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Country Night Gstaad 2003

Anche quest’anno la Country Night di Gstaad non ha deluso le aspettative di chi ipotizzava due indimenticabili notti di grande country music. Grazie ad un organizzazione competente ed  impeccabile e una scelta degli artisti sempre mirata e quest’anno poi particolarmente invitante, la cittadina Svizzera si conferma ancora una volta il punto di diamante di tutto il movimento country europeo. In nessun altro festival country del vecchio continente infatti si può trovare un cast di artisti di così alta caratura e fama; possiamo così affermare che quello di Gstaad è sicuramente il più importante appuntamento legato alla musica country in Europa. Quest’anno a calcare il palco del grande tendone immerso tra il verde delle montagne è toccato a Terri Clark e al trio formato da Mark Chesnutt, Joe Diffie e Tracy Lawrence e fin dall’annuncio dei nomi si è capito che si sarebbe trattato di un grande spettacolo all’insegna della più grintosa e genuina musica country e così infatti è stato.

 

La conferenza stampa

Come di consueto il sabato pomeriggio, dopo il primo show del venerdì sera, si svolge la conferenza stampa con gli artisti. In una lussuosa sala del bellissimo hotel Palace di Gstaad si è svolto quindi l’incontro dei cantanti con giornalisti, disc jokeys, rappresentanti di associazioni country ed esperti del settore di tutta Europa.

Il primo a prendere la parola è stato Marcel Bach, è lui l’ideatore di questo importante appuntamento ed è a lui che dobbiamo la possibilità di vedere dal vivo tali personaggi di così alto valore e di così rara presenza in Europa. Parla della Country Night con orgoglio  ricordando che questa è ormai la quindicesima edizione…  annuncia che per la serata sarà tutto esaurito e ricorda quando alla prima edizione riuscirono a vendere solo 500 biglietti…’’certo’’ dice ‘’ che di strada ne è stata fatta’’ … poi aggiunge ridendo ‘’anche se è meglio che non pensi a quanto tutto ciò mi sia venuto a costare…’’ Poi dopo un breve discorso presenta la maglietta ufficiale dello show e si congeda dalla folla di giornalisti passando la parola all’addetto stampa e pubbliche relazioni; il gentilissimo e cordialissimo Ed Bouchard che un attimo prima ci aveva accolto all’ingresso. Ci da alcune indicazioni e annuncia con non poco stupore dei presenti che alla fine della conferenza gli artisti si intratterranno per le consuete foto e si avrà anche l’occasione per avere degli autografi, si raccomanda però di non dimenticare di essere ad una conferenza stampa e di attenersi ad un contegno professionale. Raccomanda in fine di essere puntuali all’ingresso all’inizio del concerto in modo che Terri Clark, che inaugurerà per prima la serata, non inizi a cantare quando la folla deve ancora prendere posto. Poi chiede se Terri sta arrivando ma gli dicono che non è ancora pronta, ed infatti lei si fa attendere qualche minuto ma poi eccola sbucare fuori dall’entrata con in testa il suo solito cappellaccio bianco dal quale si diramano verso il basso i lunghi capelli castano scuro.

 E’ alta accidenti ! e bella, anche se vistosamente ingrassata e i jeans attillati mostrano che i fianchi non sono più quelli di una volta, ma poco importa. Lei saluta, si siede e chiede scusa per il ritardo dicendo che si è trattenuta con alcuni fans a firmare qualche autografo. Dà proprio un’impressione sicura di sé e dimostrerà di non sentirsi affatto a disagio da sola di fronte ad una massa di giornalisti curiosi, bensì condurrà la conferenza in maniera dinamica rispondendo pienamente a tutte le domande e buttando qua e là qualche buona battuta ironica, stimolando e compiacendo così i giornalisti presenti che la tempesteranno di domande. Le chiedono come si sente a cantare in Europa e lei risponde che e bello ed interessante essere di fronte ad un pubblico nuovo per lei e poi l’Europa le piace, ha avuto la possibilità di visitarla ed e rimasta particolarmente colpita da storia, arte, monumenti e cultura di città come Parigi e Torino.

