Dopo la nostra proposta/questionario del numero precedente abbiamo ricevuto contributi e incoraggiamenti da molte parti, più di quanti ci aspettassimo di veder arrivare. Il contenuto varia molto: aperta critica di fondo (alla quale ho risposto a suo tempo, spero in maniera esauriente), incoraggiamenti più o meno articolati, inviti a spedirne altre copie a nuovi indirizzi, richieste di ampliamento, contributi di articoli e opinioni. Bello, davvero bello scoprire che arrivano, sono letti, interessano, suscitano risposta. Anche le modalità di comunicazione variano: chiacchierate in occasione dei corsi, telefonate, fax, e-mail, lettere (buffo: a volte anonime con invito a spedirne altre copie. Ma dove, poffarbacco?). Grazie dunque a Enzo, Valeria, Silvana, Graziana, Donatella, Wilma, Letterio, Liliane, Pasquale, Fabrizia, Francesca e Lello e ai molti altri estimatori attivi. E’ anche vero che le Poste hanno dato una dimostrazione a dir poco sconcertante di disservizio (moltissime copie di FdC e di brochures spedite vanno smarrite non si sa dove), e questo rende la nostra iniziativa assai precaria. Nel farli, però, al di là delle interminabili discussioni, correzioni, modifiche, contrattazioni con tipografie e via dicendo, in fondo ci divertiamo. E’ bello valorizzare: valorizzare il lavoro dei collaboratori, valorizzare un compito di un corso ben riuscito, le idee di chi si esprime attraverso questo strumento, le iniziative di chi propone o si propone. Non si tratta "solo" di pubblicità e ci fa sentire bene. Allora organizziamo la spedizione con criteri il più possibile economici: a qualcuno arriveranno a casa (speriamo!), altri dovranno, se sono interessati ad averli, rivolgersi al Centro di riferimento più vicino, a cui ne manderò copie da distribuire. Alcuni studenti mi hanno indicato un nominativo che può fare da riferimento per altre persone, e questo ci semplifica molto le cose. Grazie per la collaborazione! Ohashiatsu Milano ha iniziato quest’anno la collaborazione con vari centri e persone che si sono attivati per organizzare corsi nelle loro sedi: Sezze, Brescia, Chiavari, mentre Bari si prepara a rendersi autonoma facendo il salto a Centro Ohashiatsu grazie alla neo-diplomata Rossana Tursi, che inizia il suo training per diventare COI e alla quale facciamo i nostri migliori auguri. I migliori auguri anche a Pio Battistini, Franco Martufi, Mauro Stabellini, Claudia Minetti, che, terminato il loro training, saranno presto abilitati all’insegnamento. Auguriamo a tutti una ripresa autunnale con ricco raccolto.
OHASHIATSU IN MONTAGNA
"...Partire, andare lontano, o non molto lontano, andare per andare, non importa dove, andare verso la rottura, la leggenda, l’avventura. Ma, se possibile, a piedi. Perché così invece di attraversare le cose cammini loro accanto, perché invece d’incrociare la gente fai della strada in sua compagnia, perché invece di correre attraverso un paese puoi tessere il tuo cammino, passo dopo passo, come il ragno tesse la propria tela. A piedi perché camminare significa ritrovare il proprio istinto primitivo, il proprio spazio e la propria giusta posizione. Il proprio equilibrio mentale e fisico. Significa andare con se stessi, senz’altro aiuto che le proprie gambe e la propria testa, senz’altro motore se non il cuore e lo spirito. A piedi, perché significa ritrovare la propria grazia perdendo il grasso e i pregiudizi. Perché significa mettersi in ascolto del proprio corpo, che non finisce di stupirsi così sollecitato e liberato..."
