1925 - Nasce il 29 luglio a La Maddalena (SS) da Pietro, ufficiale dell'esercito d'origine sassarese, e da Maria Pais. 1935 - Dopo i soggiorni a Sassari, Tortona (AL) e Anzio (RM), si trasferisce a Roma al seguito della famiglia. 1943 - Conseguita la promozione alla terza classe per geometri, abbandona la casa familiare e gli studi dopo un diverbio con il padre. La riconciliazione con il genitore avviene nel pieno della Resistenza, quando entrambi militano nelle truppe partigiane della Banda Trionfale. |
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1944 - Realizza la sua prima fotografia durante l'ingresso
degli Alleati a Roma, 5 giugno. Entra nella P.A.I. (Polizia Africa Italiana)
di stanza a Roma.
1945 - Partecipa alle operazioni di guerra che seguono la liberazione di Roma. Uscito dalla P.A.I., viene assunto al Distretto Militare di Roma come impiegato. 1946 - Ottiene la qualifica di combattente dalla relativa associazione nazionale. Acquisisce il brevetto di assistente tecnico alla bonifica dei campi minati. 1947 - Da gennaio inizia a svolgere l'attività di sminatore in Friuli. A luglio si trova a Caorle, probabilmente per un soggiorno balneare; a dicembre ritorna brevemente a Roma. 1948 - Conclude a luglio il servizio di sminamento. Ne riporta le conseguenze di un incidente che gli limiterà la completa autonomia di una gamba. Tornato a Roma, frequenta gli ambienti cinematografici e si iscrive alla C.G.I.L. con la qualifica di aiuto-elettricista affiliato alla F.I.L.S. (Federazione Italiana Lavoratori Spettacolo). 1949 - Muore il padre Pietro. Su insistenza della famiglia, accetta di fare il rappresentante di macchine da scrivere per la ditta Spalmach/Olivetti. Ottiene il diritto ai benefici per i combattenti e i reduci di guerra. 1950 - S'iscrive per la prima volta al P.C.I. (Cellula Zalito/Colonna). Vi conosce il latinista Luca Canali e Giampaolo Testa, con i quali stabilisce un'intensa e duratura amicizia. 1951 - S'iscrive al P.C.I. non denunciando alcuna professione. É probabile che in questo periodo svolga l'attività di venditore ambulante, secondo la testimonianza di Canali. Successivamente s'iscrive alla C.G.I.L. come aiuto-operatore nella produzione cinematografica. In qualità di direttore della fotografia partecipa alla realizzazione del cinedocumentario Canto d'estate, diretto da Stefano Ubezio e Pier Luigi Martinori. Allo stesso cortometraggio lavora anche Pablo Volta, suo futuro collega e amico "d'avventura" nella Fotografi Associati. Nel frattempo si fa sempre più vivace l'impegno nel P.C.I., culminato nelle manifestazioni contro la visita del generale Eisenhower in Italia (15 gennaio). 1952 - Viene arrestato (1 marzo) per aver effettuato un
volantinaggio politico non autorizzato. Prima di essere prosciolto da ogni
accusa, conosce Plinio De Martiis, reduce da un fotoreportage nel
Polesine alluvionato, e Caio Mario Garrubba. Con loro, Nicola Sansone e
Pablo Volta forma la cooperativa Fotografi Associati, nucleo primordiale
della cosiddetta "scuola romana" di fotogiornalismo. Il gruppo, accomunato
da analoghe affinità politiche, si richiama formalmente all'istantaneismo
di Cartier-Bresson e alla rigorosa obiettività documentaria, frequentemente
a sfondo sociale, coltivata da molti dei fotografi - Eugene Smith in
primis - che ruotavano attorno alla rivista americana "Life".
