Ezechiele

uno

due

tre

quattro

cinque

sei

 

Ezechiele, Un lupo amico di Sara, 
scrive letterine

Le prime Lettere 

15 settembre 1999


Quella notte c'era la luna piena. Ad un certo punto Sara si sveglia e grida. La mamma deve andare a consolarla. "Hai sentito il lupo, mamma? Ho paura!" "Hai fatto un brutto sogno, ma ora è passato. Dormi."

La mattina Sara guarda il bosco fuori dalla finestra. Sul davanzale c'è un rotolo. Sembra di corteccia. Sara lo prende e lo apre. C'è scritto in rosso qualcosa. Ma Sara è piccola e non sa leggere. Chiama Pietro. Il fratello guarda il rotolo, lo apre con attenzione perché non si rompa. E a poco a poco comincia a leggere.

Cara Sara,

     ti ricordi di me? Sono il lupo che tu con tuo nonno hai trovato con la zampa in una tagliola. Mi hai curato le ferite. Mi hai chiamato Ezechiele. Non è il mio nome. Noi lupi usiamo nomi corti come Uh, Luh, Uu. Ma Ezechiele mi piace. E poi mi piaceva sentire la tua vocina che mi diceva: "Povero Ezechiele, quanto male ti hanno fatto." Mi hai curato proprio bene. Ora sono guarito del tutto.
    Ti scrivo per ringraziarti. Veramente, tu sai che i lupi non sanno scrivere. Così sono andato dal gufo saggio. Lui scrive con l'unghia della zampa destra intingendola in un liquido fatto da bacche rosse. Sono io però che gli ho detto cosa scrivere. Gli ho detto di scrivere Cara Sara e poi tutto il resto.
    Da quando te ne sei andata, ogni giorno torno nello stesso posto nel bosco. Spero di risentire la tua vocina chiamare Ezechiele. Perché non vieni più a trovarmi? Hai paura del bosco? Forse hai ragione ad aver paura. Il bosco non è più come quando io ero piccolino. Allora c'erano tanti animali e tutti vivevano in pace. Ognuno faceva la sua vita. Noi lupi andavamo a caccia di piccoli animali, di topi o di conigli. Ma prendevamo i più vecchi ed i meno in gamba. Gli altri riuscivano a scappare. Si sposavano e facevano tanti figli. E così c'era posto per tutti. I conigli mangiavano l'erba, noi mangiavamo i conigli. E' la legge della foresta. Noi lupi non siamo cattivi.
    Qualche volta d'inverno, quando c'era la neve e non si trovava da mangiare, qualche lupo si avvicinava la villaggio e rubava delle pecore o delle galline. Era pericoloso. Ad un mio zio hanno sparato e non é più tornato.
    A parte qualche guaio per via delle pecore, nella foresta allora si stava bene. I miei genitori mi hanno insegnato a cacciare, ma anche a rispettare gli altri, a non uccidere per il gusto di uccidere. Solo quando si ha fame.
    Allora c'era il grande capo dei lupi. Era il più forte, ma anche il più saggio. E tutti gli ubbidivano, perché quello che diceva lui era giusto. Insomma nel bosco allora c'era tranquillità, ognuno faceva il suo mestiere. Adesso invece…

    Cara Sara, non mi ci ritrovo più nel mio bosco. Tutto è cambiato. Ci sono dei lupi cattivi che rompono ed ammazzano tutto quello che vedono. Anche se poi non lo mangiano. Sono prepotenti. Senti cosa mi è successo l'altro giorno. Dopo essergli corso dietro per una mezza giornata, sono riuscito finalmente a catturare un vecchio coniglio. Son lì che lo guardo, ci gioco un po'. Poi arrivano loro, la banda dei lupi cattivi e me lo strappano via. Se ne vanno ridendo e prendendomi in giro. Io cosa potevo fare? Una volta sarei andato dal grande lupo saggio, il capo. Ma adesso non c'è più. Non c'è più ordine e giustizia. Le bande saltano addosso alle pecore, le spaventano e le uccidono. Poi vengono i pastori arrabbiati e sparano a tutti i lupi, anche a quelli come me che non hanno fatto niente.
    Una volta c'erano i lupi che non erano né buoni né cattivi. Erano lupi e basta. Adesso ci sono i lupi buoni come me e tanti altri, poi ci sono i lupi cattivi, e prepotenti. Stai attenta se vieni nel bosco. Può essere pericoloso.

