«Dunque: Piatti mancò all'appuntamento, e questo perché scelse il violoncello sbagliato. Liszt, l'anno dopo, a Roma, s'innamorò del pianoforte "Immortale" dei Marchisio di Torino, così si occupò ancora meno del violoncello che continuava ad attendere un virtuoso eletto... pardòn, scelto, selezionato, distillato... faccia lei...»
«Diciamo: promosso, elevato a rango sacerdotale... ma vada avanti, questa storia è affascinante...»
«Ottimo: rende l'idea. Dunque, la bellissima pupilla di Liszt, la figlia di Menter...»
«Sophia...»
«Si sposerà Popper e in dote gli porterà il Guadagnini nel '72.»
«Dio, mi sembra ancora così incredibile... eppure eccolo qui, a pagina ventidue, pieno di luce, come quando lo guardavo sul mio letto, in piedi, splendente... ma muto.»
«Sette e due fanno nove; cosa c'è a pagina nove
«...L'indice dei capitoli.»
«E al capitolo nove
«Pagina 112... Chapter IX, Vienna...»
«E siamo nel sessantotto, il tre dicembre, al terzo concerto della Stagione sinfonica. E andiamo esattamente nel luogo in cui lei suonerà fra pochi giorni, nella nuova sala del Musikverein, appena costruita sull'abbattimento delle vecchie mura difensive della città, dov'era sorta la Ringstrasse. Popper suonò proprio in quella sala nel suo primo concerto importante, all'età di venticinque anni, con i Philarmoniker diretti da un certo Heinrich Esser: eseguì il Concerto in La minore di Robert Volkmann...»
«...E questo come lo sa?!»
«È scritto lì, sul libro: pagina 119.»
«È pazzesco!... ma è vero...»
«Perché?»
«Perché è proprio quello il Concerto che io avevo studiato e chiesto di eseguire... poi il Barone e il direttore della Stagione concertistica hanno rifiutato la mia proposta, obbligandomi a suonare quello di Dvorak...»
«Ah, capisco... vede, appunto... mi perdoni se glielo dico, ma lei è l'eletto...»
«...Tutto questo ora mi dà i brividi... continui a raccontarmi la storia...»
«Tra poco: lei ora ha bisogno di un bicchierino di qualcosa di forte, da unire alle sue pessime sigarette; e io ho nuovamente bisogno di una buona pipa. Mi attenda pure qui.»

 

-XXIII-

 

