Un concerto di Jean Guillou

all’Organo della Basilica della Salute,
in Venezia,

5 novembre dell'anno 2000.


 



Per Susan Wise.

Ti ho vista appoggiarti alla colonna dell'Est, gli occhi bassi, a inseguire le losanghe e i raggi di quel pavimento che è mappa dell'universo. Sembravi attraversata e ferita da frecce invisibili, avanti e indietro, verso il cerchio sacro di rose, nel centro assoluto del tempio, che non irradiano più il mondo, che non vibrano più all'energia di nessuna fede.
Tre suoni per un'armonia, tre parti di un concerto, tre stanze in un Tempio, tre porte per entrarvi, tre bocche di un Organo.
Bach, in lingua tedesca, è "ruscello". E sembrava scendere come acqua purissima dal retro delle grandi canne, dividendosi nello spazio, in tripartita corsa verso quel cerchio di rose appassite dentro all'eternità di marmi preziosi. Là eravamo noi, già sommersi dai suoni del mondo. Cosa poteva emergere, se non la nostra anima ferita?
Scorrevano ruscelli di suoni liquidi, e l'uno nell'altro tessevano velluti impalpabili, sfuggenti, disfatti. Sciogliendosi tra i corpi seduti di fronte all'incomprensibile —ignari, indifferenti spettatori del nulla— ruscelli virtuosi di note formavano riccioli e volute barocche, ma confuse pennellate ne stemperavano i disegni, come acquerelli caduti nell'acqua torbida.
Eppure, prima, piccoli colpi di suono, simili a carezze e teneri buffetti affettuosi, avevano toccato ogni corpo presente in quell'assemblea: la mano diafana del grande organista sfiorava ognuno, con dolcezza intrisa di amore e di nostalgia. E sfioravano danzando come farfalle nei prati, lasciando fuori i suoni del mondo, accompagnandoli e camuffandoli in una danza gentile, e il pianto dei bambini, e il chiacchericcio stupido della gente semplice, e il rombo continuo, inarrestabile, inquietante e terribile delle macchine industriose dell'uomo... quanto era dolce e terribile quell'Organo...
Portava lacerti di memoria da altri universi ormai cancellati. Maestosità ormai solo flebile respiro, e affaticato e pesante, appena rifesso negli echi subacquei della nostra ignoranza.
Non ho visto da quale porta tu eri uscita, ma spero fosse quella dei bambini; non al centro, né a sinistra o a destra, o in alto o in basso: scivolando sul fluire dei ruscelli, cogliendo rose fresche e vive, capovolgendo il mondo...

 


LEGENDA


Cara Susan,


forse ci sono cose che non conosci o che non sai:
la Basilica della Salute è costruita come un grande "amuleto" contro il male; il suo Altar Maggiore mostra con le sue statue "il male", ossia la peste, in forma di una vecchia donna cacciata dall'Angelo con una fiamma; il pavimento del corpo principale della Basilica, a pianta rotonda con otto colonne, ha nel centro una corona di rose in preziosi marmi orientali colorati.
Un ambiente ovale di fronte all'Altar Maggiore, e un altro rettangolare dietro, dov'è l'Organo, portano a tre gli spazi pubblici della Basilica, in modo "musicale": dal Tono principale (DO), che è quello dell'Organo (quattro lati come i Punti Cardinali e le lettere del Nome di Dio), la prima "espansione" del suono (o della "Parola"divina) nell'ovale ("l'abbraccio", simile a quello della colonnata del Bernini a S. Pietro, in Roma) è la "Terza" dell'accordo (MI), e la seconda espansione è lo spazio circolare del grande corpo principale, dove la risonanza "dominante", ossia la "Quinta" (SOL), quella che rende intellegibile il suono, si espande "universalmente".
Le note DO MI SOL formano il perfetto accordo, e sviluppano le ottave superiori e inferiori del suono. La musica si esprime nelle dissonanze, e nel loro viaggio di ritorno verso la consonanza perfetta dell'Accordo Maggiore, ossia quello in cui la quinta (SOL) è prodotta dall'unione perfetta di DO e MI, primo e terzo grado della scala maggiore, UNO e TRE come l'unità della divina Ippostasi di "Padre, figlio e Spirito Santo".


