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София
(29 Marzo - 1 Aprile
2009) |
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Il mio ventiduesimo
viaggio nell’UE: Sofia.
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Ho visitato Sofia, l’antica città dei Traci, successivamente nominata dai romani
capitale della provincia della Dacia. Il viaggio, il ventunesimo
nelle capitali dell'UE, mi ha
portato dal 29 marzo al 1 Aprile 2009 a Sofia, capitale della
Repubblica della Bulgaria. Il viaggio fa parte del progetto "visita alle
27 capitali dell'UE" e Sofia è una tappa importante di
questo programma. Questo mio ventiduesimo viaggio attraverso i simboli
delle capitali dell'UE lo ricorderò sempre nella mia vita. Non per una, ma per molte
ragioni. La più immediata è relativa alla perdita di un mito, quello
della caduta per sempre dell'immagine di Sofia capitale della fedeltà
assoluta all'ex-alleato sovietico dell'URSS. E' stata questa
l'immagine che i media del tempo hanno sempre
proposto negli anni in cui esistevano i due blocchi politici
dell'Est e dell'Ovest in Europa. Non a caso il detto "essere eletti con
maggioranza bulgara" significava proprio un unanimismo che non era solo
di facciata ma che era giustificato dalla storia e dalla comune
religione e lingua. |
La
Sofia che ho visto in
Bulgaria nel 2009 non è la Sofia immaginata negli anni
passati. Di quella immagine non esiste quasi più nulla se non alcuni
resti di monumenti eretti a suo tempo in favore dell'alleato sovietico e
adesso in rovina fra graffiti e cartacce.Le due foto si riferiscono allo
stesso monumento. |
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A sinistra, pulito e ben curato, com'era negli anni della
guerra fredda. A destra oggi un particolare della stessa immagine alla
base del monumento, così come l'ho visto io quando ho scattato
la foto. Mi ha messo tristezza vedere un simbolo storico del passato
così mal ridotto. |
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Che
la bella capitale bulgara abbia avuto una mutazione, ancora in atto, è indiscusso.
Certo, lo sviluppo economico e finanziario del paese, l'entrata nell'Unione Europea, l'aprirsi ai mercati internazionali e all'occidente dopo la caduta del comunismo ha
prodotto dei cambiamenti visibili, concreti e irreversibili. |
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Oggi Sofia è una
normale capitale di un normale paese europeo, dove chiunque può vivere benissimo
la propria vita, adattandosi
abbastanza bene. Ne avevo avuto un
avvertimento leggendo il bel resoconto di viaggio pubblicato da Einaudi
di Flavia Capitani e Emanuele Coen
dal titolo A EST Belgrado Bucarest Sofia Tirana Varsavia. Il volto
della nuova Europa. Si tratta di "un viaggio
sorprendente a quasi vent'anni dalla caduta del muro di Berlino" che evidenzia nel
caso di Sofia di una inaspettata vitalità della bella capitale bulgara.
In pratica se si potesse trasportare con il "teletrasporto" una persona
ignara di tutto in Via Vitosha o in Tsar Osvoboditel bulevard
(cioè nel Viale dello Zar Liberatore che è il viale dedicato allo Zar russo Alessandro II
che liberò i bulgari dal giogo ottomano nel 1879, che è poi l'anno in cui
nacque Albert Einstein) chiedendole a bruciapelo in quale città si trovi
in quel momento, sono dell'avviso che molti potrebbero affermare come
risposta di essere a Berlino come a Bruxelles. |
Sono ormai lontani e irrimediabilmente perduti
i tratti staliniani e comunisti che resero famoso nel Patto di Varsavia
la figura di Zivkov, l'ex Segretario generale del Partito comunista
bulgaro, il più fedele all'ortodossia sovietica. In pratica i sofiesi hanno di colpo azzerato le differenze con i cugini occidentali e sono a metà cammino
della loro crescita economica e politico-sociale. Personalmente sono
contento di questo fatto. I simpatici amici bulgari meritano un loro
boom economico come lo abbiamo avuto noi nei decenni passati. Stiano
però attenti a escludere gli eccessi del capitalismo, soprattutto quello
selvaggio con implicazioni criminali. Successivamente mi soffermerò
ancora su questi aspetti che meritano una ulteriore riflessione. Prima
però devo elencare un secondo motivo che mi impedirà di dimenticare, mio
malgrado, la bella Sofia. Un solo concetto: un caldo torrido
di agosto nel mese di marzo. Mai visto da secoli. Sono stati quattro giorni di
sauna ininterrotta. Non è facile sopravvivere per ben quattro giorni con
un abbigliamento da spedizione polare per più di
ottanta ore consecutive con 25° C di temperatura diurna con quell'abbigliamento. Si, perchè di questo si è
trattato: ho sbagliato completamente tipo di vestiario. Non so a chi
attribuire la colpa. So solo che ero partito da Roma con una statistica
inequivocabile prelevata in internet che evidenziava delle temperature medie minime nella città dei leoni
molto basse. I numeri erano
chiarissimi: -2 °C la minima, con punte massime di circa 10°C per la massima. Mi sono ritrovato,
viceversa, catapultato in una specie di clima mediterraneo estivo con indosso pesanti maglie di
lana, camicie e maglioni invernali, pantaloni con mutandoni, scarpe che
sembravano più degli anfibi da truppe da sbarco di marines che
leggere calzature per passeggiare piacevolmente e con leggerezza in
Boulevard Tsar Osvoboditel. Dimenticavo di citare il mio giaccone antigelo
che, anche con la zip slacciata, sembrava il contenitore che si usa
normalmente nelle saune per sudare. In pratica è un giaccone a prova di
bora triestina. Terribile. Si è trattato di un'esperienza
indimenticabile che mi ha fatto comprendere l'esistenza di una mia
sorprendente capacità di sopportazione che non mi riconoscevo. Per non
parlare degli occhi stupiti di molti sofiesi che mi incontravano per le
strade della loro bella città sfoggiando braccia denudate come se fossero in piena
estate e io l'uomo delle nevi. Insomma, un vero e proprio inferno
dantesco. E adesso passiamo al Report di viaggio
che mi sembra la cosa più importante. |
l mio ventiduesimo viaggio nell'UE inizia
con la partenza dal binario 12 della Stazione ferroviaria di Roma Ostiense il giorno 29 marzo 2009, alle ore
11.00. Il prezzo del biglietto per l'aeroporto di Fiumicino è di 5,50 €.
Sulla banchina ad aspettare il treno ci sono molte persone. Non capisco
subito il perchè di tanti viaggiatori. Lo capirò più tardi. Alle ore 11.18 in punto, tra la
ressa, salgo sul treno. Riesco a trovare un posto e mi metto seduto. A
una fermata successiva si seggono di fronte a me due ragazzi cinesi, un
ragazzo e una ragazza che parlano un buon italiano, con una leggera inflessione dialettale
romanesca. Sono probabilmente figli di prima generazione di immigrati cinesi. Cominciano
a parlare sottovoce davanti a me dei loro problemi. Io faccio finta di
essere disinteressato alla loro discussione. Sono vestiti in perfetto
completo alla moda. Lui lecca un chupa chupa alla fragola
tenendolo in bocca come un malandrino siciliano tiene uno stecchino tra
le labbra, mentre
lei lo osserva con timidezza. I due si confidano tra loro i tipici
problemi adolescenziali che si situano tra la prospettiva dell'amore fra
adolescenti e la voglia di colpire l'attenzione dell'altro con
atteggiamenti da persona matura. Lei gli
dice che vorrebbe frequentare un ragazzo olandese ed andare ad Amsterdam
per vivere insieme, lui
invece ciuccia
con provocazione il chupa chupa e ambisce ad apparire ai suoi occhi
come un profondo
conoscitore della realtà giovanile. Insomma, assume la parte di colui che
"la sa lunga". Lei appare imbarazzata anche perchè
al contrario di lui avverte la mia presenza, estranea e condizionante.
