Una curiosità sulla Val d'Ayas: buona parte del film "Tutta colpa del Paradiso", con Francesco Nuti e Ornella Muti, è stato girato proprio in valle, in particolare all'Alpe Taconet, a 2100 m, con alcune inquadrature anche a Champoluc (l'ingresso dell'albergo del film è quello dell'Hotel Breithorn, chiuso da anni ma ora in restauro). Il Paradiso del titolo è ovviamente riferito alla valle.
Tutti i sentieri sono chiaramente contrassegnati da un numero che li
identifica, riportato anche sulle carte. Non è comunque il caso
di avventurarsi da soli in quota senza essere sicuri della propria strada
e senza avere un minimo di senso dell'orientamento; piuttosto consultate
una guida o affidatevi alle semplici passeggiate guidate organizzate dall'Azienda
di Soggiorno una volta alla settimana per buona parte dell'estate.
Sui sentieri di montagna è necessario rispettare alcune regole,
dettate più che altro dal buon senso e dall'istinto (per alcuni)
del vivere civile: non gettate rifiuti per terra, non abbandonate i resti
del pic-nic dietro a un sasso (ricordo con orrore un'ammasso di bottiglie
in una splendida grotta naturale nel bosco in zona Sash-Fendu e una vergognosa
distesa di pattume lasciata dopo Ferragosto lungo la sterrata tra Champoluc
e Frachey), non fate rumore inutile, non fate rotolare sassi sulla testa
di chi sta salendo dopo di voi, non fate i tamarri con lo stereo in spalla
(anzi, lasciatelo a casa), non disturbate gli animali ecc. ecc., questo
per il rispetto di ciò che vi sta intorno. Per la vostra sicurezza,
invece, tutti i consigli si possono riassumere in "siate prudenti". La
montagna è un'amica finchè non viene sottovalutata.
Nessuno degli itinerari qui descritti richiede particolari attrezzature
come corde, chiodi e ramponi, nè tantomeno di procedere su ghiacciaio
in cordata. E' comunque richiesto un minimo di equipaggiamento, a partire
da un buon paio di scarpe da trekking. Non pensate di non correre pericoli
utilizzando normali scarpe da ginnastica, che sui sentieri proprio non
vanno bene. Procuratevi invece delle scarpe comode, che non provochino
dolori ai piedi nemmeno dopo ore di cammino, con una suola piuttosto
rigida, che non si pieghi e non si torca, e abbastanza alte da impedire
alla caviglia di piegarsi lateralmente, per poter camminare tranquillamente
su ogni tipo di sentiero senza sentire i sassi che inevitabilmente vi troverete
a calpestare e senza rischiare di prendervi una brutta storta, o scivolare.
Le dita devono essere ben protette dalla punta rigida, la suola deve essere
ben scolpita. Se dovete comprarle, provate a rimanere in equilibrio sul
bordo di uno scalino appoggiando solo la punta o solo un lato del piede,
verificate che tirare un calcio contro un muro non abbia nessun effetto
sulle dita. La scarpa deve anche essere completamente impermeabile per
tutta la sua altezza; trovatene una che offra tutto questo e andrete lontano.
Inutile dire che gli anfibi pseudo-militari vanno bene solo per fare gli
zarri sul viale. Non vi porteranno da nessuna parte. Mocassini, scarpe
di vernice e calzature da sera fanno sbellicare le marmotte da ettometri
di distanza, e dopo un chilometro sul più semplice dei sentieri
sarete sull'orlo del suicidio.
Sono consigliate anche delle particolari calze rinforzate e molto morbide
dove devono, seppur traspiranti; sono le ideali compagne delle buone scarpe
da montagna, anche se purtroppo è difficile trovarle.
Nello zaino non devono mai mancare:
- una felpa, o una maglia;
- un pile;
- un K-way o una mantellina impermeabile;
- qualcosa da mangiare. Inutile dire che ci vuole qualcosa di nutriente;
anche qui lasciate a casa pizza, patatine e focaccia unta, molto meglio
il classicissimo pane e salame (o mortadella, o formaggio, quello che volete).