Le fanno i complimenti per la nomination ai CMA awards come migliore cantante femminile, lei ringrazia umilmente ed aggiunge che per vincere un award serve un po’ di tutto: talento, determinazione,  fiducia in se stessi, bravura e fortuna, ‘’ certo che non sarà affatto facile’’ dice ‘’comunque ho un buon team alle spalle e spero di farcela. Vincere un award  è sempre stato il mio sogno e da sempre uno dei miei obiettivi ed è proprio una cosa bellissima che ora possa diventare realtà.’’

Le chiedono come mai  durante lo spettacolo del venerdì aveva cantato qualche canzone imitando cantanti del passato, come Johnny Cash o George Jones. Lei ride e risponde che quella è una cosa che aveva sempre fatto fin da ragazzina quando ancora andava a scuola e tutti le chiedevano di fare quelle imitazioni; ‘’ho sempre creduto che una ragazza che imitasse cantanti maschili fosse una cosa divertente, per questo l’ho voluto fare nei miei show. All’inizio ero titubante non volevo che la gente la prendesse troppo sul serio, era solo per ridere…’’ poi aggiunge ridendo ’’del resto non riesco a parlare come loro, posso solo imitarli cantando.’’

Una domanda che ci si aspettava di sentire era quella riguardo al perché lei, che è una ragazza, avesse sempre voluto adottare un look da cowboy con tanto di cappello. ‘’ Bè, da quando personaggi come George Strait innanzitutto e poi Clint Black, Alan Jackson, Garth Brooks hanno iniziato a vestirsi così, tutti più o meno hanno adottato questo look ed io  sono sempre stata una ragazza un po’ maschiaccio ed usavo vestirmi normalmente in questa maniera, così ho pensato perché no? Perché non potrei farlo io? Del resto mi sento bene vestita così. Certo qualcuno a volte pensa che abbia qualcosa da nascondere, come per esempio che stia perdendo i capelli…’’ e si toglie il cappello mostrando la bella capigliatura mentre ride ancora compostamente.

La domanda successiva è quale è secondo lei il motivo per il quale ultimante non si sono viste molte donne al top delle charts. ‘’uuumm davvero non lo so, credo sia perché generalmente il sound delle voci femminili a Nashville è spesso orientato verso il pop ed ultimamente il mercato si è spostato verso un sound più tradizionale… credo sia questo il motivo ma certo non posso affermarlo con esattezza, comunque ci sono tante brave cantanti a Music City perciò sono sicura che non dovremo attendere molto prima di vedere qualche volto femminile nelle zone alte delle classifiche.’’

Le chiedono cosa ha provato la prima volta che ha sentito una sua canzone alla radio e le si illumina il viso…  ‘’mi ricordo che ero in New Messico a girare il video della canzone ed una radio la trasmise, iniziai a correre e a saltare sul letto, toccai quasi il soffitto con la testa ed ancora oggi è una grande emozione quando sento suonare le mie canzoni alla radio.’’

 In una conferenza svoltasi due giorni dopo la morte del grande Johnny Chash non si poteva poi non chiedere alla cantante  canadese riguardo alla scomparsa di un personaggio di tale importanza. ‘’certo è una grave perdita non solo per l’industria musicale ma per tutti noi. Siamo cresciuti ascoltando le sue canzoni e prima di noi i nostri genitori e i nostri nonni, è qualcosa che fa parte di noi, della nostra cultura. Ricordo per esempio che mia nonna aveva una cotta per lui, insomma è una perdita così grande per tutti di fronte alla quale non possiamo rimanerne indifferenti. Lo incontrai un giorno quando lavoravo ancora in un negozio di stivali e abbigliamento western a Nashville nel ’91 e lui entrò per comprare un paio di stivali, posso dire che ricordo poche persone in grado di trasmettere una tale energia e di un tale carisma.’’