Nella primavera si consolida l'amicizia con l'antropologo Franco Cagnetta, pioniere della fotografia scientifica d'argomento etnologico, impegnato al momento in un'importante inchiesta su Orgosolo (NU). Figura decisiva nella maturazione intellettuale e professionale di Pinna, Cagnetta indirizza il sardo verso Ernesto De Martino, il massimo antropologo italiano che aveva appena effettuato con A. Zavattini e B. Benedetti un sopralluogo in Lucania per preparare una successiva spedizione scientifica. É in questo modo che Pinna viene inserito da De Martino, insieme al musicologo Diego Carpitella, il critico d'arte Marcello Venturoli e l'antropologa Vittoria De Palma, nella squadra che in ottobre compie nel Materano la prima missione interdisciplinare mai concepita dalla scienza antropologica nazionale. Pinna realizza nella circostanza 150 fotografie con un apparecchio Rolleiflex, il più usato da lui negli anni Cinquanta, e un documentario cinematografico (Dalla culla alla bara) del quale si è perduta ogni traccia. Solo di rado assoggettato alle direttive di De Martino, Pinna esegue il suo reportage in autonomia rispetto al resto dell'indagine scientifica e secondo canoni prettamente fotogiornalistici, prevedendo per ciascuna immagine l'acclusione di didascalie ricavate dalle informazioni raccolte sul posto. Raggiunge tuttavia una dignità scientifica, salvo qualche concessione al bozzetto veristico, l'obiettività priva di pietismo con la quale viene rappresentata l'arretrata società lucana e il profondo rispetto per le sue tradizioni culturali. Di ritorno dalla Lucania, inizia a collaborare con "Vie
Nuove", "Noi Donne" e "Il Mondo". Ottiene l'iscrizione all'Associazione
Nazionale Partigiani.
1953 - Interrotta la collaborazione con "Paese Sera", pubblica in gennaio una cronaca per "Vie Nuove" realizzata nell'Appennino Emiliano (Capodanno sulla frana), ma soprattutto due eccellenti servizi per "Noi Donne" sulla condizione femminile tra il Golfo di Policastro e la Calabria ionica (Paesi senza uomini,dal quale Aldo Vergano avrebbe dovuto ricavare un film, e Non hanno più paura). La forma adottata è quella del fototesto (immagini in successione e didascalie), la prediletta da Pinna. Rinuncia alla possibilità di seguire De Martino in una nuova spedizione in Lucania, facendosi sostituire di buon grado da Ando Gilardi. In agosto si reca a Bucarest con Marcello Venturoli per un reportage sul IV Festival Internazionale della Gioventù ("Vie Nuove"); il viaggio nell'Europa centro-orientale, comprendente anche una tappa a Vienna, determina importanti sviluppi nell'attività del sardo come la precoce specializzazione nel colore e l'acquisizione di ulteriori capacità aneddotiche - funzionali al gusto prediletto da un'importante committenza giornalistica come quella de "Il Mondo" di Mario Pannunzio - forse sulla scorta degli esempi di Brassaï, Cartier-Bresson e di tutta la scuola parigina. Nell'autunno inoltrato, quando ancora Cagnetta non ha concluso la sua Inchiesta su Orgosolo (Banditi ad Orgosolo), torna in Sardegna per il suo primo servizio professionale svolto nell'isola (In Orgosolo atterrita e divisa ho trovato un amico di tutti in "Vie Nuove"). 