Aggiungete una bella tavoletta di cioccolato. Se pensate che faccia male
alla linea, valutate il fatto che bene o male state camminando in salita
per parecchi chilometri. Il cioccolato ha la brutta abitudine a sciogliersi
al sole; in questo caso il cioccolato fondente regge molto meglio.
- un coltellino, che generalmente si usa per tagliare il pane e il
salame, ma non si può mai dire;
- una borraccia termica, da riempire sempre appena possibile. Controllate
dove l'acqua è potabile e dove no (le fontane nei paesi generalmente
non hanno problemi);
- un ricambio: calze asciutte, una canottiera, una maglietta. Sudare
è inevitabile, rimanere fermi e bagnati esposti al vento freddo
è garanzia di star male il giorno dopo.
- se possibile, un mezzo di comunicazione: cellulare, CB, VHF (per
questi ultimi, ovviamente, dovete essere autorizzati o radioamatori). Difficilmente
ne avrete bisogno per un'emergenza, ma è meglio essere prudenti.
Se poi non c'è nessun problema e siete appassionati di radio, in
alto avete senza dubbio pochi ostacoli per i vostri contatti. C'è
chi dice di aver contattato San Remo senza usare ripetitori dalla cima
dello Zerbion in VHF. Non pretendete di trovare il segnale dei ponti telefonici
in ogni valle e ogni canalone che esplorate, non siete sulla spiaggia di
Rimini nè in centro a Milano. Ad esempio il Pian di Verra è
stranamente coperto da Omnitel nella sua parte terminale ma non in quella
più verso la valle. Al Colle Superiore delle Cime Bianche, per contro,
pur essendo praticamente a 3000 metri, il segnale è a fondo scala,
merito forse dei ponti che credo siano ubicati sulla stazione della funivia
del Plateau Rosa, 300 metri più in alto di voi. Evitate di rendervi
ridicoli portandovi cose assurde tipo telefoni satellitari e GPS, non ne
avete proprio bisogno!
- una carta dei sentieri, perchè se vi perdete vi può
portare a casa, sempre che la si sappia usare. Sembra assurdo, ma c'è
gente che si perde comunque.
- un sacchetto. I rifiuti vanno portati via, chiaro?
Se poi volete aggiungere una macchina fotografica o una piccola telecamera,
nessuno ve lo vieta. Io ho portato una telecamera semiprofessionale in
cima allo Zerbion, ma non tutti sono disposti a trascinarsi quattro chili
in mano come me per chilometri; prima di partire dividete i pesi tra i
componenti della spedizione.
Partite vestiti semplicemente: maglietta, pantaloni o pantaloncini
e il vostro zaino. Quanto allo zaino, in teoria tutti vanno bene; in pratica,
quelli tipo scuola, oltre a contenere ben poche cose, rimangono aderenti
alla schiena impedendo al sudore di evaporare; meglio uno zaino che lasci
passare l'aria.
Tra gli incontri che è possibile fare in valle, il primo posto
spetta certo alle marmotte. Si passano il segnale di pericolo di tana in
tana con forti fischi appena vi vedono, e certo prima che voi vediate loro.
Con un po' di pazienza, e qualche volta con un piccolo appostamento, non
è raro vederle su qualche roccia assolata, anche da pochi metri
di distanza. Un buon posto è l'inizio della sterrata che da Resy
porta al Colle Bettaforca.
Seguono molti altri animali, come falchi, aquile (rare), camosci, stambecchi,
rane (alcuni laghetti ne sono veramente pieni). Non consiglio a nessuno
l'incontro con la vipera: se proprio vi capitasse, non fate gesti improvvisi
(ci vuole sangue freddo ma è possibile) e non fatela sentire in
pericolo (la vipera morde per difesa, attacca solo per difendere i piccoli).
