al crocevia delle principali rotte del Mediterraneo orientale e che le ha consentito di occupare un ruolo economico e politico di prim'ordine. La snella sintesi storica tracciata da Rocco Aprile cerca di colmare un vuoto intollerabile per un Paese che è ormai parte integrante dell'Unione Europea».

 

 


Torna alla pagina viaggi