1954 - Realizza diversi servizi per "Noi Donne" (Dalle tende guardano alle case nuove, sui baraccati di Lecce; Fra cielo e terra, sulle terrazze romane di alcuni intellettuali; Battimani per duemila, sulla rassegna U.I.S.P. dello sport femminile a Modena) e per "Vie Nuove" (Questa volta è stato il fango, su un'inondazione nel Salernitano Il fatto del giorno a Grammichele, sull'iscrizione di una sezione democristiana al P.C.I.). Pubblica ne "Il Mondo" diverse fotografie realizzate in circostanze precedenti (Il treno di Bagnara e Ferrandina. Funerale di un bambino; Roma. Via della Conciliazione. Arrivi e Partenze; Roma. Via del panico. Il mangiatore di fuoco; Vienna. Recentissime murali alla sezione Scala del Partito Comunista; Acquafredda, Lucania. Scene della vita di provincia) e una sequenza di tre immagini consecutive (Potenza. Festeggiamenti per le nozze di un compagno in una sezione del P.C.I., in realtà ambientato a Grottole), fatto inconsueto per le abitudini della rivista. La scarsa attività nella prima parte dell'anno coincide con la crisi d'affari che porta allo scioglimento della Fotografi Associati; nella metà seguente Pinna lavora saltuariamente con le agenzie Battaglia, E.P.S. e Italy's News Photo, impiegando con regolarità il colore. 1955 - Realizza alcuni servizi per "Vie Nuove" (Elezioni siciliane; Un piccolo paese del Veneto, Oriago di Mira, è sotto l'incubo della completa distruzione ad opera delle termiti; L'Adriatico è ormai privo di pesce; Venticinque chilometri da Roma..., sul ritrovamento di resti preistorici a Torrimpietra). Comincia a raccogliere il repertorio fotografico per una vasta inchiesta di Franco Cagnetta sul fenomeno del visionarismo popolare a sfondo mistico. Partita dall'abbazia romana delle Tre Fontane, scenario nel 1952 delle visioni di Bruno Cornacchiola, l'indagine si sposterà successivamente in altre località del Lazio - Marta, Bolsena, ecc. - dove si erano verificati simili eventi (1957). Con la partenza di Cagnetta all'estero, l'inchiesta subirà un notevole rallentamento per concludersi infine nel 1961. Diminuisce notevolmente l'attività per "Noi Donne" e in particolare le pubblicazioni su "Il Mondo", che comunque si protrarranno fino al 1964. In ottobre viene ingaggiato da Luigi Greci, nuovo direttore del "Radiocorriere TV" e padre della sua futura compagna di vita, come fotografo specializzato nei servizi a colori e nelle cover. Appare su "Cinema Nuovo" il primo dei fotodocumentari realizzati per il periodico di Guido Aristarco (Le bellissime, sulle partecipanti ad un concorso per aspiranti attrici); alla stesura dei testi partecipa Antonio Ernazza, ex agente della Fotografi Associati. 1956 - Visita nel mese di febbraio, insieme a Cagnetta, A. Moravia, N. Ginzburg, M. Cancogni, L. Repaci, P. Della Seta e G. Berlinguer, alcune borgate romane devastate dal maltempo. L'incontro, documentato da un servizio fotografico, determina l'intenzione di organizzare un'inchiesta socio-antropologica sulle più degradate periferie della capitale. Nella settimana pasquale realizza a Vevey (Svizzera) la cronaca Chaplin e il circo che "Cinema Nuovo" pubblica nella rubrica de I foto-documentari, preservando buona parte della sequenza continua e dando così al servizio un aspetto para-cinematografico . Nei primi mesi di aprile parte l'inchiesta sulle borgate
romane, condotta da Cagnetta e avvalentesi della collaborazione di Pinna,
Moravia, Della Seta, Carocci, Moroni, Saja Panzieri e Cesarini-Sforza;
accompagnano più saltuariamente la missione Pier Paolo Pasolini,
Elsa Morante e Goffredo Parise. L'invito di Giorgio Nataletti, direttore
del Centro Nazionale di Studi sulla Musica Popolare (Accademia Nazionale
di Santa Cecilia, Roma), a realizzare una documentazione fono-fotografica
sulla comunità zingara del Mandrione ispirata a quelle eseguite
nel 1952 in Lucania conduce Cagnetta e Pinna a visitare subito la borgata
del Tuscolano.