Alla fermata della Fiera di Roma almeno l'ottanta per cento dei
viaggiatori scende. Praticamente il treno si svuota di colpo. Ecco
spiegato il perchè della folla di viaggiatori. In effetti ho capito che sono delegati
del partito di Berlusconi che vanno alla Convention della nascita
del nuovo soggetto politico nato dalla fusione tra FI e AN. I due
cinesini smettono di parlare e guardano distrattamente fuori dal
finestrino. Alla prossima fermata scendono. Rimango solo ad osservare il
panorama e penso alla mia prospettiva di viaggio. Chissà come troverò
Sofia tra poche ore. Me la immagino ancora avvolta nell'atmosfera grigia
del comunismo, sebbene penso che sicuramente qualcosa del tempo passato sia
cambiata irreversibilmente. Mi pongo più di una volta la domanda se tristezza e desiderio la faranno da padroni come al
tempo del comitato centrale del partito comunista bulgaro oppure se Sofia
sarà adesso una moderna e occidentale capitale dei consumi. Non so
rispondere a questa domanda ma sono sicuro che non ci sarà più la stessa
atmosfera di prima. In un mondo che ha azzerato di colpo le differenze è
molto probabile che si possano mangiare a Sofia degli ottimi spaghetti
"alla amatriciana" con una spruzzata di pecorino grattuggiato come,
al contrario, a
Siracusa si può cenare con una ottima insalata fredda bulgara Tarator Meze o
analogamente con
una
Shopsa condita con yoghurt e servita con frittelle Parlenki.
Ormai il mondo è immerso, in modo irreversibile, in un brodo uniforme di
inquinamento industriale e di piatta uniformità, col massimo possibile
di aumento di entropia che ne
ha annullato le differenze e le disuniformità. La stessa domanda me la
sono posta quando ho visitato la mia prima capitale ex comunista, cioè Budapest. Questa
bellissima città me la immaginavo come ai tempi della
rivoluzione del 1956 ed invece, una volta arrivato in città, fui colpito
dal fatto che sembrava una normalissima capitale europea, bella, asburgica e
incantevole come tutte le altre della
parte occidentale, con un Lungo Danubio che invitava a fare una bella e
piacevole passeggiata come se fossimo a Vienna o a Piazza del Popolo a Roma. |
Arrivo
all’aeroporto di Fiumicino. Scendo dal treno e imbocco il
tunnel per andare al Terminal C dell'aerostazione. Il percorso è lungo.
Anzi è il più lungo di tutti i possibili percorsi per partire da
Fiumicino in aereo, perchè dopo il check-in
si deve prendere la navetta per spostarsi sulla rotaia vicino al Terminal 5, che è quello dove
si imbarcano i passeggeri per gli USA. In ogni caso sono piacevolmente in anticipo. Mi aspetta un aereo Alitalia,
volo AZ520, prenotato in internet con biglietto elettronico
LRHE5V e partenza alle 14.40 per Sofia. Il volo di ritorno l'ho
prenotato con lo stesso sistema, ed è da Sofia a Roma Fiumicino l'1
aprile 2009, alle ore 18.30 ora locale, col volo AZ521 e
arrivo a Roma alle ore 19.55. Naturalmente non credo assolutamente
che questi orari saranno rispettati. Mi basta solo riportarli sia per
completezza di informazioni, sia un po' per abitudine. Viaggiare con
Alitalia partendo e ritornando da un aeroporto italiano non c'è di che
avere fiducia di niente. ma questa è un'altra storia che preferisco non
approfondire per carità di patria. Il viaggio di andata e ritorno costa
98,99 €, che è una tariffa convenientissima. Eccomi fotografato da un
gentile passeggero in transito in un negozio del
Terminal C, vicino a tanti collodiani pinocchi. |
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Rapide formalità al chek-in
e alle 14.45 l'aereo si libera in volo con me seduto vicino al finestrino. Il viaggio è breve
ma lo ricorderò a lungo per le ripetute e pericolose turbolenze
incontrate nei cieli dei Balcani. Pensate che non mi ha calmato per niente la lettura del quotidiano e
non ho potuto bere nessun caffè perchè le hostess, per le turbolenze, non
lo hanno potuto preparare. Vibrazioni in continuazione e ansia da
precipitazione mi hanno condizionato il volo. Dall'alto sul territorio
bulgaro ho potuto
osservare un paesaggio monotono con molte righe di neve su lande deserte
e poca vegetazione. |
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All'aeroporto di
Sofia i tassisti abusivi, tanto famosi in tutte le guide di viaggio
e
nel sito di Virtualtourist, sono rimasti con le pive nel sacco
perchè io, avendo solo il bagaglio a mano, sono uscito immediatamente dal
cancello da solo e nessuno di loro ha capito che ero un viaggiatore da
spennare come un pollo. Così ho avuto il tempo di individuare il box
della
compagnia di taxi autorizzata e all'incredulo impiegato ho mostrato
il seguente bigliettino in russo col quale chiedevo di prenotarmi un
taxi in maniera ufficiale. Ecco la frase con la quale mi sono tolto dai
guai, almeno penso: Дайте, пожалуйста, формуляр по регистрации ОК такси, с
указанием стоймости, числа, часа, номерного знака такси и моего личного
багажа по такому маршруту: София, гостиница Мария Луйза, бульварь
княгини Мария Луйза. Penso che in tanti anni nessun tassista
bulgaro aveva mai trovato un passeggero così speciale come me.
All'autista del taxi gli ho chiesto di portarmi all'hotel con un'altra
frase in russo che lo ha disorientato completamente: Хотел Мария
Луиза бул. Мария Луиза 29 - София. Durante il viaggio verso
l'albergo è stato difficile far capire al conducente del taxi che io non
ero russo ma italiano. Solita conversazione sui motivi della mia visita
e dopo un po' mi sento dire in un italiano stentato che lui era
disponibile ad accompagnarmi a un casinò per giocare ai tavoli: "come
fan tutti" furono le testuali parole. Gli dissi che io non mi
trovavo a Sofia per giocare ai tavoli verdi e lui impassibile mi fece
presente che se volevo potevo essere accompagnato in ritrovi piacevoli
con donnine allegre. Gli risposi che i pochi motivi per cui mi trovavo a
Sofia erano di carattere culturale, cioè mi trovavo nella capitale bulgara per visite
a musei, chiese, monumenti e per assaggiare la cucina bulgara che era
famosa non solo per le pietanze gustose ma anche per i buoni vini
prodotti. Penso che abbia capito la lezione e non mi importunò più. Ma
già eravamo arrivati all'hotel. La corsa mi costa 10 leva, cioè
approssimativamente cinque
euro. Arrivo all’albergo alle 18.00, che in
realtà sono le 19.00. Il fuso orario sofiese è un'ora avanti d iquello
di Roma. L’hotel si chiama
Hotel Maria Luisa
e si trova in Maria Luisa Boulevard, 29 vicinissimo alla
Moschea Banya Bashi. E' un buon albergo con una ottima posizione.