Pratico escursionismo da molto tempo e, quando ho letto queste parole, la prima sensazione è stata di associarle alla filosofia dell’Ohashiatsu. Almeno per come intendo io l’escursionismo: non stile "rambo" ma di contatto e integrazione con la natura: quell’ambiente che dovrebbe esserci così familiare e che, paradossalmente o non conosciamo affatto o ci rende tanto goffi poiché abituati, ormai, agli spazi sterili e incolori delle città. Attraverso l’escursionismo, camminando in natura, riusciamo ad essere di più noi stessi, a percepire il nostro corpo nelle sue parti e con tutte le sue sensazioni: caldo, freddo, stanchezza, piacere, rinuncia, determinazione, i nostri sensi si affinano, il gusto ritrova la straordinarietà di sapori che normalmente ci dicono ben poco, riusciamo a percepire i più piccoli rumori, sentiamo un’infinità di profumi e così via, l’elenco può essere lungo e vario per ognuno. In pratica si riscopre la semplicità delle cose e la loro essenza più profonda, si viene sollecitati ad essere naturali come raccomanda l’Ohashiatsu. I nostri polmoni, la nostra pelle, respirano profondamente, (o almeno lo richiedono e consapevolizziamo eccessi e carenze: troppo fumo, troppi muchi, poco movimento...), immettiamo aria tersa, energia, Ki, e liberiamo le tossine accumulate dal nostro organismo, fino a quando non troviamo un respiro in sincronia con il nostro passo e non avvertiamo più fatica... siamo continui e armonizzati con il fluire dell’universo. Conoscendo e scoprendo la complessità e la perfetta integrazione dei diversi sistemi esistenti in natura, che si avvicendano in un ciclo continuo di vita e di morte, che è nutrimento per nuova vita, viene voglia di essere parte del tutto senza pesare su di esso negativamente... non premere sii presente. In natura inoltre ben si colgono le continue trasformazioni intorno a noi, repentine o graduali: dal sole alla pioggia, dal caldo al freddo, dal secco all’umido, dal tramonto del sole al sorgere della luna, dallo yang allo yin in un’armonia che non può che sollecitare rispetto per la vita, per noi stessi, per gli altri, per tutto quello che ci circonda. Al di là dell’escursionismo, comunque, semplicemente, possiamo riferire le parole su citate all’approccio che, almeno per me, potremmo avere in un trattamento shiatsu.
Le nostre mani sul meridiano dell'amicizia. Il cerchio del primo giorno: sguardi schivi, occhi che cercano volti noti, uno strano squadrarsi per sapere chi sei, chi sono. Prime difficoltà, paure e ansie. Nomi da ricordare, 28 nomi. Ognuno di noi un piccolo universo irripetibile che gravita attorno ad altri universi...irripetibili. 10 giorni da condividere e questo è solo il primo, sembra non passare mai, ma poi il tempo vola accelerando e tra balli e canti, esami e tutorial, saune e bagni al lago tutto finisce in un rapido soffio. Ricordo ogni momento, ogni gesto, ogni paura, ogni sguardo, rivedo tutto come in un film alla moviola e vorrei trasmettere le immagini attraverso le parole, ma posso solo suggerire una "visualizzazione" piccola piccola: una sala con i futon, gi bianchi, grandi finestre affacciate sul mondo colorato di alberi e fiori e montagne. Il sole è tiepido ma ti puoi riscaldare. Ohashi che ci chiama uno per volta ogni mattina e il tuo nome pronunciato da lui assume un suono nuovo, un significato diverso e la tua vita sembra scritta nel tuo nome. Scoprire ogni giorno nuove possibilità per contattare le energie del mondo, per cercare l'equilibrio in questo continuo ed incessante alternarsi di vuoti e di pieni. E poi il cerchio dell'ultimo giorno: perfetto, circolare come non era mai accaduto, occhi che si guardano con profondità e sorridono e piccole lacrime che scivolano via portandosi dietro tutte le emozioni di questi giorni. Un regalo ad Ohashi: le impronte colorate delle nostre mani su un foglio di carta. Una frase: le nostre mani sul meridiano dell'amicizia. Forse anche dai suoi occhi sfugge una piccola e silenziosa lacrima. E' stato l'ultimo corso per me, almeno secondo il Programma Ohashiatsu. In realtà il mio percorso continua. Dal prossimo anno Bari avrà il centro di Ohashiatsu. Continuerò a studiare, a stupirmi, ad emozionarmi sul grande meridiano dell'amicizia.