Le chiedono poi se per lei si considera una cantante canadese che suona negli stati uniti o una cantante americana in Canada e se per lei un riconoscimento della country music association del suo Canada  ha più valore di  quello Della Country Music association americana. Lei capisce che la domanda è un po’ pericolosa ed anche se la risposta dovrebbe essere scontata risponde diplomaticamente: ‘’Stati Uniti e Canada sono, musicalmente parlando, due mondi e due realtà differenti, io amo cantare nel mio paese, sono orgogliosa di essere canadese ma è vero anche che negli USA ci sono più opportunità ed in Canada la musica è un fenomeno più locale, è molto difficile uscire dai propri confini, ma così non è negli States. Certo che là la musica country non è solo un affare di Nashville.’’

Così termina la conferenza con Terri Clark, un artista che dimostra subito di non essere affatto una giovane impacciata, ma un artista ormai matura e di mondo,  una persona estroversa, sempre con la risposta pronta, attenta a cosa dire e a cosa non dire e completamente a suo agio di fronte alla stampa.

Dopo una breve pausa ecco entrare il trio del Rockin’ Roadhouse Tour: Mark Chesnutt, Joe Diffie e Tracy Lawrence. Entrano in fila indiana e sono accolti da uno scrosciante applauso, si siedono ed anno tutta l’aria di essere i tre amiconi buontemponi della situazione. Joe si siede nel centro, Tracy Lawrence a sinistra e Mark Chesnutt a destra. Allora subito  viene chiesto a Joe se si tratta di una disposizione casuale o se si è seduto nel mezzo perché è lui il capo; risponde: ‘’si certo sono io il capo’’, gli altri due confermano: ‘’ si è lui il capo, ma solo per oggi…’’ e Mark Chesnutt aggiunge ‘’allora così non va bene, sono io che dovrei stare a destra… scusate un attimo’’  e così si cambia di posto con Tracy Lawrence assumendo la formazione che verrà poi mantenuta sul palco. Tutti guardano attenti e divertiti da questo simpatico siparietto iniziale e si capisce fin da subito che l’atmosfera è diversa e che questa seconda parte della conferenza avrà un tratto meno formale della prima.  Certo che i tre non sono più dei ragazzini, Tracy Lawrence soprattutto, decisamente ingrassato, è quasi irriconoscibile, non ha più i lunghi capelli di un tempo ma solo una ‘zazzera’ che gli esce da sotto il berretto da baseball ben calcato in testa. Inoltre ha proprio un’aria stanca, con i segni della nottata ancora in viso, ma risponderà pienamente a tutte le domande che gli verranno poste e più tardi sul palco darà proprio tutta un’altra impressione.

Dei tre il più simpatico è sicuramente Mark Chesnutt, le sue battute faranno ridere spesso e fragorosamente il folto gruppo di giornalisti che lo ricambieranno applaudendo con decisione ai suoi scherzi. Probabilmente è anche il più a suo agio dato che è già stato alla Country Night quattro anni fa è conosce già meglio ambiente ed organizzatori. Joe Diffie è anche lui abbastanza loquace, non risponde alle domande attenendosi solo a quanto chiesto ma va anche oltre, raccontando fatti e facendo considerazioni personali, facendo anche qualche battuta e trasmettendo a tutti la sua nota umanità.

Chiedono a Joe e a Tracy quali sono le prime impressioni su Gstaad e loro rispondono che sono rimasti impressionati dal bellissimo panorama, la gente è molto gentile ed hanno avuto modo di apprezzare l’ottimo formaggio e la birra. Già la birra, questo finirà per essere uno dei principali argomenti di discussione della conferenza, la nomineranno in continuazione ed anche sul palco poi non mancheranno le citazioni a quello che sembra essere il nettare di cui i tre si nutrono. Addirittura in conferenza stampa affermeranno: ‘’in verità a noi piace avere sempre della buona birra a portata di mano, la teniamo sempre vicino al palco in modo che quando ne vogliamo un po’ non dobbiamo andare fino all’autobus o chiedere al personale di back up. Così fa anche Merle Haggard, c’è birra a tonnellate ai suoi concerti’’ . All’inizio credevo si trattasse di uno scherzo, eppure hanno la faccia seria e Joe aggiungerà che per lui fare la birra ed il vino a casa è uno dei suoi hobby preferiti. A quel punto lo stupore sarà sulle facce di tutti, ma poi ci si ricorda che si è ad un concerto di musica country e non al teatro dell’opera perciò … viva la birra!  La discussione prosegue ancora in maniera informale e si parla ancora di tutto tranne che di musica country, a Mark viene chiesto della sua passione per la pesca e lui fa ancora ridere tutti quando la spara grossa dicendo che il più grande pesce che abbia mai preso era lungo sette piedi, perciò più o meno come Joe Diffie…