«Popper, soprattutto grazie a Liszt, raggiunse una tale celebrità che dopo quattordici anni di un matrimonio d'interesse, senza amore, agitato da continui litigi e tensioni a causa della divisione degli interessi relativi ai loro privilegi, sebbene fossero quasi sempre divisi dai viaggi delle tournée concertistiche, divorziò infine da Sophie Menter.»
«Ho letto anche questo: divorziò nell'ottantasei; Popper aveva allora 43 anni, come quelli che erano passati dall'inizio del secolo alla sua nascita...»
«Quattro e tre sette: vada a pagina 167.»
«È la fotografia della seconda moglie: Olga Löbl... bella donna!»
«Molto bella, e moglie perfetta; immagino lei conosca il detto "moglie e buoi dei paesi tuoi": Olga era di Praga, la città natale di David, e figlia di un prosperoso commerciante di seta, Ephraim Löbl, che aveva un importante stabilimento nel centro della città. Fu la sorella minore di Popper, Frederika - che poi si sposò con Enoch Brandeis, impiegato importante, tenutario dei libri di conto dell'industria del padre di Olga -, a combinare il matrimonio del fratello, tant'è vero che quando conobbe la moglie di Ephraim Löbl, Karoline, fece sì che la loro bella e intelligente figlia ventenne imparasse l'ungherese, così da esser pronta a seguire il suo promesso sposo nel suo nuovo destino, programmato da Liszt.»
«Mio dio, sembra veramente la macabra leggenda della cospirazione dei dodici savi di Sion...»
«Abbastanza... vada al capitolo dodici, il seguito dei quattordici anni di matrimonio concertante con Sophie. Pagina centocinquantotto: uno più cinque più otto...»
«Quattordici... Chapter XII; Budapest: fotografia della vecchia "Hungarian Royal Academy of Music", dove un appartamento era riservato per Liszt; "As the 'marriage concertant' disintegrated, and the two artists were setting themselves on individual courses, there arrived an era of complete change for Popper. ...da che il 'matrimonio concertante' si era disintegrato, dopo quattordici anni, e i due artisti avevano ormai impostata una vita separata, indipendente, arrivò allora per Popper un periodo di cambiamenti radicali...".»
«Come vede, già nel marzo dell'ottantasei i giornali annunciavano che all'inizio di settembre il celebre Popper avrebbe cominciato ad insegnare nella nuova Accademia musicale di Budapest, ora condotta da Liszt verso un avvenire glorioso per la patria che lui aveva lasciato quand'era un bambino di soli dieci anni.»
«Leggo qui che l'idea di Liszt era di innalzare la scuola di musica ungherese al livello dei Conservatori di Parigi, Lipsia, Vienna, Praga o San Pietroburgo, che all'epoca avevano prestigio e fama internazionali.»
«D'altronde era nata una monarchia Austro-Ungarica, e Budapest non poteva essere meno importante di Vienna, almeno in quanto ad Accademie nazionali, soprattutto se artistiche: lì si formava, o si conservava, l'orgoglio nazionale e il senso d'appartenenza a delle radici culturali ben coltivate e preservate.»
«Qui parla, infatti, delle difficoltà più politiche che economiche a far partire il progetto dell'Accademia di musica: è un certo Conte Albert Apponyi, membro del parlamento ungherese, ad appoggiare fortemente il progetto, e Liszt gli risponde offrendo la sua presenza alla sola remunerazione di "quiet time to work" nella sua "stanza privata" che in pratica è l'unica cosa che chiede. Poi De'ak scrive: "...Finalmente venne inaugurata la nuova scuola, nel '75, con Liszt nominato quale presidente."; un certo Franz Erkel ne era il direttore.»
«E lei s'immagini che Liszt era abituato a ben altre "stanze private": a Tivoli presso Roma, a Villa d'Este, nel Palazzo Altenburg a Weimar, della sua Principessa Wittgenstein...»
«Sì sì, qui dice che all'ingresso del suo appartamento c'era una targa bilingue, in ungherese e tedesco, che recitava: "Franz Liszt vedrà i visitatori il lunedì, mercoledì e venerdì, fra le tre e le quattro del pomeriggio", come il dottore, e: "tutte le lezioni le offriva senza parcella"... e qua scrive: "Il primo edificio dell'Accademia era situato in un'area di scarsa distinzione, chiamata 'Piazza del pesce numero quattro'..."; bel trasloco: da Villa d'Este a "piazza del pesce numero quattro"!...»
«Ma gli ideali patriottici prima di tutto! E non poteva essere peggio di casa mia: "Vienna, Neulinggasse numero quattro"... comunque Popper non arrivò in quella prima sede, ma nella nuova Accademia, un favoloso palazzo che prendeva quattro isolati del centro, in Súgar út, poi divenuta Ray Avenue, con una grande sala concerti, quattro piani di classi per l'insegnamento dei maggiori musicisti dell'epoca, fra cui Volkmann per la composizione, e un favoloso appartamento con balconata presidenziale, al secondo piano, riservato a Franz Liszt.»
«Ritiro l'osservazione sul bel trasloco: quell'uomo era lungimirante...»
«Sì, ma anche idealista, mi creda; in fondo poi prese i voti e si fece Abate...»
«Per dio! Con la vita che aveva fatto! Quando vedo le sue foto da vecchio mi sembra più un vecchio satiro che un sacerdote!»
«Beh, era stato un allievo di Salieri, in composizione... lei sa, gente losca, come insegnava il film "Amadeus" qualche anno fa...»
«Davvero? A Vienna, dunque. Non lo ricordavo. Certo è che Liszt con la composizione non fu affatto fortunato, proprio come Salieri...»
«Se intende la fortuna postuma, perché da vivi hanno avuto sufficienti soddisfazioni. Comunque Liszt, da bambino prodigio, aveva potuto ricevere lezioni anche da Beethoven, e girò l'Europa ancora giovinetto, conoscendo le personalità maggiori del suo tempo. Il suo incontro col sacro legno avvenne a Londra nel '25, dopo aver suonato per Giorgio IV nel Castello di Windsor; era in Inghilterra già da un anno, ma gli ci volle molto più tempo al fine di conquistarsi il posto giusto per le sue ambizioni: tornò ancora a Londra nel '27, poi, disgustato dalla mediocrità dei suoi successi, si dedicò all'insegnamento privato, tralasciando il concertismo. Fino al '34 furono anni di maturazione culturale e spirituale: fu in quel periodo che conobbe e divenne amico di Lamartine, Victor Hugo, e soprattutto di Heine. Ha mai letto "Il Rabbi di Bacherach" di Heinrich Heine?»
«No, mai...»
«Heine lo concepisce durante la Pasqua ebraica del '24, la sera tra il 12 e il 13 aprile, a Berlino. Poi lo scrive e lo riscrive, abbandona e riprende quel progetto, finché nel '40, a Parigi, lo pubblica come frammento. A quell'epoca era già universalmente famoso, e non lo si rammentava più come scrittore ebreo, ma tedesco, mentre lui stesso, in quegli anni, voleva scrivere per l'emancipazione dell'intera umanità, e non solo del suo popolo. Ma nel '26, quando abbandonò per la prima volta quella novella, lo fece perché si era fatto battezzare, e già subito dopo piangeva amaramente la sua disgrazia... questo faceva piangere e meditare anche Popper; guardi a pagina 31.»
«C'è una bella foto della tomba di Heine: "Nei suoi anni giovanili David Popper amava le grandi liriche e i poemi di Heine...";

 

 

 

 

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