Lo Shiatsu , la Poesia....il Traffico Il vecchio....il nuovo.....dove si uniscono, dove si sono divisi. Non Capisco. Cerco di distrarmi. Niente da fare. Ritorna! Un pezzo del presente si stacca e come una zolla si allontana. Forse è il futuro che prende forma o forse è il passato che va via. Mah! E ancora. Ho la sensazione di sentire il suono dei clacson strombazzanti nella fila di macchine ferme al semaforo. Non si passa neanche col verde. Ho negli occhi un tizio inferocito, in un'auto, che urla. Sembra un pesce che boccheggia e con manovre spericolate si infila a zig zag, ...dovunque, pur di passare per primo. Forse la sua cena si fredda , ha fretta. Che caos! Basta! Apro gli occhi. Scopro che sul tatami, in realtà, non ci sono auto e non c'è rumore. Ascolto le parole di qualche amico presente e sento della musica. Niente male. Richiudo gli occhi....mi rilasso, ed avverto il battito del cuore. Bentornato! Finalmente ci si parla. No ..., non ho dimenticato che esisti, ma c'è sempre troppo da fare. Troppo spesso ti porto a spasso come fossi un bagaglio e forse è solo per questo che siamo qui.....per cercare di ristabilire un contatto perso nel tempo. Come? Mi vuoi cambiare con un'altra persona. Be' non avresti tutti i torti. Comunque sia , la ricerca è cominciata in questo modo. Qualcosa non andava più bene , non sapevo e non so ancora cosa. E' sempre così: prima gli effetti poi le cause, sempre più di una. E' la regola. Una forma di pessimismo da far impallidire Leopardi, la necessità di isolarsi per riflettere (su cosa poi?), e per finire una forma sottile ma fastidiosa di insofferenza. Troppo per far finta di niente. Una sola cosa diventava chiara: i tempi della vita esterna non coincidevano più con i tempi 'interni' miei o tuoi se preferisci. Una delle frasi migliori che abbia sentito diceva: Lascia libera la mente ed il corpo seguirà . Ma di fronte ad una mente ormai ingolfata dalla pubblicità e dal progresso il corpo non può che essere trascinato, spesso senza uno scopo, da un posto ad un'altro senza troppi riguardi ...senza troppe scuse. Forse la scelta dello shiatsu è per alcuni semplicemente la necessità di fermarsi a riflettere sui tempi e sui modi della vita. Si dice che ci si isola finalmente con se stessi, potrebbe essere il contrario : si cerca di entrare in contatto con un mondo che spesso si sente distante. Quindi la ricerca del contatto con la vita e non la ricerca del suo distacco. La ricerca....questo è il punto. La possibilità di attraversare un percorso, in fondo semplice, senza l'imposizione di una meta, un traguardo, da raggiungere. La vita di molti è ossessionata dalla necessità di raggiungere una meta a tutti i costi. Tutto diventa 'in funzione' dell'obiettivo e per questo si lascia tutti dietro...anche se stessi. Niente mete obbligate, almeno in questo! Ad ogni passo c'è una scoperta, piccola o grande non importa, su se stessi o su altri. Del resto siamo qui a parlarne, non è poco. Qualcuno o qualcosa ci ha messo di nuovo in contatto : anima e corpo, pensiero ed azione, yin e yang . Anche il nostro amico, fuori .. sul tatami,che con le sue mani ci mette del suo, fa parte del percorso. Chissà se riesce a sentirci. Mi capita di essere al suo posto e cercare di capire se 'sento' o 'non sento' i punti critici. Fatica inutile ma obbligata. Non si diventa sensibili in poco tempo soprattutto dopo essere stati insensibili per lungo tempo e questo è vero, che ci piaccia o no, per la maggior parte delle persone. Certamente un vizio d'esperienza, o forse semplicemente nelle vene scorre ancora troppo traffico. Chissà se mai un giorno troveranno un 'Meridiano del traffico' da rimettere a posto. Non sarebbe male.......... Ti sento battere più lentamente... non ti sarai mica addormentato? Ci stiamo godendo un po' di questo tempo sereno nel bel mezzo di una qualche tempesta che all'improvviso cercerà di raggiungerci. In fondostiamo imparando a difenderci anche da questo. Già! Un po' di sereno. Mi sembra addirittura un pizzico di lusso rispetto a quelli che in questo momento sono fuori, a quelli che tra poco raggiungeremo. Così anche noi saremo in coda, e forse saremo noi con la nostra ennesima auto a fare scattare quel famoso 'di troppo' che dà la definizione di traffico. E se davanti al solito semaforo verde (difficile comunque da superare) il caos, i clacson, lo stress, ci sembreranno un po' distanti ed una musica a basso volume risuonerà melodica ... sarebbe un bel risultato, comunque.
