Il
dolore di Shylock e il violino del Re David.
Una
performance musicale di Claudio Ronco, per il Ghetto di Venezia,
con
violino, violoncello, percussioni, voci recitanti e un ballerino-mimo.
Musica
di Claudio Ronco, testi dal "Mercante di Venezia"
di William
Shakespeare.
Colui
che vediamo sul palcoscenico
è Shylock nella notte immediatamente seguente il suo processo,
quello che lo vede condannato a farsi cristiano e consegnare tutti
i suoi averi secondo la volontà del tribunale che l'ha condannato.
La gentile danza amorosa
che conclude la storia del Mercante di Venezia è già
iniziata:
tutti sono nella villa di Porzia, in campagna,
dilettati dai musici e dalle canzoni
della festa.
Shylock
non aveva veramente più nulla da dirci?
I
scena.
Coro
femminile: "Come ho! and wake Diana with a hymn, with sweetest
touches pierce your mistress'ear, and draw her home with music."
(Merchant of Venice, atto V, scena 1)
La
registrazione di un coro di voci femminili che declama queste parole,
simile a un coro greco, amplificato nel campo del ghetto nuovo
di Venezia da altoparlanti e dalla "cassa acustica" architettonica
del portico delle banche, annuncia l'inizio dell'azione: su un palco
montato di fronte al portico un ballerino mimo vestito di una lunga
tunica scura e di un turbante nero è inginocchiato in atto
di pregare; inizia a diffondersi la musica: due percussionisti suonano
ai due lati del palco, su uno "sfondo" di musica registrata;
improvvisamente, il mimo comincia a fabbricare altari immaginari,
febbrilmente li adorna con tessuti preziosi, candelabri, invisibili
oggetti di culto, poi li distrugge, li calpesta, e di nuovo li ricostruisce;
si dispera, si strappa le vesti, poi si ricompone e prega, invoca,
maledice, e poi loda Dio. Intorno, nel "paesaggio sonoro"
della musica, si ascolta ripetere incessantemente il tono umiliato
e sommesso dell'ultima frase di Shylock: "I pray you give
me leave to go from hence, I am not well, -send the deed after me,
and I will sign it."
Si
spegne la luce sul palcoscenico e si illumina lo schermo posto lì
dietro, all'altezza delle finestre del primo piano delle case; in
quello si vede un violoncellista, seduto negli ambienti degli antichi
"banchi di pegno", e poco dopo un violinista, dal lato opposto dell'ambiente;
il suono dei loro strumenti si espande nel campo attraverso l'amplificazione.
Il violino suona sulle note dei teamìm, i segni musicali della Bibbia
ebraica, rappresentando così la preghiera, la leggerezza dell'elevazione,
il distacco dalle cose terrene; il violoncello traduce le stesse note
nella gravità di suoni dolorosi e tragici, espressione del dolore,
della paura, della disperazione, della rabbia; dietro di loro, uno
schermo televisivo muto ripropone la scena avvenuta sul palco di Shylock.
Il violino e il violoncello non suonano mai insieme, ma sempre uno
alla volta, ognuno concentrato sulla sua caratteristica sonora ed
espressiva. La solitudine del violino e del violoncello suggerisce
anche la loro reciproca "incomunicabilità", mentre nei loro caratteri
maschili e femminili violino e violoncello rappresentano la comunicazione
interrotta fra uomo e donna, fra esseri complementari eppure incapaci
di compenetrarsi. Il violino del re David e il violoncello che diventa
la voce spezzata e sofferente di Shylock scompaiono dalla prima scena,
sommersi dalle voci registrate, che sovrapponendosi e moltiplicandosi
declamano ancora i due frammenti estratti dal testo shakespeariano.
II
scena.
Coro
femminile:"Let music sound while he doth make his choice,
then if he lose he makes a swan-like end, fading in music."
(Merchant of Venice, atto III, scena II, Porzia)
Shylock
ora è vestito di bianco, e si muove trascinando ampi lenzuoli
immacolati, di cui si veste e si sveste, si copre come sotto una tenda
e poi come d'un sudario; raccoglie il lenzuolo e tenta di farne ali
per volare, vele per navigare; raccoglie il vento, cerca di imprigionarlo
nella stoffa, si stringe e soffoca nei panneggi, ne entra ed esce
come mimando un parto e un ritorno nel ventre materno, mentre a tratti
un faro rosso scuro colora come sangue i drappeggi che lui anima in
scena.
Suonano
intorno a lui i percussionisti, ora anche con delle campane tubolari,
quando Shylock è avvolto dal colore del sangue. Intorno si
ascolta ripetere il frammento della sua risposta all'invito a cena
rivoltogli da Bassanio nel I atto: "Yes, to smell pork, to
eat of the habitation which your prophet the Nazarite cojured the
devil into: I will buy with you, sell with you, talk with you, walk
with you, and so following: but I will not eat with you, drink with
you, nor pray with you. What news on the Rialto? who is he comes here?"
(M.of V., atto I, scena III, Shylock)
Si
spengono nuovamente le luci e riappaiono sullo schermo il violino
e il violoncello, con la loro musica di solitudine, di inni sacri
e pianti profani, interrotta ancora dal coro femminile che aveva aperto
la scena.
III
scena.
