Il dono.

 

 

 

Ahasvero rispose subito al telefono e si disse felice di venire al concerto, così avremmo potuto bere qualcosa insieme in un locale di sua conoscenza, proprio lì vicino. Lo scoprii diverso da come credevo di ricordarlo: più alto, più giovanile, elegantissimo, quasi un'altra persona.
«Voglio subito un suo autografo: qui, sulla sua foto nel programma! Sa, le sono davvero molto grato per questo concerto. Ma in particolare per quel che lei ha suonato al violoncello: tutto il resto mi è sembrato insignificante. Davvero, mi creda, la mia non è adulazione opportunistica: sono stato davvero colpito e commosso.»
«Ho fatto del mio meglio. D'altronde io credo che se la musica non si articola nei fatti della vita non vale niente, e per quei miei colleghi la musica è soltanto musica, e le note che eseguono. Anch'io non sono contento di quello che ho fatto con loro, così ho suonato, in effetti, come se fossi stato solo... »
«Forse non ci resta ormai più null'altro disponibile da fare...»
«Perché mi dice questo? Crede davvero che se noi ci mettessimo finalmente a ricordare tutte le lezioni veramente conservate nell'Arca della cultura barocca, e non solo quelle di estetica e di stile, non potremmo godere oggi di quella meravigliosa utopia che era il mondo della loro musica?»
«...Utopia, dice lei... è un'isola in cui non sono ancora mai stato, e sì che viaggio in continuazione.»
«Io sì. L'ho visitata mille volte, anche se ero sempre solo.»
«Vede? Non ci resta altro...»
«Può darsi, ma io so con certezza che esiste e non è un'isola! Sarebbe proprio lì, nel suonare davvero insieme un Concerto grosso di Corelli, o una Sinfonia! Ma non c'è, non esiste, oppure è un'isola, fintanto che tutto avviene nell'ovvio, nella confortevole banalità di una prestazione professionale, o con l'unico scopo di compiacere un pubblico, o peggio ancora, chiusi nella vanità del proprio frammento del tutto.»
«Infatti, infatti! Lei suonava come se fosse stato solo, ma in effetti suonava insieme ad altri musicisti che non c'erano, se non nella sua "utopia". Ecco perché ero così affascinato! Era musica d'insieme, suonata da una sola parte di un tutto, che pure, in qualche modo, finiva coll'esser presente nella sua completezza! Forse dovrei scegliere di ascoltare solo il Basso Continuo di tutta questa musica, così mi assicurerei il godimento, anziché la noia che ci trovo abitualmente.»
«Che idea simpatica! Molto contemporanea: dovrei usarla come compositore...»
«La prego, non lo faccia: c'è già troppa roba nelle biblioteche musicali. Scriva, piuttosto; Verba volant...»
«È per questo che mi ha regalato la penna?»
«Sì, ma ora avrei un'idea migliore. Vediamoci domattina, tanto ormai sarà sicuramente libero dalle prove per il concerto...»

 

 

 

 

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© C. Ronco 1999. Tutti i diritti riservati.