Proseguita per tutto il mese di aprile, l'inchiesta sulle borgate romane viene sospesa per via degli eclatanti avvenimenti internazionali che lacerano il mondo comunista - la "destalinizzazione" e i fatti d'Ungheria, per i quali Pinna lascia il P.C.I. e interrompe la collaborazione a "Vie Nuove" - e della decisione di Cagnetta, immediatamente seguito dal sardo, di riprendere la ricerca sul misticismo visionario cominciata l'anno prima. La riprenderanno qualche tempo dopo Berlinguer e Della Seta, emancipandola dal taglio prettamente scientifico di Cagnetta e portandola a conclusione nel 1960. Si reca in Libia al seguito del giornalista Sergio Zavoli per un servizio pubblicato sul "Radiocorriere TV" (Sabbia Verde); è proprio il periodico della R.A.I. ad assorbire la maggior parte dell'attività di Pinna durante l'anno in corso, impegnandolo quasi ogni settimana. Nel mese di agosto partecipa ad una nuova spedizione scientifica in Lucania guidata da Ernesto De Martino, ancora in compagnia di Vittoria De Palma e Diego Carpitella. Durante la missione, svolta in prevalenza nella provincia di Potenza, Pinna si sforza di conformare il suo fotogiornalismo al massimo punto di adeguamento rispetto ai bisogni virtuali dell'antropologo. Ci riesce in particolare con la sequenza del funerale di Castelsaraceno, fotodocumentario nel quale l'uso variato delle inquadrature (dall'alto, dal basso, frontale, laterale posteriore) e gli spostamenti continui dell'operatore ( prima del corteo funebre, dentro e dietro il corteo, tra gli spettatori del corteo) sviluppano i presupposti della serie del Mandrione e preannunciano la qualità eccelsa degli analoghi servizi eseguiti nel 1959. Cresce nel contempo la coscienza che il ruolo dell'etno-fotografo sia quello di consegnare alla memoria collettiva la "visività" di uomini, usanze e ambienti destinati inevitabilmente all'estinzione. A Roccanova (PZ) utilizza per la prima volta il formato 35 mm.. Insieme ai colleghi Poletto e Ronald, documenta le riprese del film di Luchino Visconti Le notti bianche per conto della Vides/cinematografica. Parallelamente visita anche il set del film di Federico Fellini Le notti di Cabiria. 1957- Realizza numerosi servizi per il "Radiocorriere TV". Riprende a collaborare piuttosto intensamente con "Noi Donne", eseguendo due importanti servizi nel Sud: Calabria senza legge e É nato il figlio dell'uomo. Il primo accompagna un'inchiesta del Comitato d'Intesa Femminile sulla situazione delle raccoglitrici d'olive a Gioia Tauro e a Nicastro, mentre il secondo è un omaggio al Natale attraverso la cronaca di una nuova nascita nell'umile famiglia nicastrese dei Calingiuro. In essi la visione della realtà meridionale continua ad oscillare tra l'indignata denuncia sociale e l'idilliaca contemplazione di un mondo contadino dai valori incorrotti. Continua a sperimentare, durante l'indagine con Cagnetta
alle Tre Fontane, gli apparecchi a formato ridotto. Con il tradizionale
formato 6x6 della Rolleiflex, ancora sua inseparabile compagna di lavoro,
esegue invece un'insolita incursione nel "paparazzismo", immortalando alcune
delle mattane di Jayne Mansfield che contribuiranno ad ispirarare le scene
più note de La dolce vita di Fellini. Attraverso Cagnetta
conosce William Klein, giunto in Italia per realizzare il fotolibro
Rome.