Normalmente è difficile farsi mordere da una vipera; le probabilità
aumentano nel caso vi addormentaste su un prato al sole, magari vicino
a un ruscello (in questo caso, se non potete fare a meno di dormire proprio
lì, può essere utile una radiolina lasciata accesa vicino
a voi), non lasciate i vestiti sull'erba (la vipera è un animale
a sangue freddo e potrebbe entrare in una tasca o in una manica attirata
dal tepore) e soprattutto evitate di cogliere fiori (i fiori ringraziano),
peggio ancora se con scarpe leggere tipo zoccoli da spiaggia. A titolo
informativo, comunque, devo ammettere che in molti anni non ne ho mai vista
una.
In questa pagina, che aggiornerò periodicamente, inserirò
progressivamente informazioni su alcuni percorsi abbordabili, ma per non
rischiare di diffondere informazioni sbagliate (tipo numeri dei sentieri
cambiati, saltare rifugi appena costruiti ecc.) si tratterà di informazioni
prese in cammino, e quindi per quanto possibile aggiornate.
L'escursionista si avventura sui sentieri a suo rischio e pericolo.
Ho indicato per ogni sentiero la sua difficoltà, ma essendo questo
un dato soggettivo io ho espresso il mio parere. Se trovate impossibile
ciò che io ho indicato come facile non dipende da me.
I tempi di percorrenza indicati sono generalmente due, il primo relativo
a un andamento non eccezionale ma rapido, il secondo è da considerarsi
in caso di scarso allenamento.
Tempo di percorrenza: 30-60 minuti.
Difficoltà: nessuna.
Questo sentiero attraversa due frazioni caratterizzate
dall'architettura Walser (rascard), Frantzè (1885) e Crest (subito
prima
dell'arrivo della funivia).
Tratto 2: Crest m. 2000 - Resy m. 2066
Il dislivello tra le due località e minimo, ma va
considerato che il sentiero tende a scendere leggermente per poi riprendere
quota nell'ultima parte, già in vista della frazione
Resy. Si tratta comunque di una piacevole camminata tra i boschi intorno
ai
2000 metri.
Tempo di percorrenza: 75-110 minuti.
Difficoltà: nessuna. Il tratto è quasi interamente
su strada sterrata.
Sia Resy che Soutsun (attraversato dal sentiero) presentano
la consueta architettura Walser. A Resy il rifugio Ferraro offre
servizio di ristoro. E' possibile, eventualmente, salire
e scendere direttamente da Resy a St.-Jacques e vicevera, tramite il
ripido ma piacevole sentiero tra i boschi (30-60 minuti)
che parte dalla terrazza di fronte al Rifugio Ferraro; a St.-Jacques
l'inizio di questo sentiero è chiaramente indicato
da un cartello dopo la cappella, sulla destra.
Tratto 3: Resy m. 2066 - Pian di Verra Inferiore (Sentiero 8B) m. 2015 - 2065 e attraversamento dello stesso.
Tratto in lieve discesa ma di splendida ambientazione,
con l'ultimo tratto costituito dalla strada sterrata che giunge al Pian
di
Verra da St.-Jacques.
Tempo di percorrenza: 30-50 minuti.
Difficoltà: nessuna.
Il Pian di Verra Inferiore è in realtà in
salita. Tra l'estremità verso la valle e quella opposta il dislivello
è di circa 50 metri.
La strada che lo attraversa è la stessa che proviene
da St.-Jacques, e che prosegue verso il Pian di Verra Superiore.
In fondo i cartelli indicano le mete raggiungibili; per
il Lago Blu è necessario seguire il sentiero di sinistra (indicato
comunque
dai cartelli, seppur, attualmente, con tempo di percorrenza
riportato diversamente sui due lati (!), e quindi può lasciare in
dubbio).
E' eventualmente possibile scendere direttamente dal Pian
di Verra a St.-Jacques, come spiegato per il tratto 5.
Tratto 4: Pian di Verra Inferiore m. 2065 - Lago Blu m. 2185. Sentiero 7A.
