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(da AC n.11 dicembre 1995)
L'eticità del consumatore sembra essere ormai l'unica via per arginare
gli "errori" e le violenze che il capitalismo ed il consumismo portano
inevitabilmente con se'.
In questo senso credo sia importante trattare dei marchi e delle
marche che portano con se una storia molto particolare.
Le multinazionali sin dagli anni sessanta sono oggetto di attacchi dalle
varie associazioni che difendono i diritti umani e sociali, questo perché
la loro funzione lucrativa le rende estremamente aggressive e
ciniche.
Fondamentalmente la loro tendenza è quella di distribuire in tutto il
mondo le varie industrie ed imprese commerciali, scegliendo i luoghi
ove più convenga per le tasse e la mano d'opera. La loro struttura è
estremamente verticalizzata e differenziata, ossia ottengono il
controllo o la proprietà di tutto cio' che serve per un prodotto, dalla
materia prima alla distribuzione, garantendosi cosi' la possibilità di non
spendere nulla per il passaggio da una fase all'altra, ed il rincaro del
prezzo d'origine senza limitazione. Dall'altra investono su più mercati
differenti, arginando con guadagni diversificati un eventuale caduta di
un settore.
La negatività di tutto questo stà nel fatto che queste società sono
molto più potenti di qualsiasi organismo, persino degli stati o di alcune
associazioni internazionali ed il loro potere economico è tale da
influenzare le scelte politiche a livello internazionale e poter intervenire
nelle scelte di consumo di ogni individuo agendo attraverso più strade:
pubblicità, cultura di massa, legislazioni pilotate, rapproti economici
forzati ed unilaterali. Sono poco più di mille e controllano da sole il
50% della produzione industriale mondiale, il 25% della produzione di
beni fisici e il 20% della produzione generale.
Per ottenere un maggiore guadagno poi giungono a strumenti
intollerabili, si basano infatti sullo sfruttamento dei coltivatori e degli
operai ed inducono i paesi meno sviluppati a politiche economiche
favorevoli solo a loro.
Esiste però la possibilità di intervenire, sia giuridicamenti attraverso le
associazioni, sia individualmente evitando di fare uso dei loro prodotti
ed informandosi attraverso pubblicazioni delle loro azioni in modo tale
da diffondere una cultura consapevole nella scelta dei consumi.
Nel campo del tè:
Unilever (Svelto Vim Cif Coccolino, Clear Elidor, Mentadent, Gradina Maya,
Oio Friol Bertolli Dante San Giorgio, Calvè, Lipton, Algida Ranieri, Findus);
Schweppes; Finlay; Lyons.
Nel caffè: Volkart; Aron; Cargill, Philip Morris (General Foods); Nestlè, Sara
Lee; Procter and Gamble (Olaz, Infasil, Lines, Pampers, Ariel, Nelsen, Dash
e la Folgers del caffè).
Armamenti: Ford; Renault; a livello medio Fiat (SMA, Rinascente, Rizzoli,
Corriere; Montedison; IRI; Kodak ; Bayer (nucleare).
Prodotti di bellezza con utilizzo della vivisezione:
Procter and Gamble, Benetton.
Nestlè accusata di introdurre la vendita del latte in polvere in Africa e negli
ospedali dell'Asia per l'alimentazione infantile provocando la morte degli stessi
data l'impossibilità di norme igeniche necessarie per l'utilizzo dello stesso. La
sua politica è poi dichiaratamente avversa a chi la accusa sotto l'idea di una
etica del consumo: Surgela, Valle degli Orti, Motta, Antica Gelateria del
Corso, Allemagna, Vismara, Locatelli, Maggi, Mio, Orzoro, Buitoni,
Pezzullo, Olio Sasso, Gourmet, Lòreal, Vera, S.Bernardo, Perrier, Lion, Kit
Kat, Perugina, Polo e da poco ha acquisito l'Italgel e la Battistero di
Parma.
Philip Morris (Kraft), accusata con altre di praticare il commercio del caffè che
blocca lo sviluppo delle culture locali e sfrutta la manodopera
sottopagandola.
Del Monte accusata di sfruttare la manodopera nei paesi del terzo mondo, di
pilotare la scelta del prodotto, di non seguire le norme per la protezione dei
lavoratori utilizzando pesticidi senza misure di sicurezza: tutti i marchi Del Monte
legati alla frutta.
Con essa nel commercio delle banane (70% della produzione), Chiquita e Dole.
A Parma esistono delle associazioni che si occupano di questi
problemi: Lega Ambiente, le cooperative del terzo mondo:
Mappamondo e Orizzonti nuovi, Adoc ConfConsumatori.
Sarebbe una idea la creazione di un supermercato che distribuisse
solo prodotti di marche eticamente accettabili, ossia con prodotti del
terzo mondo (commercio equo e solidale), e marche che non
avessero dimostrato di uscire dalle norme del rispetto ambientale e
della persona.
Alessandro M.
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