- Avanti, preparatevi, si va a ballare
- Io sono stanco e non vengo
- Davvero, sono sfinito anch'io, io resto qui
- Io ho fame, non si potrebbe mangiare prima?
- No, mangiamo dopo
- Se mangiamo dopo io faccio fatica a digerire
- Come sei noioso. Alzatevi, si va
- Già capito. Stasera c'è da discutere
- Beh, comunque io sono stanco e non vengo - ripeté
il piede destro.
- Ben detto, fratello, non vengo nemmeno io - rincarò
il piede sinistro.
- Questo è un discorso stronzo e pedestre - disse
la corteccia cerebrale, che si sentiva piuttosto intellettuale, - sapete
bene che se non venite voi nessuno di noi può andare. -
- Però io ho fame e vorrei mangiare - insistette
lo stomaco -
- Si farebbe tardi, mangeremo dopo - rispose la corteccia.
- Se si mangia dopo, io faccio fatica tutta la notte
- le fece presente l'intestino.
- Tu sei sempre così complicato! - disse stizzita
la pelle - io invece ci voglio andare perché ho bisogno di coccole,
di essere toccata... -
- Tu sei una rompiscatole sentimentale - replicò
lo stomaco.
- E tu un bruto materialista - dissero le orecchie -
Anche noi abbiamo voglia di sentire un po' di musica, ma tu queste cose
non le capisci.
- E tu non dici niente? Non hai fame? - chiese alla bocca
lo stomaco, in cerca di alleati.
- Un po' di fame ce l'avrei - rispose timidamente la
bocca, - ma ho anche voglia di uscire fuori con il rossetto. -
- Ma guardate questa di cosa si preoccupa! - sbottò
il fegato. Era un tipo piuttosto intollerante, lui.
- Certo - cominciò la cistifellea - potremmo anche
andare, il moto ci fa bene, ma se poi piove? Oddio, forse non pioverà,
però se poi c'è poca gente? Beh, anche se c'è poca
gente dovremmo andarci lo stesso, non vi pare? Ma d'altra parte chi ce
lo fa fare, se... -
Gli altri la imbavagliarono, tanto non era mai utile
nelle votazioni, era così indecisa che si asteneva sempre.
- Io voglio andarci perché finché si sta
lì si balla e non si fuma, e questo è un grosso sollievo
- disse la gola.
- Giusto! - fecero i polmoni - e poi noi abbiamo bisogno
di vedere gente, di scambiare idee... -
- Certo, certo, - disse la milza, sempre piena di comprensione,
- e d'altra parte farebbe bene a tutti, soprattutto se lui c'è.
L'ultima volta è stato così carino, e ci ha fatto i complimenti.
-
- A noi ha fatto i complimenti, mica a tutti - le ricordarono
gli occhi, con una punta di vanità, il che era una loro caratteristica.
- Oh, certo, cari, a voi - disse la milza, molto materna,
- ma pensate che fosse sincero? Aveva uno sguardo così tenero, e
poi ha ballato tanto con noi. Forse però l'ha fatto per caso, non
perché ci tenesse.
- d'altra parte, -la milza fece una pausa per ingoiare
il terzo cioccolatino - era così premuroso... Ma probabilmente è
carino con tutti, no? Comunque, se anche così fosse... -
- Ma possibile che tu debba rimuginare su ogni stupidaggine?
- disse il naso. - La cosa essenziale è che ha un buon odore. -
- Lo bacerei tanto volentieri... - disse la lingua, tutta
rossa.
- Fatela tacere o la mordiamo - ringhiarono due o tre
canini, all'unisono come Qui Quo Qua. Erano i più aggressivi della
compagnia, ma fra loro andavano molto d'accordo.
La lingua fece una risatina imbarazzata.
Il cuore sobbalzò e si mise a interpretare quello
che aveva sentito. Non si era accorto che alcuni della tribù avessero
di queste intenzioni. Si versò meccanicamente una tazza di caffè
per mantenersi lucido, ma la situazione gli era sfuggita di mano da un
pezzo.
