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Changzhou Chronicle Pt. 3

15 Gennaio 2003

 

In ritardo clamoroso rispetto ai miei propositi mi rifaccio viva.

Innanzitutto buon anno! Qui non mi sono praticamente accorta delle feste, a parte qualche berretto rosso avvistato a Kunming la notte del 24 e le strade iperaffollate a Hong Kong per Capodanno. Ho approfittato delle vacanze e della visita di Davide per fare un “viaggetto” (che comprendeva 4 trasferimenti in aereo e altrettante notti in treno) che ci ha portati nello Yunnan, a Guilin, Hong Kong, Pechino e infine Shanghai.

Bellissimi posti, e non si finisce mai di vedere delle stranezze!

Eccone un assaggio:

  la Muraglia con la Neve a Mutianyu

 

un esempio dei simpatici cartelli che si trovano sulla muraglia

 

un esempio delle prelibatezze in vendita al supermarket

 

  Sicurezza Cinese sul Lavoro

 

L’ Opera Cinese a Changzhou

Ebbene si’, abbiamo voluto provarci. Temevamo 3 ore di agonia per i nostri timpani e invece ci passa tutto sommato bene, nonostante la totale incomprensione della trama (peraltro sottotitolata a lato del palcoscenico, ovviamente in cinese).

L’unico di noi che capisce la lingua si sforza di tradurre, ma per l’intrinseca essenza del “telefono senza fili”, data la mia lontananza dalla fonte, il tutto si riduce per me a: “l’imperatore ritrova la moglie amata – la madre della pretendente al trono avvelena la moglie – l’imperatore s’incazza”.

Per fortuna la bella scenografia, i ricchi costumi e il pubblico imprevedibile che mi circonda bastano a tenermi sveglia: un vicino che russa, un altro che si mette a cantare all’unisono con i cantanti, un terzo che mangia rumorosamente semi di zucca per due ore, commentando ad alta voce cio’ che accade in scena. Eccezionale il gatto che, ignaro di tutto, appare in scena a un certo punto.

C’e’ parecchio viavai di gente, rigorosamente imbacuccata con tanto di cappello, dato che il teatro non e’ riscaldato. Al chiudersi del sipario, meta’ del pubblico si precipita fuori dal teatro, fregandosene degli applausi finali.

 

CBC e il Natale

In Cina il Natale non interessa a nessuno, pero’ i berretti rossi con il ponpon bianco piacciono molto e cosi’ la notte del 24 se lo mettono tutti. Per il resto, a Changzhou solo gli alberghi per stranieri e il Pizza Hut hanno messo decorazioni...

CBC-Iveco ha indetto una festa natalizia (vedi foto) palesemente in onore dei colleghi europei e brasiliani. Chi aveva gia’ avuto la “fortuna” di partecipare a questo evento l’anno scorso ne e’ stato alla larga, io da ignara novellina sono stata accalappiata e ho ricevuto il trattamento completo:

- gita aziendale a vedere l’enorme statua di Budda sulle colline fuori Wuxi

- pranzo esagerato al ristorante (con l’autista del nostro pulmino che mi riempie continuamente il piatto, in modo da non lasciarmi scampo)

- trasferimento nella sala delle feste, dove hanno luogo “divertentissimi” giochi in cui si scontrano cinesi e espatriati

- sessione interminabile di karaoke in cui la tipa dell’ufficio accanto al mio si esibisce in acuti spaccatimpani

- ballo in pista di musica non meglio identificata. Il general manager mi viene a prendere per ballare un lento ma in barba a ogni convenzione sociale e gerarchica mi rifiuto e scappo a giocare a ping pong nella sala accanto

- ogni espatriato riceve in regalo un babbo natale sculettante con tanto di musichetta natalizia – uno spettacolo indecoroso

- cena con quantita’ incredibili di cibo, a sole 4 ore dal devastante pranzo al ristorante, con aggiunta del churrasco preparato dai brasiliani – i cinesi tornano tutti a casa con una busta di plastica piena di carne

Quando ci riportano in albergo alle 20 mi sembrano le 2 di notte.

 

Il Capodanno a Hong Kong

Il capodanno cinese si festeggia a febbraio, quindi anche il 31 non si respira alcuna aria particolare. Verso sera, pero’, le strade di Hong Kong si popolano di centinaia di migliaia di persone assolutamente sobrie e tranquille e la polizia si smobilita con cartelli “Don’t Push” e “No Waiting”. vedi foto

Noi non riusciamo ad arrivare a Times Square perche’ un muro di folla intasa le strade gia’ a un isolato di distanza. Alla ricerca di un posto suggestivo dove brindare (brindare a capodanno? altra cosa che pare essere sconosciuta qui), a mezzanotte ci troviamo su un ponte pedonale sull’autostrada! Dieci minuti dopo la mezzanotte la gente gia’ sta tornando a casa, a Times Square a mezzanotte e venti stanno smontando il palco e togliendo le decorazioni, le televisioni locali inquadrano gli spazzini e l’immondizia sulla strada.

