BENEDETTINI
LA
"REGOLA" BENEDETTINA
S. Benedetto occupa un posto unico nella storia del monachesimo occidentale,
soprattutto per la composizione della Regola. Essa consta di un prologo
e di 73 capitoli e rappresenta la sintesi più matura delle
esperienze monastiche precedenti.
Dopo un primo momento di coesistenza con altre legislazioni monastiche,
la Regola di Benedetto finì per prevalere e per essere adottata
in tutti i monasteri in forza della sua intrinseca validità.
Dal prologo all'ultimo capitolo, san Benedetto istruisce ed esorta
i monaci ma, soprattutto, li ama.
Lo stile è calmo e sereno, come un discorso familiare fin dalle
prime parole: "Ascolta, o figlio, gli insegnamenti del maestro
e tendi l'orecchio del tuo cuore; accogli volentieri l'ammonimento
del padre affettuoso ed eseguiscilo con impegno".
Il monastero è scuola del servizio del Signore, ma una scuola
nella quale, dice il santo, "speriamo di non stabilire nulla
di aspro e gravoso".
Per comprendere meglio la vita dei monaci, offriamo una raccolta di
alcuni passi tratti dalla Regola.
L'ABATE
"Quando, dunque, qualcuno assume il titolo di Abate, deve esercitare
il suo governo sui propri discepoli con duplice insegnamento, mostrando
cioè tutto ciò che è buono e santo più
con i fatti che con le parole; di conseguenza, ai discepoli in grado
di intenderli deve spiegare verbalmente i comandamenti di Dio; mentre
a quelli duri di cuore e piuttosto semplici, è con l'esempio
del suo agire che deve insegnare i precetti del Signore ... Non faccia
l'Abate distinzioni di persone in monastero". (Cap . 2)
"Ogni volta che in monastero si deve trattare qualche affare
di particolare importanza, l'Abate convochi tutta la comunità
e sia lui stesso ad esporre la questione in esame. Ascoltato il consiglio
dei monaci, ci ripensi su e decida nel senso da lui ritenuto migliore.
La ragione per cui s'è detto di convocare tutti a consiglio
è che spesso il Signore rivela ad uno più giovane la
decisione migliore". (Cap. 3)
LA PREGHIERA E IL LAVORO
"Seguendo l'esempio del profeta che dice: "Ti ho lodato
sette volte al giorno", raggiungeremo questo sacro numero di
sette se adempiremo quanto c'impone il nostro servizio alle Lodi,
a Prima, Terza, Sesta, Nona, Vespro e Compieta". (Cap. 16)
"L'ozio è nemico dell'anima; è per questo che i
fratelli devono, in determinate ore, dedicarsi al lavoro manuale,
in altre invece, alla lettura dei libri contenenti la parola di Dio.
Di conseguenza, entrambe le occupazioni vanno a nostro avviso così
distribuite nel tempo loro proprio: la mattina i monaci, uscendo dall'Ufficio
di Prima, attendono ai lavori necessari fin verso le dieci; da quest'ora
fino a quando celebreranno Sesta si dedichino alla lettura. Dopo la
celebrazione di Sesta, il pranzo e poi il riposo a letto in perfetto
silenzio; nel caso che uno voglia continuare la lettura per suo conto,
lo faccia in modo da non dare fastidio a nessuno.
Nona la si celebri con un po' di anticipo verso le 14 e 30; poi si
torni al proprio lavoro fino a Vespro.
Se poi le particolari esigenze del luogo o la povertà costringeranno
i fratelli a raccogliere personalmente i frutti della terra, non se
la prendano, perché allora sono davvero monaci se vivono del
lavoro delle proprio mani come gli apostoli". (Cap. 48)
ASPETTI DI VITA QUOTIDIANA
"A nostro avviso, per il pasto quotidiano, da prendersi a mezzogiorno
o alle quindici, sono sufficienti in tutti i mesi dell'anno, in considerazione
degli acciacchi di questo o di quel monaco, due vivande cotte, perché
chi per caso non può mangiare una, si rifocilli con l'altra
... se sarà possibile avere frutta o legumi freschi, se ne
aggiunga anche un terzo ... l'astinenza dalla carne di quadrupedi
deve essere osservata assolutamente da tutti, tranne che dai malati
assolutamente privi di forze". (Cap. 39)
"... nei luoghi a clima temperato possono ad ogni monaco bastare
una cocolla (di panno di lana pelosa d'inverno, liscio o consumato
dal lungo uso d'estate) e una tunica, uno scapolare per il lavoro
e, ai piedi, calze e scarpe ... come arredamento del letto bastino
un pagliericcio, una coperta leggera, una pesante ed un cuscino".