- Però - intervenne il triplice riscaldatore -
io devo fare un sacco di fatica, perché ora si esce, fa freddo,
poi si arriva lì e si suda, devo stare continuamente all'erta e
regolare le caldaie. -
- Diamine, ma è il tuo lavoro, no? - si lamentarono
le ossa - che dovremmo dire noi, che siamo sbattacchiate tutta la sera?
Una volta ci hanno anche pestato il metatarso. -
- Oh, sì - appoggiò la vescica - e come
faccio io se ricevo del lavoro da fare con urgenza? Là non c'è
neanche il bagno! -
- Ma voi avete paura di tutto! - esplose il fegato, sempre
più irritato.
- Lo sai benissimo che il bagno c'è, basta prendere
la chiave, andare, aprire e poi richiudere. -
- Uh, che fatica! - si lamentarono i reni.
- Non mi direte che siete stanchi? -
- Non è colpa nostra se qui non si dorme abbastanza.
E poi smettila di urlare, fai sempre così quando bevi troppa limonata
alle riunioni! - piagnucolarono i reni.
- Basta, ora si piglia e si va! - disse l'intestino tenue.
- Meno male che c'è qualcuno determinato! - esclamò
l'occhio destro - ho una gran voglia di vedere chi c'è e chi non
c'è. -
- Se penso che mi devo mettere la lente a contatto mi
prende male - interloquì l'occhio sinistro. Non sempre erano del
tutto d'accordo perché vedevano le cose, diciamo così, da
una prospettiva un po' diversa.
- E poi - disse l'intestino crasso con tono triste -
sicuramente lui non ci sarà. -
- Ma perché devi essere sempre così pessimista!
- disse il pericardio tutto malinconico. - Tu mi blocchi sempre, io invece
ho bisogno di esprimermi, di provare emozioni... -
- Quando fa così è pericoloso - intervenne
la corteccia cerebrale, e diede ordine di togliere il bavaglio alla cistifellea,
che era bravissima a controllare gli altri e a farli ragionare. Forse,
semplicemente, gli confondeva tanto le idee che quelli alla fine non capivano
più niente.
La riunione era un putiferio: il fegato urlava ai piedi
di muoversi, la pelle frignava, il tenue la consolava con la sua bella
voce flautata, l'occhio destro litigava col sinistro, la vescica si lamentava,
la cistifellea si tratteneva a fatica dal prendere il pericardio a schiaffi,
lo stomaco e la milza si misero a cantare "Fra Martino Campanaro" a due
voci, e in tutto questo bailamme si alzò una voce tonante che scandì:
- "Ma che ora è? -
- Sono le 21.15, perché? -
- Perché allora decido io - disse il triplice,
perentorio.
- Le caldaie sono a posto e del resto non me ne importa
niente. Muovetevi, si va.
- Tutti ammutolirono.
- Grazie - disse il cuore.
- Ma le pare, comandante.
"Grasping the wind"
di Ellis, Wiseman, Boss
ed. Paradigm Publications
- Brookline, Massachussets -
AFFERRARE IL VENTO
Influenze sullo sviluppo dei nomi dei punti
L'ambiente culturale nel quale la nomenclatura dei punti cinesi si è evoluta riflette la visione del mondo filosofica e metafisica sostenuta dai pilastri del Taoismo e del Confucianesimo. Comprende la venerazione per il costume e la storia e una propensione ad osservare e correlare i fenomeni della natura, oltre a una lunga tradizione medica di apprendistato e insegnamento segreti.
La visione taoista dell'uomo come rappresentazione microcosmica
dell'universo, e l'osservazione su e la dipendenza dalle caratteristiche
della natura della società agricola cinese sono riflesse nell'insieme
della medicina cinese, e più specificamente nella scelta dei nomi
dei punti. L'attenta osservazione delle caratteristiche geofisiche della
terra, i cicli delle stagioni, le stelle, i cieli aiutarono a sviluppare
un linguaggio medico metaforico e immaginoso pieno di termini che rispecchiavano
questi fenomeni cosmologici, geografici e sociologici: vento, freddo, caldo,
secco, umido, fuoco e caldo estivo patogeni perturbano un corpo descritto
in termini di mari, valli, fiumi, canali. Stelle e costellazioni servono
da indicatori, e divinità frequentano ogni regione. Imperatori e
ministri governano la terra, distribuendo granaglie e proteggendo i confini.