1958 - Svolge la maggior parte dell'attività per conto del "Radiocorriere TV". A partire dal servizio Palermo: il futuro va in bicicletta, nuova scettica riflessione sul progresso industriale nel Meridione, utilizza su "Noi Donne" lo pseudonimo di Franco Corraine. Il cognome fittizio, impiegato fino al 1963, riprende quello di una famiglia orgolese nota per il coinvolgimento in una faida pluridecennale. A partire dal servizio Caterinette: lavoro, speranze, fantasie ("Noi Donne", n. 48) inizia a impiegare sistematicamente il formato ridotto (apparecchio Leica), riservando ancora il 6x6 al colore. Arriva intanto alle stampe Morte e pianto rituale nel mondo antico di Ernesto De Martino (Einaudi), comprendente nell'Atlante figurato del pianto allegato al saggio diverse fotografie di Pinna. La presentazione del libro favorisce l'allestimento di una mostra fotografica di Pinna che, dopo la tappa inaugurale di Roma (Galleria Ferro di Cavallo), si sposta tra l'estate e l'autunno a Viareggio, Torino, Bologna, Milano, Napoli, Bari e Palermo. 1959 - Esce per l'editrice Lea di Roma il fotolibro La Sila (testo di E. De Martino, didascalie di B. Schacherl), con il quale Pinna afferma la propria autonomia formale dall'ambito strettamente scientifico dell'antropologia. Il reportage nella Sila segue un'intensa serie di servizi realizzati tra giugno e luglio per De Martino (Riti pentecostali a Serra San Bruno, L' "argia" di Tonara, Le "tarantate" del Salento, Il "gioco della falce" a San Giorgio Lucano). Si tratta probabilmente delle più alte documentazioni d'argomento antropologico mai effettuate da Pinna, specie quando impiegano con ormai lucidissima maturità i metodi del fotodocumentario. Il livello di dinamica compiutezza e di molteplice organicità che Pinna conferisce alla rappresentazione dei singoli avvenimenti etnologici è una novità che in campo fotografico non trova riscontri paragonabili, ad esempio, nei servizi di Chiara Samugheo o di André Martin, già in precedenza cimentatisi con i riti salentini. Dopo il successo di Morte e pianto rituale nel mondo antico, vincitore del Premio Viareggio, De Martino aveva intanto pubblicato un nuovo testo, Sud e magia (Feltrinelli), al cui interno apparivano diverse foto lucane di Pinna. Sulla scia del libro viene organizzata un'esposizione delle fotografie d'ambientazione meridionale di Pinna nel corso del Festival dei Popoli di Firenze (Teatro La Pergola). Riduce progressivamente l'impegno con il "Radiocorriere TV" in parallelo al procedere della malattia che colpisce Luigi Greci, poi spentosi nel 1961. Esordisce ne "L'Espresso", partecipando con un'immagine "lucana" all'inchiesta sull'arretratezza di alcune realtà nazionali (L'Africa in casa) che vede coinvolti fotografi quali Bavagnoli, Cascio, Sarsini, Vespasiani e Sellerio (Gli stregoni di Valsinni). 1960 - A partire dal primo numero collabora regolarmente a "L'Espresso/Mese", il più moderno magazine italiano a colori, dove pubblica La taranta , Processioni , Confesso Fellini, Purificazione di giugno , Il gioco della falce , sempre impiegando materiali realizzati negli anni precedenti. Sono immagini tratte dall'archivio personale di Pinna anche quelle sulle borgate romane che Franco Lefèvre, responsabile artistico de "L'Espresso", inizia a far comparire con regolarità sulle pagine del settimanale; dalla seconda metà dell'anno il fotografo realizza comunque anche servizi d'attualità tanto per il settimanale quanto per il mensile, recandosi in Toscana, Veneto, Alto Adige. Tra i servizi pubblicati su "Noi Donne" notevoli sono quelli ambientati nei quartieri popolari romani (Bambini in cerca d'amore) e nel Meridione ( Digiunano purché lei studi, Reggio Calabria; Elena non arrivò a scuola; Ti hanno dato il veleno). Pubblica diverse fotografie in Sud. Immagini contrapposte, supplemento speciale di "Prospettive Meridionali". 1961 - Esce, ancora per i tipi Lea di Roma, Sardegna. Una civiltà di pietra (prefazione di Giuseppe Dessì, didascalie di Antonio Pigliaru), congegnato sullo stesso indirizzo de La Sila. Il repertorio fotografico era stato in gran parte ricavato da Pinna durante un soggiorno svolto nell'isola tra il tardo inverno e la primavera inoltrata. In precedenza era uscito un altro libro di De Martino, La terra del rimorso (Il Saggiatore), comprendente alcune fotografie di Pinna realizzate nel Salento e a Tonara. L'insoddisfazione per il trattamento riservatogli nella circostanza dallo studioso e dalla casa editrice convince il sardo ad intraprendere un'azione legale contro entrambi. Pur non interrompendosi del tutto, le relazioni tra Pinna e De Martino finirono per raffreddarsi notevolmente durante i rimanenti quattro anni di vita del napoletano. La presentazione de La terra del rimorso determina comunque l'allestimento di una specifica mostra sul corpus fotografico salentino (Roma, Galleria Ferro di Cavallo). Duranta l'anno lavora prevalentemente per "L'Espresso",
dove Lefèvre, malgrado le minacce di censura, gli pubblica per la
prima volta alcune immagini estratte dalla serie sulle prostitute al Mandrione
(Il peccato femminile; Perché sono ragazzi di vita).