Finalmente si inizia a trattare dell’argomento per il quale ci si è riuniti e una delle prime domande è perché hanno pensato di unirsi e fare un tour insieme; risponde Mark Chesnutt: ‘’ci conosciamo da tredici anni, siamo sempre stati amici ed abbiamo anche collaborato insieme durante questi anni e questa è proprio una bella cosa, non ci sono molte collaborazioni come questa. Abbiamo iniziato questo tour l’anno scorso ed è andato così bene che abbiamo voluto prolungarlo per quest’anno e forse anche l’anno prossimo…’’ Il Rockin’ Roadhouse Tour infatti ha proprio fatto bene durante questo periodo arrivando ad oggi a vendere circa 750.000 biglietti, il che non è affatto male. Poi Mark prosegue con il suo marcato accento texano: ‘’certo che all’inizio era proprio una cosa nuova per noi e ci domandavamo che cosa mai faremo? Tracy se la faceva sotto… e ognuno di noi ha così tanti album che abbiamo dovuto calcolare e scegliere quante e quali canzoni poter cantare e questo era il problema più grande, specie per Tracy Lawrence, si perché sul palco non si regola mai e vuole cantare sempre più di noi…’’ tutti ridono e Mark aggiunge compiaciuto: ‘’questo è il bello del tour, noi andiamo proprio d’accordo e cerchiamo di divertirci sempre’’. La domanda seguente è perché tutti, ad eccezione di Tracy Lawrence, nello spettacolo del venerdì sera non hanno eseguito gli ultimi singoli dei loro rispettivi album. Risponde ancora Mark e non perde l’occasione per prendere ancora in giro Tracy: ‘’volevamo farlo anche noi ma lui si prende tutto il tempo sul palco…’’ ancora risate.  Chiedono poi se vedremo un album dal vivo di questo tour e dicono che era quello che volevano fare ma le loro rispettive Label non si sono messe ancora d’accordo perciò non si sa…

Si parla poi di Johnny Cash, Mark a proposito dice: ‘’è sempre stato un eroe, una persona dalle diverse sfaccettature, aveva un carattere eccezionale ma allo stesso tempo era anche un outlaw e famose sono le sue sfuriate quando si arrabbiava spaccando tutto… comunque aveva una grande voce ed un talento innato per la musica. Io personalmente l’ho sempre ammirato.’’ Joe dice: ‘’io  l’ho incontrato un paio di volte ed ho anche avuto la fortuna di lavorare con lui ad un film per la TV e posso dire che era una persona eccezionale, sia lui che sua moglie June. Ricordo che alle prove cercava sempre di aiutare gli altri ed aveva proprio una personalità umile, sapeva divertirsi ed essere serio allo stesso tempo.’’ Anche Tracy lawrence ha parole d’ammirazione per l’indimenticabile eroe scomparso, poi ancora a lui chiedono dell’attuale andamento della musica country in America: ‘’siamo contenti che ultimamente si sia tornati a un country più tradizionale, ma questa è proprio una caratteristica di questo genere musicale, nella musica country ci sono influenze pop, Rock, R&B, gospel, bluegrass … e a volte qualcuna di queste prende il sopravvento, ma ultimamente si è tornati ad un sound più tradizionale.’’ E Mark aggiunge: ‘’una delle cose più brutte è sentirsi dire che la tua canzone è troppo country per la radio, ma devo dire che fortunatamente non si sono fatti molti  discorsi del genere a Nashville ultimamente.’’ Poi chiedono a Joe di raccontare le sue prime esperienze a Nashville: ‘’all’inizio è stata dura… io scrivevo canzoni per altri artisti… la prima volta che ho sentito una mia canzone alla radio stavo guidando e ho quasi fermato la macchina tanta era l’emozione. E poi io venivo da una famiglia non certo agiata della mid class americana di una cittadina del’ Oklahoma, perciò quello che feci fu correre a controllare il mio conto corrente… non potevo crederci … tutti quei soldi. Certo la cosa mi ha motivato a scrivere ancora… nessuno nella mia famiglia aveva mai guadagnato così tanto.’’ ‘’ e cosa hai fatto con tutti quei soldi?’’ chiedono ‘’li misi in banca…’’ - ‘’Svizzera??’’- ‘’oh certo si capisce…’’ ancora risate.

