|
LA RICONCILIAZIONE: AMBASCIATORI DI CRISTO2 Corinzi 5:11-21In questo brano della Parola di Dio, Paolo, scrivendo ai fedeli della Chiesa di Corinto, affermava di non voler ancora una volta raccomandarsi a loro, ma vuole dargli una occasione di allegrezza circa il ministerio della riconciliazione esercitato da Paolo, affinché avessero l'occasione di gloriarsi di Paolo e dei suoi compagni d'opera, rispondendo così a coloro che si gloriano di ciò che è apparenza; ma il Signore conosce i cuori ed apprezza coloro che si prodigano per l'opera Sua nel segreto del loro cuore. Questo lo predicava Gesù stesso in Matteo 6. Gli uomini del mondo, che non hanno conosciuto Dio ci possono prendere per dei pazzi, ma Paolo dice ai Corinzi che se siamo pazzi lo siamo per il nostro Dio ed è l'amore che noi abbiamo per Cristo, che ci spinge a parlare agli uomini, annunziando l'Evangelo della grazia, dando testimonianza delle cose meravigliose che Dio ha fatto e continua a fare nella nostra vita, quell'amore che ci fa sopportare il vituperio da parte degli uomini lontani da Dio, a cui noi, spesso siamo sottoposti. Paolo al v.14 giunge a questa conclusione che in sostanza costituisce l'essenza del messaggio evangelico, il fulcro di tutte le Scritture: uno solo morì per tutti, caricandosi di tutte le colpe dell'umanità, passata, presente e futura, per soddisfare l'esigenza di giustizia di Dio, pagando per tutti col proprio sangue versato in una croce di legno, umiliato e vituperato dagli uomini che conficcarono nelle Sue carni dei chiodi e trapassarono con una lancia il Suo costato, subendo lo stesso trattamento riservato ai peggiori dei criminali, essendo divenuto maledizione per noi (poiché sta scritto: Maledetto chiunque è appeso al legno - Galati 3:13-14). Quest'uno è Gesù Cristo, Figliuolo di Dio, il Salvatore delle anime nostre. Paolo inoltre ci dice che Gesù morì per tutti affinché quelli che vivano non vivano più per loro stessi, ma per Cristo che morì e risuscitò per loro. Sempre Paolo nella sua I epistola ai Corinzi (cap. 6:19,20) affermava: «E non sapete voi che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi, il quale avete da Dio, e che non appartenete a voi stessi? 20 Poiché foste comprati a prezzo; glorificate dunque Dio nel vostro corpo. »Eravamo destinati a perire ma Cristo ci ha donato la vita e noi gli apparteniamo. Paolo ribadisce che siamo in Cristo delle nuove creature, abbiamo una vita nuova e le cose vecchie sono passate (di questa vita nuova Paolo ne parla più in dettaglio in Colossesi 3). Tutto ciò, ci dice Paolo, viene da Dio, in quanto Egli stesso ha provveduto per la nostra riconciliazione con Lui, donando il Suo Unigenito Figliuolo, affinché coprisse i falli di tutta l'umanità. Questa fu un'iniziativa di Dio, così come è Dio che si rivela all'uomo e si fa da lui conoscere. Nonostante la maestà di Dio sia stata offesa dal peccato dell'uomo e la Sua santità debba naturalmente reagire contro di esso, pure Egli non vuole che il peccatore perisca, ma che si ravveda e viva. In Ezechiele 33:11 Dio dice:
«Com'è vero ch'io vivo, dice il Signore, l'Eterno, io non mi compiaccio della morte dell'empio, ma che l'empio si converta dalla sua via e viva; convertitevi, convertitevi dalle vostre vie malvage!»La Parola della riconciliazione è stata posta in noi da Dio, divenendo ambasciatori di Cristo sulla terra, infatti la nostra patria è la Gerusalemme Celeste, dove un giorno abiteremo insieme al nostro Signore, ma finché vivremo su questa terra, la nostra funzione sarà quella di ambasciatori di Cristo, cioè messaggeri. Il nostro compito e quello di divulgare il messaggio dell'Evangelo della grazia a tutta l'umanità, affinché altri pervengano alla salvezza. Infine Paolo chiude questo capitolo rimarcando ancora una volta che Cristo, Colui che non ha conosciuto peccato, Dio lo ha fatto essere peccato per noi affinché in Cristo fossimo resi giusti davanti ai Suoi occhi.
(Giuseppe Ventura)
Ultimo aggiornamento: 23 Dicembre 1999 (Last update) |