    C'è poi un'altra cosa che volevo dirti. Adesso il bosco è pieno di cani randagi. Sì, proprio cani. Sono scappati dai loro padroni e vivono nel bosco. Sono diventati  selvaggi. Vanno insieme in tanti, saltano addosso a tutto quello che vedono muoversi. Si sono messi assieme con i lupi cattivi e spadroneggiano nel bosco. Qualcuno poi ha la rabbia. Se ti morde, anche tu prendi quella malattia. E' terribile. Di notte se c'è la luna piena li senti ululare che fanno venire i brividi. Li hai senti ti anche tu qualche volta? Penso di sì, perché si spingono fino vicino ai villaggi.  Forse li hai sentiti la notte scorsa che c'era luna piena.

    Cara Sara, ormai è difficile anche per un lupo come me vivere nel bosco. E pensare che una volta era così bello. Mi vien voglia di andarmene. Perché non mi vieni a prendere? Verrei a stare con te, a giocare, a farti da guardia. Non ho più voglia di fare il lupo in mezzo a questo bosco pieno di cattivi.

    Ti aspetto ,

tuo Ezechiele




Sara è andata dal nonno con la lettera di Ezechiele. "Povero lupo, dice Sara, leggi qui. Non si trova più bene nella foresta, ci sono troppi cattivi, perfino delle bande di cani randagi. Lui vorrebbe venire a stare con noi. Perché non lo andiamo a prendere, nonno? Povero lupo."
Così dice Sara. Ma il nonno scuote la testa.
"Non va bene che un lupo venga a stare con noi. Così diventa un cane. C'è già tanta confusione in giro. I cani diventano randagi, vanno a stare nel bosco e prendono il  posto dei lupi. Non è giusto. Non ci si capisce più niente. I lupi devono stare nel bosco e fare i lupi ed i cani devono stare con i padroni e fare i cani. Dillo al tuo amico lupo. Digli che continui a fare il lupo. Semmai, se non si trova più bene in questo bosco dove non c'è più il grande lupo saggio che teneva tutto in ordine, e dove ora ci sono troppi prepotenti, digli che vada in Abruzzo. Là c'è il Parco Nazionale dove i lupi possono vivere senza problemi, dove c'è ancora un grande lupo saggio. Digli che per andarci deve guardare la luna in cielo ed andare dalla parte opposta di quella in cui va la luna."

Sara va da Pietro e gli detta una lettera per Ezechiele. Pietro un po' borbotta, ma poi la scrive. Arrotola la lettera e la infila nel tubo della sua cerbottana. Poi vanno tutti e due nel bosco sotto il grande albero dove di solito sta il gufo su un ramo. Proprio quel gufo che sa leggere e scrivere. Pietro soffia forte dentro la cerbottana e lancia la lettera sull'albero. Si sente un fischio e uuhuu. Due volte. E' il segnale che il gufo ha ricevuto la lettera e che la leggerà.

Pietro e Sara tornano a casa. Passano le settimane ed i mesi. E' passato anche l'inverno con la neve. E' passata anche la primavera ed ora è l'inizio dell'estate.
Un bel mattino Sara si sveglia perché sente picchiare alla finestra. E' un colombo viaggiatore. Ha lasciato qualcosa sul davanzale. E' un rotolo come quello dell'altra volta. Sara corre da Pietro che è ancora a letto assonnato. lo sveglia. "C'è una lettera di Ezechiele. Mi ha risposto, mi ha scritto!" Pietro è anche lui curioso. Si dà una scrollatina, si passa un po' d'acqua sul viso per essere ben sveglio. Poi srotola e legge.