Si trova a pochi passi dalla moschea e dalla sinagoga. |
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La camera a destra da me
occupata è una bella
camera, ampia e spaziosa, con vista sul viale Maria Luisa. Alla
reception non hanno fatto storie a darmi la camera con l'affaccio
sulla strada principale. A sinistra ciò che si vede dalla finestra e a
destra il bell'interno della camera d'albergo finemente arredata. |
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Dalla finestra della
camera si vede anche la moschea e sui marciapiedi c'è un discreto via
vai di persone. A sinistra e a destra due foto della moschea,
fuori e dentro.
Quando l'ho visitata ho osservato il raccoglimento di un giovane bulgaro
che mi ha scambiato per un
musulmano iraniano. |
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Alle otto di sera dopo
una doccia ristoratrice provo l'adattatore di tipo tedesco, quello
cilindrico con
due pioli, per caricare la batteria del mio palmare. Non sistemo neanche
la biancheria pulita nell'armadio perchè dopo pochi minuti sono
nella hall per farmi dare una cartina
topografica della città. Una impiegata della reception mi scatta
una pessima foto con me seduto sul divano della hall. In pochi minuti sono in strada ad assaporare il piacere
della "prima volta" a Sofia. Mi trovo a 42° 43' di latitudine nord e 23°
20' di longitudine est, come dire in pieno est Europa.
Una piacevole sensazione geografica. Ho modificato l'ora del mio
orologio. Non mi era mai accaduto di dover spostare le lancette
dell'orologio nello stesso giorno per ben due volte. La prima per il
cambiamento dell'ora legale, mentre la seconda per il cambiamento di fuso
orario. Qui il tempo è spostato di un'ora in anticipo rispetto al fuso
orario di Roma. Esco in strada nel bulevard Maria Luisa ed ammiro le prime
cose che vedo davanti a me.
Neanche a farlo apposta si staglia davanti a me la bella figura della moschea
Banya Bashi. |
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Non credevo che fosse
così vicina all'albergo. Sulla mappa mi è sembrata più distante. Ho
desiderio di visitarla ma devo aspettare l'indomani perchè è chiusa.
Tiro diritto per Piazza Nedelya per una passeggiata in centro. Qui centro significa strade principali, perchè appena prendi
una stradina laterale rischi di non raccapezzarti più. E poi di sera non
è proprio il caso. Sono le 21 e fuori c'è poca gente. Vuol dire che la
Domenica sera i sofiesi sono tutti a casa, magari a vedere la partita
di calcio della propria squadra oppure qualche programma televisivo di
alto gradimento. E' già buio e sento
la stanchezza della giornata nei muscoli delle gambe. Così decido di cercare un locale,
il primo che capita, dove
mangiare qualcosa. Nel raggio
di centinaia di metri riesco a trovare soltanto una pizzeria aperta.
Conosco il nome perchè è evidenziato nella guida turistica. Si tratta
della "Pizzeria Einstein" (a sinistra nel centro della foto, appena dietro la
macchina parcheggiata nella piazza) che ha la caratteristica di trovarsi vicino
all'albergo e all'entrata c'è la celebre foto di Einstein che fa la
famosa linguaccia. |
Mi sento determinato a entrare, e un po' la curiosità ma
di più la fame scendo velocemente i gradini che mi portano in uno stanzone da carbonari. Chiedo
alla ragazza che serve da cameriera se posso mangiare una pizza. In
realtà si può mangiare anche altro. Il menù propone vari tipi di pizze
con i nomi di alcuni fisici dell'Ottocento.
Io scelgo quella più digeribile associata con uno dei nomi che ho sempre amato, e cioè "pizza
Ampère". |
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Si tratta in
realtà di André-Marie Ampère il grande fisico francese nato nel 1775 e
morto nel 1836. Tanto per intenderci uno dei miei fisici preferiti
perchè ho sempre considerato il suo "teorema della circuitazione del
campo magnetico" come una
delle leggi più importanti dell'elettromagnetismo classico. La pizza
Ampère è una
pizza con pomodoro, formaggio molle (che non è mozzarella) e rotelline
di salsiccia locale. Una specie di margherita con fettine di salsiccia,
insomma. Ordino anche un contorno di patate con pancetta al forno e un
buon bicchiere di birra locale. Mi basta abbondantemente. Intorno a me
pochi avventori. Una signora anziana con il suo partner con il quale
scambia effusioni. |
Due coppie di giovani e un signore che doveva essere
molto affamato perchè non si è distratto neanche un minuto dai cibi che
ha davanti e che ingurgita con veloci movimenti della forchetta. L'ambiente è un po'
squallido ma considero necessario il rito della cena soprattutto quando
si ha lo stomaco vuoto. Pago in tutto 14 leva, cioè 7,00 euro ed esco
all'aperto. |
La serata stranamente non è fredda come mi aspettavo e decido di
fare un'altra piccola passeggiata verso la cattedrale ortodossa bulgara come
assaggio alla scorpacciata di moto che prevedevo per l'indomani. Un
piccolo campanello di allarme mi informa che la temperatura ambientale
non è per niente bassa come previsto. Boh! Saranno le stranezze del
tempo, mi dissi. Non sapevo quello che sarebbe successo nei giorni a
venire su questo delicato tema delle previsioni atmosferiche, che a
definire infernale è poco. Saranno poche centinaia di metri verso la
direzione opposta al mio albergo. Ci
sono molte insegne luminose di banche straniere tra le quali spicca
quella italiana di Unicredit-Bulbank. Decido che l'indomani cambierò
cinquanta euro in valuta locale. Rientro in albergo a dormire. |
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La notte ho dormito come un ghiro. La
stanchezza mi ha fatto perdere il senso del tempo. La mattina mi alzo
con un buon appetito. Sento in strada i rumori dei mezzi di trasporto.
Dalla camera, nella penombra, sento lo sferragliare dei tram sulle rotaie
che mi mettono una certa malinconia di altri tempi. Scendo nella sala
ristorante per la colazione. Una bella tazza di latte con miele, due
minipanini con burro e marmellata di fichi (ottima) e una piccola
porzione di una torta bulgara con un espresso macchiato mi rimettono su.
Mi aspetta un lungo giro di chiese e luoghi d'arte. Chiedo alla
cameriera di farmi una foto. Sono le nove del mattino del 30 marzo quando esco
dall'albergo. Mi sento carico di energia e nonostante la giornata sia
piena di nuvole e manca il sole sono contento di iniziare questa prima
giornata di scoperte turistiche sofiesi. Stranamente non fa freddo. Anzi
la temperatura è decisamente alta per l'orario. L'abbigliamento è pesante e mi
tiene troppo caldo. Qualcosa mi fa dire che non pioverà. Però
prendo l'ombrello tascabile lo stesso, la guida e il borsello e sono in
strada. |
Ogni volta che faccio la mia prima uscita
mattutina in una capitale dell’UE sono affascinato dalle possibilità di
effettuare scoperte, vedere cose nuove, mai viste prima, provare
sensazioni forti, sentire odori e profumi differenti, vedere case,
monumenti e strade diverse da quelle a cui sono abituato. Insomma,
in questi giri mi sento sempre immerso in un’atmosfera di piacevoli ed
eccitanti attese. L'assaggio di ieri sera, subito dopo essere arrivato
in albergo dall’aeroporto, è stato diverso. Nelle strade i negozi erano
tutti chiusi e non c'erano molte persone in circolazione. Ma era
domenica: dunque la mancanza di animazione era pienamente giustificata.
