fotografie
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Il viaggio assume presto i
caratteri di un'esperienza esistenziale alla ricerca di una "madre" perduta
troppo presto, dato che il distacco di Pinna dalla Sardegna risaliva alla
sua primissima infanzia. Già in precedenza il fotografo aveva comunque
frequentato la Barbagia sotto lo stimolo dell'antropologo Franco Cagnetta,
autore di un importante saggio - Inchiesta su Orgosolo, poi ribattezzato
Banditi ad Orgosolo in ossequio al film di De Seta da esso parzialmente
ispirato - che tra il 1951 e il 1954 aveva consacrato gli esordi dell'antropologia
culturale e della relativa fotografia in Italia (De Martiis, Volta, Machlin).
É proprio da Cagnetta che Pinna estrae l'orgoglioso
archetipo della "razza guerriera" attraverso il quale egli perviene ad
una sorta di identificazione ideale con la gente sarda, del tutto rispondente
al suo carattere e alle sue aspirazioni, rinnegando gli aspetti della modernità
locale che potessero in qualche modo contrastare con un'immagine arcaica
e rurale dell'isola. Diventa perciò Orgosolo, l'Orgosolo dei pastori,
dei fuorilegge e delle donne velate, il capoluogo "morale" della Sardegna
al quale Pinna dedica la parte più indicativa del suo fotolibro. |