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“Ma
tua moglie ti manda solo?” Questa era diventata la battuta preferita
tra noi nei pochi giorni che seguirono l’invito di Rita, diciamo
meglio, della zia Rita. Ci saremmo dovuti vedere, noi 4+1,
prima o poi, per approfondire quel discorso della mostra itinerante
iniziato più di un mese fa a cui Rita aveva espresso un consenso
non proprio caloroso, ma un invito a cena, per di più a base
di funghi e frutti selvatici raccolti personalmente nel bosco, era
proprio lusinghiero. Io avevo tenuto il contatto, diramato gli inviti
e confermato la presenza di tutti noi. Non avevo avuto il tempo
di emozionarmi perché con l'arrivo di Ugo e di Umberto il
Gruppo riprendeva le attività e poi il 29, giorno della cena,
cadeva anche il mio compleanno. In cantina ci si sta bene, così
ci siamo assegnati i posti, stappata la prima bottiglia, programmate
le partecipazioni ad un paio di concorsi, parlato un po’ di Milano
e lasciato i bicchieri sul tavolo, che non c’era neppure bisogno
di lavarli. E poi la domanda: che cosa le portiamo? Ci accordiamo
su una cosetta poco impegnativa, una torta, me ne occupo io, dico.
Appuntamento alle sette alla galleria Rosciano, così salutiamo
anche l’Allori. Assieme
alla torta porto un paio di bottiglie di vino, come promesso a Rita,
non troppo vecchie e di buon vitigno. Ci incontriamo con Ugo davanti
la porta, ha un oggetto in mano, una piantina di Erica, perché
vuole omaggiarla con un pensiero personale. Ci incontriamo con gli
altri alla galleria, Leonardo ha sotto il braccio una cartella piena
di disegni… altro omaggio personale? Insomma suoniamo alla porta
di Rita che sembriamo i Re Magi, tutti carichi, salvo Umberto che
tiene le mani in tasca e sorride sornione alle facezie degli altri.
Accoglienza affettuosa, presentazione |
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degli
altri ospiti, Ed è lì che dal sorriso sornione di
Umberto spunta il portafoglio di coccodrillo, di squisita fattura
artigianale, che depone con gesto munifico tra le braccia di Rita,
già piene di oro, incenso e mirra. Subito
a tavola. Cominciamo con una classe ed una compostezza ineguagliabile.
Si vede che siamo di buona razza. Tutti a darci del lei, un sacco
di complimenti, grazie, prego… mi porge il culatello per favore?
Gradisce un po’ di funghi porconi… pardon, porcini? Per fortuna
Leonardo prende in mano la situazione “Oh, ma un ci si pòle
da’ der tu?” E da quel momento sembra che ci si conosca da una vita…
le battute e le barzellette non si contano più, a mala pena
mi rendo conto di quello che mangio, ricordo solo una montagna di
funghi e un piatto di pasta sovrumano. Le signore sono abitualmente
a dieta, ma uno strappo quando ce vo’ ce vo’! Ugo dà la stura
alla sua consueta verve coinvolgendo tutti, Leonardo non gli risparmia
le solite battutacce, ma quando imbraccia la macchina fotografica
Rita ha un lampo di cattiveria, corre a prendere una parrucca bionda
e me la mette in capo. La parrucca fa il giro di quasi tutte le
teste e… Leonardo scatta... e Rita pure. Così carico
di cibo e vino, caffè e liquorino, i miei ricordi della serata
e della notte sono un po’ sfuocati, ma ripresa la lucidità
una domanda mi assilla: chissà cosa vorranno farci con tutte
quelle foto?
© Aemme (Ottobre
1998)
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