 La conferenza prosegue con tante domande sempre con lo stesso tono semiserio, capisco allora che si sta facendo tardi così alzo la mano per chiedere la parola e chiedo a Joe, tanto per rimanere in ambito scherzoso, come faccia lui che è l’unico ad essere del Oklahoma ad avere a che fare con due ragazzacci del Texas con un così marcato accento texano, lui ridacchia e dice: ‘’è… è proprio orribile !’’ poi aspetta che tutti si ricompongano e finiscano di ridere ed aggiunge: ‘’probabilmente io ho meno accento di loro due, ho vissuto per un certo periodo nel in Wisconsin, nord degli States e allora ho perso un po’ il mio accento strascicato del sud, comunque è proprio una gran cosa lavorare con questi due ragazzi, sono due grandi professionisti e siamo ottimi amici.’’

L’ultima domanda che viene posta ai tre cantanti riguarda i progetti futuri; Tracy lawrence annuncia che a novembre uscirà il suo nuovo singolo al quale seguirà il nuovo album, Joe Diffie dice anche lui che sta lavorando ad un nuovo album che si chiamerà Home Run, ma vuole farlo con calma dato che ha appena cambiato etichetta e vuole pertanto fare le cose per bene e naturalmente nel frattempo continuerà a scrivere canzoni. Anche Mark Chesnutt risponde che stanno lavorando per il suo prossimo album e hanno già trovato parecchie canzoni da portare in studio dalle quali sceglieranno quelle più adatte, ma puntualizza, ‘’a dire il vero quello che vorrei fare adesso è prendermi una pausa, l’album non dovrebbe uscire prima del prossimo anno.’’

 
Il concerto

 E così alle sei di sera di una magnifica giornata assolata ha inizio il concerto del sabato. Anche se le ore di sole sono ormai poche è quasi un peccato che si svolga al coperto dato che non fa freddo, la giornata è proprio magnifica e la vista mozzafiato.

A Terri Clark spetta il compito di aprire questo concerto come da programma; certo che si tratta di una open act di tutto rispetto!

Arriva con la sua solita grinta e attacca subito con il suo ultimo hit i just wanna be mad. L’acustica è ottima, la coreografia sul palco, dove sullo sfondo il bel simbolo della Country Night domina la vista pure e il pubblico, che poi si rivelerà però non troppo caldo.. è comunque vario, ci sono giovani come anche tante persone di età più matura.

La musica non è troppo forte, proprio giusta. Malgrado ciò però noto una signora nella fila davanti alla mia che si copre le orecchie con le mani, certo non credo proprio possa essere perché la musica di Terri Clark non gli piaccia, più probabile che si dotata di un udito finissimo da far invidia ad una gazzella della savana… Certo che il pensiero e la vista di qualcuno  che non possa godersi lo spettacolo di una delle rare presenze in Europa di così grandi cantanti country americani, o che debba farlo tenendo le mani sulle orecchie per tutto il tempo proprio non riesco a sopportarlo. Allora mi alzo e gentilmente le porgo i tappi per le orecchie che avevo preso all’ingresso. Lei mi guarda stupita poi sguaina un sorriso a 36 denti e mi ringrazia, io saluto e mi rimetto seduto proprio in tempo per la prossima canzone.