La lezione di Bach,
attraverso Jean Guillou all'Organo della Salute:


1-Dai 4 Duetti del "Clavierubung" BWV 802-805 Jean mostra nell'unione del maschile e del femminile l'espansione del divino TETRAGRAMMA.
2-Nella Pastorale BWV 590 i "Pastori" della Chiesa, in moto ternario, guidano il popolo di Dio al Mistero, con il grande "abbraccio" della Fede.
3-Con la Fantasia cromatica e Fuga in Re minore BWV 903 il Maestro scende nel mondo e nella sua follia; in nessun luogo è Verità, in nessun luogo c'è alcuna direzione di giustizia; solo la perfetta consapevolezza del "Contrapunctus" può permettere all'Amore la vittoria sulle tenebre del male.


Il concerto di Jean:

1-Extraits de "Pièces Furtives", dove con sapienza e delicatezza sfiora i nostri sensi e ci richiama all'ascolto ("the ambush strategy"). Jean offre all'inizio se stesso e la sua conoscenza della musica.
2-Il "Corpus" della Lezione universale di Bach.
3-L'improvvisazione; l'effimero e inafferrabile percorso del massimo amore; chi ha potuto seguirlo avrà intravisto la Promessa, ma non potrà trattenerla a sé. Chi non poteva raggiungere la comprensione, avrà mosso se stesso nella com-mozione.




E tu dici che la fede non ha più significato?
E vorresti credere che il mondo possa sopravvivere senza Dio?
O che Dio sia rintracciabile semplicemente nella segreta intimità dell'animo, così che ognuno possa avere il suo Dio personale?
Ti sbagli, Susan. Senza preghiera e rito, Dio è soltanto la nostra confusa follia, o il paradossale, insensibile, silenziosissimo orrore del vuoto e del nulla. E dove preghiera e rito servono e magnificano solo più il nostro egoismo, la nostra confusa follia genera odio, dolore e violenza distruttiva.
La natura, di per sé, non può essere d'aiuto; essa deve venir "corretta" dall'Arte per la vita dell'uomo: dal campo coltivato col grano e non lasciato alle erbacce, al suono coltivato in Musica o in Parola significante. Dal paesaggio razionalizzato con sapienza vitale, alla sua "immagine" rappresentata nella natura della mente, in un'opera d'Arte che diventa visione di mondi possibili. E soprattutto la natura non può essere "depredata" da incoscienti ladri: né quella terrena, né quella intellettuale e spirituale. Per questo c'è bisogno di mantenere assolutamente stabile un equilibrio fra l'etica e il bisogno di energie cui l'essere umano è inevitabilmente, costantemente sottomesso.

Le rose di marmo di un maestoso tempio ora sono inutilmente calpestate e non profumano, solo se vengono a mancare del nostro amoroso rito, che con gli occhi della mente le solleva e le fa splendere di luce, mentre distribuisce intorno gocce preziose d'essenze profumate, ad addolcire gli animi carichi di dolore.
Per questo alla fine di ogni Shabbat il rituale ebraico prevede di annusare un profumo, passandosi l'un l'altro il contenitore mentre si recitano benedizioni e ringraziamenti; quel profumo, però, non viene bruciato, come accade invece con l'incenso o con altre spezie: il profumo della fine del Sabato ha solo bisogno del nostro aspirare per "ascendere", e del solo "calore" del nostro pensiero. Inizia infatti un nuovo ciclo mondano di vita e lavoro nella tenebra del mondo; ognuno ha più o meno ricevuto il riposo del Sabato, ma dovrà ricevere anche l'energia del profumo, che si imprime come nient'altro nella memoria più profonda, e si riproduce quasi miracolosamente nel nostro organo dell'olfatto a partire da presenze talvolta minime, proprio come accade ai cani, che coll'olfatto scoprono tracce di cose o persone altrimenti "irrintracciabili".
La nostra Arte, allora, deve somigliare proprio a questo: essenze profumate rare e preziosissime, lasciate a piccole gocce sulle strade confuse del mondo. E le corone di rose rifioriranno, mentre le loro spine non ci faranno più paura.


Claudio.


 

 

 

 

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