Tratto in decisa salita, praticamente su morena glaciale.
Tempo di percorrenza: 25-35 minuti.
Difficoltà: a quanto ho potuto osservare (30/8/99)
il sentiero quest'anno è stato migliorato, e questo tratto risulta
quindi
più semplice di quanto non fosse al momento della
prima stesura di questa pagina. Comunque guardate ciò che vi passa
sotto le suole.
Nota: il Lago Blu era ancora raggiungibile l'8 novembre
1998, sebbene fosse completamente ghiacciato.
E' l'ultimo tratto in salita dell'intero percorso, e raggiunge
finalmente il Lago Blu, che deve il suo nome al colore della sua
acqua, realmente di colore turchese a causa del solfato
di rame che contiene.
Sopra di voi, il ghiacciaio di Verra, coperto dalla sua
morena. E' possibile salire per un lungo tratto su questa morena, ma
dopo un certo punto non esiste più un vero sentiero;
a sinistra, parecchie decine di metri più sotto, il Lago Blu, mentre
a
destra una parete praticamente verticale permette di vedere
il rigagnolo di acqua di fusione proveniente direttamente dal
ghiacciaio, visibile poco lontano (qualche centinaio di
metri in linea d'aria, ma decisamente più in alto) da voi. Sconsigliato
andare oltre; la morena è ovviamente formata da
sabbia e sassi, e non è per niente stabile. I due precipizi ai lati
non sono da
sottovalutare. Sulla morena opposta, si vede a volte il
rifugio Mezzalama (m. 3036), comunque non raggiungibile da lì.
Estrema prudenza; se soffrite di vertigini lasciate perdere.
Tratto 5: Lago Blu m. 2185 - St.-Jacques.
Per il tratto fino al limite inferiore del Pian di Verra,
vale quanto detto per la salita, con tempo di percorrenza di circa 30-40
minuti (di cui circa 10, o anche meno, per l'attraversamento
del piano).
Per il tratto finale, invece, le alternative sono due:
la strada sterrata, più lunga ma anche più tranquilla, e
il sentiero 7 (non
sono sicuro che sia il suo numero, controllerò
meglio), nei boschi, più veloce ma più ripido.
All'altezza di Fiery il sentiero incontra la parte terminale
della lunga discesa del tradizionale sentiero del Colle Superiore delle
Cime Bianche, presentato presto su questa pagina insieme
ad un percorso alternativo.
Tempo di percorrenza: 30-60 minuti (sentiero).
Difficoltà: nessuna per buona parte del sentiero;
vagamente scomodo l'ultimissimo tratto essendo parecchio ripido e lastricato
con pietre piuttosto scivolose anche da asciutte.
La strada sterrata è la stessa di cui è stata
percorsa una piccola parte arrivando al Pian di Verra; rivolgendo lo sguardo
verso valle è a sinistra. Il sentiero, invece,
inizia a destra, dietro l'enorme masso erratico che non è proprio
possibile non
vedere.
Escursione n. 2
St.-Jacques - Rifugio Grand Tournalin - Laghi Croce Tratto 1: St.-Jacques m. 1686 - Rifugio Grand Tournalin m. 2600. Strada sterrata/sentiero n.1. Il tratto è assolutamente alla portata di tutti; essendo su strada sterrata (tutta in salita) l'unico rischio è di essere investiti da un fuoristrada :-) (è possibile anche farsi portare fino al rifugio, ma non sarete così poco sportivi, vero?). |
![]() |
Tempo di percorrenza: 100 - 140 minuti.
Difficoltà: nessuna, ma il dislivello è
di oltre 900 metri.
Tratto 2: Rifugio Grand Tournalin m. 2600 - Laghi Croce m. 2635
Anche questo tratto è molto semplice; non si tratta più di una strada sterrata ma finalmente di un sentiero vero (n. 4, se non erro), che inizia a sinistra del rifugio ed è comunque visibilissimo. I Laghi Croce si trovano in una piccola conca ai piedi del Petit Tournalin. Oltre i laghi il sentiero prosegue verso il Lago Tournalin e il monte Roisettaz, ma per ora mi sono fermato qui.
