Questo racconto è stato abbandonato in internet da qualcuno che sembrerebbe non esser mai esistito.

Ma l'ultima data di aggiornamento di queste pagine appare nei codici HTML come il 4. 11. 1998. È chiaro, però, che i codici si possono cambiare riscrivendoli a proprio piacere.

Viene da credere che l'autore abbia realmente vissuto quest'esperienza, resa ancor più inquietante dalla precisione con la quale fotografa l'istante della sua morte dichiarata, alle 20.18 del quarto giorno, come indica la data in ebraico sull'orologio della sua scrivania. Ora, nel secondo libro della Bibbia, Esodo, al 20.18 troviamo la descrizione della teofania, in cui "tutto il popolo vide le voci". Ma ancor più, se abituati ormai proprio dal racconto stesso a far addizioni e mettere in relazione fra loro i numeri espressi in mezzo al testo, osserviamo come la somma ottenuta con i numeri della data 4.11.2018 sia in effetti il numero 8, o come l'anno 2018 (oppure l'ora fotografata, oppure il capitolo biblico) abbia come somma il numero 11, viene da credere che ci sia un messaggio da cercare proprio in quei numeri, e che quei numeri siano da capire mettendoli in relazione alla Qabalah ebraica.

E cercando nella Qabalah a mezzo dei suoi metodi più elementari, quel significato appare ben presto: il numero 11 è quello della Sephirah nascosta, Da'at, l'undicesima, che può ben essere simboleggiata anche dalla lettera ebraica Daleth, che ha valore di 4, ed è quindi visibile nella fotografia dell'orologio, dove indica il "quarto giorno", cioè mercoledì, là dove domenica è il primo, a seguito del Sabato consacrato a Dio e al riposo.

Nel contempo, Daleth rappresenta pure la "porta", che in ebraico è Deleth, scritto con le medesime tre lettere: Daleth, Lamed, Tau, ovvero i numeri 4+30+400, la cui somma essendo 434 darà come somma interna 4+3+4=11.

Tutto dunque sembra rimandare alla Qabalah, e credo venga utile alla comprensione di questi numeri simbolici un altro testo rintracciabile in internet, nel quale viene spiegato il significato del numero 137, dato dalle lettere della parola Qabalah: Qoph, Beth, Lamed, He, ovvero 100+2+30+5=137.

Ecco la trascrizione di quel testo:

 

   «(...) Questa classe di numeri rappresenta il segreto dell'individualità e dell'unicità. Se lo riduciamo, cioè se sommiamo tutte le sue cifre, otteniamo 11 (1 + 3 + 7). 11 è il numero che rappresenta la sefirà Da'at, l'undicesima, la più misteriosa. Eppure essa svolge un ruolo essenziale nell'Albero della Vita, in quanto le spetta il compito di unificare le tre Sefirot superiori (Keter, Chokhmà e Binà), come pure quello di unificare queste tre Sefirot con le sette inferiori. In termini umani, Da'at ha il compito di unificare tra di loro le varie modalità di pensiero di cui è capace la mente umana, sia nel loro aspetto intuitivo sia razionale. Inoltre, Da'at, si incarica di legare tutto ciò col sentimento. Come si vede, si tratta di un ruolo estremamente delicato ed essenziale. Purtroppo, Da'at è stata la sefirà che ha subito il peggiore dei danni con il peccato d'Adamo e con tutti gli errori successivamente accumulati. D'altro canto, essa costituisce l'ultima e più importante tappa del processo di rettificazione e di riparazione dell'umanità. Inoltre, il numero 11 rappresenta anche il segno dell'Aquario, poiché esso è all'undicesimo posto nello Zodiaco. E dato che ci troviamo nell'età dell'Aquario, ciò significa che abbiamo ora la più grande ed importante delle opportunità finora mai avute di compiere quella rettificazione, restituendo l'Albero della Vita alla sua unità primaria, e ritornando allo stato posseduto da Adamo ed Eva nel giardino dell'Eden.

Se riduciamo ulteriormente l'11 otteniamo 2 (1 + 1), il valore della Beit,

la prima lettera della Torà, che rappresenta la dualità di fondo, da cui tutto ha avuto esistenza. E la Cabalà è l'unica via sicura ed efficace per scoprire come tale dualità non sia un abisso insormontabile, ma sia una polarità che può essere riconciliata. La Cabalà ci insegna tutta una serie di tecniche e di conoscenze atte a scoprire e vivere la corrispondenza tra gli opposti, a trasformare la loro conflittualità in complementarità. Infine, il numero 137 rappresenta un'immagine completa dell'Albero della Vita. Infatti, 100 sta ad indicare il livello di Keter, 30 il livello di Chokhmà, Binà e Da'at (Chabad) le tre sefirot superiori, chiamate anche "i cervelli", e 7 le restanti sette Sefirot inferiori, da Chesed a Malkhut. Abbiamo così l'Albero completo di tutte le sue luci.»

 

Ma che dire di Claudio Bosco?

Nulla di nulla, purtroppo. Il suo nome non è rintracciabile in nessun catalogo discografico o programma concertistico; nessun violoncellista più o meno conosciuto in Italia o all'estero risponde a questo nome; internet ignora la sua esistenza.

Tuttavia, non è difficile capire che se una simile vicenda è davvero successa, identificarsi col nome di Bosch latinizzato - "El Bosco", così come lo si presenta al Prado di Madrid, dove il trittico "delle Delizie" viene conservato - è certamente l'identificazione più ovvia.

Inoltre il bosco rimanda all'idea di mistero, o di iniziazione al mistero. E il nome latino Claudio rimanda sì allo "zoppicare", ma anche al "chiudere".

Resta quindi solo una domanda: quella porta, l'autore l'ha voluta aprire, oppure chiudere?

 

L'autore.

 

 

 

© Claudio Ronco 1999

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