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KANDINSKIJ:
L'ESPERIENZA DEL BAHAUS

Nel 1921 Kandinskij accolse l'offerta del Bahaus di Weimar, scuola di arti applicate, dove ricopriva l'incarico di Maestro di forma ed insegnava i rudimenti dell'arte astratta.

A Weimar approfondì l'amicizia con Paul Klee, iniziata a Monaco; tra loro non c'era rivalità, solo una sconfinata e reciproca stima. Con Klee, Feininger e Jawlenskij, fondò il gruppo Die blauen Vier (I quattro azzurri).

La maggior parte delle opere di quel periodo era basata su una sintassi costruttiva limpida e serena: alle forme disordinate ed espressive dell'improvvisazione si sostituisce l'esattezza giometrica.

Diviene vicedirettore al Bahaus, ma gli eventi precipitano: i nazisti accusano il Bahaus di essere il centro del bolscevismo culturale e nel 1933 il gruppo dovette definitivamente chiudere.

Dopo il discorso di Hitler contro l'arte moderna ed i pittori moderni, accusati la prima di essere degenerata ed i secondi dei pazzi criminali, i coniugi Kandinskij lasciarono la Germania per trasferirsi a Parigi; le opere del pittore, rimaste in Germania, venirono sequestrate e vendute a prezzi irrisori.

A Parigi l'ambiente artistico è dominato dal Cubismo, che gode di altissima considerazione, mentre l'arte astratta non veniva considerata.

Nonostante ciò Kandinskij ritrovò una seconda giovinezza e riuscì, anche se dopo molte difficoltà, ad organizzare una mostra sull'arte astratta, che venne vista come una vera e propria rivoluzione. La mostra ottenne un discreto successo, ma Kandinskij trovò comunque difficoltà nel farsi notare a Parigi, sorda all'arte astratta.

Neanche dopo l'inizio della seconda guerra mondiale perse la sua fede irremovibile nell'arte e si consacrò al lavoro, dipingendo quadri bellissimi, senza allusioni polemiche, implicazioni ideologiche o politiche.

Secondo Kandinskij "la pittura astratta è la più difficile di tutte le arti. Bisogna saper disegnare bene, avere sensibilità acuta per i colori e la composizione, essere un vero poeta: questo è l'essenziale...".

Kandinskij manifestò fino alla fine un'energia creatrice non comune: dipingeva tutti i giorni, nonostante un'arteriosclerosi in fase avanzata gli creava difficoltà nel camminare e nel respirare.

Fino all'ultimo mantenne la sua lucidità; quando improvvisamente nel 1944 Vasilij si spense, morì con lui non solo il grandissimo pittore, ma anche l'imminente ideologo. In lui erano riuscite a convivere l'arte e la scienza, poiché all'altissima poesia, alla geniale creatività ed alla suprema armonia interiore dell'artista si univano, mirabilmente mescolandosi, una non comune capacità di logica, la chiarezza ed il rigore mentale del grande ed illuminato pensatore.

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