Diversi sono i servizi effettuati al seguito di Camilla Cederna (I democristiani
in casa; Discussa più Chanel di Gardini, su un incontro
di Coppa Davis tra Italia e U.S.A.; Non gli ho rubato niente, su
A.Benedetti Michelangeli), oltre ad altri di cronaca culturale (Ai giovani
russi non piace la letteratura, su I. Ehrenburg; I 23 chilometri
della pace, sulla marcia pacifista Perugia-Assisi) e alla pubblicazione
di singole fotografie dalla serie sulle borgate romane. Interrompe la collaborazione
con "L'Espresso/Mese" in seguito alla chiusura della rivista. Riduce notevolmente
l'attività per "Noi Donne". Continua a realizzare numerosi provini
e star portrait per attrici cinematografiche, partecipando alla
realizzazione del fotolibro Claudia Cardinale (testo di A.Moravia).
1962 - Lavora prevalentemente per "L'Espresso", specializzandosi nella cronaca culturale. Espone a Sassari e a Cagliari in una mostra monografica sulla Sardegna, a Lipsia (Karl Marx Universitat) e a New York (Rockfeller Foundation) in un'altra avente per soggetto il Sud. Sullo stesso argomento meridionale viene allestita una proiezione di diapositive nel corso dei "martedì letterari" tenuti al Teatro Eliseo di Roma. Pubblica su "Playboy", insieme a William Klein, alcune delle fotografie che illustrano l'articolo di Franco Cagnetta Girls of Rome . Partecipa ai programmi televisivi TV Sardegna e Il giornale delle vacanze, nel secondo dei quali sperimenta la trasmissione via etere di alcuni suoi servizi fotografici. La prova viene giudicata insoddisfacente dal critico televisivo de "L'Espresso" Sergio Saviane. 1963 - Riprende i funerali di Giovanni XXIII salendo sul podio dell'obelisco di Piazza S.Pietro. Un'immagine a colori del servizio, realizzato in formato 35 mm., viene pubblicata su due pagine in "Epoca", passando poi, attraverso la rivista, al "Sunday Times"; il periodico inglese ne riporta però una scorretta attribuzione di paternità, riferendola al reporter di "Epoca" Mario De Biasi. La collaborazione ugualmente stabilita col "Sunday Times" inaugura una serie di rapporti con la stampa internazionale ("Life", "Paris Match", Stern, "Quick", "Vogue", ecc...) che acquisterà grande importanza negli anni a venire, specie in concomitanza con i servizi sui film di Federico Fellini. Inizia a pubblicare per "Panorama", la nuova rivista illustrata della Mondadori improntata sul calco del magazine americano "Time". Nel periodico, tra i principali committenti del sardo durante gli anni Sessanta, pubblica i servizi Gli stranieri di Perugia, Transatlantici al macero, Gli italiani che fanno ?, L'altra faccia di Roma barocca e soprattutto l'ottimo Le quattro Italie, reportage eseguito tra Livigno, Argentiera, Otranto e Lampedusa in compagnia del giornalista Paolo Pernici. Diventa intensissima l'attività per "L'Espresso", assai spesso in supporto degli articoli di Camilla Cederna; tra i suoi servizi La lunga sete di Niscemi , I comunisti del'63 (sulle manifestazioni del 1°maggio a Roma, con N.Sansone), Il transatlantico sul prato, Le cavallette di via Boito, A letto con Astaroth e un'indagine a più riprese sulla prostituzione in Italia (Alle dieci di sera, Roma; I guardiani del buoncostume, Milano; I mezzadri dell'amore, Genova, ; Un sindaco e tremila peccatrici, Torino). Pubblica in "Noi Donne" l'ultima sua inchiesta di denuncia sul lavoro femminile nel Sud: L'inferno dei gelsomini (sulle raccoglitrici dei fiori da essenza nel Reggino), vicino ai caratteri del Calabria senza legge di qualche anno prima. Espone con Enzo Ragazzini al Museo delle Arti e Tradizioni
Popolari di Roma sul tema della fame. Dopo qualche esperienza praticata
l'anno precedente, inizia ad utilizzare con frequenza il formato panoramico
per il quale si dimostrerà il massimo specialista italiano.