Terri sul palco si sente completamente a suo agio, suona la chitarra con un movimento fluido del polso che sembra essere nata dando già pennate alla chitarra è la sua musica è composta, come del resto ci si aspettava, da una buona dose di grintoso country rock: I’m An Emotional Girl, When Boy Meets Girl, Everytime I Fall, I Wanna Do It All e da più lente ballate: Now that I Found You  A Little More Gasoline, If I were You, dolcissima quest’ultima ed eseguita con sentimento.

Dopo questi brani la band si prende una pausa e lei rimane sola con la sua chitarra acustica ed arpeggiandola inizia a scherzare e a parlare  con il pubblico. Poi racconta di se, degli anni della sua gavetta a Nashville e dice ‘’cantavo canzoni come queste in quel bar di Nashville per pochi dollari di mancia.’’  Ed inizia a cantare qualche classico come Coal Miner’s Daughtar, Mama’s Crazy Over me, Bartender’s Blues ed altri invece scritti da lei stessa in quel periodo. Canzoni che parlano di lei, di quel periodo un po’ solitario della sua vita quando passava la maggior parte del tempo a casa ad ascoltare musica country e a suonare la chitarra, sola mentre i suoi amici uscivano a divertirsi e il country non era di moda… Ed ancora una volta è sola, seduta su di uno sgabello con la sua chitarra, ma questa volta è su un palco ed è ormai una star affermata ed ha un pubblico davanti che la bacerebbe con gli occhi tanta è l’emozione che riesce a suscitare. Arpeggia la chitarra e canta con un visibile coinvolgimento e con una voce che sembra davvero prendere forma dai suoi vecchi ricordi. Il pubblico segue con attenzione ed in silenzio assoluto, davvero preso da quello che sarà uno dei momenti più intensi di tutto il concerto e sull’ultima nota l’applauso dilaga mentre lei sorride dicendo: ‘’Grazie per la mancia…’’

Iniziano poi le sue imitazioni di cantanti del passato tra cui George Jones e Merle Haggard, e lei stessa non riesce a trattenersi dal ridere mentre sotto a quel suo cappellaccio bianco la bocca si muove sgraziatamente per meglio imitare quei ‘vecchioni’ del country e alla fine dice ‘’scusate se ho spaventato i bambini…’’

Ricompare la band e lei presenta uno ad uno tutti i suoi componenti e riparte a tutta birra con brani del suo repertorio  country rock fino alla fine tra cui Pain To Kill, che sarà il suo prossimo hit, Better Things To Do,  You’re Easy On The Eyes che fu il suo primo hit ad arrivare a classificarsi al primo posto delle charts americane. In fine c’è tempo per un bis prima di ricevere l’ultimo e meritato applauso di chiusura.

Terri Clark ha offerto un’ottima performance mostrandosi un’artista matura anche dal vivo e dimostrando che alla sua musica sempre potente e movimentata corrisponde una personalità estroversa dotata di quella grinta necessaria sia per tenere un palco e soddisfare il pubblico, sia per cercare di scalare le classifiche ed imporsi in un mercato e in un mondo dove tenacia, sicurezza di sé e determinazione sono quanto di più indispensabile per rimanere a galla… e di certo lei ne ha da vendere.

Arrivano poi i tre volponi del Rockin’ Roadhouse e partono subito con il brano ufficiale del tour; Rockin’ The  Roadhouse Down. I tre non canteranno insieme per tutto il concerto, eccetto per una parentesi dedicata a cover di altri artisti, ma si alterneranno di volta in volta fino a ritornare insieme in chiusura  per un gran finale.

Si separano momentaneamente quindi ed inizia Tracy Lawrence che si rivelerà vocalmente il più in forma dei tre; voce perfetta, praticamente uguale ai suoi album ed anche molto ispirato. Il suo repertorio è davvero di tutto rispetto, prevalgono brani medi o lenti tutti caratterizzati dal fiddling e dalla steel guitar sempre in evidenza. Inizia con Better Man Better Off, poi Is That A Tear in Her Voice, I See It Now, Time Marches On, l’allegro honky tonk  Running Behind che grazie alla Rockin’ Roadhouse Band si rivela molto più coinvolgente dal vivo e il suo prossimo hit, una sorta di country – southern rock, del quale non dice il nome ma come detto alla conferenza stampa farà parte del nuovo album in progetto.