Oggi le cose sono completamente diverse. Le vie sono piene di gente che
ha fretta di andare al lavoro. Stranamente non fa freddo e questo mi
colpisce molto perchè io ho indosso un abbigliamento pesante. E' lunedì mattina
e la gente è in strada per la normale attività di lavoro o per sbrigare
altre faccende. Ho chiaro in mente il doppio percorso che mi sono
riproposto di effettuare in mattinata. L'ho studiato per giorni e giorni
sulla
mappa della guida di Sofia. Per primo farò il giro delle chiese ortodosse più importanti e
dei palazzi governativi. Successivamente passeggerò nella Via Vitosha la
strada dei negozi e dello shopping. Voglio vedere che vetrina della
città propone al visitatore interessato a capire un po’ come stanno le
cose, oggi, a Sofia. Per "contorno" ho da visitare gli interni della Moschea e
della Sinagoga. Quindi,
le due stazioni, degli autobus e delle ferrovie. A quel punto penso che
sarò abbastanza stanco da approfittare di una pausa di riposo in
albergo. Sono tappe rituali obbligate e prescrittive per me che visito le città
capitali di uno Stato. Le stazioni sono importanti perchè permettono di
osservare la gente comune e non solo. Il programma è denso di impegni,
quindi cercherò di muovere i muscoletti delle gambe nella speranza di
reggere gli sforzi prolungati di chilometri di passeggiate. Dunque, al
lavoro. |
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La prima chiesa che visito ce l'ho vicina all'albergo. E' la
cattedrale ortodossa, a qualche centinaio di metri dalla moschea, chiamata Ploshtad Sveta Nedelya, quella bulgara
per intenderci. Si perchè a Sofia c'è anche un'altra cattedrale
ortodossa, molto più grande che è la cattedrale Nevsky, che però è russa. Dentro a quella
bulgara c'è un'aria di grande tensione emotiva prodotta
da alcuni fedeli intenti ad esternare la loro spiritualità con gesti
ripetuti di forte intensità. I pochi fedeli presenti fanno ripetutamente
il segno della croce e poi toccano terra con la mano. Uno, due, tre,
dieci volte almeno. Lo fanno in modo molto devoto, con profondità e
partecipazione. La chiesa è poco illuminata. Dominano i colori scuri. In
un angolo c'è un quadro di Gesù Cristo che richiama la mia attenzione.
E' bellissimo. Gesù è stato dipinto con una tunica bianca e con un viso
naturale e sobrio, un po' naif per la verità, ma
per questo straordinariamente bello. E' la semplicità del viso che mi sorprende.
Non avevo mai visto prima un viso così bello, profondo e pulito. Sono
veramente colpito dalla bellezza del dipinto. |
Anzi, sono affascinato. Con il mio limitato
lessico, consistente di poche parole come blagodarià, dobar dien,
dobar viecer, izvinete, kolko struva, do vizdane, da, ne, smeta, chiedo al chiosco
informazioni a una gentile signora anziana se c'è la possibilità di
comprare come souvenir una
immagine che lo richiami alla mente. Con difficoltà capisco che di quel quadro non
esistono immagini in vendita, né cartoline. C'è solo un libro
completo di tutta la storia della chiesa ortodossa bulgara che dovrei
comprare in un luogo indefinito dietro la chiesa. Ci rinuncio. Saluto e
vado via. |
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Sono costretto a fare una riflessione. Penso che le rappresentazioni
artistiche ortodosse a me appaiono molto più belle ed espressive di
quelle cattoliche. Non so spiegarmi questa differenza ma
questa idea è da un po’ di tempo che mi viene in mente anche se solo
adesso la esplicito adeguatamente. Forse perchè gli ortodossi nutrono
con maggiore intensità la loro fede. Oppure perché gli artisti dei paesi
in cui si pratica la religione ortodossa, messi davanti alla prospettiva
di rappresentare figure fortemente sentite nella loro fede, si esaltano
e diventano molto bravi. Non lo so. Fatto sta che questa è la mia impressione. L’avevo avuta
altre volte nei giri di chiese ortodosse, come ad Atene e Nicosia, ma solo ora riesco a
manifestarla con capacità critica perchè qui a Sofia è più evidente. Le immagini di Gesù
nelle chiese cattoliche sono stucchevoli. |
Decisamente gli ortodossi, a mio parere, in
questa sfida battono i cattolici per 1-0. Qui la fede si vede che non è
un "atteggiamento" come nelle chiese cattoliche. Ne sono più che
convinto. Ringrazio la signora con il classico "bladogarià"
ed esco. |
Mi dirigo adesso verso la chiesa Rotonda di Sveti Georgi.
Come avevo letto bene nel manuale effettivamente è stata eretta sotto il
livello della strada. E' piccola, a pianta circolare, decisamente bella.
Accanto si vedono i resti di una costruzione romana in mattoni rossi. Mi dirigo
all'entrata scendendo gli scalini. Davanti a me una giovane donna con la
sua bambina. Mi camminano davanti. Osservo con attenzione il loro
abbigliamento. La mamma indossa un pantalone vecchio e decisamente demodè mentre la bambina ha un cappottino azzurro anch’esso poco pulito.
I loro vestiti sono decisamente semplici. Devono essere poveri. La
bambina avrà avuto non più di cinque anni. Insomma penso che l'immagine
di una sfilata di "Pitti Bimbi" a Firenze fosse in quel
momento decisamente fuori luogo. Comprendo che lo
stato indigente non poteva non essere che proprio così. Improvvisamente
la donna si gira di scatto verso di me, si avvicina e in bulgaro mi dice
qualcosa. Vengo colto di sorpresa. Naturalmente non capisco nulla di
cosa abbia detto ma mi basta poco per intuire che mi sta chiedendo
l’elemosina. Fa il gesto di mettere la mano in bocca e mi dice qualcosa
che serve per far mangiare la bambina. E per togliermi qualsiasi dubbio
ripete il gesto della mano più di una volta. Non me l'aspettavo. Devo
dire che sono rimasto senza parole. In un certo senso desideravo che
questa scena si manifestasse in modo tale da poterla aiutare ma non
credevo mai e poi mai che si verificasse là in quel momento, in quel
modo, senza preavviso. Decido subito di darle del denaro.
