IL TEMP DEGL'ESISTENZIALIST


Cara Sandra, cara Susan,


In un mediocre film dei primi anni Sessanta, il mai abbastanza glorificato, sublime Genio di Totò entrava scendendo le scale con passo di Pepé le Mokò nel bar degli "Esistenzialist"; tutto il contorno dei soliti comprimari si sforzava di rendere con frasi strascicate e dinoccolamenti verbali l'immagine (non filmica...!) dell'intellettuale annoiato anche dallo spleen, tentando di far credere che a quel mondo d'imbecilli appartenesse anche un Pasolini, già assai scomodo nell'Italia in piena attività autodistruttiva di quegl'anni. Mai m'era capitata la malavventura d'aver l'impressione di esser finito anch'io in quel bar, quanto l'ho provata ieri sera, scendendo le scale...
Ieri sera sopportavo ironicamente, cinicamente, disperatamente il delirio zupposo che stava riversandosi sul bel legno del tavolo Guggenheim, pensando che poi, comunque, mi sarei suicidato: tanto, che ci continuo a fare io, in questo bar degli esistenzialist, dove non c'è neppure un contrabbass, e dove Thomas si scola sempre tutta la grappa?!
Poi mi sono ricordato che quelli del film di Totò (sia sempre benedetta l'anima sua!) erano tutti finti: caricature. Ma quelli che ormai a scadenza fissa ci piovono addosso nelle serate "Guggenheim Public", a farci bere dalla fonte della loro stupidità autorizzata a livello universitario, sono sempre veri e reali, come il tempo e le occasioni buttate via per assisterli nella loro effimera e grottesca beatificazione serale.
Certamente, nel contemplare il tempo che fugge e la follia che impera, non si trovano che ipotesi suicidarie o mesti silenzi annichiliti, ma alcune occasioni che ci sono date -e che spesso pare ci vengano tolte da orge di esistenzialist servitori del caos supremo...- sembrerebbero troppo preziose per non combattere almeno un poco per liberarle (tipo Gerusalemme...). Una è certamente il Guggy, ma bisogna rivedere i dettagli dei "filtraggi" e degli "infitraggi" e degli "oltraggi": nessuno deve appropriarsene per farci il suo salotto buono, nessuno deve manipolarla o modellarla a sua immagine e somiglianza; ma se proliferano e si moltiplicano le serate in cui d'un lato si compie l'oltraggio e dall'altro si compie la triste metamorfosi dell'umano in ortaggio (patate lesse, direi: questo mi sembravamo diventati ieri sera, con qualche tendenza al cavolo cappuccio, o alla rapa rossa...), io allora voglio prendere la spada, e menar nobili fendenti!
L'imbecille che ieri sera ci ha lordati di parole in caos irrimediabile, probabilmente fra qualche mese riceverà una bella laurea dalle incoscienti università italiane, e siccome scambiava il suo indirizzo con diversi mutanti che la pensavano personaimportante (in quanto che la Guggenheim non è il bar-pizzeria di campo santamargherita, checché se ne possa pensare e affermare...), essa, nello sprezzo più totale e per la lingua italiana e per il tempo altrui e per quello schifo di rimasuglio di sacralità che ha un'assemblea umana, ha impedito anche quella sera il tentativo solito di aprire spazi di comunicazione un poco al di sopra della mondanità, della vanità, dell'élitarietà, della futilità... esercitando un embrione d'amore per l'altro: quello che Anita aveva faticosamente innestato sul legno di quel tavolo sotterraneo, nella biblioteca Guggenheim.
Così, quando proprio Anita mi ha chiesto quale pensavo fosse il luogo dell'arte, le ho risposto che: «
esso è al di là della mondanità, qualsiasi debba essere il sacrificio necessario a vivere o frequentare quel luogo».

Così è, che ci piaccia o no, ma Anita non mi ha risposto... Poi pochi giorni fa mi ha chiesto un "parere" sui fatti biblici di Babele, e... "ça tombe bien". Siccome mi suiciderò domani o dopodomani, oggi non ho ultime parole, sicché -dato l'ecologico rispetto per gli alberi che ha la carta virtuale degli emaili- offro a chi le vuole leggere le mie domande alle richieste di risposte di Anita, augurandomi buona salute per vedere che cosa produrranno.
Saluto affettuosamente, prima di incollare i testi, spedire con le mie più tenere carezze e consolazioni a chi ha desiderio di amare e l'arte e l'umanità.

Vostro sempre più claudio ronco, innamorato e indaffarato.

 


 

 

 

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