E' ormai noto a tutti che terremoti, alluvioni, eruzioni vulcaniche, frane, si manifestano quasi sempre, nei territori dove in passato tali eventi hanno causato sistematiche distruzioni e disagi di ogni tipo alla popolazione.
Negli ultimi anni, la distruzione dei beni e i danni alla popolazione sono aumentati per un uso dissennato del territorio e delle risorse che hanno elevato, in maniera critica, il valore esposto e quindi, l'entità del rischio in aree notoriamente pericolose. Se la ciclicità è un fattore costante per un fenomeno calamitoso, l'entità del danno ed il tipo di soccorsi sono parametri variabili; per questo si dice che le emergenze non sono mai uguali fra di loro a parità d'intensità dell'evento che si manifesta.
Per questa ragione, gli operatori di protezione civile debbono essere pronti a gestire sia "la prevedibilità" sia "l'incertezza", intesa come l'insieme di quelle variabili che di volta in volta caratterizzano gli effetti reali dell'evento.
La "gestione dell'incertezza" si affronta con il principio della massima prevenzione. Nell'attività preparatoria della protezione civile, questo principio corrisponde a gestire in maniera corretta il territorio, ad organizzare una corretta informazione alla popolazione sui rischi che incombono e all'adozione, nel piano locale di protezione civile, di linguaggi e procedure unificate fra le componenti e le strutture operative che intervengono nei soccorsi.
Di fondamentale rilevanza è anche l'organizzazione di periodiche esercitazioni di protezione civile con la popolazione ed i soccorritori per passare dalla "cultura del manuale" alla "cultura dell'addestramento".
La legge 24 Febbraio 1992, n.225 - "Istituzione del Servizio Nazionale di Protezione Civile" sancisce il riconoscimento giuridico di una autorità di governo che assegna al Sindaco la responsabilità in via immediata e diretta del soccorso e dell'assistenza alla popolazione.
Nella struttura della Protezione Civile, il Sindaco è pertanto chiamato ad affrontare con immediatezza l'impatto di un qualsiasi evento calamitoso ed a soddisfare le esigenze di primo intervento, imbastendo, così, le premesse, per le successive azioni dall'esterno più adeguate e rispondenti.
Al verificarsi dell'emergenza nell'ambito del territorio comunale:
assume la direzione ed il coordinamento dei servizi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite e provvede agli interventi necessari;
segnala con immediatezza al Prefetto ed al Presidente della Giunta Regionale l'insorgere di situazioni di pericolo o il verificarsi di eventi calamitosi che abbiano comportato, o possano comportare, grave danno all'incolumità delle persone o ai beni;
richiede al Prefetto l'intervento di altre forze e strutture quando la calamità naturale o l'evento non possono essere fronteggiati con i mezzi a disposizione del Comune.
La legge sopra enunciata, amplia, le competenze del Comune, estendendole a quelle attività di previsione e prevenzione che, nella sequenza operativa di un evento calamitoso, costituiscono a monte la barriera capace di contenere i fattori di rischio ed i danni causati da un evento, sia naturale, sia provocato dall'uomo.
2. Contenuti generali del Piano di Protezione Civile.
Il Piano Comunale di Protezione Civile, dovrà contenere, in linea generale:
1. i programmi di previsione e prevenzione;
2. le informazioni alla popolazione;
3. i processi fisici che causano le condizioni di rischio e le relative valutazioni;
4. i precursori;
5. gli eventi;
6. gli scenari;
7. le risorse disponibili.
Tale Piano dovrà, poi, essere strutturato nelle seguenti parti fondamentali:
a) Parte generale;
b) Lineamenti della pianificazione;
c) Modello di intervento.
Affinchè i vari Piani di Protezione Civile Comunali o Intercomunali siano il più possibile omogenei tra di loro, per un più facile coordinamento organizzativo ed operativo tra i vari Enti Pubblici preposti agli interventi, è opportuno strutturare il Programma di Lavoro facendo esplicito riferimento alle linee guida per l'elaborazione del Piano Comunale di Protezione Civile redatte dalla Regione Piemonte (Presidenza della Giunta - Settore Gabinetto - Servizio di Protezione Civile) negli anni 1995-96, in recepimento della L. 24/02/1992 n° 225 "Istituzione del Servizio Nazionale della Protezione Civile", i cui punti dovranno essere mirati alla realtà territoriale su cui si opera e possono essere così riassunti:
1. Descrizione, esame e valutazione del territorio comunale:
dati generali;
caratteristiche geomorfologiche;
situazione idrografica;
insediamenti umani;
insediamenti industriali ed impianti.
