Bach à Venise



extraits

RADIO SUISSE ROMANDE
ESPACE2

Un réportage de David Meichtry
avec le violoncelliste Claudio Ronco

 

 

Terza Suite:

La mente è un giardino.

estratto

« Le temps que lui laissaient ces mille affaires, ses offices et son bréviaire, il le donnait d'abord aux nécessiteux, aux malades et aux affligés; le temps que les affligés, les malades et les nécessiteux lui laissaient, il le donnait au travail. Tantôt il bêchait la terre dans son jardin, tantôt il lisait et écrivait. Il n'avait qu'un mot pour ces deux sortes de travail; il appelait cela jardiner.
—L'esprit est un jardin, disait-il. »

(Victor Hugo, Les Misérables, Livre I - Chapitre V)

 

Nel giardino di Susan.


Oasi magica, all’incontro di due canali occupati da barche simili ad automobili di qualsiasi moderna città, nelle vicinanze di Campo Santa Margherita, chiassoso luogo d’incontro degli studenti residenti in Venezia. Intorno, la visione “ripulita” della splendida facciata gotica di palazzo Priuli: i barchini di plastica parcheggiati sulla riva sono nascosti dal muro coperto d’edera, e fortunatamente nessuno ha ancora ancorato su quel tetto antenne televisive o, ancor peggio, ombrelli satellitari...

Susan, americana cresciuta a Parigi, poetessa in lingua francese, dopo una vita vissuta tra Francia, Spagna e Grecia, oggi è una vivacissima, anziana signora, da ormai dieci anni residente a Venezia; siede con noi offrendo tè e pasticcini; ci parla del suo amore per quel giardino nascosto tra i muri di Venezia, e ce ne descrive i fiori e le piante. Un giardino è come la mente… o meglio: “La mente è un giardino”… Leggiamo quel breve passo di Victor Hugo, da Les Misérables:
« Il tempo lasciatogli da quelle mille faccende, dagli uffici e dal breviario lo dedicava, prima di tutto, ai bisognosi, ai malati ed agli afflitti, poi, il tempo che gli afflitti, i malati, i bisognosi gli lasciavano, dedicava al lavoro. Ora zappava la terra in giardino, ora leggeva e scriveva, ed aveva una sola frase per entrambe le specie di lavoro: chiamava ciò occuparsi di giardinaggio. “La mente è un giardino”, diceva. »

Suono due danze dalla seconda Suite: una in casa, l’altra tra i fiori del giardino…

Susan ci parla dell’amore, e ci dona una sua poesia, per meditare sulla morte e sulla vita, sulla malattia e sulla guarigione. Giungiamo infine a René Char, suo maestro, con questi pensieri:

"Quand on a mission d’éveiller on commence par faire sa toilette dans la rivière." [è uno dei suoi lampeggianti aforismi: Quando la nostra missione è quella di svegliare, si comincia col lavare se stessi nel fiume.]
"Celui qui invente, au contraire de celui qui découvre, n’ajoute aux choses, n’apporte aux êtres que des masques, des entre-deux, une bouillie de fer." [Colui che inventa, diversamente da colui che scopre, non aggiunge alle cose, non apporta agli esseri che delle maschere, sentieri a metà, un boccone di ferro.]
"La poésie est à la fois parole et provocation silencieuse, désesperée, de notre être-exigeant pour la venue d’une réalité qui sera sans concorrente. Imputrescibile celle là. Impérissable, non; car elle court les dangers de tous. Mais la seule qui visiblement triomphe de la mort matérielle. Telle est la Beauté apparue dès les premiers temps de notre coeur, tantôt dérisoirement conscient, tantôt lumineusement averti." [La poesia è, di volta in volta, parola e provocazione silenziosa, disperata, del nostro desiderare una realtà che non teme eguali. Immarcescibile. Imperitura, no; perché corre i rischi di tutti. Ma la sola che visibilmente trionfa della morte materiale. Tale la Bellezza: apparsa fin dai primi tempi del nostro cuore, ora risibilmente cosciente, ora luminosamente attento.]
E infine:
"La poésie me volera ma mort." [La poesia ruberà la mia morte].



continua con:

Suite IV

 

foto di:
Emanuela Vozza e Giovanni Costantini

 

 

 

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