Pochi euro che tradotte in leva avrebbero potuto soddisfare le esigenze
della bambina e anche le sue. Desideroso di ascoltare la voce della bambina,
ingenuamente, in uno stentato inglese, le chiedo come si chiamasse la
figlia. Lei prima non capisce, ma poi comprende la mia richiesta e mi
risponde che si chiama Isha o qualcosa del genere. Io chiamo la bambina
la quale si avvicina sorridendo. Non mi ha dato l'impressione di essere
d'accordo con la mamma. Mi ha sorriso e basta. Io le tocco la testolina
e le dico ciao Isha. Dò alla mamma il denaro e nel frattempo un prete
che aveva seguito la scena riprende la donna che è costretta ad andare
via. Tutto si è verificato in meno di un minuto. Non avevo avuto neanche il
tempo di pensare all'accaduto che decido di invitare mamma e figlia a
mangiare un po' di pizza calda che avevo visto li vicino. Guardo ma loro
non c'erano più. Spariti. In un battibaleno erano scomparse. E dire che
non c'era gente nelle vicinanze. Ci sono rimasto male. Peccato, avrei
offerto volentieri e con piacere qualcosina da mangiare. |
Scosso dall'accadimento entro nella
chiesetta (a sinistra nella foto). Mi guardo intorno. E' piccola e c'è
solo qualcuno che la tiene in ordine. Che sia la più antica chiesa di
Sofia si capisce subito. Osservo le pareti e la volta. Sono state
restaurate male e gli intonaci non sono in buono stato. |
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Qualche disegno qua e là sui muri ricordano la sua origine. Tra le tante cose si trova
chiusa all'interno di una specie di cortile stretta tra un grande
albergo e il palazzo della Presidenza della Repubblica. E poi a fianco
ci sono i resti di rovine romane che a mio parere sono impressionanti
perchè per me che vivo a Roma vedere delle rovine simili a quelle che
vedo ogni giorno mi fa senso. Gli affreschi praticamente non si riescono
a vedere più, nonostante il restauro. In ogni caso si vede anche che è
stata ricostruita quasi interamente perchè, dicono, è stata colpita dai
bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. Peccato perchè come
succede sempre a fare le spese dei bombardamenti sono sempre i migliori
tesori dell'arte e della cultura."Piove sul bagnato" come si suol dire
in questi casi. |
Continuo il mio giro.
Le due chiese russe dovevano essere a questo punto il mio prossimo
bersaglio. Eccole di seguito. Nella prima foto c'è un salice che si
"intromette" tra la macchina fotografica e la chiesa mentre nella seconda
ci sono io fotografato da una ragazza che in quel momento stava passando
lì vicino. Il resto sono foto della grande cattedrale ortodossa
costruita in memoria dei russi. |
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I bulgari fumano come turchi. Non è una
battuta, ma la verità. Ovunque fumo a ripetizione. Tutti fumano. nelle
strade, nei caffè, al ristorante. Anche agli angoli delle strade dove
temerarie impiegate escono a braccia scoperte con la sigaretta in bocca
a dare senso alla mattinata. L'episodio della mamma con la bambina non è
il solo che incontro questa mattina. La stessa cosa si è verificata
altre due volte. E' accaduto con una vecchietta che chiedeva l'elemosina
con un atteggiamento che francamente mi ha prostrato. Era lì, seduta su
un marciapiede, con un bicchiere di plastica in mano e un viso che era
il ritratto preciso della povertà. Mai mi sono sentito così avvilito
come questa mattina. Vedere situazioni di questo genere manifestate dal
desiderio primario del mangiare mi ha messo addosso una carica polemica
contro il mondo e l'opulenza dell'occidente che non si può capire. Ho
dato un po' di denaro anche a lei che con lo sguardo e con le parole mi
ha ringraziato ripetutamente. D'altronde cosa potevo dirle? Non parlavo
la sua lingua, e non avevo neanche parole per ciò che avevo visto. |
Terzo caso quando ho
acquistato un panino da una anziana contadina che vendeva questo
alimento sottoforma di anelli
che sono una caratteristica bulgara della cucina locale. Le ho dato due
leva, cioè un euro e lei mi voleva dare il resto. Le ho fatto capire che
non lo volevo e allora non vi dico quanti ringraziamenti mi ha fatto.
Era entusiasta. Poveretta. Il quarto e ultimo caso della giornata è
stato ancora più penoso. Mentre andavo alla Sinagoga ho visto un vecchio
seduto su una sedia sul marciapiedi con il corpo curvo con davanti a se
un treppiede al quale vi era appesa una cassetta. Scuoteva ritmicamente un contenitore
pieno di sferette metalliche per
richiamare l'attenzione. Da lontano credevo fosse un pittore che dipingeva un
quadro sostenuto dal treppiede. Ma avvicinatomi ho capito che era un vecchio cieco che non
vedeva. Era con il collo chino e distorto, con le palpebre chiuse che
cercava disperatamente di richiamare l'attenzione dei passanti per
fargli l'elemosina. Una scena penosa. Ho preso tutte le monete che avevo
e gliele ho messe in una cassettina appesa al treppiede. La gente
passava lì vicino e neanche lo guardava. C'era una indifferenza micidiale. Si
rimane scossi da questi fatti. |
All'ora del pranzo mi affretto per andare a mangiare qualcosa di
caratteristico. Ho optato per un ristorante tipico della cucina bulgara,
indigeno, con pietanze locali tipicamente del posto. Si chiama "La casa di Hadjidraganov" e si trova in Via Kozloduy,75.
Naturalmente non lo troverete mai scritto in italiano perchè a Sofia
esiste solo il carattere cirillico. In questo posto si può assaggiare la vera cucina nazionale bulgara.
Mi siedo e ordino una specialità della casa, ovvero un piatto di
agnello allo spiedo
con verdure arrostite. Ho
mangiato due buoni contorni costituiti da patate al forno all'aneto e
fette di vegetali arrostiti (zucchine, melanzane, cipolle e peperoni) e
una gustosa ma poco tenera carne di agnello allo spiedo. Un bicchiere di
vino rosso locale ha fatto dimenticare taluni bocconi di agnello
decisamente difficili da masticare. |
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Nelle foto l'esterno e alcuni interni del
ristorante, con me alle prese con una oblunga portata di pezzi di agnello
mischiati con alcuni pezzi probabilmente di vecchio montone. Per digerire un po' la pesantezza del piatto
e dare respiro alla lunga masticata ho fatto a piedi il percorso finale
del bulevard Maria Luiza fino alla stazione degli autobus prima e,
successivamente, all'estremo nord a prendere un caffè alla stazione dei
treni. |
Per arrivarci ho fatto una bella
passeggiata nella parte finale nord del bulevard Maria Luiza.
Sono arrivato al ponte con i quattro leoni all'intersezione del
bulevard Slivnitsa che è il viale che costeggia il fiume di Sofia.
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Non lo sapevate? Anche Sofia ha il suo
fiume. Beh! Più che un fiume sembra un rigagnolo, come si vede nella
foto a destra mentre a sinistra c'è Piazza Lavov Most. Il fiume
un po' maleodorante si chiama Vladayska e all'intersezione tra
bulevard Slivnitsa e il bulevard Vasili Levsky c'è una
bella piazza che prende il nome proprio del fiume, ovvero Piazza
Vladayska. |
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In un certo senso è come il
Tevere a Roma perchè l'acqua, oltre al tanfo, ha lo stesso colore
marrone di
quello del fiume romano. Il che è un'altra maniera di
etichettare un canalone sgradevole da vedere. |
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Nella grande piazza della stazione, chiamata
Piazzale Predgarov, si vede un po' di abbandono generalizzato sia
nelle strade poco pulite, sia nella conservazione delle facciate degli
immobili manifestata in modo diffuso da un'edilizia fatiscente. Nelle
due foto di sinistra e di destra un esempio non certo piacevole a
vedere. |
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Per oltrepassare la piazza devo fare lo
slalom facendo attenzione alle auto. Arrivo alla Stazione ferroviaria. Sapete io
ho un debole nei confronti delle stazioni ferroviarie. Mi hanno
sempre attratto. Forse perchè da giovane mi davano sicurezza e trovavo
svago. La Stazione delle FF.SS. bulgare è decisamente meno piacevole di
quella degli autobus. L'atmosfera è grigia. L'enorme costruzione è anonima e
disarmante. Ricorda molto i tempi passati, tutti orientati al "necessario"
nella logica di una architettura minimale e sovietica di regime. Ci sono molte persone sedute
sulle panchine nel centro dell'area di attesa, ma più che aspettare un
improbabile treno nel futuro sembrano là sedute per trascorrere il tempo
presente, forse anche per ricordare il tempo passato. Non è un gioco di
parole ma la verifica attenta delle caratteristiche antropologiche dei presenti. Nel soppalco vi
è un solo bar squallido e semplice. Non c'è
alcun servizio ai tavoli. Sono costretto a chiedere il caffè al barista
che me lo serve in un bicchiere di plastica con un cucchiaino che è
sempre di plastica a mo' di stecchino e due modeste porzioncine di
zucchero. I tavoli sono occupati da giovani e un altoparlante diffonde
una antipatica e irritante musica rock. |
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Guardo con animo triste il via vai dei pochi viaggiatori che pagano il biglietto e corrono
velocemente ai binari.