 

La Legge sul Figlio Unico

Date le frequenti domande sul tema, colgo l’occasione per togliervi qualche curiosita’.

Come forse sapete, per arginare la rapidissima crescita della popolazione cinese nel 1980 e’ stata introdotta in Cina la legge del figlio unico. Ogni coppia sposata puo’, per legge, mettere al mondo un solo figlio.

Ogni nascita successiva viene sanzionata con una multa molto alta (15mila EUR, cifra enorme per il cinese medio). Il risultato e’ che solo le famiglie molto ricche si possono permettere il “lusso” di avere una famiglia numerosa. Alle coppie di figli unici e’ concesso di avere piu’ figli, ma solo a distanza di almeno 4 anni l’uno dall’altro. A Changzhou si incontrano praticamente solo coppie giovani con un bambino e devo dire che pur essendo figlia unica la cosa mi ha colpito come triste...

Per le campagne girano pulmini (ahime', Iveco Daily!) per assistenza ai parti e pronta sterilizzazione delle donne immediatamente dopo la nascita del primo figlio. Inutile aggiungere che questa legge ha anche fatto aumentare il numero degli aborti.

 

In Taxi

Questa e’ la cronaca di un viaggio memorabile in taxi dalla stazione di Shenzhen all’aeroporto. Purtroppo scrivendo non riusciro’ mai a farvi capire quello che abbiamo passato (e respirato), ma ci provo lo stesso.

Antefatto: sono le 20 del primo gennaio, Davide e io siamo appena rientrati a Shenzhen con il treno da Hong Kong e ci siamo felicitati del ritorno alla vera Cina: disordinata e disorganizzata ma a noi piu’ simpatica.

Il taxi che si ferma a caricarci ci accoglie con un bel rumore di cinghia allentata. Partiamo. Tempo 5 minuti e cominciamo a notare un odore di scarico di macchina. Che venga da fuori? Proviamo a chiudere i finestrini. La chiusura centralizzata delle porte impazzisce e comincia a scattare ogni 2 secondi aggiungendo nervosismo alla situazione. Lo scarico decisamente proviene da dentro: riapriamo i finestrini, veloci!! La situazione non migliora, penso a come interpellare il tassista a riguardo, ma per ovvi problemi di comunicazione decido di lasciare perdere (ottima scelta, visto l’epilogo).

Imbocchiamo l’autostrada. Davide e io ci guardiamo e cerchiamo di buttarla sul ridere, ma ridere ci fa consumare piu’ ossigeno e davvero non e’ il caso. L’abitacolo del taxi e’ oramai una camera a gas, a nulla serve congelarsi con i finestrini spalancati a 100 all’ora sull’autostrada. Il livello di monossido aumenta e il tassametro e’ paurosamente solo a “40” (sappiamo che per arrivare ci vogliono almeno 100).

E’ ormai palese che il tassista e’ uno zombie. Siamo in mezzo al nulla, su un’autostrada buia, respiriamo attraverso i nostri vestiti e ogni tanto ci assicuriamo che l’altro sia ancora vivo. Arriviamo cosi’ al casello. Prendo una boccata di aria “fresca” (fermi al casello?) sporgendomi fuori dal finestrino e torno in apnea fino a destinazione. Sfiniti e intossicati arriviamo.

Devo pagare.

Il tassametro dice “98” e io allungo 100. Il tassista incomincia a parlare indicando il tassametro e la banconota che gli ho dato. Io snocciolo: “Ting bu dong” (=I don’t understand). A un certo punto noto il foglietto che ha in mano: deve essere la ricevuta dell’autostrada.

“How much?” – gli chiedo, facendogli il gesto. Niente, non capisce.

Gli faccio segno di scriverlo, niente.

Gli mostro i soldi, nulla.

Gli do penna e foglio, li prende ma non capisce cosa deve farne.

Allo stesso tempo tutto agitato sventola la ricevuta dell’autostrada.

QUANTO CAVOLO VUOI????

Ormai gli parlo in italiano.

Non capisce.

Provo a sparargli delle ipotetiche cifre. Niente.

Siamo fermi, dopo un viaggio in taxi, sto scendendo, ho il portafogli in mano... in questa situazione COSA TI STARO’ MAI CHIEDENDO?? La protezione che hanno i tassisti in Cina mi impedisce di saltargli addosso e scuoterlo.

Scendo, giro attorno alla macchina e gli prendo la ricevuta.

15 Yuan.

Esasperata gli do i soldi, riprendo carta e penna e gli scrivo: “98+15” sul foglio. Mi guarda con lo sguardo vuoto di chi non capisce.

Al diavolo, probabilmente sono gli effetti dello scarico che respira nel suo taxi.

Alla prossima!

Linda

 

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