Caro Claudio,
ti scrivo stasera mentre la brezza del mare mi raggiunge, dopo il temporale
di oggi pomeriggio. Un temporale durato solo cinque minuti... ha lasciato
le foglie a rincorrersi nel vento di levante. Poca acqua... quindi,
Rabbi Aqiva direbbe: poco marmo, a proposito del trono di Dio.
Ho ripensato al chiostro e al suo significato mistico, e anche relativo
al tempo che ritorna nei miei discorsi con te... e ritorna anagrammando
il tuo cognome: Crono. In più
ho scoperto che Ronco è
anche un fiume... e non lo sapevo prima di oggi, quando ti ho relazionato
con il tempo "esterno" e con l'acqua... quanti fili in questo labirinto,
che poi è uno dei significati del chiostro, e rappresenta la
ricerca, l'individuazione, il viaggio verso la Gerusalemme Celeste.
Ed è stato (il labirinto) una delle prime cose che ho voluto
che condividessi, come una delle cose che mi hanno portato al tuo sito
(L'Aleph di Borges, la casa di Asterione).
[...] i fili si riuniscono per diventare corde che vibrano, radici aeree
pur nella nostra diversità, che si fanno spazio che è
anche tempo.
Voi
che ntendendo il terzo ciel
movete,
udite il ragionar chè nel mio
core,
chio nol so dire altrui, sì mi par novo.
El ciel che segue lo vostro valore,
gentili creature che voi sete,
mi tragge nello stato ovio mi trovo.
Onde l parlar della vita chio provo,
par che si drizzi degnamente a vui:
però vi priego che lo mi ntendiate.
(Dante, Convivio, canzone 1)
E come giga
e arpa, in tempra tesa
di molte corde, fa dolce tintinno
a tal da cui la nota non è intesa,
così da lumi che lì mapparinno
saccogliea per la croce una melode
che mi rapiva, sanza intender linno.
Ben maccorsio chelli era dalte lode,
però cha me venìa "Resurgi" e "Vinci"
come a colui che non intende e ode.
Io minnamorava tanto quinci,
che nfino a lì non fu alcuna cosa
che mi legasse con sì dolci vinci.
(Dante,
Par XIV, 118-129)
Caro
Claudio,
quattro
terzine «musicali», aperte da una similitudine di tecnica
esecutiva dalle possibili ricadute teoriche importanti, e scandite
dalla ricorrenza dell'intendere. Lo strumento come la giga o l'arpa,
con le corde tese ed accordate rende un suono gradevole (tecnicamente,
genera una risonanza) ... e mi sembra di notare la sottile preoccupazione
di Dante, cioè l'ordine verbale, relativamente al testo dell'inno
che viene cantato e non immediatamente riconosciuto dal pellegrino,
circostanza spiegabile con l'impossibilità della piena comprensione
del mistero divino e dell'ineffabilità della rivelazione.
Ho una strana predilezione per il contrabbasso acustico che genera
una vibrazione profonda, che sembra parlare un linguaggio ctonio.
Molti contrabbassisti con i quali ho parlato (io non suono nulla,
se non il campanello), si sono meravigliati del mio sentire. E comunque
quasi tutti gli strumenti acustici a corda hanno su di me un duplice
effetto: il piacere dell'ascolto del pezzo ed una sottile eccitazione
risonante. E' come se un eterno fluire, per un attimo, fluisse anche
in me. Ed è anche per questo, forse, che trovo la musica elettronica
o computerizzata urticante, non per la qualità esecutiva, ma
per la mancanza di qualcosa del quale ignoro il nome...
Antonella.
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