Sull'enorme parete dello stanzone della Stazione c'è
ancora una specie di stemma che deve risalire a occhio e croce ai tempi
di Zikov. Decido che è ora di abbandonare la stazione
dei treni per passare a quella degli autobus. |
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La stazione degli autobus di Sofia è più
bella di quella ferroviaria. E' moderna e ben tenuta. E' accogliente e
piena di persone indaffarate o almeno mostrano di esserlo. Ci sono molti
giovani che sono presenti in tutti i bar e le rosticcerie del piano
superiore. Nella foto si vede un primo piano di una parte dei locali. Per
uscire sono costretto a passare da un buio, anonimo e sporco
sottopassaggio dove l'incuria e l'indifferenza di chi dovrebbe curarlo
sono evidenti. L'ambiente non è dei più sicuri, così affretto il passo
ed evito accuratamente di proseguire nel successivo sottopassaggio di
cui non si vede l'uscita. Salgo una rampa di scale e mi trovo al di la
del viale. Costeggio la strada fino ad arrivare di nuovo al ponte sul
fiume. Oltrepasso il ponte con i quattro leoni e mi tuffo nella trafficatissima Maria Luiza
bulevard.
Fa caldo e la temperatura si è decisamente alzata di almeno dieci gradi.
Con il mio abbigliamento da polo nord sto sudando maledettamente.
Osservo la gente. Hanno tutti fretta. Vedo una notevole quantità di
macchine che viaggiano al rallentatore. Sto sudando come matti e non
vedo l'ora di arrivare in albergo. |
L'impressione è che interi quartieri di
Sofia si siano dati appuntamento in questa via al mio passaggio per
complicarmi il rientro in albergo. Il fatto è che sono stanco e
fortemente accaldato. Vado
subito a riposarmi in camera. Esco in strada dopo tre abbondanti ore di
riposo. L'obiettivo della serata è percorrere a piedi l'intero Hristo Boulevard. Ci riesco per un po'.
Fa ancora caldo nonostante siamo al tramonto. Poi si fa sera. La stanchezza accumulata la
mattina mi impedisce di continuare. Decido allora di andare a riposarmi nell'Internet Cafè Garibaldi dopo aver passeggiato un po' per via Pozitano.
La sera non ho fame perchè la portata di agnello al forno mi ha saziato.
Così in hotel opto per una piacevole tazza di the al latte. Il letto mi
aspetta. Buona notte. |
Questa mattina è il 31 marzo. Siamo al
penultimo giorno di visita. Domani sera si
ritorna a Roma. Il programma di oggi prevede delle visite programmate da tempo. Per esempio ho da fare la visita ai monumenti russi, al palazzo del lavoro e in
generale ai simboli ex-sovietici della bella capitale bulgara. E poi ieri ho dimenticato di vedere
la Cripta della Cattedrale Nevsky. So che c'è un pregiato numero di
icone bulgare che vale la pena vedere. Alle 9.30 sono già in strada per
visitare la Sinagoga che finora per un motivo o un altro è rimasta fuori
dalle visite. Discussione in italiano con il custode. Appena ha capito
che venivo da Roma si è gentilmente messo a mia disposizione
illustrandomi le caratteristiche più salienti della
Sinagoga, concludendo che essa è la sinagoga più grande d'Europa. Gli ho contestato il primato facendogli
osservare che anche la sinagoga di Roma è altrettanto grande. Dopo una
piacevole discussione in un buon italiano ci siamo alla fine messi
d'accordo sottolineando che quella di Sofia è vero che è la più grande
sinagoga d'Europa ma solo di tipo "sefardita". Nelle foto la parte
esterna e interna della bella costruzione ebraica. |
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All'uscita della sinagoga mi dirigo di nuovo alla
Cattedrale Nevsky
per la visita alla cripta. Passo sul retro della moschea e prendo il bulevard
Aleksander Donkunov. Questa via del centro è una strada che presenta un
flusso di macchine rilevante. Mi sorprende sia per la
rumorosità del traffico sia per il fatto che per rientrare nella Moskovska è necessario percorrere strade con salite mozzafiato,
sia per il caldo.
Non è affatto agevole transitare da questa parte della città. Li vicino
c'è la sede del Parlamento che visito perchè le due guardie mi
permettono di entrare. Gli interni sono vellutati. C'è un via vai di
persone che salgono e scendono le ampie scale del salone. |
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Il tempo di dare uno sguardo furtivo che
sono fuori per entrare nella cattedrale Nevsky. Scendo nella cripta da un'entrata laterale.
La direttrice mi informa che ho diritto al biglietto scontato. Preso atto che sono italiano mi indica un quadro del
13mo secolo che ricorda Cimabue, il maestro di Giotto. Ringrazio ed
osservo attentamente l'esposizione. Interessante. Vi sono tavole molto
antiche e altre del secolo scorso. La collezione abbraccia un periodo
molto lungo. Chiamo la Direttrice per informarmi su quale fosse il
quadro più antico. Mi risponde in un ottimo inglese che la domanda è mal
posta perchè sarebbe opportuno specificare a quale periodo storico mi
riferisco. Vedendomi interessato mi fa da Cicerone per una breve
spiegazione dei quadri più importanti. Alla fine ringrazio
calorosamente. |
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Mi dirigo adesso verso il grande parco di Sofia, a lato
dell'Università, dove si trova un monumento eretto in memoria dei russi. Il monumento è in
uno stato di totale abbandono. Ci sono delle scritte sulle pareti, sugli
scalini sono abbandonate bottiglie di birra vuote, i gradini sono
sporchi di cartacce e l'intero panorama è squallido e poco piacevole da
osservare. Fa un
certo effetto vedere questo ex simbolo del potere sovietico ridotto in
queste condizioni di abbandono e sporcizia. Certo che a pensarci oggi,
in piena rivoluzione economica e politica del paese che si è aperto
all'Europa, al turismo e ai commerci, è facile convincersi del perchè si
trovi nello stato di incuria e di abbandono. Nei paesi ex comunisti la
vecchia ideologia è diventata insopportabile e malvista. Ma a pensarci
bene, cinquanta anni fa, sarebbe stato impensabile. Diciamo la verità
nessuno avrebbe mai immaginato la rivoluzione copernicana che si è
abbattuta sul grande ex impero marxista-leninista. |
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Mi fa un certo effetto vederlo così.