Tempo di percorrenza: 15 - 20 minuti.
Difficoltà: nessuna.
Tratti 3 e 4 (discesa):
Laghi Croce - Rifugio Grand Tournalin: tempo di
percorrenza: 15 - 20 minuti;
Rifugio Grand Tournalin - St.-Jacques: tempo di
percorrenza: 90 - 120 minuti.
Il tragitto è esattamente quello seguito durante la salita.
Escursione n. 3
Champoluc - Ostafa - Laghi Pinter - Colle Pinter Il tragitto inizia in realtà a Ostafa, raggiungibile comodamente
con la telecabina da Champoluc al Crest e in seggiovia dal Crest a Ostafa;
queste funivie sono generalmente funzionanti anche per tutto il periodo
estivo. Se preferite potete anche farvela a piedi (sentiero 13 fino al
Crest e poi sentiero 1); dopo tutto sono solo 842 metri di dislivello in
più.
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![]() ![]() Le due foto sopra sono state scattate pressochè
dallo stesso punto (anche se ad un anno di distanza), sullo spartiacque
tra la Val d'Ayas e la Valle di Gressoney.
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Il tragitto presenta un dislivello poco marcato, ma in compenso in alcuni punti passa poco lontano dal precipizio; non fatevi comunque impressionare perchè non è il caso.Un punto è attrezzato con una catena; tenetevi bene. Il resto è pura camminata.
Tempo di percorrenza: 60 - 90 minuti.
Difficoltà: nessuna vera difficoltà;
guardate dove mettete i piedi e munitevi di scarpe con buona tenuta di
strada.
Tratto 2: Laghi Pinter m. 1689 - Colle Pinter m. 2777. Sentiero 12.
Questo tratto è segnato anche come 1, 11a e 13c (la carta dei sentieri che regala l'APT dice così, io sinceramente trovato il segnale 12 non ho fatto caso agli altri). E' un breve percorso su pietraia; il sentiero è comunque segnato bene quasi sempre, e soprattutto è abbastanza frequentato. Dalla sommità del Colle Pinter, se siete meteorologicamente fortunati è possibile vedere Gressoney La Trinitè, e volendo è possibile proseguire verso il bivacco Lateltin (m. 3137), il Testa Grigia (m. 3313, e con attrezzatura ed esperienza adeguati) e naturalmente Gressoney (segnalata a 3h30' dal passo, sentiero 1).
Tempo di percorrenza: 15 - 20 minuti.
Difficoltà: nessuna, ma su tutte le pietraie
guardate sempre dove mettete i piedi.
Discesa: stessi sentieri al contrario; 10 - 15 minuti fino ai laghi, 50 - 70 minuti dai laghi a Ostafa.
Barmasc - Col Portola - M. Zerbion
Lo Zerbion è senza ombra di dubbio una delle mete più frequentate della Valle d'Ayas, e per giunta è raggiungibile anche dalla Valtournenche, quindi se amate le camminate in solitaria lasciate perdere. Il perchè della quantità di persone che si cimentano nell'ascesa allo Zerbion va ovviamente cercata nel favoloso panorama di cui si può godere dalla cima, oltre che nella semplicità di questa camminata. Ovviamente io mi sono trovato in mezzo alle nuvole, ma in teoria sarebbe possibile vedere gran parte delle cime della Valle d'Aosta, oltre ovviamente alla Val d'Ayas, alla Valtournenche e alla |
![]() |
Tratto 1: Parcheggio di Barmasc m. 1828 - Col Portola m. 2410.
Il tratto andrebbe ulteriormente diviso in tre sottotratti:
- fino al Pian delle Signore (Cianciavellà), su strada sterrata,
frequentatissima, nel bosco. Salita costante ma assolutamente elementare.