Con il cielo al di sopra e la terra al di sotto, l'uomo era visto come
una fluida relazione di yin e yang soggetta all'influenza delle cinque
fasi e inseparabile dal Tao stesso.
Lo stesso concetto cinese di punto di agopuntura è
diverso da quello occidentale, e questa differenza si manifesta nelle parole
usate per esprimere il concetto. Il termine "punto" indica una coordinata
lineare, cioè l'intersezione di due linee, un puntino sulla pelle
adatto all'inserimento di aghi o all'applicazione di altri stimoli. Il
carattere cinese che indica il punto di agopuntura, xuè, riporta
alla mente un'immagine completamente diversa. Questo carattere significa
"caverna" o "buco". Il senso è chiaro in entrambe le parti del carattere:
la porzione superiore rappresenta un tetto, mentre la porzione inferiore
è un carattere che di per sé significa dividere o rimuovere.
Il significato della combinazione dei due segni è un'abitazione
che viene formata rimuovendo spazzatura o pietre, cioè una caverna,
un buco, un nascondiglio. Così possiamo vedere che in questo caso,
come in molti altri, il senso dei caratteri cinesi ci porta a una comprensione
più profonda dei concetti dell'agopuntura.
Tradizionalmente, la conoscenza della medicina cinese
veniva tramandata di padre in figlio, di maestro in allievo. Era d'obbligo
la memorizzazione dei classici e i nomi dei punti contenenti simboli mnemonici
aiutavano la memorizzazione di informazioni importanti a proposito del
punto. I nomi dei punti potevano contenere anche significati nascosti,
noti solo a studenti e apprendisti di un particolare maestro. In questo
modo i nomi dei punti aiutavano a tenere i segreti di un maestro al sicuro
da altri praticanti, proteggendo così la sua fonte di sopravvivenza.
Benché non sia sempre possibile determinare con sicurezza la ragione
della scelta del nome di un punto, in questo nome erano incorporate allusioni
sulla sua posizione e funzione. Così i nomi dei punti sono poetici;
si possono comprendere pienamente solo con uno sforzo paziente che penetri
ed assimili le difficoltà dei loro significati velati. Ma studiando
e dandosi il tempo di imparare, i nomi dei punti diventano qualcosa più
di un'etichetta; diventano guide alla comprensione dei punti ed al sistema
di medicina che li ha denominati.
I nomi dei punti cinesi, nella loro evoluzione nei secoli,
fornirono vantaggi particolari. Essi consentirono al sistema dei punti-canali
di crescere e cambiare senza cambiare fondamentalmente i nomi e i principi
stabiliti nei classici, rispettando così la natura conservatrice
della cultura. L'ambiguità intrinseca dei nomi dei punti fornì
un'aria di mistero alle arti terapeutiche e contribuì a salvaguardare
i segreti dei maestri. Inoltre i nomi dei punti rivelarono informazioni
importanti sui punti stessi imbevendoli di spirito poetico che evocava
una moltitudine di importanti associazioni.
Sistematica dei nomi dei punti
Per il clinico molto del valore dei nomi dei punti sta
nelle loro qualità didattiche e mnemoniche, sia che ci dicano qualcosa
dei punti stessi o che ci ricordino qualcosa che già conosciamo.
Questa informazione viene comunicata tramite il nome in modi concreti oppure
astratti, e di solito cade in una delle quattro seguenti categorie: funzione,
posizione, cinque fasi, associazione yin/yang o relazione con un canale.
I nomi di punti assortiti per funzione comprendono nomi
riferiti direttamente alla funzione di un punto e nomi che implicano la
funzione indicando il particolare raggruppamento a cui un dato punto appartiene.
Riferendosi direttamente alla funzione di un punto, il riferimento può
essere concreto, come in Contenitore di Lacrime (St 1), o più astratto,
come in Quattro Bianchi (St 2). I nomi che indicano particolari raggruppamenti
di punti possono a loro volta essere concreti o astratti, come ad esempio
nei nomi Fessura Yin (C 6, punto fessura-xi del canale del Cuore), o Canale
del tarlo del legno (F 5, punto di connessione-luo del canale del Fegato).
Antonella Mazzocco