Abbandonato, nell'incuria generale, senza
nessun interesse da parte di alcuna autorità politica o municipale. In
fondo in fondo fa parte della storia del paese. A mio parere è sbagliato
trattare così simboli storici passati, anche se tragici. Vedo lì vicino un vecchio
musicista bulgaro che suona la fisarmonica. Pochi distratti passanti non lo
degnano nemmeno di un di uno sguardo distratto. Io mi fermo e ascolto un po'. Decido di dargli
una banconota di 2 leva. Probabilmente nessuno gliela aveva data
prima. Si alza immediatamente all'impiedi e non sa come ringraziarmi.
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Gli dico che sono italiano e che mi piace la
sua musica, perchè le note della fisarmonica sono universali. Non credo che mi abbia compreso.
In ogni caso non sapeva più cosa fare. Lo saluto e vado via. Mi sembra
opportuno fare a questo punto una osservazione che riguarda non solo il
viaggio a Sofia ma tutti i miei viaggi già effettuati e quelli che
ancora riuscirò a fare. Considero le vestigia del passato di una
nazione, anche se si tratta di simboli reietti, strumenti importanti
della identità di quel popolo. E' sbagliato, a mio parere, a Sofia
considerare i monumenti ai russi come cose d'altri tempi, simboli
cattivi da distruggere per eliminare il ricordo di una storia brutta e
piena di amarezze. Credo invece che tutti i monumenti cittadini devono
essere preservati, non solo per permettere di conservare la memoria
storica dei fatti ma soprattutto perchè essi comunque rappresentano
l'anima di quel popolo. Dunque, i simboli fascisti in Italia, quelli
nazisti in Germania e quelli russi (o sovietici) adesso negli ex paesi
del patto di Varsavia devono essere preservati dall'incuria e dalla
distruzione. Detto questo, la mia sensazione nel vedere questi resti
della potenza imperiale che fu l'ex URSS è quella di colui che vede in
questi simboli la storia e il passato della Bulgaria. E il mio collocare
qui in questa pagina web foto e immagini che mi ricordano com'era e
com'è Sofia adesso, com'era e com'è ora il monumento ai russi mi fa
venire in mente lo stupendo quadro futurista del Severini dal titolo
"Ricordi di viaggio". Come la straordinaria tela del 1911 ricompone nei
ricordi il colore della memoria, anche qui mi sento di procedere nello
stesso verso attraverso un assemblaggio di figure, luoghi e momenti
vissuti con molta partecipazione nell'immediatezza del ricordo, prima
che il tempo e la mia mente facciano sfumare nell'oblio l'intera serie
di frammenti di ricordi impossibili poi a ricomporre. |
Devo percorrere un tratto lungo del bulevard Levsky per andare al Palazzo Nazionale della Cultura dove
desidero vedere l'altro grande mausoleo, addirittura gigantesco nelle
dimensioni e sicuramente il più grande di Sofia dedicato ai Russi.
Purtroppo è completamente avvolto da impalcature per una
ristrutturazione. I cartelli di una multinazionale coreana, che fanno
pubblicità, lo avvolgono completamente nascondendolo del tutto. Entro nel
Palazzo
della Cultura, che fu forse il massimo santuario del comunismo
bulgaro, in fondo alla piazza ma ne esco subito inorridito perchè si tratta di una fiera delle
costruzioni. Praticamente identica a quelle che si vedono alla Fiera di
Roma che non ho mai potuto sopportare. |
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All'uscita imbocco Via Vitosha e a un semaforo sento parlare in
italiano. Erano due ragazze italiane. Dico loro di fare attenzione alle
macchine quando attraversano la strada. Mi sorridono e mi dicono che
c'e' sempre un italiano che si incontra inaspettatamente all'estero, anche nei posti
più
impensati. Confermo l'idea. Ci mettiamo a ridere e ci salutiamo. Si è
fatto mezzogiorno ed io ho desiderio di un po' di frutta. Non mi va a
Sofia di prendere un cappuccino al bar, preferisco una banana. |
E adesso una serie di foto che ho scattato
nel corso delle tre giornate di permanenza nella bella capitale bulgara. |
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Il bel parco cittadino situato tra
Vassili Levsky e Knjatz Al.Batemberg nel centro cittadino
della bella città di Ivan Vazov. Si vede una bella statua bronzea di
ragazzi che giocano al tiro alla fune e una accanita partita di scacchi
tra due appassionati. Alla fine vincerà il giovane che ha il bianco.
L'avversario sconfitto guarderà gli astanti con irritazione per lasciare
posto al prossimo sfidante. |
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Sopra il pratico e conveniente "Mercato
delle donne", vicino alla moschea, in bulevard Maria Luiza. |
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Sopra la via Vitosha con sullo sfondo la
neve sui monti Vitosha e a destra il palazzo di giustizia con i due
leoni simboli della città. |
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La facciata un po' vetusta di un palazzo in
bulevard Maria Luiza e davanti a un cippo di memoria militare ai
caduti alle spalle della cattedrale Nevsky. |
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All'Università due simboli in memoria della
scienza e della tecnica: Darwin e il monumento all'automobile. |
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Dopo aver visitato il giardino
dell'Università che è pieno di statue che ricordano le grandi figure
della scienza e della tecnica mi sono fermato a osservare la grande
statua dello Zar Alessandro che si trova di fronte al Parlamento.
Volevo fare una foto a questo monumento e in quel momento ho visto un
signore che stava passando vicino a me. Gli ho chiesto in inglese se
poteva farmi una foto con la statua sullo sfondo. Non ci crederete ma si
trattava di un milanese che con tipico accento lumbard mi chiese
di quale città italiana io fossi. Sorpreso per avermi riconosciuto
abbiamo piacevolmente conversato un po' sulle possibili conseguenze che
una foto scattata lontano da casa avrebbe potuto creare nella mia vita
privata. Abbiamo convenuto che all'estero le contrapposizioni
campanilistiche tra le due città di Roma e Milano sono quasi
inesistenti. Un in bocca al lupo per entrambi è stato il saluto che ci
siamo scambiati l'un l'altro. Prima di venire a Sofia ero un po'
preoccupato per la presenza nell'alfabeto bulgaro dei caratteri
cirillici. Il perchè, com'è noto, è dovuto ai vescovi Cirillo e Metodio
che hanno a suo tempo cristianizzato la parte est dell'Europa. |
Mi chiedo allora perchè non sono stati
chiamati caratteri "metodici" visto che i santi patroni erano due e non
uno. Forse Cirillo è stato più importante di Metodio. Sarebbe già una
spiegazione. In ogni caso
ero un po' in ansia per le indicazioni topografiche nella vie della città,
col rischio di disorientarmi nella topografia della città. In realtà poi questa
preoccupazione è risultata
infondata. Mi sono trovato benissimo. Certo ho dovuto imparare
l'alfabeto ma "quando c'è bisognino", diceva mia madre, si impara tutto.
Per imparare la mappa della città ho memorizzato un modello di mappa a
forma di quadrato in cui il lato nord è la Slivnica quello sud il
bulevard Patriarh Evtimij quello est il bulevard Vasil Levsky e quello
ovest il bulevard Hristo Botev con la dorsale interna verticale
rappresentata dalla Via Vitosha e dal suo prolungamento che è il
bulevard Maria Luiza mentre la via orizzontale il bulevard Zar Osvoboditel con la sua prosecuzione a ovest dalla Savorna.