(Cap. 55)
"Se possibile, vi sia un unico dormitorio; se impossibile, per
il gran numero, dormano in gruppi di dieci o di venti, sotto la vigilanza
dei decani, in un locale dove resti sempre acceso un lume fino al
mattino.
Dormano vestiti, con al fianco una cintura o una corda ma senza coltello,
perché non abbiano a ferirsi durante il sonno. Così
i monaci siano sempre pronti, perché appena dato il segnale
si levino e siaffrettino senza indugio all'Opera di Dio...".
(Cap. 22)
OSPITALITÀ
"Non appena dunque l'ospite si annunzia gli vadano incontro i
superiori ed i fratelli con tutte le premure che lo spirito di carità
comporta ... con particolare attenzione e riguardo siano accolti specialmente
i poveri ed i pellegrini, perché è proprio in loro che
si accoglie ancor di più il Cristo; ché la soggezione
che i ricchi incutono, ce li fa da sola onorare". (Cap. 53)
ATTENZIONE AI PIÙ DEBOLI
"L'assistenza che si deve prestare ai malati deve venire prima
ed al di sopra di ogni altra cosa, sicché in loro si serva
davvero il Cristo.
... I fratelli malati abbiano un locale a loro riservato ed un infermiere
timorato di Dio, attento e premuroso ... ai ma lati del tutto debilitati
sia anche concesso di mangiare carne perché riacquistino le
forze". (Cap. 36)
"Per quanto l'uomo sia portato naturalmente ad essere tenero
di cuore verso queste due età, cioè a dire, i vecchi
ed i fanciulli, tuttavia provveda loro anche l'autorità della
regola. Nei loro riguardi si tenga sempre conto della debolezza "delle
forze e non si applichino mai le restrizioni alimentari previste dalla
regola ma, con amorevole comprensione, si consenta loro di prendere
i pasti prima dell'ora fissata per la refezione". (Cap. 37)
L'OBBEDIENZA RECIPROCA
"Tutti i fratelli non obbediscano solo all'abate, ma si obbediscano
anche a vicenda, tenendo per fermo che essi andranno a Dio per questa
via". (Cap.71)
LA
GIORNATA DEL MONACO
Prima
dell'alba il monaco si alza al suono della campana e si reca in
chiesa per la recita dell'ufficio notturno, che termina con le
lodi mattutine.
Al termine di questo spazio di tempo riservato alla preghiera
il monaco inizia il proprio lavoro, che non interrompe più
sino alla Messa conventuale, centro di tutta l'ufficiatura e punto
culminante della vita monastica.
La campana dell'Angelus ricorda l'ora del pranzo: nel refettorio
l'abate benedice la mensa ed il lettore che, come vuole la regola,
leggerà un brano di S. Scrittura durante il pasto.
Dalla lettura ad alta voce deriva naturalmente la legge del silenzio
per evitare ogni diminuzione di raccoglimento.
A tavola i monaci si servono a vicenda, a turni settimanali.
Dopo il pranzo c'è un'ora di ricreazione comune. Pare che
la ricreazione attuale dei monasteri benedettini non risalga alle
origini dell'istituzione monastica, sebbene la Regola di S. Benedetto
assegnasse già ai monaci qualche momento al giorno per
lo scambio delle parole necessarie: comunque, dal IX secolo, la
ricreazione è ammessa ovunque ed attualmente avviene due
volte al giorno, a mezzogiorno ed alla sera.
Al termine della ricreazione i monaci ritornano al loro lavoro.
La campana della cena riunisce di nuovo la comunità monastica
per un pasto rapido e frugale, seguito da una breve ricreazione.
Quindi il monastero si immerge nel silenzio: è l'ora di
compieta, la preghiera della sera, l'ultimo atto della giornata
del monaco.
L'abate benedice i monaci e, dopo qualche altra preghiera per
i morti o alla Vergine, tutto tace.
La lunga ed operosa giornata del monaco è chiusa.
Da compieta all'indomani mattina, finito l'ufficio notturno, nessuno
può rompere il silenzio senza un grave motivo.
File prelevato dal sito:
http://www.augustea.it/dgabriele/
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