Dopo questa canzone lascia il palco a Joe Diffie che francamente non riuscirà ad eguagliare Tracy in fatto di performance vocale ma farà comunque la sua parte grazie alla sua simpatia e ad un buon repertorio composto principalmente da honky tonk e country en’ roll. Parte subito forte con Third Rock From The Sun, poi, dopo una breve pausa per i consueti ringraziamenti per l’opportunità di suonare in Svizzera, per l’ospitalità e chiaramente per l’ottima birra…(!!) è la volta di If The Davil Danced In Empty Pockets, Help Me Girl, molto intensa e Pick Up Man con la quale chiude la sua prima apparizione in questo spettacolo.

Arriva così il momento di Mark Chesnutt che ci da subito dentro con brani del suo fumante repertorio Texas honky tonk del tipo A Little Too Late, Bubba Shot the Juke Box Last Night. Poi rallenta per eseguire la canzone che è stata il singolo con il quale si è affacciato per la prima volta al grande mercato; Too Cold At Home che è proprio un piacere riascoltare dopo 13 anni dalla sua uscita; Mark poi visibilmente impegnato, ce ne regala un’esecuzione da repertorio. Dopo di che ecco l’immancabile omaggio a Johnny Cash, dice: ‘’E adesso qualche minuto per ricordare un eroe che ci ha lasciati. Era una star del country come del rock, un’outlaw come una cantante gospel, è sia nella all of fame country che in quella Rock ‘en Roll.’’ E parte con Folson Prison Blues, poi un medley di I’ll Walk The Line e Jackson. Infine chiude omaggiando il grande Man In Black con una bellissima versione di   The Ring Of Fire, eseguita con un po’ più di personalità rispetto alle altre. ‘’God bless Johnny Cash’’ urla e riattacca con l’honky tonk di Old Flames Have No Names fino a chiudere la prima parte del loro spettacolo tra gli applausi scroscianti del pubblico.

Dopo una pausa di circa mezzora si riparte, ma prima che tornino di scena i cantanti  ecco Marcel Bach che sale sul palco per i consueti ringraziamenti agli sponsor e a tutto lo staff che ha partecipato alla realizzazione di questo importante evento. Invita poi tutti ad un minuto di raccoglimento in onore di Johnny Cash mentre ancora una volta la bellissima The Ring Of Fire è di sottofondo.

Come nella parte iniziale il primo a tornare in scena è Tracy Lawrence, questa volta però parte riproponendo la formazione acustica adottata per lo speciale televisivo di qualche anno fa ‘’The Round’’ dal quale sono stati tratti poi alcuni suoi video. La sua chitarra assieme ad altre tre, un mandolino e il fiddle per altre splendide canzoni del suo repertorio che grazie all’abilità della Rockin’ Roadhouse band  ci donano una magica atmosfera acustica. I Threw The Rest Away, poi l’omaggio a Merle Haggard con Mama Tried. Seguono altri due suoi magnifici medi tempi; Lessons learned, con i contrappunti del dolcissimo fiddle e delle chitarre che si fondono alla magica voce di Tracy e If The World Had A Front Porch con il suo importante significato di pace, che ci riporta alla memoria le bellissime immagini del rispettivo video.

Poi la band ricompare al completo e Tracy Incita: ‘’e adesso un po’ di honky tonk per tutti le cowgirls e i cowboys svizzeri !!’’ e riparte scaldando così il pubblico per l’arrivo di Joe Diffie. I due duettano sul brano Texas size heartache di Joe, poi Tracy lascia il collega da solo che prosegue con Ships Who Don’t Come In. Segue l’oscura ed acustica The Man Of Costant Sorrow con un esecuzione mozzafiato insieme a due chitarristi della band che suonano e fanno coro a cappella con Joe cantando attorno ad un solo microfono; sarà uno dei gioielli di questo concerto.