2. Ipotesi di rischio (carta del rischio):
eventi naturali;
eventi antropici.
3. Mappe di vulnerabilità (per ogni ipotesi di rischio):
popolazione;
viabilità;
infrastrutture;
patrimonio zootecnico;
patrimonio forestale.
4. Struttura comunale di Protezione Civile:
il Comitato Comunale (per aree funzionali);
l'ufficio comunale di Protezione Civile;
la sala operativa.
5. Le risorse ("Progetto Mercurio").
6. Le procedure operative:
fasi dell'intervento;
enti da allertare o allarmare al manifestarsi di una situazione di emergenza;
i collegamenti;
la messaggistica.
7. L'informazione e l'allertamento della popolazione:
i contenuti della comunicazione:
preventiva
in emergenza
gli utenti dell'informazione;
mobilità e mezzi.
8. Cartografia.
La prima parte del lavoro dovrà consistere nell'analisi delle caratteristiche del territorio comunale, partendo da dati semplici, quali l'estensione del territorio comunale ed il numero di abitanti, ripartiti per frazione, scompone nelle sue caratteristiche, l'ambiente comunale, individuandone i punti forti, le zone critiche e le aree sicuramente a rischio.
La fase successiva dovrà prevedere l'esame preventivo dei rischi, che possono determinare situazioni di emergenza a danno della popolazione del Comune. Essa si fonda su una serie di dati, tra cui l'analisi storica degli eventi calamitosi che si sono verificati nel passato sul territorio Comunale, tenendo conto della loro frequenza e dell'incidenza che hanno avuto sulla collettività. Vanno, inoltre, individuate e considerate le strutture presenti sul territorio Comunale, che altrove hanno già determinato l'insorgere di situazioni di pericolo.
La terza fase del Piano si dovrà incentrare sull'elenco delle risorse disponibili. L'immediatezza di un intervento in caso di calamità è subordinata al preventivo accertamento delle risorse disponibili sul territorio comunale. Il Piano, a tale scopo, individua le disponibilità di personale, di mezzi, di attrezzature e infrastrutture nell'ambito Comunale ed Intercomunale, anche attraverso accordi e convenzioni con le istituzioni ed organizzazioni sia pubbliche sia private, i gruppi associati di volontariato civile, gli Ordini ed i Collegi Professionali e convenzioni con soggetti pubblici e privati.
La quarta fase del Piano Operativo di Emergenza dovrà stabilire i compiti da assegnare ad ogni persona, ufficio, ente, gruppo di volontari chiamato ad intervenire in relazione ad ogni tipologia di evento calamitoso da fronteggiare emerso dalle precedenti fasi.
La preventiva conoscenza dell'intervento da compiere determina negli interessati un orientamento mentale ed un impadronirsi della parte favorendo così quegli automatismi operativi che l'emergenza richiede.
L'ultima fase del Piano di Protezione di Civile enuncia le procedure di intervento selezionate per tipologia di rischio, secondo criteri di fattibilità e convenienza, affinchè la gestione dell'emergenza si sviluppi nel rispetto di un ordine prioritario, in modo quanto più possibile ed automatico, per evidenti ragioni di celerità ed efficacia. In questa parte devono essere, pertanto, individuate le azioni da compiere con immediatezza.
Tra di essi assume un ruolo di importanza determinante l'aspetto informativo, sia preventivo sia in emergenza. Occorre, quindi, la predisposizione di una rete delle comunicazioni da attivare rapidamente e di squadre di personale per un sollecito avvio delle ricognizioni.
Una particolare cura va posta nell'individuazione delle procedure e delle modalità di divulgazione delle notizie e di allertamento della popolazione.
L'organizzazione in schede del Piano Comunale consente di:
a) uniformare i vari Piani Comunali ed Intercomunali (per meglio gestire l'emergenza su area vasta);
b) agevolare la consultazione, anche da parte di estranei della specifica realtà locale;
c) facilitare l'aggiornamento di dati;
d) favorire una successiva elaborazione del Piano su supporto informatico
e) omogeneizzare il metodo di analisi delle risorse disponibili;
f) inserire i dati nel sistema informatico "Progetto Mercurio".
Il Piano, inoltre, dovrà essere completato, per l'immediata visualizzazione dei dati raccolti, di apposita cartografia, in scala adeguata, idonea alla rappresentazione del territorio e di tutte quelle situazioni di rischio individuate.