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Del
concorso di Riparbella ce n' eravamo quasi dimenticati, tutti presi
dalla contemporanea esperienza versiliana. Di certo c’era che una
scampagnata con pranzo e premiazione Ugo non se la voleva proprio
perdere ed aveva proposto di andarci tutti con le donne. Ebbe un’accoglienza
tiepida perché con l’impegno della Versilia ci sentivamo
abbastanza affaticati, ma Ugo sembra instancabile solo nella
caccia ai premi ed ai quadrifogli...
Lunedì 26 luglio ricevo una telefonata da un affannato Sig.
Meini, organizzatore del premio Riparbella che dice di avermi cercato
per giorni al numero di telefono apposto casualmente sul retro del
mio quadro. Gli mancano altri tre pittori all’appello. “Alt!” dico
io, non saranno Tarrini, Uva e Croce? Eccome se erano loro, e allora
può dire a me, siamo un gruppo! Il solerte Sig. Meini mi
comunica con un tono del tutto casuale che Molinari e Croce hanno
vinto un premio, gli altri nulla e raccomanda di partecipare al
pranzo ruspante.
E
ora chi glielo dice alla mamma?
Dato
che siamo tutti in partenza per la Versilia, scelgo un approccio
diretto ma gioviale, stile Ugo insomma: “Ha telefonato l’organizzatore
di Riparbella, Croce ed io siamo stati premiati, che bello eh?”.
La mamma non lo trova tanto bello e soprapensiero commenta “allora
andrete voi al pranzo, io che ci vengo a fare?” e ancora non sa
che questo peccatuccio di superbia glielo faremo scontare.
Infatti lo portiamo
a Riparbella come fotografo, incuranti dei pianti con cui inumidisce
la strada.
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Siamo
solo in tre, Tarrini è bloccato a casa da una lombaggine.
Diamo un rapido sguardo all’esposizione (trecento opere, per tutti
i gusti) perché il pranzo contadino ci attende: duecento
persone sotto una tettoia metallica, allineate in tre file di tavoli.
Ci sono visi conosciuti di pittori livornesi, partecipanti dei paesi
vicini, anche alcuni stranieri. Ci lasciamo coinvolgere dall’aspetto
festoso della sagra paesana, il sole cocente si insinua a lambire
le nostre sedie, respiriamo boccate di fumi di grigliate di carne;
mi sembra di rivivere una domenica venezuelana. Ugo non ce
la fa più, si alza e comincia ad esibirsi in veste di patròn.
Saluta, incontra, cerca il sindaco, fa tirare una tenda dove il
sole disturba…scatta le foto. Il servizio ai tavoli si nota per
la buona volontà e l’estrema lentezza. Quando giungiamo ad
una carne ai ferri rimasta troppe ore sulla brace, la premiazione
ha inizio. Prima la sezione letteraria, poi quella artistica. Ci
rendiamo conto che Ugo e Leonardo potranno vantarsi tra i pochissimi
non premiati: da menzionare nel curriculum! L’instancabile Sig.
Meini continua a premiare… arriva il mio premio speciale della giuria,
il primo premio di Umberto… la mamma, finalmente ammutolita, scatta
le foto, ma poi ci dice con uno sguardo sornione “non credo che
siano venute…” Non ci sono coppe, campane dai rintocchi argentini,
solo targhe, centinaia di targhe che si spandono per il paese come
tanti campanellini
© Aemme Luglio
1999
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