Dopo di che continua con il brano classico He Started Loving Her Today ed un’altra voce si aggiunge alla sua, proprio una voce familiare, ci si guarda attoniti… che sia arrivato Jeorge Jones? Ma che … è Mark Chesnutt ed è proprio impressionante quanto la sua voce somigli a quella del vecchio maestro che fu uno dei primi a predire il successo di Mark durante i suoi esordi. I due intonano A Country Boy Can’t Survive e dopo un attimo riappare Tracy Lawrence. Ed ecco i tre buontemponi riuniti ancora una volta, ridono e scherzano per tutto il tempo, parlano ancora di birra e risate a più non posso quando Joe fa eseguire a Mark un yodeling … Questa sarà una della parti più belle del concerto, (tra uno scherzo e l’atro) i tre Iniziano a duettare su brani classici: The Davil Went Down To Georgia di Charlie Daniel Whisky River per la quale Joe Diffie stupisce il pubblico dimostrandosi ottimo imitatore di Willie Nelson, Good Hearted Woman, con Joe sempre a fare la voce di Willie, ed ancora Working Man Blues di Merle Haggard e il primo singolo della carriera di George Strait Unwound. Keith Whitley è l’ultimo ad essere omaggiato  prima che i tre ritornino ai loro repertori ed è il momento di Prop Me Up Beside The Jukebox (If I Die) e la bellissima e trascinante John Deer Green di Joe Diffie, entrambe molto coinvolgenti dal vivo ed eseguite splendidamente.

A questo punto Mark rimane da solo e proseguirà per un po’ con il suo repertorio senza l’ausilio degli altri due. Parte con uno dei suoi medi tempi più belli I Just Wanted You To Know, poi accelera il ritmo con Going Through The Big D ed inizia a regalare al pubblico, che per la verità era rimasto piuttosto composto fin ad all’ora, un momento di grande spettacolo, invita tutti ad alzarsi e l’atmosfera comincia davvero a cambiare con la folla urlante ed incitata da colui che avendo già partecipato alla Country Night qualche anno fa sa come smuovere il freddo pubblico svizzero. A proposito di Texas, dice: ‘’Abbiamo qualcosa in Texas, mi piacerebbe portarvi là,  che si chiama Texas blues ed più o meno così…’’ e via con un trascinante country-rock-blues che manda in visibilio la folla. Dopo It Sure Is Monday Chiude la sua parentesi all’insegna del country rock scaldando il pubblico come non mai prima, così saluta come se tutto fosse finito e se ne va. Ma non può finire qui, dove sono gli altri? Ed eccoli che tornano sul palco Joe e Tracy mentre intonano il bel valzer di Alibis. Mark li raggiunge dopo poco, (si sarà fatto una birra nel frattempo…?). Questa volta lo spettacolo è vedere i tre amici seduti su degli sgabelli che cantano divertiti, lanciandosi occhiate di assenso e dandosi pacche sulle spalle mentre cantano alcune delle loro canzoni di maggiore successo. Inizia così un grande medley dei loro più grandi successi che si conclude con Almost Goodbye di Mark ed il bis della canzone ufficiale del tour Rockin’ The Roadhouse Down.

Anche quest’anno quindi le cose sono state fatte per bene a Gstaad e la piccola cittadina svizzera si è confermata essere il più grande evento legato alla musica country di tutta Europa. Il line up davvero invidiabile ha offerto un grande spettacolo. Terri Clark ha dimostrato essere un artista di talento anche dal vivo e di possedere realmente sul palco quella grinta che la caratterizzano da sempre nei suoi album e non ci sono davvero parole per descrivere i tre del Rockin Roadhouse tour che riuniti così insieme danno proprio l’impressione di essere tre grandi artisti, tre grandi professionisti, offerti ad un prezzo speciale. Bravo Marchel Bach, proprio un bel colpo!

Emanuele Tilli

 

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