1965 - Continua a seguire le riprese di Giulietta degli spiriti. Lavora prevalentemente per "L'Espresso", inaugurando una lunga collaborazione con il giornalista Sergio Saviane (Ma alla fine balliamo il tango, sull'apertura del "Piper Club", n. 10, pp. 14-15). Su incarico della stessa rivista si reca a Londra per documentare le riprese del film Arrivederci baby (n. 49, pp. 18-19). Lavora anche per "Panorama", svolgendo un'attività ordinaria. Partecipa al West Austelling der Photographie di Amburgo. Muore Ernesto De Martino. 1966 - Lavora prevalentemente per "L'Espresso". Recatosi in Siria con il giornalista Claudio Savonuzzi, apre in tal modo l'intensa stagione dei reportage realizzati all'estero che contraddistinguerà marcatamente la sua ultima produzione. Il servizio ricavato dal viaggio troverà spazio sulle pagine di "Panorama" solo l'anno seguente. Da un servizio realizzato al Teatro dell'Opera di Roma sulla preparazione dei balletti Romeo e Giulietta e La Silfide (E. Bruhn, C. Fracci, R. Nureyev), pubblicato parzialmente ne "L'Espresso", ricava una mostra allestita dapprima nel foyer dello stesso teatro, in seguito ospitata alla Galleria Ferro di Cavallo. Continua proficuamente la collaborazione con il "Sunday Times", per il quale si reca a Firenze subito dopo l'alluvione di novembre. Partecipa alla pubblicazione del libro fotografico Ecco il Piper, a cura di F.C. Crispolti e Lionello Fabbri (Roma). 1967 - Segue fugacemente Fellini durante le riprese di Toby Dammit, episodio del film Quattro passi nel delirio. Realizza ampi servizi in Israele e in Tunisia che trovano comunque una ridotta accoglienza su "Panorama", passato nel frattempo dalla periodicità mensile a quella settimanale. Per il magazine milanese pubblica anche diversi altri servizi, al solito ruotanti attorno agli argomenti della moda, del cinema e della cronaca di costume. Sullo stesso tenore si collocano pure le collaborazioni a "L'Espresso", che dal mese di aprile allega alla rivista il supplemento "L'Espresso/Colore". 1968 - Segue intensamente le riprese dei film Satyricon
e Block-notes di un regista di Fellini, vendendo le immagini dei
relativi servizi a numerose riviste italiane ed estere.
