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Ci sono sempre stati tempi in cui la musica rappresentava il momento privilegiato di comunicazione con l'invisibile, l'impalpabile, l'ineffabile; là dove la parola iniziava a manifestare il suo fallimento, era certamente la musica a realizzare una comunicazione capace di spostarsi "oltre" l'esperienza emotiva articolata nello spazio e nel tempo dell'uomo, per penetrare così nell'idea del "tempo" di Dio, senza un prima e senza un dopo, senza inizio e senza fine. Erano tempi, quelli, in cui la comunità umana si riuniva ritualmente nel canto e nella danza, e in queste arti ogni movimento del corpo o del suono musicale si rovesciava in movimento dell'anima, libera dal peso della materia fisica, fluttuante oltre lo scorrere del tempo.
In quello spazio e in quel tempo —dove il ritmo è pulsazione dell'anima, il suono armonico ne è il corpo, la melodia l'identità e volontà— la musica rappresentava ciò che gli antichi chiamavano "Anima Mundi".

C.R.

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