Coro
femminile:"There's more depends on this than on the value,
-The dearest ring in Venice will I give you, and find it out by proclamation,
only for this I pray you pardon me!"
(Merchant of Venice, atto IV, scena I; Bassanio a Porzia)
Shylock
è nuovamente in nero. Si agita per il palco come invocando
un perché a un Dio impietoso e maledetto. Sullo schermo appaiono
immagini di facciate di case e finestre che sembrano occhi e orecchie;
si ascolta ripetere la sua frase: "What are there masques?
Hear you me Jessica, lock up my doors, and when you hear the drum
and the vile squealing of the wry-neck'd fife, clamber not you up
to the casement then, nor thrust your head into the public street
to gaze on Christian fools with varnish'd faces: but stop my house
ears (...)"
(Merchant of Venice, atto II, scena V, Shylock)
Shylock
alza le mani al cielo, si dispera di fronte a quelle finestre, si
batte le mani sugli orecchi per non sentire; i percussionisti suonano
con estrema forza dei grandi timpani, come per ucciderlo col loro
fragore. La scena si evolve in concitazione, violenza, per giungere
a un climax di gesti e suoni cui segue un improvviso silenzio, comandato
dal crollare a terra di Shylock. Egli sembra morto, immobile e contorto
nel dolore, come fosse caduto da una delle finestre. Iniziando pianissimo,
si sente ripetere l'ultima frase di Shylock frammentata e moltiplicata,
in continuo e lento crescendo, fino al riprendere delle percussioni.
Shylock lentamente si riprende, si rialza, comincia nuovamente la
sua danza di rabbia e frustrazione. Sul culmine del nuovo crescendo
tutto s'interrompe di colpo e appare sullo schermo il violino, mentre
nel silenzio immediato della voce e delle percussioni si leva solenne
una melodia ebraico-veneziana per lo "Shemà Yisrael", la professione
di fede ebraica, nel timbro chiaro, innocente della prima corda del
violino. Il violoncello si unisce subito dopo l¹esposizione del tema,
all'ottava bassa, e gradualmente la melodia si sviluppa in contrappunto
a due voci: violino e violoncello cantano insieme; Shylock, ritto
di fronte allo schermo, si copre il capo e le spalle col manto di
un lenzuolo nero che, girato al contrario, diventa bianco. Shylock
ascolta i due strumenti restando immobile, in un cono di luce che
si stringe intorno a lui. Gradualmente, con molta lentezza, le sue
braccia si allargano e allungano con due aste di legno, mentre il
corpo resta completamente coperto dal largo manto bianco. Quando la
musica finisce, la figura del mercante ebreo appare al pubblico come
un grande triangolo bianco, un monte sacro, immacolato, una tenda
sacerdotale, una piramide. La sua figura frontale appare sullo schermo,
le braccia aperte come quelle del crocifisso, lo sguardo ritto verso
il cielo. Lo spettacolo è giunto al termine.
La
durata complessiva della performance è di circa trenta minuti; per il
pubblico è dunque possibile assistere anche restando in piedi, offrendo
solo un numero minimo di sedie per coloro che ne hanno necessità. Prima
e dopo lo spettacolo-concerto, si ascoltano amplificati ai quattro angoli
del campo due brani registrati, uno per pianoforte e uno per marimba,
che continuano a ripetersi alternati per 60 minuti, durante i quali
i convenuti sono invitati ad aggirarsi liberamente nel ghetto, e rendere
quel luogo "teatro", proprio con il loro occupare i suoi spazi, percepire
le sue risonanze, le sue suggestioni e, soprattutto, concentrandosi
sulle traccie della memoria storica che ogni mattone ed ogni pietra
di quel luogo testimonia e conserva. È possibile pensare a delle installazioni
effimere, come immagini o brevi testi collocati nello spazio del ghetto;
di fatto, il tempo passato in quel luogo prima e dopo lo spettacolo
dovrebbe essere una sorta di "visita meditata" dell'antico
ghetto ebraico, il primo ghetto della storia.
Atrezzature
tecniche: due telecamere
a circuito chiuso: una davanti al palco all'aperto e un'altra nell'interno
dell'antico banco ebraico; un maxischermo (mt. 4X3) per proiezioni
digitali appeso dietro il palco esterno, e un televisore di grandi
dimensioni appeso fra il violinista e il violoncellista; impianto
di amplificazione con sei microfoni (due per violino e violoncello
e quattro per i percussionisti) e almeno sei casse acutiche per esterni;
tecnico del suono; registratore digitale; impianto luce con tre proiettori
e filtri colorati per un palco largo mt 5X3 e alto due metri; almeno
20 metri di stoffa bianca e altrettanti di stoffa nera; un ampio lenzuolo
a doppia faccia (bianca e nera) con struttura pieghevole di aste di
legno, per realizzare la figura finale del triangolo; due palchetti
mt. 2X1 alti cm.50 per il violinista e il violoncellista all'interno
dell'antico banco ebraico.
Costumi: abito bianco per il violista e nero per il
violoncellista; tuniche lunghe e turbanti bianchi e neri, una maschera
sul volto per Shylock; la maschera è disegnata per rappresentare
i canoni tradizionali della figura dell'usuraio ebreo: naso aquilino,
smorfia contorta, barba a punta, ma realizzata con forte stilizzazione
e colorata di rosso sangue.
Claudio
Ronco, Venezia, maggio 2000.
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