Realizza su invito dell'amico Diego Carpitella, a dodici anni di distanza dalla prima, una nuova documentazione fotografica sui Rom del Mandrione a beneficio del Centro Nazionale di Studi sulla Musica Popolare. Partecipa al Fotografisk Verdens Utsilling di Stoccolma. Interviene alle trasmissioni televisive "L'approdo" e "Zoom" . 1969 - Prepara i materiali fotografici per il fotolibro Il Satyricon di Fellini (testi di Liliana Betti), poi però convogliati in altre pubblicazioni. Riduce notevolmente l'attività per "Panorama", mantenendola invece piuttosto intensa per "L'Espresso". Su invito dell'associazione Italia-U.R.S.S. compie due visite a breve distanza di tempo nel paese sovietico. I servizi che da esse vengono ricavati, pubblicati ne "L'Espresso/Colore" a partire dal 1970, denunciano una notevole accentuazione degli interessi formali coltivati dal fotografo. Espone a Roma nella mostra Fotoanatomia di un quartiere dormitorio. Il Tuscolano. 1970 - Segue le riprese del film di Fellini I clowns, ricavando dai servizi relativi un omonimo fotolibro. La rilevanza sempre maggiore dei reportage al seguito di Fellini, fonte di importanti introiti economici, permette a Pinna di limitare le collaborazioni a "L'Espresso" e di ridurle quasi completamente, malgrado risulti nello staff ufficiale della rivista fino al 1976, su "Panorama". Realizza a Parigi un servizio sulla compagnia teatrale Magic Circus ("L'Espresso/Colore"). 1971 - Segue le riprese del film di Fellini Roma. Rilascia un'intervista al fotografo Calogero Cascio per il suo libro Professione reporter, cominciando ad interessarsi delle questioni inerenti al riconoscimento della professione fotogiornalistica. Si reca in Dalmazia per conto di "Panorama". Probabilmente in seguito al furto della strumentazione, rinuncia all'uso del formato panoramico e di ottiche anomale come il fish-eye, ancora impiegato durante le riprese sul set dell' Orlando Furioso di Luca Ronconi. 1972 - Esegue per "Vogue" un servizio speciale natalizio sotto la direzione di Fellini, al quale partecipano Marcello Mastroianni, Giulietta Masina, Claudia Cardinale e Nino Rota. Apre le pubblicazioni la versione italiana di "Playboy", della quale Pinna sarà un collaboratore. 1973 - Segue saltuariamente le riprese del film di Fellini Amarcord. Visita la Cina con Guido Gerosa, giornalista de "L'Europeo". A Malta riprende il set del film di Emidio Greco L'invenzione di Morel, l'ultimo non felliniano ad essere documentato da Pinna in qualità di cronista cinematografico ("L'Espresso"). 1974 - Viene eletto nella segreteria dell'A.I.R.F (Associazione Italiana Reporter Fotografi), appena costituita, e svolge per essa un'intensa attività organizzativa. Riceve dall'amico Giampaolo Testa, responsabile del Centro Attività Promozionale per le Città d'Arte, Terme ed Appennino della Regione Emilia-Romagna, l'incarico di riprendere l'inaugurazione del Monumento ai partigiani di Biagioni. Si reca nel Caucaso per un soggiorno termale. Pubblica alcune sue immagini nel libro di Sergio Zavoli I figli del labirinto. 1975 - Viene allestita al Centro San Domenico di Bologna la mostra Lungo viaggio nelle terre del silenzio, la maggiore mai dedicata a Pinna in vita. Segue le riprese del film di Fellini Casanova, pubblicandone diverse immagini in Life. Goes to the movie. Inizia per conto della Regione Emilia-Romagna la campagna fotografica Itinerari emiliani, la più significativa dei suoi ultimi anni. 1976 - Effettua un reportage in Albania, pubblicato in stralci da "Paris Match" e dalla "Domenica del Corriere". Si reca in Scozia con Sergio Saviane, ricavandone un servizio ("L'Espresso"). Fornisce i materiali fotografici per il fotolibro Casanova, con testi di Fellini. Riceve da Daniel Keel l'incarico di curare il repertorio fotografico di un nuovo fotolibro, Fellini's Filme. Conclude la prima sezione di Itinerari emiliani. 1977 - Esce a Zurigo Fellini's Filme, riscuotendo un vasto successo internazionale. Effettua con l'inseparabile Saviane i suoi ultimi reportage all'estero, in Australia e in Siberia, pubblicati su "L'Espresso. Visita il Kenya e l'Etiopia. 1978 - Esce l'ultimo servizio eseguito per "L'Espresso"
(Dio che donna! Sembra Giuseppe Verdi, sui costumi sessuali nel
Parmense). Muore il 2 aprile in seguito ad un ictus cerebrale, lasciando
qualche appunto su un progetto di mostra ("Biografia mia: 27 anni di fotogiornalismo")
e prescrivendo la distruzione completa del suo archivio
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