Il Pian delle Signore è attraversato dal Ru Cortot, antico canale
di irrigazione in parte ancora in funzione, e nelle giornate di sole brulica
di gente come una spiaggia adriatica. La notte di S. Lorenzo invece brulica
di gente a caccia di stelle cadenti (di solito ci sono anch'io).
- dal Pian delle Signore al Pian Portola (m. 2145), sentiero n. 2 (o
105), nel bosco. Occhio ad alcune radici in cui è facile inciampare
(ma è sufficiente non guardare per aria). Al Pian Portola per gli
archeologi e gli studiosi di viabilità antica è possibile
ammirare un masso coppellato di un paio di metri, con superficie orizzontale,
risalente ad un periodo ancora imprecisato (dal 3000 a.C. al secolo scorso)
e probabilmente utilizzato come mappa terrestre o celeste, o luogo di offerte.
Personalmente propenderei per la prima ipotesi, visto che tre coppelle
sono perfettamente allineate col Col Portola, ma non sono uno studioso.
- dal Pian Portola al Col Portola, stesso sentiero. E' l'unico tratto
che può presentare qualche difficoltà, soprattutto nell'ultima
parte, piuttosto mal segnata (seguite i segni di vernice sulle rocce, e
non le tante diramazioni che il sentiero sembra prendere) e in alcuni tratti
piuttosto scivolosa, soprattutto se ha piovuto da poche ore.
Al Col Portola si trova l'ultima stazione della Via Crucis; a parte
eventuali polemiche (giustificatissime) sull'opportunità di seminare
lapidi e Madonne su una montagna, evitate di seguire ciecamente queste
stazioni; in particolare tenetevi sulla destra rispetto alla stazione VIII,
che vi porterebbe un po' fuori strada, costringendovi ad arrampicarvi per
benino o quantomeno a tornare un po' indietro. Il colle è sullo
spartiacque tra la Val d'Ayas e la Valtournenche; è possibile scendere
verso Chamois e La Magdeleine.
Tempo di percorrenza: 80 - 110 minuti.
Difficoltà: nessuna vera difficoltà,
sempre a patto che prestiate un minimo di attenzione a ciò che si
trova sotto i vostri piedi. Evitate di affrontare la salita al Col Portola
con sandali da passeggiata a mare (c'è chi lo fa ma non so come
ne scende, credo in elicottero o in barella). L'unico rifornimento d'acqua
è al parcheggio di Barmasc, quindi tenetene conto. Dal Col Portola
è comunissimo trovare parecchio vento; la mammina direbbe "mettiti
la maglia".
Tratto 2: Col Portola m. 2410 - M. Zerbion m. 2722. Stesso sentiero (2 - 105).
Per questo tratto il sentiero si sposta dall'altro
lato dello spartiacque, verso la Valtournenche. Non presenta punti critici;
avrete modo di osservare, quasi in cima, come una piccola grotta naturale,
caratterizzata da curiose formazioni date dall'erosione del vento, simile
a un canyon in miniatura, sia addobbata con alcune Madonne ivi cementate
da qualcuno che evidentemente non ha trovato un posto migliore, e come
lo stesso sentiero sia disseminato di lapidi rappresentanti altre scene
di carattere religioso. Valgono le stesse polemiche della Via Crucis del
Col Portola.
In cima allo Zerbion sarete accolti da una grande statua di una Madonna
(tanto per cambiare), visibile d'altronde da mezza Valle d'Ayas, il cui
piedistallo quantomeno è un valido riparo contro il vento. Ai vostri
piedi l'intera Valle d'Aosta. Non siete poi così in alto, ma la
vista certo ripaga della fatica (poca).
Tempo di percorrenza: 40 - 60 minuti.
Difficoltà: nessuna.
Discesa: stessi sentieri.
Tempi di percorrenza: M. Zerbion - Col Portola 40 - 50 minuti; Col
Portola - Barmasc 50 - 60 minuti.