Naturalmente
questo è un modello molto rozzo di mappa di Sofia ma funziona perchè le
coordinate sono chiare e semplici. In genere nei miei viaggi faccio
sempre un modello di piantina del genere. Mi aiuta molto e soprattutto
mi dà certezze di non perdermi. Certo se dovessi andare in Cina
probabilmente le cose sarebbero più complicate ma qui, nella vecchia e
cara Europa tutto funziona. D'altronde siamo a casa, no? E quindi a casa
nostra non è possibile perdersi. A proposito, in bulgaro "viale" si dice
"bulevard", senza la o. I francesi invece la o la mettono e lo
chiamano boulevard. |
E' l'ora del pranzo e mi è venuta un po' di
fame. Scelgo un posticino economico, vicino all'albergo. Il locale si chiama "TroPs Kzscia". Si trova
in Viale Maria Luisa di fronte all'albergo a pochissima distanza. Il
menù del 31 marzo consiste in una gustosissima zuppa di patate, di
polpette cucinate a mo' di spezzatino di patate, un piccolo panino e un
bicchiere di birra locale. Il tutto 2,15 euro. A destra la foto
dell'interno della tavola calda. |
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Il successivo menù si riferisce al pranzo
del giorno della
partenza. E' più buono e gustoso di quello del giorno precedente. Consiste in una
zuppa vegetale veramente gustosa con una porzione di salsiccia bulgara
cotta alla piastra, un "contorno" di risotto ai funghi e un bicchiere di
birra locale. Si tratta di pietanze digeribili e gustose: un pregio che
riconosco alla cucina bulgara. Consiglio vivamente la famosa salsiccia
bulgara: digeribile e piacevole al gusto. |
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Sopra la famosa salsiccia alla piastra e
un'immagine serale del Parlamento nella bellissima Plostad
Nezavisimost. |
In centro, lungo una via perpendicolare a
Via Vitosha ci deve essere una Piazza Garibaldi perchè so che in
un angolo della piazza ci deve essere un internet cafè. Con mia
somma meraviglia la trovo, nella foto, ma con una scritta al neon
esageratamente pubblicitaria, con
caratteri latini e non cirillici. Non trovo la targa del municipio che
la indichi nei consueti caratteri cirillici. Mi insospettisco e cerco nella piazza
qualche targhetta ufficiale del Comune di Sofia. Invano. Dopo più di un quarto
d'ora di ricerche attente, da agente segreto 007, ci rinuncio perchè non ho trovato nulla.
Sembra che a Sofia esistano soltanto due soli elementi viari che richiamano il
Bel Paese e sono i due nomi italianissimi di Via
Positano e Piazza Garibaldi. Per la via Pozitano, come
la chiamano i bulgari, non ho avuto problemi. Eccola nella foto.
Invece piazza Garibaldi, a mio parere, probabilmente non esiste se non nella scelta del proprietario
dell'internet Cafè, nonostante molte mappe e cartine di Sofia la
riportano quasi sempre. A Sofia, dunque, solo una piazza e una via
con nomi italiani. Nulla invece sul fronte di una Via Roma o di un Viale
Italia. |
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Neanche una neutra via, del tipo via Venezia o via Firenze
è possibile incontrare. Ragionando un po' si arriva a una
conclusione logica. Diciamo la verità, i due nomi Positano e
Garibaldi sono i soli due nomi di personaggi storici che per i bulgari hanno
avuto senso e valore risorgimentale. Il primo perchè fu un coraggioso e
intraprendente console italiano che nel 1879, insieme al suo collega
console di Francia Lege, salvarono la città di Sofia dall'ira
ottomana che durante la ritirata voleva metterla a ferro e fuoco per l'aiuto dato ai bulgari
dai russi che stavano arrivando. Dunque, niente luoghi italiani anche perchè l'Italia è
stato un paese ostile alla Bulgaria nei rapporti a livello di politica estera
in tutti gli anni del '900. Garibaldi invece è stato il progenitore del
progetto di costruzione della nazione italiana. E per i bulgari, che in
quegli anni si liberarono dal gioco ottomano grazie ai russi, è evidente
il riferimento simbolico alla leggendaria figura del grande combattente
per la libertà dei popoli. |
Le due foto sotto mostrano alcune statue
presenti nel parco di fronte alla Cattedrale Nevsky. Sono in
stile comunista e rappresentano momenti di grande afflato popolare. |
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Le foto che si vedono qui di seguito le ho scattate la
mattina del giorno della partenza. Ho avuto l'intera mattinata libera
che ho trascorso passeggiando nelle strade alle spalle del bulevard
Maria Luiza, soprattutto in un piccolo mercato rionale. |
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Il mercato di una città dell'est europeo è
sempre una attrazione e la sua visita è spesso interessante nonchè
fortemente educativa. Si imparano molti aspetti della vita indigena ed
emergono quasi sempre accadimenti curiosi, strani, infrequenti. E poi, è
piacevole scoprire i tipi di prodotti ortofrutticoli e di altro genere
che vengono offerti in vendita; così come è interessante confrontare i
prezzi dei prodotti in vendita sui banchi e fare dei raffronti con
quelli in Italia. Spesso si può fare anche qualche piccolo spuntino a
base di prodotti locali e genuini piacevole. La visita al mercato è
interessante e poi una lunga passeggiata a vedere stradine e luoghi
caratteristici dove non si è mai stati fa sempre bene. Di solito ai
mercatini, nelle ore antimeridiane, compro almeno un frutto e
interrompo così il digiuno mattutino, ma adesso non avevo fame. Il fatto è
che la sera precedente, ultima sera trascorsa a Sofia, ho avuto un invito a cena da un mio amico,
ingegnere italiano che lavora in Bulgaria. |
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La serata è trascorsa piacevolmente in un
ristorante italiano, chiamato "La Capannina". Si trova in posizione
centralissima, al n.9 di Narodno sabranie. Il
menù è stato a base di pesce, con una insalatina di prodotti locali
veramente deliziosa, un gustoso dessert a base di mandorle e noci e un
eccellente vino bianco locale. |
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La visita a Sofia volge al termine. Come
sempre accade in questi casi l'immagine che si ha della città è
profondamente diversa da quella che si aveva prima della visita. Dopo
qualche giorno di permanenza a Sofia tutto mi è familiare, anche la
lingua e i segni in cirillico che tanto mi avevano preoccupato in
precedenza a casa, quando ho programmato il viaggio. Avrei voluto fare
tante altre cose, ma i tempi del viaggio di ritorno mi impongono scelte
di rigore negli orari. Dunque, è ora di ritornare in albergo per
lasciare libera la camera entro le ore 12.00. Devo ancora fare la
valigia e pagare il conto. Questi sono sempre i momenti meno belli del
viaggio. |
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L'approssimarsi dell'orario della partenza
mi produce sempre una doppia sensazione, di ansia per l'orario
implacabile del check-in e di malinconia per l'imminenza del
ritorno. Due aspetti inconciliabili di chi viaggia per amore e per
diletto. La brevità della vacanza, d'altronde, non mi ha permesso di
approfondire nessun elemento del viaggio. Questo è purtroppo un fatto
negativo e una costante dei miei viaggi. Non è possibile fare
diversamente. E dunque la migliore cosa è concludere con sicurezza e
precisione gli ultimi adempimenti. Anche questo appartiene al viaggio.
Un piccolo momento di velata tristezza mi prende nel percorrere la
strada che ormai conosco a memoria. |
Ma godiamoci ancora il viaggio di ritorno.
Anche questa è vacanza. Ciao. Al prossimo viaggio! |
Manuali
e guide di viaggio adoperate. |
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