Cara Sara,

     Scusa se ho tardato tanto a scriverti. Mi c'è voluto del tempo prima che tutto fosse a posto. Ho seguito il tuo consiglio, quello che c'era nella tua lettera. Aveva ragione tuo nonno. I lupi devono fare i lupi ed i cani i cani, le volpi devono fare le volpi. C'ho pensato un po', poi mi sono deciso. Di notte sono partito guardando la luna in cielo ed andando nella direzione opposta. Di giorno mi nascondevo. Poi di notte riprendevo il cammino. Finalmente ho visto le montagne ed i boschi del Parco d'Abruzzo. C'era proprio un bel cartello all'ingresso che diceva che in quel posto gli animali selvatici potevano vivere tranquilli. Nessun cacciatore poteva sparare loro. Ma diceva anche che gli animali  dovevano comportarsi bene. Non attaccare l'uomo, non fare danni.
    Quando sono entrato nel bosco ho visto degli altri lupi. Hanno un pelo un po' diverso dal mio, più bruno. Come tu sai, io ho la pelliccia chiara. Sono andati subito a chiamare il grande lupo che è il capo di tutti i lupi del Parco. Lui ha voluto sapere da dove venivo e perché ero fuggito via dal mio bosco. Quando ha sentito il mio racconto, mi ha dato il benvenuto. Potevo rimanere con loro. Vivere da lupo e farmi una famiglia. E così è avvenuto.
    Ho trovato una bella lupa che a gennaio è rimasta incinta. A maggio sono nati tre bei lupacchiotti. Uno ha il pelo chiaro come il mio e gli altri due scuro come la mamma. Una è una femmina e l'ho chiamata Sah. Volevo chiamarla Sara ma i lupi, come sai, usano nomi corti, di una sola sillaba.
Vado a caccia di conigli, di topi e porto i bocconi più buoni ai miei lupetti. La mamma lupa sta con loro e gli insegna a correre, a stare attenti ai pericoli, a cacciare. Tra un po' avranno imparato ed andranno a caccia da soli. Giocano con gli altri lupacchiotti della stessa età. I lupi nascono solo in primavera e quindi crescono tutti assieme. Dopo tre mesi sanno andare a caccia da soli. Adesso è quasi ora. Mi seguono e stanno a vedere come faccio io. Così imparano.
    Nel bosco ci sono anche dei grossi cervi. Noi non li attacchiamo perché sono troppo grandi. Però quando sono diventati vecchi e si muovono a fatica, ci mettiamo in branco e li seguiamo. Poi ci dividiamo il bottino. Tu dirai, povero cervo! Ma sai, è la legge del bosco. E poi, ormai il cervo è vecchio e noi lo aiutiamo ad andare nel paradiso dei cervi. C'è anche un paradiso dei lupi, mi hanno detto. Io spero di andarci, ma più tardi possibile.
    Cara Sara, perché quest'estate non vieni con il nonno e con Pietro in vacanza nel Parco d'Abruzzo? Se vieni, canta la tua canzoncina, quella che cantavi quando mi curavi le ferite della tagliola. Così io avvertirò tutti che sei tu e nessuno ti darà fastidio. Poi porterò i lupacchiotti a vederti, magari di nascosto, tra le foglie. Tu canta. Noi ti manderemo i nostri saluti ululando. Non ci avvicineremo troppo, perché tuo nonno ha ragione. Noi siamo dei lupi selvaggi, non possiamo avvicinarci troppo all'uomo. Non dobbiamo diventare come dei cani.

Un abbraccio dal tuo amico

Lupo Ezechiele.